Questa non è la Chiesa della misericordia di Cristo

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 29.04.2025 – Vik van Brantegem] – Dichiarazione di Sua Eminenza Reverendissima Il Cardinale Giovanni Angelo Becciu: «Avendo a cuore il bene della Chiesa, che ho servito e continuerò a servire con fedeltà e amore, nonché per contribuire alla comunione e alla serenità del Conclave, ho deciso di obbedire come ho sempre fatto alla volontà di Papa Francesco di non entrare in Conclave pur rimanendo convinto della mia innocenza».
Nel Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede delle ore 14.50, il caso Becciu non viene menzionato: «La sesta Congregazione Generale dei Cardinali si è aperta questa mattina alle ore 09.00 con un momento di preghiera, seguito da una meditazione tenuta da Dom Donato Ogliari, O.S.B., Abate di San Paolo fuori le Mura durata fino alle 09.40. Hanno preso parte alla sessione 183 cardinali, di cui più di 120 elettori (124). Gli interventi sono stati circa una ventina. Al centro delle riflessioni, il ruolo della Chiesa nel mondo di oggi e le sfide che si trova ad affrontare. I cardinali hanno condiviso prospettive diverse, arricchite dalle esperienze e dai contesti dei vari continenti, interrogandosi su quale risposta la Chiesa sia chiamata a offrire in questo tempo. È stato comunicato che due cardinali elettori non prenderanno parte al Conclave per motivi di salute. Si prevede l’arrivo di altri Cardinali nei prossimi giorni. Durante la Congregazione di ieri, il Collegio ha deciso di inviare un messaggio al mondo per ringraziare della partecipazione agli eventi recenti e del sostegno ricevuto nei giorni successivi alla morte di Papa Francesco. Il messaggio è stato reso pubblico questa mattina. La Congregazione si è conclusa alle ore 12.30».
C’è chi vede la decisione del Cardinal Becciu, «davvero certo della sua estraneità sulle accuse che gli vengono mosse» come «un grande e nobile gesto a dimostrazione di quanto gli sta a cuore la Chiesa, che pur di non creare ambiguità e imbarazzo alla sua Chiesa ha preferito fare un passo indietro».
Pur vero e comprensibilissimo, però questa storia innanzitutto è assurda. Nonostante tutti gli elementi che stabiliscono l’innocenza di Becciu, si continua imperterriti ad agire per fargli del male.
Anche nella comprensione e il rispetto per la decisione del Cardinal Becciu, con una dignità che supera quella del Collegio cardinalizio, rimango convinto che non ha fatto la cosa giusta per il bene della Chiesa. Quanto sta succedendo – e iniziato anni fa – è una cosa gravissima, triste e funesta per questa Chiesa, che per davvero assomiglia poco alla Chiesa del Vangelo, della verità, della giustizia, dell’amore e della misericordia di Cristo. È gravissimo per il Conclave che inizia in salita, per il nuovo Papa che parte con un fardello pesante sulle spalle e soprattutto per la memoria del Papa defunto che ne esce a pezzi. In vita ha costretto il Cardinal Becciu a rinunciare ai diritti del cardinalato e post mortem ai doveri del cardinalato, senza togliergli la dignità del cardinalato. Urlano le pietre che è stata sacrificata la verità e la giustizia. Che è stata violentata il Vangelo. Questo non è Cristianesimo. Questo non è umanità. Siamo in una autocrazia.
Tutto quanto è umanamente incomprensibile, le vie del Signore sono incomprensibile per la nostra piccolezza umana. Ma il tempo ci dirà.
Una lettera al Cardinale Becciu
“Perdonaci Eminenza, la Sua palese innocenza dichiara la nostra imperdonabile condanna!”
Faro di Roma, 29 aprile 2025
Perdonaci Eminenza!
