Scopo di una sinistra indecente: lobotomizzare il popolo, considerato tale solo se adeguato al politicamente corretto

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I due testi che riportiamo di seguito, solo apparentemente trattano di argomenti diversi. Invece, trattano della stessa questione di vitale importanza – per restare umani, degni del nome Homo sapiens sapiens – a cui abbiamo già dato molto attenzione in passato [per esempio: La frontiera del vietato avanza ogni giorno. Persino a sinistra si comincia a soffocare. Anche Ezio Mauro ha detto basta – 14 luglio 2020].

Il primo argomento – con un articolo di Renato Farina su Libero – tratta della costatazione come il Covid-19 svela il consueto razzismo della cultura rossa: se si lamentano intellettuali e registi è una protesta giusta, se lo fa il popolo si tratta di eversione fascista e camorrista.

Si tratta di una sinistra indicente la cui priorità – ed è il secondo argomento – è portare in Aula della Camera il Ddl liberticida Zan (a cui abbiamo già dato molto attenzione per dimostrare la sua pericolosità per la libertà di espressione).

Ha posto la domanda Marco Tosatti oggi sul suo blog Stilum Curiae: “Mentre questo governo indecente, espressione di una maggioranza (parlamentare, che nel Paese non esiste più) indecente, protetto da un Capo dello Stato analogo a governo e maggioranza, offre a tutti la palese dimostrazione della sua incapacità a gestire la situazione, e mentre la gente comincia a scendere in piazza per difendere il suo diritto al lavoro e all’esistenza, di che cosa si occupa il Parlamento?”.

Anche se la risposta lo sappiamo già, almeno lo sanno già coloro che non sono ancora lobotomizzati (quindi, che hanno conservato la libertà di pensiero, il buon senso, la metacognizione e l’autoconsapevolezza, rare capacità per intenditori), è un bene che Pro Vita & Famiglia la riporta alla memoria, repetita iuvant: “Mentre il popolo ha fame, oggi in Aula la sinistra pensa all’omotransfobia”. Sempre con lo stesso scopo: se non riesce la lobotomizzazione del popolo, renderlo muto, ovvero renderlo inerte e inoffensivo per la sinistra indicente.

La solita sinistra: sta con i vip, con i ricchi e snobba i poveri. La plebe si arrangi
di Renato Farina
Libero, 27 ottobre 2020

Domanda: perché se si ribellano i ricchi al coprifuoco guastando le brillanti attività tipiche del loro status gli si pone in testa l’aureola dichiarandola «rivolta della cultura», e se invece protestano i povericristi per il pane che manca, allora è l’ignoranza a scendere in piazza?
Basta leggere la Repubblica (a cui appartiene la formula citata tra virgolette che apre la prima pagina di ieri), o seguire il corrispettivo televisivo che è la trasmissione su Rai Tre di Fabio Fazio, con i loro titoli, le interviste e i commenti per assaporare la diversa qualità razziale dei due tipi di lamenti. L’élite diventa la personificazione stessa del sapere e della coscienza di elevato sentire, ed è ispirata nella propria nobile sollevazione da un affiato angelico, gonfio di bellezza immortale, «la bellezza salverà il mondo» eccetera; la plebe invece non è ritenuta soggetto capace di pensiero e di libero arbitrio, o di slanci che non siano meschini, per cui è sicuramente manovrata dalla camorra e dall’eversione fascista.
Non siamo scandalizzati da questo ripudio della «feccia» da parte delle anime belle e ben accasate. Ci mancherebbe. Questa storia è antica come il mondo. La novità è che stavolta lorsignori e signore non sono riusciti a dissimulare il recondito razzismo di sempre. Il Covid alla lunga ha strappato la maschera di fasulla condiscendenza, il tappo è volato via ed è saltato fuori come una spuma catramosa il pensiero non conclamato che giaceva in fondo alla bottiglia. Il popolo è stimato moltissimo dalle classi alte e sedicenti illuminate di tutti i tempi. E la popolazione che non viene sopportata, specie quando si agita e magari si organizza proprio contro il governo così amato lassù: ad essa allora occorre fare assaggiare la verga. La bastonatura non colpisce le ossa, ma l’immagine interiore delle persone, seminando il discredito sociale per isolarle dal contesto civile.
Tipico esercizio della borghesia progressista. Cominciò Karl Marx, che da lì proveniva. A scavare un fossato tra il popolo e il popolaccio. Il proletariato fu eletto protagonista della storia, purché accettasse per guida le avanguardie intellettuali. Il sottoproletariato (Lumpenproletariat) fu maledetto, marchiato come volgare e reazionario. Lenin e Stalin lo identificarono con i contadini, in particolare i più intraprendenti, e ne sterminarono milioni.
Adesso il comunismo, almeno da noi, si è evoluto, e non si chiama più così. Ha stabilito uno steccato tra le classi. Il ceto medio e quello basso sono considerati popolo se si adeguano al politicamente corretto, se si lasciano educare nel linguaggio verbale e in quello delle abitudini corporali dalla borghesia elevata, da terrazzo con il Martini e il regista possibilmente maghrebino o coreano, per poi sollazzarsi con i vernissage.

