Provare a condizionare un Conclave equivale a tentare un colpo di stato. E chi lo sostiene sui media ne è complice

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 28.04.2025 – Vik van Brantegem] – La Sala Stampa della Santa Sede comunica, che la Quinta Congregazione Generale dei Cardinali, questa mattina, ha avuto inizio alle ore 09.00 con un momento di preghiera. Erano presenti più di 180 cardinali, di cui poco più di un centinaio elettori. Dopo la preghiera si è proceduto al rito del giuramento, secondo quanto previsto dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici gregis. Quindi, conformemente a quanto previsto dalla Costituzione Apostolica, è stata rinnovata la composizione della Congregazione Particolare dei tre Cardinali Assistenti del Camerlengo. In questa occasione è stato confermato il Cardinale Reinhard Marx in quanto Coordinatore del Consiglio per l’Economia, mentre gli altri due componenti sono stati scelti tramite sorteggio: il Cardinale Luis Antonio Tagle e il Cardinale Dominique Mamberti.
Durante la sessione si sono registrati circa 20 interventi. Gli interventi hanno affrontato temi di particolare rilevanza per il futuro della Chiesa: il rapporto con il mondo contemporaneo e alcune delle sfide che si evidenziano, l’evangelizzazione, il rapporto con le altre fedi, la questione degli abusi. E si è parlato delle qualità che il nuovo Pontefice dovrà possedere per rispondere efficacemente a tali sfide.
È stata inoltre stabilita la data di inizio del Conclave, che si aprirà il 7 maggio mattina con la Santa Messa pro eligendo Romano Pontifice (per l’elezione del Romano Pontefice) nella Basilica di San Pietro. Mentre il pomeriggio i cardinali faranno il loro ingresso nella Cappella Sistina e cominceranno le operazioni di voto.
Infine, è stata data informazione che domani, alle ore 09.00, Dom Donato Ogliari, O.S.B., Abate di San Paolo fuori le Mura, terrà la prima meditazione, come da indicazioni della Costituzione Apostolica.
La congregazione si è conclusa alle ore 12.25.
Cominceranno a breve i lavori nella Cappella Sistina dove si svolgerà il Conclave.
Le Congregazioni proseguiranno nei prossimi giorni, ogni mattina alle ore 09.00, ad eccezione di giovedì 1° maggio e domenica 4 maggio, salvo eventuali variazioni che potranno essere decise dalla Congregazione dei Cardinali.
Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ai giornalisti nel briefing di questa mattina: «Nella Congregazione dei cardinali di questa mattina si è parlato del caso riguardante il Cardinale Angelo Becciu ma non c’è ancora una delibera» (ANSA, 28 aprile 2025).
Riportiamo di seguito dal sito Messa in Latino-MiL [QUI] le notizie fornite da Luis Badilla, sul torbido clima pre-Conclave che si respira: Documenti forse contraffatti per il Conclave? “Se i cardinali, prima di entrare nella Cappella Sistina non risolvono con trasparenza totale questo enorme pasticcio, che tra l’altro anticipa altri in preparazione come il caso Rupnik, chiunque sia eletto Vescovo di Roma comincerà zavorrato in modo micidiale. L’unica a perdere, a soffrire ancora, sarà la Chiesa, il suo Popolo fedele e cristallino”.
MiL ha anche scritto che “girano voci, anche, di lettere preparate ad hoc per risolvere la “questione” dei 135 cardinali votanti, 15 in più del limite stabilito. Ne tengano conto i Cardinali per il loro voto”.