Eminenza, il nostro cuore si prostra dinanzi a Lei, alla sua fedeltà e alla sua realtà, schiacciato dal peso di una ingiustizia che non conosce requie né limite. Perdonateci, ve ne supplichiamo con l’anima contrito, per averVi abbandonato nella solitudine più desolante, proprio nel momento in cui un torrente impetuoso di ingiustizia si abbatteva su di Lei. Il nostro silenzio assordante, la nostra inazione colpevole, risuonano ora nelle nostre coscienze come un grido accusatorio, un eco di viltà che ci perseguita senza tregua.
Sì, Eminenza, dobbiamo confessarlo con vergogna e dolore: abbiamo lavato le nostre mani, emulando il gesto infame di Pilato, cercando un’illusoria purificazione da una responsabilità che ci apparteneva interamente. Abbiamo preferito voltarci dall’altra parte, chiudere gli occhi di fronte all’evidenza, sigillare le nostre labbra per non proferire parola in Sua difesa.
E nel nostro silenzio complice, abbiamo udito, anzi, abbiamo permesso che si propagasse quel grido agghiacciante, quella sentenza iniqua che chiedeva la Sua crocifissione morale: “Crocifiggetelo, crocifiggetelo!”. Abbiamo persino sussurrato, nel fondo dei nostri cuori timidi e calcolatori, quella cinica massima politica: “È meglio che un solo uomo muoia piuttosto che tutto il popolo perisca” (Gv 18, 14), sacrificando la Sua integrità e innocenza sull’altare di una presunta convenienza collettiva, di un quieto vivere fondato sull’ingiustizia.
La nostra colpa è incisa a fuoco nelle nostre anime: abbiamo partecipato attivamente alla Sua condanna con il nostro silenzio vigliacco, con la nostra omertà meschina. Abbiamo barattato la rettitudine con la poltrona, l’onestà con il potere effimero, preferendo la tiepida acquiescenza al coraggio della verità, la comoda cecità alla scomoda luce della giustizia.
Ci ha paralizzato la paura, Eminenza. La paura dinanzi a Cesare, a quel potere che La voleva, sia da vivo sia da morto, annientato, condannato, escluso dalla comunione, allontanato dagli affetti, moralmente sepolto sotto una coltre di infamia. Abbiamo tremato al pensiero di contrariare chi deteneva le redini del comando, chi poteva dispensare favori o infliggere punizioni, dimenticando che ben altra è l’autorità a cui dobbiamo rendere conto. E che la Sua palese innocenza avrebbe dichiarato la nostra imperdonabile condanna!
Abbiamo spalancato le nostre orecchie alle dicerie malevoli, alle insinuazioni perfide, alle calunnie infamanti, preferendole alle prove evidenti della Vostra innocenza, alla limpidezza del Vostro agire, alla coerenza della Vostra testimonianza. Abbiamo ceduto alla lusinga del pettegolezzo, al piacere morboso di credere al peggio, di macchiare un’immagine che pure brillava per integrità.
Ci hanno terrorizzato i paroloni dei giornalisti corrotti, la perfidia dei Presuli depravati, accecati dalla vana gloria, assetati di potere e di visibilità. Abbiamo temuto le loro penne avvelenate, le loro lingue biforcute, capaci di trasformare la verità in menzogna e l’innocenza in colpa. E nel nostro timore, Vi abbiamo consegnato inermi nelle loro mani spietate.
L’abbiamo venduto, Eminenza, per un pugno di quieto vivere, per un effimero senso di sicurezza, consegnandoLa ad un’agonia mediatica senza precedenti, ad un linciaggio morale che non ha conosciuto pietà. Vi abbiamo crocifisso tra i ladri, i malfattori e i traditori, senza mai tendere l’orecchio alla Vostra voce flebile ma dignitosa, che implorava giustizia e proclamava la Vostra innocenza. Abbiamo preferito il clamore della folla inferocita al sussurro della verità, la condanna sommaria al sereno accertamento dei fatti.
