Sede vacante, Tomba e Conclave. Varie ed eventuali

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 25.04.2025 – Vik van Brantegem] – In questi tempi della moltiplicazione di fenomeni della «disarmonia della personalità mai risolta», in attesa di entrare nel vivo delle questioni all’ordine del giorno delle Congregazioni generali del Collegio cardinalizio in previsione del Conclave per l’elezione del nuovo Romano Pontefice, una volta conclusi il funerale e la tumulazione del Romano Pontefice defunto, si occupiamo del punto “varie ed eventualità” dell’ordine del giorno: Lo squallore nella Basilica di San Pietro davanti alla bara del Sommo Pontefice Francesco defunto; Il “caso Becciu”; Terza Congregazione generale del Collegio Cardinalizio; Il progetto della tomba del Santo Padre Francesco presso la Basilica papale di Santa Maria Maggiore; Partiti in volo i primi corvi: «Papa quello? Ha problemi di salute». Primi bersagli: Parolin e Sarah. Ma è un’arma a doppio taglio di Fosca Bincher su Open del 24 aprile 2025.



Lo squallore nella Basilica di San Pietro
davanti alla bara del Sommo Pontefice Francesco defunto
«Spero con tutto il cuore, che si intervenga tempestivamente allo squallore a cui stiamo assistendo nella Basilica di San Pietro. Orde di barbari con telefoni per foto, e video e selfie con sfondo la salma del Pontefice. Tra l’altro questa era una cosa assolutamente non gradita al Pontefice quando era in vita e comunque rappresenta il profano più assoluto che si materializza. Vergognatevi» (Valentina Villano).
Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede: “Secondo quanto riferito dalle autorità competenti, più di 61.000 persone si sono recate, dalle 11.00 di ieri mattina alle 13.00 di oggi, nella Basilica di San Pietro per rendere omaggio a Papa Francesco”. I media: “Giorni di preghiera a Roma. I fedeli continuano ad affluire a San Pietro per omaggiare il pontefice”.
“Per omaggiare Papa Francesco”? No, per fare, selfie, foto e filmini con lo sfondo della bara con il Romano Pontefice Francesco.
«Il sacerdote che presiede la celebrazione dice: “In alto i nostri cuori”. Non dice: “In alto i vostri telefonini per scattare una fotografia”. Questa è una cosa brutta. A me dà tanta tristezza quando celebro e vedo i cellulari alzati. E non solo dei fedeli, ma anche di tanti preti e vescovi. Ma per favore! La messa non è uno spettacolo. Per favore, lasciate i telefonini, la messa è andare incontro alla passione e morte e risurrezione di nostro Signore, per questo di recita “in alto i nostri cuori”, niente telefonini, è molto importante tornare all’essenziale» (Papa Francesco – Piazza San Pietro, 8 novembre 2017).
Ecco, all’attenzione del “popolo di Francesco” (orde di barbari con telefonini): neanche l’esposizione del Romano Pontefice defunto in una bara è uno spettacolo.
Va proibito tassativamente l’uso dei telefonini nella Basilica di San Pietro, secondo la volontà e in rispetto per il Romano Pontefice defunto.
«Nel cuore della cristianità, dove il silenzio dovrebbe parlare più di mille parole, oggi regna il brusio sterile dei flash e dei like. La morte del Pontefice, che dovrebbe essere un varco sacro tra Cielo e Terra, è stata ridotta a scenografia per il culto dell’io. Le parole di Papa Francesco — «In alto i nostri cuori, non i vostri telefonini» — oggi risuonano come un monito profetico che abbiamo scelto di ignorare. Eppure, nell’alchimia dello spirito, ogni gesto ha un’eco sottile: ciò che accade nei templi riverbera nei mondi invisibili. Quando i simboli sacri vengono violati, non è solo l’etichetta che viene infranta, è l’equilibrio tra umano e divino che si incrina. Che cosa resta della liturgia, se non c’è più timore sacro, se le mani che un tempo si giungevano oggi si usano per immortalare, postare, esibire? L’uso dei telefonini accanto alla salma del Successore di Pietro è una profanazione rituale. Non perché scandalosa nel senso mondano, ma perché rompe il patto invisibile che unisce la fede al mistero, il lutto alla contemplazione, il rito al silenzio. Chi entra nella Basilica non dovrebbe portare con sé un dispositivo, ma una domanda muta, un cuore vibrante, un’anima raccolta. Perché lì non si va a documentare: si va a morire un po’, perché solo chi sa inginocchiarsi davanti alla morte, può davvero risorgere con la luce. Che si vietino dunque i telefonini, non per moralismo, ma per salvare il Sacro da chi lo consuma, invece di celebrarlo» (Angelo Guajana).