Seguono:
- Conclave e dossier, l’audio con la Gendarmeria che può riaprire il caso Becciu. Una conversazione collegherebbe gli inquirenti d’Oltretevere a Francesca Chaouqui che smentisce: “Parlai solo col Papa” di Rita Cavallaro su Il Tempo del 28 aprile 2025
- Becciu, il gendarme a Chaouqui: “Ecco cosa dive dire Perlasca”. Dopo le chat, Domani pubblica un audio del Commissario De Santis, che Mincione oggi depositerà all’ONU. Contiene indicazioni che finiranno nel memoriale di accuse contro il prelato sardo. Preoccupazione in Vaticano di Erica Rivera su Domani del 28 aprile 2025
- Conclave. Un Francesco Bis? Anche No, Grazie… di Marco Tosatti su Stilum Curiae del 28 aprile 2025
- Se a sorpresa i cardinali scoprono una Chiesa povera di Luigi Bisignani su Il Tempo del 28 aprile 2025
Inoltre, segnaliamo:
- Rebus Becciu: il giorno dei giuristi nel Collegio su il Fatto Quotidiano del 28 aprile 2025: «Il caso Becciu ha monopolizzato la prima settimana delle congregazioni generali dei cardinali. Stamane, nella quinta riunione dei porporati, nell’Aula Nuova del Sinodo, sono previsti gli interventi di alcuni canonisti per sbrogliare finalmente il rebus» [QUI].
Osservazioni e domande di Luis Badilla
«Il Card. Pietro Parolin rivelò che il Papa, durante il ricovero, in alcune occasioni firmò con la sola lettera “F” riconoscendo però che non era ideale. L’integrità del Conclave a rischio. Un Papa affondato prima di essere eletto?
In un’intervista pubblicata online sul Corriere della Sera il 29 marzo, quasi un mese prima della morte di Francesco, l’allora Segretario di Stato, Card. Pietro Parolin, quando il giornalista Gian Guido Vecchi, a proposito dei documenti firmati dal Papa durante il suo ricovero al Gemelli, gli dice: “Si racconta li siglasse con una «F»…”. Il porporato risponde: «Sì, lo ha fatto, ma adesso firma anche per intero… Non è la situazione ideale, si capisce, ma torno a sottolineare che il Papa è nella possibilità di governare ancora la Chiesa, e siamo felici che sia potuto tornare a casa”.
Va detto che la domanda e la risposta sono curiose anche perché nei giorni del ricovero del Papa circolavano, e non solo in ambienti giornalistici, fotocopie di documenti dati presso il Gemelli con una firma completa – “Franciscus” – seppure titubante.
Perché ad un certo punto la stampa, insieme al Card. Parolin, doveva a tirare fuori questo particolare? Come è perché è venuta questa questione? C’era un interesse che cercava di dare cittadinanza mediatica alla firma di Francesco? Era anche importante farlo presto? E perché?
Ora, meglio lo scorso recente venerdì 25 aprile, è stata ampiamente diffusa sulla testata Domani la notizia, firmata dall’direttore emerito de L’Osservatore Romano, Giovanni paria Vian, che il Cardinale Pietro Parolin avrebbe detto di essere in possesso, e le avrebbe fatto vedere ad alcuni, due lettere di Papa Francesco con le quali estromette il Cardinale Angelo Becciu dal Conclave.
Come sono queste firme? Con il nome completo o solo siglate con una «F»?
Non si sa nulla. Tutto è diventato opaco e incerto, come accade sempre in Vaticano con gli affari del potere. La questione è stata rimandata ai prossimi giorni mentre ciascuno dei cardinali elettori diffonde quanto dice di sapere. Le domande se moltiplicano di ora in ora, Così le cose il Conclave potrebbe trovarsi in una situazione pericolosa per la sua credibilità. Una vera tragedia per la Chiesa che non sembra messa molto bene.
Nessun dubbio, ma è proprio il Cardinale Parolin ad aver posto la questione sulle firme del Pontefice. Per di più lo ha fatto in merito ad una circostanza che chiunque deve maneggiare con grandissima delicatezza e trasparenza: citare o produrre documenti di persone decedute, non convalidati in vita da autorità pertinenti. Questi documenti hanno un’autenticazione riconosciuta?