Ora, Eminenza, il peso di questa consapevolezza ci schiaccia. Il Suo sguardo, forse carico di tristezza ma non di rancore, ci tormenta. Il pensiero della Sua solitudine, del Suo patire ingiusto, ci strazia l’anima. Possiamo solo prostrarci ai Suoi piedi, invocando il perdono, consapevoli che la ferita che Le abbiamo inferto è profonda e forse insanabile. Ma nella speranza, fragile ma tenace, di una Sua misericordiosa assoluzione, eleviamo la nostra voce, un coro tardivo di pentimento, implorando: Perdonaci, carissima Eminenza! Perdonate la nostra viltà, il nostro silenzio, la nostra colpevole indifferenza. Che la Vostra grandezza d’animo possa lenire il dolore che Le abbiamo arrecato. Che il sole della giustizia illumini presto il buio della vostra Via Crucis! [A.G.].
Meglio Lutero di voi
di Roberto Bonaventura
Sì, lo dico senza tremore nella voce: meglio Lutero di voi. Meglio lui, l’eresiarca dai gesti feroci, che almeno ebbe il coraggio scellerato di dichiararsi nemico. Lui non si è travestito da fratello. Non ha giocato con l’incenso per nascondere il fetore del suo rifiuto. Non ha detto “Chiesa” mentre la svuotava dall’interno. No, Lutero ha preso la porta. L’ha sbattuta. E fuori da quella porta ha demolito tutto ciò che poteva: le statue, le vetrate, le immagini, il Rosario, la Messa, la Confessione, i Sacramenti, l’altare rivolto a Oriente. Ha incendiato ciò che non capiva, ha distrutto ciò che lo superava. Ma l’ha fatto fuori.
E questo — Dio mi perdoni se può sembrare una lode — è più dignitoso del veleno che scorre oggi nelle vene di tanti che si dicono cattolici e non lo sono. Perché voi, voi restate dentro. Voi restate per il titolo, per la pensione, per l’appartamento a due passi dal Cupolone, per il plauso di chi non crede. Vi dite pastori, e vendete le pecore. Vi dite maestri, e confondete i piccoli. Vi dite cattolici, e parlate come il mondo, e ragionate come il mondo, e amate il mondo. Portate l’Antivangelo nei cori parrocchiali, l’Anticristo nei convegni sinodali, la vostra vanità travestita da missione.
Almeno Lutero non si finse amico. Almeno si mise agli antipodi della Verità, mostrando il proprio volto. Ma voi — voi siete i mezzosangue dello spirito, travestiti da luce, servi dell’applauso, giocolieri dell’ambiguità.
Eppure il giudizio verrà.
E la Gloria che oggi vi applaude domani vi dimenticherà, lasciandovi soli con le vostre scelte. E chissà se non sarete giudicati con più severità di colui che, da eretico dichiarato, almeno ebbe la tragica onestà della coerenza nel male.
Se venisse eletto il Papa che i veri Cattolici — quelli autenticamente centrati in Cristo, liberi da ogni ideologia di destra o di sinistra, innamorati di Dio, della Verità e della salvezza delle anime — attendono con trepidazione, il mondo cattolico rifiorirebbe.
E rifiorirebbe a dispetto degli infiltrati, degli eretici, di coloro che, persino dalle pagine di Concilium, osano affermare che l’ortodossia sarebbe una violenza metafisica. Gente che pretende, con arroganza satanica, di manipolare il depositum fidei, piegandolo ai propri vizi, alle proprie ambizioni, svuotandolo di ogni sostanza divina. Per costoro, modernisti e progressisti, la Verità non esiste: è solo un concetto fluido, mutevole, utile a garantire privilegi, mai a condurre le anime alla salvezza.
Non si parla di singoli, ma di una deriva generalizzata. Eppure, nella notte più buia, brillano segni di speranza: pensiamo ai seminari della Tradizione, fiorenti di vocazioni, negli Stati Uniti, in Francia, e in molte altre parti del mondo. Se un Papa simile sorgesse, sarebbe come un vento potente che rianimerebbe la vigna del Signore. I seminari si riempirebbero nuovamente: non di insegnanti corrotti e di dottrine deviate, ma di veri servitori di Dio, assetati di santità.