Selfie davanti alla salma di Papa Francesco:
rabbia e indignazione per i video virali dal Vaticano
Dopo ore di attesa in coda
alcuni fedeli si sono scattati dei selfie davanti alla bara
che accoglie la salma di Papa Francesco
Le foto e i video dal Vaticano
di Davide Falcioni
Fanpage, 24 aprile 2025
Mentre decine di migliaia di fedeli si accalcano in lunghe e silenziose code in Piazza San Pietro per rendere omaggio alla salma di Papa Francesco, morto lunedì 21 aprile, alcuni gesti stanno sollevando un’ondata di polemiche e indignazione. Circolano infatti sui social diversi video che mostrano persone intente a scattarsi selfie una volta arrivate di fronte al feretro del Pontefice, esposto all’altare della Basilica Vaticana.
Le immagini, riprese da altri presenti e condivise in rete, stanno facendo rapidamente il giro del web, suscitando un acceso dibattito e l’indignazione di molti credenti, e non solo. Per tanti, il gesto rappresenta una gravissima mancanza di rispetto e un esempio di come il culto dell’immagine personale possa superare anche i confini del sacro e del lutto.
A questo fenomeno ha provato a dare una spiegazione – intervistata dall’Adnkronos – la Professoressa Daniela Villani – associato all’Università Cattolica di Milano in Psicologia Generale, coordinatrice dell’Unità di Ricerca in Media Digitali, Psicologia e Benessere e docente di psicologia della religione. Secondo l’esperta il fatto che molti fedeli si scattino dei selfie davanti alla salma di Bergoglio si spiega da un lato con la fruizione sempre più superficiale delle emozioni e dall’altro con la ricerca del consenso.
Quando una persona si scatta una foto in situazioni del genere “è come se volesse dire ‘Io ci sono, lo faccio vedere e divento popolare'”. Passare così rapidamente davanti al corpo del Papa “e riprendere quel momento non permette un’elaborazione profonda di quello che si sta provando e sentendo quando si è lì. Quest’atteggiamento – osserva l’esperto – da un punto di vista psicologico è protettivo: è diventata una modalità per la quale le persone fruiscono in maniera così superficiale delle esperienze che vivono senza però esserci davvero”.
Insomma, secondo la professoressa chi lo fa sta dicendo: “Non partecipo in maniera profonda ma metto una distanza, svuotando un po’ il senso della mia partecipazione. Questo non vuol dire che chi si è fatto un selfie, o si è ripreso, non è andato carico di desiderio di partecipare. Ma questo mi sembra un gesto che snatura molto il senso di un’esperienza come quella di essere presente in quel luogo”.
Il “caso Becciu”
Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, rispondendo ieri ai giornalisti sul Caso Becciu, ha detto: «Di Conclave si parlerà dopo il funerale del Papa».
Porta a Porta, la previsione di Capozza sul Conclave:
“Becciu ci sarà, segnale di unità della Chiesa”
Il Tempo, 24 aprile 2025
“La decisione se far entrare il Cardinale Becciu in Conclave, a mio avviso, dovrebbe essere presa collegialmente da tutti i Cardinali in una delle prossime Congregazioni generali”. Così Francesco Capozza, vaticanista de Il Tempo, ha risposto alla domanda di Bruno Vespa nel corso dell’edizione del 23 aprile di Porta a Porta su chi è titolato a prendere questa decisione. “In punta di diritto potrebbe anche decidere il Decano, il Cardinale Giovanni Battista Re, ma penso sia più opportuno che siano tutti i porporati insieme, perché durante la Sede Vacante la Chiesa è governata dal Sacro Collegio nella sua interezza”.