Giovanni Maria Vian scrive su Domani: “Ieri sera [giovedì 25 aprile] un altro colpo di scena: il Cardinale Pietro Parolin avrebbe mostrato a Becciu due lettere dattiloscritte e siglate dal pontefice con la F che lo escluderebbero dal Conclave: una del 2023 e l’altra dello scorso mese di marzo quando il Papa affrontava l’ultima gravissima malattia”.
Ecco quanto si domandano n in molto all’interno del mondo cattolico e non solo:
La Chiesa può svolgere un Conclave ed eleggere un nuovo Papa con un dubbio sulla integrità del processo?
È sostenibile, se i documenti non fossero un problema, che esista una sorta di potestà papale post-mortem?
Esistono altri documenti ancora da rivelare?
Perché se il Cardinal Parolin aveva due lettere firmate dal Papa per estromettere il Cardinal Becciu, il Decano Cardinale G.B. Re fece recapitare l’invito al Cardinal Becciu a partecipare alle Congregazioni generali?
Come e quando il Cardinal Parolin comunicò al Cardinal Re l’esistenza di queste lettere?
E perché due lettere? Saranno due cose diverse? Quali?
Perché il Cardinal Parolin tira fuori questi documenti tramite il Camerlengo, Cardinal Farrell, quando erano cominciate già le Congregazioni generali.
“Il papa che abbozzò le riforme”. E ora …?
In questi giorni la stampa si è esercitata in un nuovo passaggio: il Papa non ha fatto tutte le riforme ma ne ha abbozzato tantissime che devono continuare… Troppo poco tempo, troppa opposizione, ostacoli insuperabili, la Chiesa, la Curia non preparata, e via dicendo.
Si potrebbero proporre diverse riflessioni al riguardo, ma basta sottolinearne due per smontare questo modo di presentare ora le cose.
La prima è immediata e semplice. Papa Francesco certamente ha avuto opposizioni, come tutti i Papi, ma per 12 anni è stato un sovrano assoluto che poteva fare tutto, qualunque cosa, se l’avesse voluto e ci avesse creduto. È arrivato a scrivere una Legge fondamentale in cui si definisce Sovrano e esige che il Governatore dello Stato Città del Vaticano deve essere un cardinale, per poi nominare una religiosa senza modificare il testo legale.
Poi, la seconda, se i documenti con una sua sigla lasciati al Cardinal Parolin per estromettere dal Conclave il Cardinal Becciu sono corretti e validi, vuol dire che esiste la potestà papale post-mortem. Allora avrebbe potuto lasciare anche i testi necessari per applicare le riforme mancante, rendendo inefficaci le opposizioni perché non più possibile opporsi a un Pontefice morto.
Se i cardinali, prima di entrare nella Cappella Sistina non risolvono con trasparenza totale questo enorme pasticcio, che tra l’altro anticipa altri in preparazione come il caso Rupnik, chiunque sia eletto Vescovo di Roma comincerà zavorrato in modo micidiale. L’unica a perdere, a soffrire ancora, sarà la Chiesa, il suo Popolo fedele e cristallino».
- «Dietro l’intervento punitivo del Papa, una colossale macchinazione a Suo danno» (M.B.).
- «L’unica ambizione di Becciu – oltre al bene della Chiesa – è raggiungere la verità. E proprio ora sta emergendo il marcio che ha portato alla persecuzione» (A.P.).