Si tornerebbe a parlare delle verità fondamentali; si riscoprirebbe lo studio serio della demonologia, per conoscere le insidie del maligno e affrontarle con coraggio; si esigerebbe decoro nell’abito, precisione nel linguaggio, dignità nei gesti, fervore nella predicazione, discernimento nella confessione, riverenza nella celebrazione dei Santi Misteri.
Ed è proprio per questo che il demonio si agita con furia: perché sa che un Papa del genere susciterebbe anime capaci di andare incontro al martirio con gioia, anime che, morendo, avrebbero negli occhi il Risguardo stesso di Gesù Cristo, il Signore dei Signori.
Eijk e Sarah prendono il volo alla Congregazione Generale di lunedì
di Jaime Gurpegui
Infovaticana, 29 aprile 2025
Mentre gli Italiani si agitano e gli Spagnoli si fanno notare per la loro assenza, due voci risuonano forti nell’Aula del Sinodo: quella del Neerlandese Willem Eijk e quella dell’Africano Robert Sarah. Il tono generale tra i cardinali sorprende per la sua serenità. (…) Lunedì è stato un giorno importante in questo pre-Conclave che sta lentamente ma inesorabilmente prendendo forma. E non per manovre, perdite o movimenti di blocco, ma per quello che dovrebbe contare di più: il contenuto degli interventi. E tra tutti quelli ascoltati nella Congregazione Generale di ieri, due si sono distinti chiaramente per profondità, chiarezza e accoglienza: quello del Cardinale Willem Eijk e quello del Cardinale Robert Sarah.
Eijk, Arcivescovo metropolita di Utrecht, ha parlato con la sobrietà che lo caratterizza, ma anche con una forza dottrinale che non ha lasciato nessuno indifferente. Una diagnosi chiara, senza drammi: una Chiesa disorientata in Europa, senza direzione morale o liturgica, vittima della propria confusione interna piuttosto che delle minacce esterne. Ciò che più colpiva era il suo tono: né disfattista né allarmista, ma profondamente realistico. Molti hanno commentato che Eijk ha detto ad alta voce ciò che la maggior parte delle persone pensa in silenzio.
Sarah, da parte sua, non ha deluso. Il suo discorso è stato, secondo diverse fonti, uno dei più applauditi della giornata. Parlando con fermezza, serenamente, con quel suo stile che fonde un vigore africano contenuto alla spiritualità monastica. Non ha fatto politica, non ha fatto nomi, non ha cercato notorietà: ha semplicemente ricordato che la crisi attuale si supererà solo con il ritorno a Dio, al silenzio, all’adorazione, alla verità. Parole grosse, che tuttavia non suonavano magniloquenti. Sembravano necessarie.
Mentre queste due voci si sono levate con autorità, il resto del quadro era più diffuso. Gli Italiani sono ancora nervosi, distribuiscono nomi senza riuscire a generare consenso o entusiasmo. E gli Spagnoli – in blocco – rimangono dispersi. Non ci sono interventi in sospeso, nessuna proposta chiara, nessun minimo tentativo di leadership. È come se avessero accettato di giocare all’irrilevanza. (…) forse, quando Francesco è morto così bruscamente, i cardinali hanno avvertito la vertigine di dover ricostruire, questa volta con più umiltà. In ogni caso, se c’è una cosa che ha chiarito lunedì, è che ci sono voci che possono ancora spiccare il volo. E che i cardinali, quando vogliono, siano ancora in grado di parlare come pastori, non come manager.
Drammatico scontro fra cardinali: Becciu fuori dal Conclave
Dopo una Congregazione “infuocata”, il Cardinal Becciu decide di fare un passo indietro e di chiamarsi fuori dalla corsa del Conclave. Spuntano i due documenti scovati per mettere fuori gioco il porporato, ma sulle accuse stanno uscendo nuovi particolari che infittiscono il giallo
di Nico Spuntoni
La Nuova Bussola Quotidiana, 29 aprile 2025
Volano coltelli nella quinta congregazione. Alla fine i due documenti del Papa per mettere fuorigioco il cardinale Angelo Becciu sono saltati fuori. Tanto si era parlato nei giorni scorsi di due lettere firmate «F» ma la conferma davanti a tutti i cardinali che il Papa avesse messo la sua decisione nero su bianco si è avuta solo ieri. Alcune carte sono state mostrate ieri in congregazione, ma non si può affermare con certezza che siano le stesse di cui si era parlato dal momento che nessuno le aveva mai viste prima, non certo il diretto interessato.