Per quanto riguarda la dubbia scelta di equiparare Becciu, che ha 76 anni, ad un cardinale non elettore ultraottantenne, Capozza ha precisato: “Non esiste un atto giuridico papale nei confronti di Becciu che lo privi del diritto più importante per un cardinale, quello di eleggere il Romano Pontefice. Il Papa può togliere il cardinalato nella sua interezza, com’è accaduto tre volte dal ‘900 ad oggi, e a quel punto il presule non ha più nemmeno diritto di vestire la porpora. Non è stata questa la scelta di Bergoglio nei confronti di Becciu”.
“Io comunque ritengo – ha concluso Capozza nella trasmissione di Rai 1 – che Becciu entrerà nella Sistina e potrà prendere parte all’Elezione del successore di Francesco. Sarebbe un segnale che la Chiesa è unita e che non si possono far polemiche in un momento così delicato”.
Becciu, il giallo del documento
Tra i porporati salgono i sì:
ecco perché potrebbe entrare in Conclave
di Nico Spuntoni
Il Tempo, 24 aprile 2025
C’è chi potrebbe entrare in cappella Sistina ma non lo farà per motivi di salute e chi vorrebbe entrare ma rischia di non riuscirci. L’argomento Conclave continua a tenere banco anche nel giorno della traslazione in Basilica della salma di Francesco. Si allunga la lista degli elettori che daranno forfait e allo spagnolo Antonio Cañizares Llovera e al bosniaco Vinko Puljic si è aggiunto il croato Josip Bozanic. La particolarità è che tutti e tre, oltre ad aver ricevuto la porpora nei precedenti pontificati, possono essere annoverati tra i porporati con una sensibilità ecclesiale conservatrice. Chi invece, pur avendo solo 76 anni e godendo di ottima salute, teme di vedersi precludere la possibilità di votare per il prossimo Papa è Giovanni Angelo Becciu. Nell’elenco pubblicato sul sito dalla Sala Stampa della Santa Sede – che non fa fede a livello normativo – continua ad essere inserito tra i «non elettori» dal fatidico 24 settembre 2020, data della nota che annunciava la sua rinuncia al ruolo di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e ai diritti connessi al cardinalato. Tuttavia è assodato come Becciu sia rimasto a tutti gli effetti cardinale visto che nell’estate del 2022 ricevette dal Papa l’invito a partecipare al Concistoro del 27 agosto di quell’anno e alla riunione dei giorni successivi sulla riforma della Curia. Negli appuntamenti successivi le cose non sono cambiate e il porporato sardo ha continuato a presenziare agli impegni del Sacro Collegio.
A rigor di logica questo basterebbe a dimostrare che Becciu sia in possesso dei «diritti connessi al cardinalato». Inoltre, se l’inclusione tra i «non elettori» è motivata dal contenuto della famosa nota del 24 settembre 2020 e quindi alla presunta rinuncia a quei diritti, bisogna ricordare che i cardinali ultraottantenni, pur perdendo il voto, non perdono certo tutti i «diritti connessi al cardinalato». Paolo VI, infatti, scrisse nella Ingravescentem aetatem che «anche dopo aver compiuto gli ottant’anni i cardinali restano membri del Sacro Collegio a tutti gli altri effetti, e conservano tutti gli altri diritti e prerogative connessi con l’ufficio cardinalizio». Insomma, non regge l’equiparazione del 76enne Becciu ai confratelli ultraottantenni. L’unico ostacolo sulla strada della Sistina per l’ex Sostituto sarebbe un documento firmato dal Papa defunto con la disposizione di impedire l’accesso del porporato sardo all’elezione del suo successore. Sull’eventuale documento, lo storico vaticanista Gianfranco Svidercoschi ha un giudizio piuttosto netto e ritiene che «sarebbe inaudito riservare una simile pena senza renderla pubblica e senza averla notificata al diretto interessato». Un colpo di scena di fronte al quale, secondo Svidercoschi, i cardinali riuniti nelle Congregazioni potrebbero esprimere apertamente il loro dissenso.