Becciu, il gendarme a Chaouqui: “Ecco cosa dive dire Perlasca”
Dopo le chat, Domani pubblica un audio del Commissario De Santis, che Mincione oggi depositerà all’ONU
Contiene indicazioni che finiranno nel memoriale di accuse contro il prelato sardo
Preoccupazione in Vaticano
di Erica Riera
Domani, 28 aprile 2025
«Chaouqui ha in effetti indotto la donna a convincere Perlasca ad accusare il cardinale sardo, attraverso dettagli e informazioni riservate che al tempo solo gli inquirenti potevano conoscere. (…) Mancava, come si sul dire, la “pistola fumante” di quello che gli avvocati del presule definiscono «un vero e proprio complotto» fatto all’insaputa anche di Francesco. Ora Domani ha ottenuto e ascoltato un audio presumibilmente mandato dal commissario Stefano De Santis a Chaouqui (o suoi collaboratori) ad agosto del 2020, qualche giorno prima in cui Perlasca, attraverso un memoriale, si pente attaccando Becciu. (…) De Santis non è un gendarme qualunque: insieme a Gianluca Gauzzi ha condotto tutta l’inchiesta sul “processo del secolo”, è a capo della sicurezza vaticana e soprattutto è stato fino a due giorni fa un uomo di assoluta fiducia di Francesco, che lo apprezzava e stimava. L’audio sarà allegato da Raffaele Mincione (anche lui condannato in primo grado nel processo sul palazzo di Sloane Avenue) alla denuncia già fatta in merito alle chat al relatore speciale dell’Onu, Margaret Sutterhwaite, che gestisce l’ufficio che vaglia l’indipendenza dei giudici all’interno dei processi. Chaouqui e De Santis hanno sempre giurato di non conoscersi. La “papessa”, condannata del 2017 per rivelazione di notizie riservate ma rimasta legata a Francesco anche dopo, nel 2023 ha infatti detto al tribunale di non aver mai parlato con il commissario, di non averci mai «preso un caffè», di non averci intrattenuto alcun «rapporto personale e umano». Il commissario a sua volta ha risposto «assolutamente no» quando sono stati gli avvocati di Becciu a chiedergli se la donna lo avesse contattato per le indagini sul cardinale. L’audio – fosse confermata la sua autenticità – sembra provare il contrario. «Francesca, visto che lui (Perlasca ndr) è in possesso del verbale dell’interrogatorio, perché ne ha avuto copia» inizia una voce identica a quella di De Santis, periziata a Londra dagli avvocati di Mincione con esperti che escludono sia stata fatta con l’Ia. «Si leggesse quello, (il suo stesso verbale, ndr) e sottolineasse tutti i punti (…) in cui alla luce degli ultimi eventi, alla luce degli ultimi fatti, alla luce di un lavoro introspettivo che avrà fatto dentro di sé, chiarisca – tanto per qualificare fatti e atti che non lo riguardano ma riguardano altri – una volta per tutte come il sistema di Crasso e Tirabassi, negli anni in cui lui era capo ufficio, ha avuto quello sviluppo… che sicuramente lui ha trovato essendo arrivato dopo Crasso e dopo Tirabassi, ma che non può non sapere. Lui prendesse spunto da quell’interrogatorio e da quelle domande, e chiarisse tutti quei punti e tutti quei “non so” che ha detto in quella sede» Perlasca nel memoriale del 31 agosto 2020 contenete le prime accuse a Becciu, usa proprio la formula suggerita da De Santis a Chaouqui. Sarà un caso ma prima dice di essere giunto «impreparato all’interrogatorio» di quattro mesi prima (dove aveva negato per ore qualsiasi responsabilità del suo ex superiore Becciu) poi specifica di aver cambiato idea grazie al «lavoro di introspezione che sto portando avanti. Dopo il vocale di De Santis e due giorni prima la stesura del memoriale, Chaouqui manda a Ciferri l’elenco delle accuse che Perlasca deve fare contro Becciu, diviso punto per punto: da «come Mincione pagava le percentuali», alla «Diocesi di Ozzieri e birrificio», fino «ai favoreggiamenti ai fratelli per i lavori edili», e «la