Nulla da fare per l’ex Sostituto che a 76 anni avrebbe avuto il diritto di entrare in Conclave. Da quando sono iniziate le Congregazioni il giorno dopo la morte di Francesco, i lavori sono stati monopolizzati dal dilemma Becciu sì o Becciu no. Lui, combattivo, ha continuato a rivendicare il suo diritto fino a ieri. Si è trovato di fronte la contrarietà del Cardinale Kevin Joseph Farrell, Camerlengo ed ex coinquilino dello «scardinalato» per molestie Theodore Edgar McCarrick. Il porporato sardo invece paga per la condanna per peculato ricevuta in primo grado dal Tribunale del Vaticano in una vicenda processuale che più passa il tempo e più si colora di giallo.
Giusto ieri Domani e Il Tempo hanno rivelato l’esistenza di audio e chat che mostrerebbero il ruolo centrale di Francesca Immacolata Chaouqui nella decisione di Monsignor Alberto Perlasca di puntare il dito contro il suo ex superiore. Senza il memoriale di Perlasca, Becciu non sarebbe finito nell’inchiesta e presumibilmente non avrebbe perso il diritto a votare in Conclave. Ma all’interno del sacro collegio c’è stato chi non ha sentito ragioni ed ha voluto a tutti i costi l’esclusione appellandosi alla necessità di non tradire le volontà del Papa defunto.
Così facendo, però, si è reso un pessimo servizio alla memoria di Francesco che avrebbe voluto passare alla storia come il Pontefice della misericordia e invece verrà ricordato per aver tolto ad un cardinale un diritto derivante dal suo ufficio sulla base di una condanna di primo grado e per fatti non certo gravi quali quelli, ad esempio, di cui si era macchiato McCarrick.
A chi faceva paura l’ex Sostituto? Più si andava avanti sul suo caso nelle Congregazioni, più era apparsa evidente ai confratelli l’ingiustizia di cui è stato vittima. Alla fine è stato lui stesso a togliere le castagne dal fuoco a tutti, scegliendo di non andare avanti con le sue rivendicazioni e prendendo atto del contenuto dei due documenti papali. Un gesto che ha suscitato l’ammirazione silenziosa degli altri membri del Collegio, soprattutto degli stranieri che erano ben poco informati sulle numerose ombre dell’indagine contro di lui. Difficile andare avanti così per altri giorni mentre c’è da tratteggiare l’identikit del prossimo Papa e le direttrici auspicate della sua azione.
Difficile specialmente alla luce della rivelazione dei due documenti papali che finora non erano stati confermati nonostante del caso si parli da tempo.
Nella Congregazione di ieri mattina si è anche fissata la data d’inizio del conclave per il 7 maggio. Una piccola sconfitta per il fronte dei più bergogliani che avrebbe preferito iniziare già il 5 maggio e provare ad eleggere o Parolin o Aveline senza concedere ulteriore tempo per la conoscenza reciproca tra cardinali. Ci aspettano giorni intensi nelle Congregazioni a cui il cardinale escluso, però, potrà prendere parte. La sua voce si farà sentire e potrebbe denunciare lo spregiudicato uso del diritto che è stato negli ultimi dodici anni e le complicità di alcuni papabili negli errori del Papa defunto.
