Chaouqui indagata in Vaticano. Legali del Cardinal Becciu: la verità viene a galla. Uno sconcertante piano di inquinamento dell’indagine e del processo

Cardinal Becciu
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 05.06.2025 – Ivo Pincara] – È stato aperto in Vaticano un fascicolo a carico della lobbista Francesca Immacolata Chaouqui, per tre capi di imputazione. Il primo capo di imputazione è traffico di influenze, ossia di aver ricevuto del denaro da un’altra testimone per subornare, cioè influenzare e condizionare, il principale accusatore di Becciu, Mons. Alberto Perlasca. Il secondo è falsa testimonianza in dibattimento. Il terzo è subornazione, per aver indotto un altro testimone a dare false dichiarazioni nel processo.

I legali del Cardinale Giovanni Angelo Becciu, gli Avvocati Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, in una nota hanno affermato che l’apertura di un fascicolo nei confronti di Francesca Immacolata Chaouqui, è la conferma di quanto emerso durante il processo, ovvero un piano di inquinamento che avrebbe condizionato l’indagine e il processo stesso, che sembra confermare quanto in parte emerso durante il processo. Già all’alba dell’inchiesta si parlò di macchinazioni in danno del Cardinale Becciu per costruire accuse infondate ai suoi danni. I legali hanno sottolineato che l’innocenza del cardinale è supportata dalle prove raccolte e da documenti recentemente pubblicati. Se all’inizio si registrava un clima da gogna mediatica che non consentiva alcun tipo di difesa, poi la verità ha cominciato a farsi largo nel corso del processo, evidenziando uno sconcertante piano di inquinamento che ha condizionato l’indagine prima e il processo poi, hanno continuato i legali del Cardinal Becciu.

«Al termine dell’udienza del 30 novembre 2022 [QUI] con il deposito delle chat di Ciferri che tiravano in ballo Chaouqui, il Promotore di giustizia vaticano aveva annunciato l’apertura di un fascicolo parallelo. Per quasi tre anni non ci sono state notizie di evoluzioni su quel filone. Ieri la notizia di un fascicolo su Chaouqui che ha al centro proprio il suo rapporto con Ciferri e il suo presunto ruolo nel convincere Perlasca a testimoniare contro Becciu» (Caso del palazzo di Londra. Il Vaticano indaga su Chaouqui di Nico Spuntoni su Il Tempo, 5 giugno 2025).

«Solo dopo il clamore mediatico si avvia un’indagine su ciò che il Promotore di giustizia conosceva e aveva segretato. Affinché questa indagine non sia una finzione è necessario che il Promotore di giustizia sia rimosso o si faccia totalmente da parte, perché tra gli indagati potrebbe (dovrebbe!?) esserci anche lui» (Antonino Solarino).

«“Chaouqui sarebbe accusata di aver ricevuto del denaro da Ciferri per subornare Mons. Perlasca nel processo che poi ha visto la condanna di Becciu e di altri in primo grado”. Ma come è possibile che Ciferri e Perlasca paghino una terza persona perché questi possa essere convinto ad accusare Becciu? Forse i soldi servivano per ben altro. Forse ad ottenere ciò che poi è avvenuto. L’uscita di Perlasca dal processo, la riapertura del conto corrente bancario e soprattutto lo scandaloso reintegro addirittura come pubblico ministero nella Segnatura Apostolica» (Mario Becciu).

«È tutto chiaro come il sole, da cinque anni ormai, ma l’umanità è fatta – prevalentemente – di pecoroni manipolabili e incapaci di discernimento che, aizzati, diventano facilmente leoni da tastiera e mascariatori seriali» (Andrea Paganini).