società in Slovenia» di Cecilia Marogna, altra imputata in Vaticano. Leggendo il memoriale del super testimone, che verrà poi “salvato” dall’inchiesta grazie alla decisione degli inquirenti di far decadere le prime gravi accuse contro di lui, Perlasca sembra fare un copia e incolla del messaggio della Chaouqui. (…) Tra Chaouqui e Ciferri ci sono infatti altre decine di conversazioni che sembrano dimostrare come la papessa vantasse rapporti stretti con la gendarmeria guidata da Diddi. In una chat inedita del 17 settembre 2021 Ciferri è furiosa. «L’uso di Perlasca finisce qui», dice. Due mesi prima Becciu è stato rinviato a giudizio. La donna lamenta che Perlasca sia stato «indotto a parlare sotto pressione» e che le pressioni sarebbero state mosse perché il monsignore non parlasse ai magistrati del ruolo del cardinale Parolin. «Su Parolin (Perlasca, ndr) ha detto» che se vuole può metterlo «in difficoltà su tutto». Una minaccia? Ma ormai Cifferi, con Perlasca salvo e Becciu a processo, dice di volersi «dissociare» da tutto. «Ecco ora tu puoi fare i tuoi giochi, ma cosa pensi di ottenere? Vuoi fare la paladina del Papa, del tribunale, di Parolin? Nessuno te lo vieta. Figurati io, che non sono nessuno!». In altra chat del maggio 2024 Ciferri torna sui rapporti tra Chaouqui e i gendarmi. «Buona domenica! Nei giorni prossimi, chiedi cortesemente alla gendarmeria, a quel “Gianluca” come lo chiami tu (forse Gauzzi, capo della gendarmeria, ndr), oppure a quel De Santis (non ne ricordo il primo nome) insomma a quelli che conosci all’interno, e con cui svolgevi la collaborazione al tempo, se su eventuale richiesta, devo, oppure no, dirmi disponibile a produrre le chat pregresse intercorse, perché come sai quelle documentano la tua collaborazione con questo Organo inquirente durante le indagini, oltre che principalmente con l’Ufficio del promotore nella persona del prof Diddi». Il 7 ottobre 2021 Chaouqui parla con monsignor Perlasca in persona. All’alto prelato la “papessa” confessa, riferendosi ai promotori di giustizia: «Mi hanno chiesto di dare una mano (…) io stavo collaborando alle indagini». Ma dal vocale emergono anche le preoccupazioni di Perlasca, ex braccio destro di Becciu. Chaouqui cerca di calmarlo. «Dopo che ci hanno querelato che fanno? Ci arrestano perché abbiamo calunniato Becciu?», chiosa la lobbista. E Perlasca: «Sinceramente io di questi fastidi non vorrei averne». La paura è che arrivino denunce da parte del porporato. «Eh lo so, e che cosa possiamo fare? Possiamo ucciderlo (Becciu, ndr)?», incalza Chaouqui. Che è sicura: «Ci ho parlato con Diddi e non c’era nulla. Poi magari lui (Becciu, ndr) la querela non la va a fare dall’ufficio del promotore ma presso Pignatone. Se fosse stato Zanotti l’avrei saputo, Milano sta male ed è ricoverato al Gemelli, Diddi mi ha detto che non ce l’ha». La domanda è solo una: come fa la “papessa” a sapere che presso gli uffici dei promotori di giustizia vaticana non sono pervenute querele a suo carico o a carico di Perlasca? «Per qualunque cosa lei mi chiami, tanto lei lo sa. C’ho questo rapporto con i magistrati… se posso essere utile», conclude Chaouqui. In ultimo Domani è riuscito a ottenere due lunghi vocali tra Chaouqui e Ciferri. È il 28 settembre del 2020, Ciferri, a indagini in corso, è quasi certa che Perlasca la farà franca. Loda il lavoro dell’amica: «Con l’operazione tua hai salvato Perlasca e hai fatto dimettere quello». Chaouqui è modesta: «No. I laici nella chiesa hanno ruolo di supporto. Io sono stata un piccolo strumento di questa vicenda. E in cambio abbiamo ottenuto che Perlasca si tirasse fuori da questa storia. Lui sarà prosciolto e avrà tutto quello che gli è stato detto (…) Adesso ci saranno i rinvii a giudizio e lui sarà tenuto fuori da questa storia». Così è andata».