«I nemici della Chiesa si fregano le mani dinnanzi al pasticcio sul caso di Angelo Becciu. Saranno i cardinali a decidere se accettare o meno il passo indietro dal Conclave del cardinale sardo, condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi in un processo con regole cambiate in corsa quattro volte e testi imbeccati dall’accusa (come emerge dalle chat pubblicate dal Domani). Secondo quanto si apprende da fonti presenti alla Congregazione generale di ieri mattina, durata dalle 9 alle 12.25, con circa venti interventi, davanti ai quasi 190 cardinali presenti ieri mattina nell’Aula del Sinodo per la quinta Congregazione generale (poco più di un centinaio quelli elettori) Becciu avrebbe prima ribadito la sua posizione («Ho diritto a essere elettore») ma alla fine avrebbe comunque offerto il suo passo indietro, proprio adesso che emergono i tanti misteri sulla sua condanna. (…) Il cedimento di Becciu non suona come un’ammissione di colpa, anzi. Dimostra invece la volontà di bere questo calice amaro per non disunire il collegio cardinalizio. (…) Sembra prevalere la linea del Segretario di Stato Pietro Parolin, forte di due lettere dattiloscritte siglate con una “F” e mostrate a Becciu che dimostrerebbero la volontà di Francesco di escluderlo dal Conclave: una risalirebbe al 2023, l’altra nei giorni del ricovero del Papa al Gemelli. Se anche la volontà di Bergoglio fosse stata questa, il loro valore canonico sarebbe zero, perché andavano rese pubbliche in tempo reale (e non quasi di nascosto, alla terza Congregazione), sebbene il diritto/dovere di voto secondo il codice sarebbe inalienabile rispetto alla dignità cardinalizia che Becciu non ha mai formalmente perso. (…) “Sulle spalle del cardinale Becciu resta il peso amaro di rinunciare al voto per obbedienza al Papa o disubbidire da morto a chi l’ha mandato a un processo sempre meno credibile”, ragiona lo storico della Chiesa Alberto Melloni.
Ma chi pensa che con Becciu fuori dai giochi l’elezione del Papa sia in discesa si sbaglia di grosso, dice più di una fonte vaticana, sebbene ci sia anche chi è convinto del contrario. “Sulle spalle del cardinale Becciu resta il peso amaro di rinunciare al voto per obbedienza al Papa o disubbidire da morto a chi l’ha mandato a un processo sempre meno credibile”, ragiona lo storico della Chiesa Alberto Melloni, segretario della Fondazione per le Scienze Religiose e ordinario all’Università di Modena e Reggio Emilia. Il riferimento al processo «sempre meno credibile» riguarda la conclamata macchinazione scoperta sul Domani dalle chat tra l’ascoltatissima Francesca Chaouqui e il Promotore di giustizia Alessandro Diddi, che avrebbero concordato il pentimento del teste chiave Alberto Perlasca, ex fedelissimo di Becciu, anche attraverso dettagli e informazioni riservate apprese dalla gendarmeria e dalla Procura vaticana, come si evincerebbe anche da un audio inedito. In serata non è arrivata l’ufficializzazione del passo indietro, deciderà comunque la sesta Congregazione generale inizierà stamattina alle 9. Difficile pensare che verrà respinta, ma sarà importante capire con quali proporzioni. Anche in chiave Conclave» (Felice Manti – Il Giornale, 28 aprile 2025 [QUI]).