La verità ha iniziato a farsi largo
La dichiarazione dei legali del Cardinal Becciu

«L’indagine di cui ha dato notizia il Tg1 sembra confermare quanto in parte emerso durante il processo. Già all’alba dell’inchiesta si parlò di macchinazioni in danno del Cardinale Becciu per costruire accuse infondate ai suoi danni, ma si registrava un clima da gogna mediatica che non consentiva alcun tipo di difesa. Poi la verità ha cominciato a farsi largo nel corso del processo, evidenziando uno sconcertante piano di inquinamento che ha condizionato l’indagine prima e il processo poi. L’innocenza del Cardinale Becciu è pienamente supportata dalle prove raccolte nel processo, peraltro confermate dagli inquietanti documenti pubblicati di recente da alcuni organi di informazione. Ci auguriamo che si ricostruisca approfonditamente la verità e che si faccia piena luce su tutte le condotte di cui il Cardinale è stato vittima. Senza dimenticare che oggi, finanche la sentenza di primo grado – che abbiamo già provveduto ad impugnare – ha certificato che il Cardinale Becciu non si è appropriato “neanche di un centesimo”. Ha sempre servito fedelmente la Santa Sede e per troppo tempo ha ingiustamente subito umiliazioni e deformazioni della propria immagine».

«Francesca Immacolata Chaouqui risulta indagata dall’Ufficio del promotore di giustizia dello Stato della Città del Vaticano, Alessandro Diddi. (…)
Le sue gravissime azioni ai danni del Papa, culminate nella vicenda che ha visto la pubblicazione non autorizzata di documenti riservati, condussero a un processo in cui fu riconosciuta colpevole e venne dichiarata “persona non gradita all’interno dello Stato della Città del Vaticano”. (…)
Il 22 dicembre 2016, la condanna definitiva per Chaouqui, alla quale non fecero neppure appello dato il fatto che era una decisione motivata perfettamente, anzi, fin troppo clemente. Da allora, Chaouqui ha chiesto ripetutamente la grazia, sempre negata da Francesco. Tuttavia, questa donna non si è mai arresa e ha sempre millantato conoscenze e contatti. Basti ricordare i suoi rapporti con Stefano De Santis, Commissario della Gendarmeria Vaticana, con il quale strinse contatti da quando fu incarcerata.
Negli ultimi mesi sono emersi messaggi e audio compromettenti, intercorsi tra Chaouqui, De Santis e Genevieve Ciferri, che quest’ultima ha poi inviato ad Alessandro Diddi. Dai messaggi emerge un quadro inquietante: Chaouqui anticipava le mosse del Promotore di Giustizia e sapeva in anteprima gli sviluppi processuali, in particolare quelli legati al processo contro il cardinale Angelo Becciu. Un processo in cui Becciu è stato attaccato, anche da Alessandro Diddi, senza alcun rispetto per la sua dignità episcopale.
A diffondere, per prima, la notizia dell’indagine su Chaouqui è stata Maria Antonietta Calabrò, definita da più parti come la “portavoce di Alessandro Diddi”. Giornalista da tempo impegnata in una sistematica campagna mediatica contro il cardinale Becciu, Calabrò è nota per aver promosso incessantemente un libro che altro non è se non un copia e incolla di quanto le è stato riferito direttamente da Diddi. La sua posizione è smaccatamente schierata a favore del Promotore di Giustizia, un dettaglio che mina ulteriormente la già flebile credibilità del personaggio.
Come se non bastasse, Diddi ha partecipato alla presentazione del libro di Calabrò, uno degli imputati che Diddi ha processato. Una scena indegna persino della magistratura italiana, oggi spesso criticata per l’eccessiva esposizione mediatica. Proprio durante quella presentazione, alcuni giornalisti andarono a fare delle domande al Promotore di Giustizia, il quale affermò alcune cose false smentite anche dai fatti.
Diddi, il quale non ha mai ottenuto competenze in diritto canonico o in quello vaticano, ha sempre agito con fare spavaldo e da sbruffone. Sia in aula nel processo Becciu, sia in altri procedimenti facendo interrogatori a dipendenti che venivano illegalmente arrestati. Nel suo curriculum non esiste alcuna traccia di formazione specifica negli ambiti richiesti per poter esercitare nello Stato della Città del Vaticano. Eppure guida l’Ufficio che dovrebbe rappresentare l’equilibrio e la giustizia dello Stato del Papa.
Durante il processo Sloane Avenue, quando vennero portate alla luce le chat tra Chaouqui e De Santis, Diddi omissò i messaggi, impedendo alle difese di leggerli, in un abuso di potere gravissimo. Dichiarò di aver aperto un fascicolo sulla vicenda, ma oggi — a distanza di tempo — si scopre che l’indagine su Chaouqui è partita solo ora, segno che anche su questo punto aveva mentito.
La domanda allora sorge spontanea: chi indaga su tutto questo? Diddi stesso? Lo stesso Diddi coinvolto nei fatti? È una situazione paradossale, da Corea del Nord, dove colui che dovrebbe essere imparziale addirittura è parte del problema. È urgente che Alessandro Diddi si dimetta immediatamente e che l’indagine venga affidata a terze parti imparziali, in grado di accertare le responsabilità penali e disciplinari che verosimilmente toccano anche lui.
Una cosa è certa: un’indagine condotta da Alessandro Diddi non può avere alcuna credibilità. Si tratta di un avvocato romano che risulta indagato dalla procura per aver abbandonato un’aula di tribunale in Calabria mentre era difensore di alcuni imputati. Ora, con questa mossa mediatica, pare voler fare colpo su Papa Leone XIV, il quale è chiamato a decidere sul suo futuro e su quello di Stefano De Santis, ormai sparito dall’entourage pontificio — non guida più neppure l’auto del Papa.
Il vento è cambiato. E qualcuno ha paura di perdere il proprio posto» (Chaouqui. La donna che tradì Bergoglio torna alla ribalta: e ora è indagata di d.R.S. su Silere non possum, 4 giugno 2025 [QUI]).