Non c’è dubbio che un documento del genere provocherebbe un terremoto nel sacro collegio destinato a ripercuotersi anche in Sistina e finirebbe per scardinare le posizioni finora costruite, finendo per penalizzare i più favoriti. Anche perché l’esclusione dal Conclave non toglierebbe a Becciu la possibilità di parlare a chiare lettere durante le Congregazioni. Per Svidercoschi questi scenari da caos, sebbene solo paventati per il momento, sono il risultato inevitabile «di una tendenza arbitraria davanti al diritto» alla base di decisioni prima prese poi ripensate. «Una parola detta in un certo momento non può considerarsi una legge», insiste il vaticanista. A sostegno dell’ingresso in Sistina di Becciu, intanto, arrivano altri pareri giuridici. Interpellata da Il Tempo, infatti, Maria D’Arienzo, ordinaria di Diritto Ecclesiastico, Diritto Canonico e Diritti Confessionali all’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha chiarito: «Sul punto occorre rilevare che nel caso di Becciu l’atto di “rinuncia ai diritti connessi al cardinalato”, avvenuto in udienza innanzi a Papa Francesco il 24 settembre 2020, non è mai stato prodotto in forma scritta, né è mai stata comunicata la relativa accettazione del Romano Pontefice. Qualora si dovesse ritenere perfezionata la rinuncia ai diritti cardinalizi, la possibilità di ammettere il Card. Becciu alla partecipazione al Conclave discenderebbe, pertanto, dall’interpretazione delle disposizioni della Costituzione Apostolica Universi Dominici gregis, e specificamente del n. 33, che configura l’elezione del nuovo pontefice come un diritto dei cardinali, e del n. 38, secondo cui, invece, “tutti i cardinali elettori sono tenuti, in virtù di santa obbedienza, ad ottemperare all’annuncio di convocazione e a recarsi al luogo designato allo scopo, a meno che siano trattenuti da infermità o da altro grave impedimento, che però dovrà essere riconosciuto dal collegio dei cardinali”».
Conclave, giallo su Becciu
di Giovanni Maria Vian
Domani, 25 aprile 2025
«Nel 2020 vengono presentate al pontefice accuse di peculato nei confronti di Becciu, che in un’udienza di lavoro con Bergoglio viene drammaticamente privato dei diritti connessi al cardinalato. La clamorosa decisione papale precede di quasi un anno l’inizio di un complicato e lungo processo davanti al tribunale dello stato vaticano che riguarda anche una decina di persone per un investimento immobiliare londinese.
Si tratta di una misura senza precedenti nei confronti del cardinale, che lo storico Alberto Melloni – certo non ostile al pontefice scomparso e ora autore di un libro delle elezioni papali (Marietti1820) – ha definito abrasivamente “crocifissione preventiva”. Alla fine nel 2023 arriva per Becciu la condanna in primo grado a cinque anni e mezzo. Ma dopo un procedimento tortuoso molto criticato, come mostra con ricchezza di elementi e argomentazioni il libro, appena uscito, dei giuristi Geraldina Boni, Manuel Ganarin e Alberto Tomer (Marietti1820), e come risulta da un sito svizzero [QUI] che segue sin dall’inizio il caso Becciu raccogliendo centinaia di articoli.
Nel frattempo il prelato, che è in attesa del processo di appello, era stato tuttavia invitato da papa Francesco a partecipare a liturgie e cerimonie come gli altri cardinali. (…)
Becciu sta partecipando sin dall’inizio alle congregazioni generali e il suo caso è esploso per la sua richiesta di entrare in conclave come elettore. Da due diverse fonti risulta che in un primo tempo il decano del collegio, il novantunenne bresciano Giovanni Battista Re, non avendo disposizioni scritte da parte del pontefice defunto, gli avrebbe detto di essere favorevole.