«Questa mattina, Becciu, nel corso della Congregazione dei cardinali, avrebbe comunque tenuto il punto sulle sue posizioni, richiamando anche le chat e gli audio pubblicati da Domani al procedimento al termine del quale è stato condannato: per il cardinale e i suoi legali, pronti a presentare un esposto in procura a Roma, quei messaggi tra la lobbista Francesca Immacolata Chaouqui e la sodale del grande accusatore di Becciu, Genoveffa “Genevieve” Ciferri, sarebbero la prova di un processo irrimediabilmente falsato. Come faceva la lobbista in particolare a conoscere dettagli investigativi in possesso dei soli promotori di giustizia e dei gendarmi vaticani? Una domanda che resta aperta e getta ombre sulla reale terzietà della giustizia d’Oltretevere. Intanto nel corso della Congregazione in pochissimi avrebbero preso le difese di Becciu…»
Conclave e dossier, l’audio con la Gendarmeria che può riaprire il caso Becciu
Una conversazione collegherebbe gli inquirenti d’Oltretevere a Francesca Chaouqui che smentisce: “Parlai solo col Papa”
di Rita Cavallaro
Il Tempo, 28 aprile 2025
Un dossier con un audio e delle chat, spuntato all’improvviso dal Vaticano, riaprirebbe il caso Becciu. In particolare una conversazione, che Il Tempo ha potuto esaminare, collegherebbe gli inquirenti d’Oltretevere a Francesca Chaouqui, grande accusatrice dell’allora capo della Segreteria di Stato della Santa Sede, Angelo Becciu. Il porporato che proprio in queste ore è al centro del più grande caso ecclesiastico dei tempi recenti. I cardinali dovranno infatti decidere, nelle prossime ore, se potrà o meno entrare nel Conclave che eleggerà il nuovo Pontefice. E dopo le lettere che sarebbero state firmate dal Papa, ma sulla cui autenticità ancora si discute, il dissidio tra Chaouqui e Becciu nascerebbe paradossalmente proprio da un’altra lettera del Papa, che sembra essere l’ennesimo falso che circola in queste ore in Vaticano.
Ora c’è pure l’audio tra il Commissario della Gendarmeria vaticana, Stefano De Santis, e la Chaouqui, in cui il gendarme parla della ritrattazione di Monsignor Alberto Perlasca, all’epoca dell’affare del palazzo di Londra a capo dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato. Una circostanza del tutto smentita da Chaouqui, che contattata telefonicamente dal nostro giornale ha assicurato: «Non ho mai parlato dell’inchiesta su Becciu con nessuno degli inquirenti. Io parlavo sempre e soltanto con Papa Francesco». Eppure questo dossier sarebbe spuntato nelle scorse settimane, dopo il ricovero di Jorge Mario Bergoglio al Gemelli. E sta creando un caso nel caso. Si tratterebbe, infatti, di conversazioni che proverebbero, secondo fonti vicine al defunto Pontefice, l’esistenza di un’inchiesta personale che Sua Santità avrebbe affidato ad alcuni esponenti del Vaticano.
Tra questi la stessa Chaouqui, in una veste non istituzionale, membri della Gendarmeria e altri funzionari pontifici. Un’inchiesta che avrebbe avuto come fine l’individuazione di corvi dentro San Pietro, l’accertamento di condotte infedeli, il tracciamento dei conti e soprattutto l’attività che veniva svolta per conto della Santa Sede da Cecilia Marogna, oggetto dell’indagine che il Papa avrebbe svolto personalmente con l’aiuto della Chaouqui. Di tale inchiesta sarebbero rimaste tracce che, fino a poche settimane fa, erano a esclusiva disposizione del Pontefice e dei suoi fedelissimi. Ma ora che Bergoglio è morto sono trapelate. E sembrerebbero rafforzare i dubbi del Cardinale Becciu, che ripete fin dall’inizio dello scandalo di essere stato vittima di un complotto o di qualcosa di così grande che ora apre altri gialli.