«Ha fatto tremare il Vaticano con Vatileaks, ora è di nuovo nei guai per il caso Becciu: traffico d’influenze, subornazione, falsa testimonianza. Ma nel frattempo frequenta Fedez, fonda società con Morgan e gestisce crisi come una spin doctor papale. Francesca Immacolata Chaouqui è tornata. Anzi, non se n’è mai andata. Ma chi è davvero?
C’è un nome che torna come un’ombra lunga ogni volta che il Vaticano è travolto da uno scandalo: Francesca Immacolata Chaouqui. L’ultima notizia arriva fresca in questo giugno 2025: la procura vaticana ha aperto un nuovo fascicolo a suo carico. Le imputazioni sono pesanti: traffico di influenze, falsa testimonianza e subornazione. E ruotano attorno al processo per lo scandalo immobiliare di Londra, che ha già travolto il cardinale Angelo Becciu, condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi per uso improprio dei fondi della Segreteria di Stato. Secondo l’accusa, Chaouqui avrebbe ricevuto denaro da un’altra testimone per cercare di condizionare Monsignor Alberto Perlasca, testimone chiave dell’inchiesta. Ma non solo: avrebbe indotto un altro teste a fornire dichiarazioni false. In pratica, un’operazione in pieno stile intelligence all’interno della Città del Vaticano. Solo che qui non si gioca per il trono di ferro, ma per il trono di Pietro. (…)
Il podcast con Fedez, però, è più di un’intervista: è il segnale di un cambio di pelle definitivo. Chaouqui oggi è a capo di una sua agenzia di comunicazione, View Point Strategy. E Fedez, dopo la rottura con Chiara Ferragni e la tempesta mediatica, si fa vedere proprio lì. Che cosa si siano detti non è dato sapere. Ma la direzione è chiara: Francesca Immacolata Chaouqui non è più solo una figura scomoda della Santa Sede, è diventata un’arma strategica, una professionista della comunicazione che si muove tra potere, scandalo e storytelling. Un altro capitolo curioso nella sua parabola è la collaborazione con Morgan, al secolo Marco Castoldi. I due si sono conosciuti tramite Vittorio Sgarbi e hanno fondato insieme la società Morgandoc nel 2023. Morgan è l’unico azionista, mentre Chaouqui è amministratore unico. L’obiettivo era rilanciare l’immagine e le attività artistiche del cantante, ma l’operazione non sembra essere mai decollata. Il business è rimasto a zero, e la società è a rischio chiusura.
Ma quindi, chi è Francesca Immacolata Chaouqui? Una lobbista, una consulente, una spin doctor, una whistleblower (anche tradotto in “gola profonda” o informatrice)? Ma forse anche qualcosa di più. È il cortocircuito vivente tra sacro e profano, tra segretezza vaticana e show business tutto italiano. Ha bruciato ponti, ma ha imparato a costruirne di nuovi dove meno te li aspetti. Dove passa lascia tensione, domande, sospetti. E forse è proprio questa la sua vera specializzazione: creare narrazioni ambigue, in bilico tra verità e potere. Chi la odia la considera pericolosa. Chi la assolda, sa che può far saltare il banco. E forse è proprio questo, oggi, il suo ruolo: non portare trasparenza, ma portare il caos quando è necessario. Ordinato, strategico, mediatizzato. E, probabilmente, molto redditizio» (Francesca Immacolata Chaouqui, la donna che sussurrava ai potenti tra Vaticano e showbiz. Ma la “Papessa”, tra Becciu, Emanuela Orlandi, Papa Francesco, Fedez e Morgan, è lobbista, spin doctor o “agente del caos”? di Gianmarco Aimi su Mow, 5 giugno 2025 [QUI]).

