Il soffio e il fango

Affermare la relatività del tutto è cosa da matti. Eppure, quanti ancora continuano a credere alla relatività come se fosse realtà assoluta su cui aggrapparsi come unica ancora di salvezza! D’altronde, è luogo comune pensare che, se tutto è relativo, bisognerà pur appoggiarsi a qualcosa. E in effetti, come si fa a uscire dalle mille incertezze, dalle tante delusioni, dalle quotidiane indecisioni, dai propositi non realizzati o non realizzabili? E’ chiaro che gli interrogativi non si possono risolvere solo filosofeggiando: è necessario avere fatti concreti e le sole parole non bastano. Eppure, siamo convinti che anche il relativo, se vissuto con chiarezza di spirito, può diventare realtà positiva in cui vivere quotidianamente. E’ impresa ardua e direi impossibile “animare” una statua di marmo o di bronzo. Eppure, il sommo Creatore col suo soffio divino alitò sul fango e creò l’uomo a sua immagine e somiglianza. Certo, se oggi riuscissimo ad alitare sul nuovo fango che danneggia ogni cosa, quante relatività non risolte produrrebbero fiori e frutti!
Una verità che occorre sempre attualizzare, soprattutto in quegli ambienti in cui il relativismo, l’indifferenza o lo scetticismo vorrebbero intervenire, non con il soffio della sapienza, ma con la ruspa distruttrice dell’insipienza. L’insipiente è colui che una ne pensa e un’altra ne scrive, una ne dice e un’altra ne fa: questa sorta di dissociazione tra cuore, mente e vita si chiama schizofrenia ed è il relativismo più pericoloso che esista. Ricercare la certezza è come volere trovare un tesoro. Questa ricerca è il sogno del saggio che, anche negli sconvolgimenti della vita, riesce a non smarrire l’orientamento della verità. La certezza, però, non ti adagia nel quieto vivere delle false verità. Non è facile saper trascendere tutto ciò che è relativo per acquietare le proprie brame, mettendo da parte la chiarezza e la coerenza.
Nell’universo esiste una presenza di assoluto alla quale tutti dovremmo arrivare se avessimo la forza di riconoscere che le certezze non sono beni di consumo da commerciare, ma valori che trascendono i limiti di tutte le fragili e opache incertezze della vita. Questo comporta una lotta pacifica e feconda tra sapienza e insipienza, tra verità e inganno, tra onestà e ingiustizia. Il saggio sapiente non ha paura della lotta per la verità, essa è incarnazione della Sapienza divina che regge e orienta ogni cosa, ma, tra la verità assoluta e il personale punto di vista c’è grande differenza ed enorme distanza. All’inizio della creazione, quando quel Soffio divino, dal volto di Dio penetrò nel cuore dell’uomo e il fango si rivestì di regalità divina, un serpente denigratore, invidioso e malvagio, volle spiare, sparlare, convincere e distruggere ogni cosa: “Non è vero…anzi…!”. Quel soffio malefico di malvagità produsse la grande catastrofe. Quel “non è vero…anzi…!” relativizza negativamente la Parola del Creatore. Niente è più facile che seminare zizzania di incertezze e falsità. Non si può ricercare la verità partendo da chi uccide la Verità.
Che criterio di credibilità possono offrire i “falsari”? Talvolta, si ha l’impressione di navigare su una barca in mezzo alle tempeste con timonieri disorientati, confusi, o arbitrari inventori di una rotta di salvataggio che va fuori delle coordinate di navigazione già studiate e messe a punto. L’orientamento e la realtà assoluta cui aggrapparsi, è soltanto Colui che ha detto: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”. Il Vangelo e tutte le Sante Scritture sono il fondamento assoluto e insuperabile di una dimensione di vita nuova. I guai arrivano quando i punti di vista personali diventano verità assolute. Riesce spesso difficile delimitare il campo della verità perché si ha l’impressione che ogni uomo si arroghi il titolo di definitore, di legislatore e di giudice assoluto al disopra di tutti e di tutto. L’individualismo, poi, si unisce al soggettivismo e ogni esigenza di trascendenza, che stabilisce l’armonia universale, viene trascurata e ignorata.
Si afferma la “propria” verità e si trascura la carità che, a giudizio degli autoesaltati millantatori di se stessi, diventa un atto di debolezza contro la stessa verità. Allora salta fuori la piaga del protagonismo che, a sua volta, è l’annullamento della dimensione del servizio, dell’apertura mentale e della disponibilità all’altro senza limiti e confini. Il protagonismo, che assolutizza e impone i propri punti di vista, è, senza dubbio, la peggiore delle piaghe che alligna nelle menti degli uomini. E’ germe di follia che innesca ogni genere di lotte fratricide. Il protagonismo, infatti, si presenta come una sorta di atteggiamento mafioso. Tutte le dittature mafiose sono determinate da questa piaga che mortifica e uccide e tante cosiddette “mani pulite” si vanno deformando in “mani micidiali”. Tutte le guerre hanno avuto come germe il seme malefico del protagonismo, a cominciare da Caino e Abele. Il relativo che si auto-assolutizza semina sempre distruzione e morte, anche se l’eterno e invisibile è sempre presente nei ritmi del quotidiano e del momentaneo. Aldilà di tutto, c’è una scala di valori e di doveri da salvare, come anche un codice di moralità da conoscere e praticare. Il relativo che degenera in relativismo rischia di essere la madre della presunzione ambigua, della banalità insipiente e delle devastanti distruzioni. La carità, prima di essere proiezione all’esterno, dovrebbe essere equilibrio e saggezza all’interno.
Fondamento della carità non è solo la benevolenza, ma la temperanza che infonde in ciascuna persona l’intelligenza della verifica e della collaborazione con l’altro non soltanto nel modo di vivere, ma soprattutto nella ricerca ideologica e sapienziale. Noi crediamo nella verità unica e suprema, come anche nella carità unica e suprema, ma solo se verità e carità non sono difese con gli artigli del proprio egoismo. Non si può ricercare la verità se non si parte dalla carità. Il primo frutto della carità è la verità che annulla l’insorgere delle furbizie e degli inganni presuntuosi e distruttivi. La carità, che ha la sua fonte originale nella vera sapienza, dev’essere unica fonte e garanzia di universale perfezione. Siamo sicuri che soltanto lo Spirito sa trasformare le babeliche disarmonie in sinfoniche armonie di verità nella carità.