«E spuntano le chat sul segretario di Stato: «Se è colpa sua, non può essere di Becciu» (…) Persino il Papa, come ricostruito nei giorni scorsi da Domani, avrebbe firmato prima di morire due lettere mettendo nero su bianco la volontà di escludere il fedelissimo (…). «Nel dubbio dargli la colpa a prescindere», scrive Chaouqui, meglio nota come “papessa”, a Ciferri il 29 agosto del 2020. Tradotto: Perlasca dovrà accusare Becciu a ogni costo. «Perché – continua Chaouqui – è meglio un “colpa sua” che un “non so”». (…) Ma c’è di più. Nelle chat Ciferri e Chaouqui tirano in ballo anche il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, oggi tra i papabili per la successione a Francesco. «Il cardinale Parolin fa la gatta morta, ma… ovviamente molte cose le sa benissimo, e le ha sempre sapute», scrive a gennaio 2021 la sodale di Perlasca alla lobbista. (…) Ma «la linea al momento è di difenderlo, Parolin, purtroppo perché se è colpa di Parolin non è di Becciu», ribatte ancora la lobbista. Difenderlo da cosa o da chi? Per Ciferri non ci sarebbero dubbi: «Parolin ha una parte di responsabilità, se non altro morale, su quanto si svolgeva lì, in quanto ha svolto la parte del cieco e del sordo. Perlasca ha la scusante che era Becciu che lo comandava, ma Parolin che era il capo di tutto, che scusante ha per le sue omissioni?». (…) Ad agosto 2020, il messaggio della “papessa” all’ormai ex amica: «Genevieve state tranquilli, ho contezza diretta e certa che il santo padre, Parolin, Peña Parra e il promotore sono informati della volontà di Perlasca di collaborare alle indagini e ne sono felicissimi. Per loro è vitale il contributo di Perlasca e dal momento che lui ha offerto il suo aiuto loro lo hanno accolto e lo proteggeranno» (Enrica Riera – Domani, 28 aprile 2025 [QUI]).
«È emerso di recente che il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, nel corso del processo ha avuto scambi intensi – anche via chat – con una figura del tutto estranea al dibattimento, come Francesca Immacolata Chaouqui. Quest’ultima sarebbe riuscita a influenzare il “pm” al punto da far sollevare da ogni addebito l’amministratore dei fondi della Segreteria di Stato, monsignor Alberto Perlasca, mentre Becciu è risultato colpevole di quasi tutte le accuse. Un processo manovrato, insomma, che ora gli avrebbe fatto conquistare le simpatie di non pochi confratelli, i quali lo vedono come una vittima e, ieri, lo avrebbero sostenuto e difeso. Proprio loro, però, di fronte alla questione se egli sia o meno ammesso a votare – visto che Francesco lo aveva privato dei diritti connessi al cardinalato solo verbalmente, senza un documento scritto – gli avrebbero chiesto il gesto “nobile” del passo indietro. Si teme infatti un Conclave troppo teso, e Becciu si sarebbe lasciato convincere a desistere, affinché i cardinali possano procedere alla scelta del successore di Pietro con maggiore serenità» (Nina Fabrizio – Quotidiano Nazionale, 29 aprile 2025 [QUI]).
«Sul processo sul Palazzo di Londra in passato sono affiorate diverse critiche da parte di molti canonisti perché sarebbero mancate, a loro giudizio, le basi del cosiddetto giusto processo. In questi giorni, tra l’altro, stanno uscendo i messaggi finora coperti dal segreto istruttorio tra le due donne (Chaouqui e Ciferri) che avrebbero architettato un piano per farlo condannare. Il quotidiano Domani ha pubblicato una nuova puntata di questa ingarbugliata spy story che coinvolgerebbe anche il pm vaticano e la gendarmeria» (Franca Giansoldati – Il Messaggero, 28 aprile 2025 [QUI]).
Conclave, partono le manovre contro Parolin: “Mente avvelenata”, chi vuole affossarlo
di Francesco Capozza
Il Tempo, 29 aprile 2025
È iniziata la sesta Congregazione dei cardinali in Vaticano in vista del Conclave che inizierà il 7 maggio. E con l’avvicinarsi dell’elezione del successore di Papa Francesco al Soglio di Pietro iniziano manovre e strategie dei cardinali. Fanno rumore, in questo contesto, le parole di Joseph Zen Ze-kiun, cardinale di Hong Kong arrivato alla Congregazione Generale in Vaticano questa mattina lanciando un commento acuminato sul primo dei “papabili” della vigilia, ossia l’ex Segretario di Stato Pietro Parolin dato per favorito. “Parolin ha una mente avvelenata. Ha modi molto dolci, ma non mi fido di lui”, ha detto Zen, “Parolin sa di essere un bugiardo”. Una sonora stroncatura che fa rumore dentro e fuori dalle mura vaticane.