«La “Papessa” è finita di nuovo nei guai in Vaticano: il tribunale di Papa Leone XIV ha aperto un fascicolo sul ruolo avuto dalla pr Francesca Immacolata Chaouqui in quello che ormai sembra essere una specie di complotto ai danni del Cardinale Angelo Becciu.
La vicenda assai ingarbugliata e ricca di passaggi a dir poco inquietanti, è affiorata in tutta la sua evidenza a seguito della morte di Papa Francesco, quando durante la sede vacante sono stati pubblicati gli ormai famosi oltre cento messaggi Whatsapp che quando era in corso il processo per il palazzo di Londra il Promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, decise di secretare e non mostrare nemmeno alle difese degli imputati, impedendo loro di difendersi compiutamente, a dispetto delle vive proteste degli avvocati che denunciarono reiteratamente scarse garanzie per un giusto processo. (…)
Chaouqui, stretta collaboratrice di Papa Bergoglio e già condannata a 10 mesi per lo scandalo Vatileaks adesso è indagata in Vaticano per traffico di influenze (per aver ricevuto del denaro da Genevieve Ciferri per subornare il principale accusatore di Becciu, monsignor Alberto Perlasca). Inoltre, stando a quanto ha confermato il TG1, è anche accusata di falsa testimonianza resa in tribunale, durante il processo per il Palazzo di Londra. Chaouqui era stata chiamata a testimoniare circa i suoi presunti rapporti con Ciferri, con il gendarme Stefano De Santis, con lo stesso magistrato Diddi. Nel frattempo la trasmissione le Iene ha pure pubblicato un audio in cui si sente una conversazione tra Chaouqui e il gendarme De Santis in cui è quest’ultimo a suggerire cosa far dire a Perlasca. (…)
aprire un fascicolo sui reati commessi da Chaouqui per inquinare il processo contro il Cardinale Becciu e gli altri imputati, secondo l’Avvocato Cataldi Intrieri, difensore di Tirabassi, sarebbe “tardiva e giunge a distanza di ben tre anni da quando Monsignor Perlasca, il testimone indotto a dire il falso, li aveva già denunciati alle autorità giudiziarie vaticane che erano rimaste inerti sino ad oggi. Il Promotore dimenticava peraltro di procedere contro altri soggetti che all’interno degli uffici inquirenti avevano prestato ascolto alla signora Chaouqui, come risulta dalle registrazioni pubblicate dal Domani. Nutriamo molti dubbi sugli effetti di questo tardivo risveglio per l’evidente conflitto di interessi dell’ufficio del Promotore di giustizia che è parte in causa». A suo parere di questa vicenda se ne dovrebbe occupare anche la Procura di Roma «perché altre condotte illecite ascrivibili alla signora Chaouqui ed ai suoi complici sono state compiute in Italia ed in tal senso prenderemo le opportune iniziative”. Chiara allusione ad una registrazione tra Becciu e monsignor Perlasca, avvenuta alla pizzeria Lo Scarpone, al Gianicolo presumibilmente organizzata dalla Gendarmeria vaticana» (Il tribunale Vaticano apre un fascicolo contro Francesca Chaouqui per il caso Becciu. L’avvocato Intrieri chiede che se ne occupi anche la Procura di Roma: “Troppe cose non tornano” di Franca Giansoldati su Il Messagero, 5 giugno 2025 [QUI]).

  • Indice – Caso 60SA [QUI]
  • Rassegna Stampa sul caso Becciu” [QUI]
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