Conclave. un Francesco Bis? Anche no, grazie…
di Marco Tosatti
Stilum Curiae, 28 aprile 2025
Che Dio voglia dare un Pastore fedele e saggio, e dalla mano ferma, al suo gregge.
“Amici, Romani, compatrioti, prestatemi orecchio; io vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo. Il male che gli uomini fanno sopravvive loro; il bene è spesso sepolto con le loro ossa; e così sia di Cesare”.
Del pontefice appena scomparso i mass media hanno rilevato, giustamente, gesti e atteggiamenti di bontà e apertura di cuore verso persone in difficoltà esistenziali, di qualunque genere esse fossero.
Mi auguro e spero che il nuovo papa, che uscirà dal Conclave viva nella generosità del suo cuore; i cattolici chiamano, e non senza motivo, il successore di Pietro Santo Padre. E una preghiera molto bella, rivolta al Signore recita: “Al termine del giorno, o sommo Creatore, vegliaci nel riposo con amore di Padre”.
Ma la situazione della Chiesa, oggi, ha bisogno anche di altro, di un amore che sia anche correzione di tendenze devianti da quella che è stata la fede cattolica per secoli e secoli.
E purtroppo il pontificato che si è appena chiuso ha aperto alcune di queste crepe, che la saggezza del prossimo pontefice sarà chiamato a guarire.
Qualche giorno fa la Conferenza Episcopale Tedesca ha affidato ai sacerdoti un testo di istruzioni per la benedizione di coppie irregolari; persone non sposate nella Chiesa, coppie formate da persone dello stesso sesso.
Ovviamente in esso si citava Fiducia supplicans. Che parla di “benedizione Pastorale” e non liturgica. Ma ogni prete è parte della Chiesa; e se un prete benedice una coppia, quale che essa sia, benedice la coppia, cioè la situazione in cui la coppia vive. Quindi nella persona del prete, è la Chiesa che agisce… L’iniziativa dei vescovi tedeschi è un passo in più. E questo fa sì che la Chiesa, che dovrebbe essere universale, in Germania benedica comportamenti, atti e situazioni che sono sempre stati condannati dalla Chiesa nei secoli, e che vengono rifiutati e condannati dalla Chiesa di un continente intero, quello africano.
E il problema, evidentemente, non sono i presuli africani.
Gli esempi potrebbero continuare; a cominciare da Amoris laetitia, che permette ai divorziati risposati – quindi bigami, agli occhi della Chiesa, perché il primo matrimonio è ancora valido – di ricevere il corpo di Cristo. Sappiamo cosa ne direbbe San Paolo…
E poi la tacita negazione dell’unicità di Cristo come via di salvezza, con il documento firmato ad Abu Dhabi con l’Iman di al Azhar, in cui si afferma che “Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani”.
Nel Vangelo mi sembra che Gesù parli di se stesso come Via, Verità e Vita, e afferma che solo attraverso di Lui si può giungere al Padre. E negli Atti degli Apostoli, in un contesto in cui il pluralismo religioso era ben presente, come oggi, è scritto: “In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati”.
Si tratta di una pura coincidenza se dal 2012 in poi le vocazioni sacerdotali e religiose sono in calo costante? Giovanni Paolo II con la forza travolgente della sua fede – il che non vuol dire essere esenti da errori, badate bene…- ha trascinato nella sua scia innumerevoli giovani. E il mite, troppo mite, Benedetto ha continuato in quella scia. La donazione di sé, per chiunque, nasce e si alimenta con l’esempio di una fede persino folle, persino eccessiva, non nel dubbio o in una sorta di “questo vale quello”…
E nasce si alimenta – per un sacerdote, un religioso, e un laico – in un contesto di certezze condivise nei secoli dalla Chiesa una, santa, cattolica. E apostolica.
Che Dio voglia dare un Pastore fedele e saggio, e dalla mano ferma, al suo gregge.
Se a sorpresa i cardinali scoprono una Chiesa povera
di Luigi Bisignani
Il Tempo, 28 aprile 2025

Indice – Caso 60SA [QUI]