L’OSSESSIONE DEL LAVORO

ll Covid con la sua dura ostinazione ha visto la crème elogiare le totalitarie decisioni del governo, sposando l’esaltazione di Conte con il disprezzo per il popolo infetto della Lombardia e del Veneto. Leggere Michele Serra, il cantore di questo tipo di sinistra, è stato istruttivo: i bergamaschi brava gente si sono guastati la salute per aver scelto di essere governati dal centrodestra e a causa della loro strana ossessione per il lavoro. In questi mesi tali giudizi infamanti hanno indotto partite iva e lavoratori del Nord ad accorgersi che questa loro ossessione cosi sgradevole era servita e serve a sovvenzionare lo Stato che poi versa stipendi e consulenze, regala gustose attività ricreative assai colte, proprio a chi li tratta come vacche da mungere ma da tenere a distanza sociale. Diversa posizione nel mondo ma stessa ira è stata espressa nei modi che ovviamente condanniamo dal sottoproletariato napoletano di solito oggetto di mandolinate.
Non ce l’abbiamo con i lavoratori dello spettacolo, riteniamo pure che sia irrazionale la serrata delle sale, non solo quelle che ospitano i musical ma anche quelle del bingo. Ci disgusta chi teorizza la differenza interiore e il diverso gradi di valore umano tra due mondi: quello dove vige il dominio del progressismo linguistico, le cui richieste pertanto sono sacrosante a prescindere, e quell’altro, dove si affatica la gente di sotto, e che soffre sì ma in modo così triviale e cencioso, che merita al massimo la compassione destinata dalle contesse ai pitocchi.

PEZZI DI…

Citavamo Repubblica. In tivù eccoci da Fabio Fazio. Arriva Vincenzo De Luca, non a caso invitato giusto domenica sera, di solito difensore della plebe e stavolta suo denigratore. Per dire: «In piazza c’erano tre protagonisti: pezzi di camorra, pezzi di antagonisti, pezzi di neofascisti e potremmo aggiungere anche pezzi di qualcos’altro». Massì, e dillo: pezzi di merda [*]. Poi ecco la campana meravigliosa della cultura ribelle rappresentata da Walter Veltroni, regista di film e articolista del Corriere nonché candidato al Quirinale dal Pd: «Perché le chiese sono aperte?». Che profondità, che altruismo. Invidia eh?

Mentre il popolo ha fame, oggi in Aula la sinistra pensa all’omotransfobia
Nota di Pro Vita & Famiglia, 27 ottobre 2020

“Volete conoscere le priorità del governo giallo-rosso? Mentre in tutta Italia il popolo scende in piazza perché ha fame e chiede di lavorare, la sinistra in Parlamento sapete che fa? Oggi riprendono i lavori alla Camera sulla proposta di legge contro l’omotransfobia e con la proposta di sette emendamenti al Testo che mirerebbero a estenderlo anche alle disabilità. Zan & Co strumentalizzano i disabili per accelerare una proposta che in questo momento appare ridicola e fuori contesto oltre che ancora più inutile e pericolosa come sempre abbiamo detto”, ha dichiarato il Presidente di Pro Vita e Famiglia Toni Brandi.
“Vogliono davvero aiutare le persone con disabilità? Pensino a offrire loro i servizi di cui necessitano, pensino a un adeguato sostegno economico alle loro famiglie e a consentirgli la possibilità di vivere la scuola come tutti gli altri ragazzi”, ha proseguito il Vice presidente di Pro Vita e Famiglia Jacopo Coghe.
“Inoltre – osserva Pro Vita e Famiglia in una nota – l’altro emendamento proposto, che precisa che le opinioni non istigatorie ‘restano salve’ in quanto già discendenti direttamente dall’articolo 21 della Costituzione, è il sommo dell’ipocrisia e dell’inutilità: è stato studiato apposta per tappare la bocca a quelli come noi, che giudicano liberticida questa legge, mentre si rassicurano i lettori superficiali. Era ovvio dall’inizio che non sono teoricamente punibili le opinioni ‘non istigatorie’ quando non c’è pericolo di ‘discriminazione’. Il punto, infatti, è che praticamente tutto può rientrare nel concetto di ‘istigazione alla discriminazione’, inclusa l’espressione di opinioni che mirano ad avere una sia pur minima influenza sui destinatari. Ad esempio, chiunque pubblicasse una petizione contro le adozioni gay o l’utero in affitto; il sacerdote che predicasse sulla sessualità; la mamma che consigliasse alla figlia di non sposare un bisessuale; la donna che si opponesse alla presenza di maschi transgender nei bagni e negli spogliatoi femminili. Sono tutte persone che potranno essere punite se un giudice qualsiasi ritenesse che ‘istigassero alla discriminazione’ sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere”.
“Questo Testo Unico, oltre che a distruggere le libertà di pensiero, religione e associazione, serve a riempire le tasche delle associazioni LGBT (ricordiamo sono già pronti per essere erogati 4 milioni di euro) per fare corsi nelle scuole e indottrinare i nostri bambini con la teoria gender”, conclude Pro Vita & Famiglia.

[*] Su questo punto dissento dall’amico e collega Renato Farina, come ho espresso a caldo, immediatamente dopo quanto è accaduto a Napoli, eventi a cui il Governatore della Campania Vincenzo De Luca ha fatto riferimento e che niente avvevano a che fare con una protesta legittima e più che comprensibile (e ribadisco: per contrastare questi fenomeni serve l’esercito se le forze dell’ordine non ne sono capace; e non significa la “militarizzazione del Paese”): «Facite Ammuina!!!»… e il branco di pecore bianche che si fa manipolare – 24 ottobre 2020.

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