Secondo queste notizie, nelle ore successive Re, curiale di lunga esperienza che ha il compito di condurre le congregazioni generali, avrebbe incontrato il collega statunitense di origini irlandesi Kevin Joseph Farrell, che per un ventennio è stato membro dei legionari di Cristo. Il settantasettenne prelato – che ricopre il ruolo antichissimo di camerlengo di Santa romana chiesa e in questa veste presiede alla sede vacante – avrebbe comunicato al cardinale decano la volontà di papa Francesco, espressagli tempo fa soltanto a voce, che Becciu non entrasse in conclave.
A questo punto le due fonti riferiscono che Re avrebbe chiesto al collega sardo un passo indietro. Becciu però gli avrebbe detto di non essere disposto a farlo. Poi in congregazione generale, informazioni su questo nodo sarebbero state chieste da un cardinale e il decano avrebbe risposto che c’era un accordo tra lui e il prelato sardo.
Immediatamente il Cardinale Becciu avrebbe replicato, esponendo punto per punto i fatti e confermando l’intenzione di non rinunciare al suo dovere di eleggere il papa, non essendovi un documento del pontefice a dimostrare l’affermazione del camerlengo. Il quale sarebbe rimasto in silenzio. Molto saggiamente allora i cardinali avrebbero deciso di trattare la questione più avanti, quando tra l’altro i presenti saranno più numerosi degli oltre cento di questi primi giorni.
A sostenere l’opportunità della decisione è una teoria molto suggestiva, elaborata da canonisti e teologi medievali. Secondo uno di loro, Egidio Romano, «la potestà papale rimane nella chiesa, ossia nel collegio dei cardinali». A fargli eco è Agostino Trionfo, detto l’Anconitano, quando afferma che la «potestà del papa è perpetua» ma nello stesso tempo «non può perpetuarsi nel papa, poiché anch’egli muore, alla stregua degli altri uomini».
- Indice – Caso 60SA [QUI]
Terza Congregazione generale del Collegio Cardinalizio
Nel corso di un incontro con i giornalisti in mattinata di ieri, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha comunicato quanto segue:
«Questa mattina, alle ore 09:00, nell’Aula Nuova del Sinodo, ha avuto inizio la Terza Congregazione Generale dei Cardinali. I lavori si sono aperti con un momento di preghiera. Nel corso della Congregazione ha avuto luogo il giuramento dei Cardinali che non lo avevano ancora prestato, secondo quanto previsto dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis. Erano presenti 113 cardinali. Durante la sessione si sono registrati 34 interventi. I lavori hanno osservato una pausa dalle ore 10.40 alle 11.10 e si sono conclusi alle ore 12.00.
Nel corso dell’incontro, è stata comunicata una variazione relativa alla celebrazione del sesto giorno dei Novendiali: la Santa Messa sarà celebrata dal Cardinale Víctor Manuel Fernández, e non dal Cardinale Kevin Joseph Farrell come precedentemente indicato.
Sono stati inoltre definiti i nomi dei due ecclesiastici incaricati di offrire le meditazioni secondo quanto stabilito dalla Universi Dominici Gregis. La prima riflessione, prevista per l’inizio della prossima settimana, sarà affidata a Dom Donato Ogliari, O.S.B., Abate di San Paolo fuori le Mura. La seconda meditazione, che aprirà il Conclave, sarà tenuta dal Cardinale Raniero Cantalamessa, O.F.M., Cap.
Nel corso della sessione è stata anche effettuata la lettura dei primi capitoli della Universi Dominici Gregis.
Al termine, con alcuni interventi, è iniziata una riflessione condivisa sulla Chiesa e il mondo. La prossima Congregazione è prevista per domani, alle ore 09.00.
Il Rosario di questa sera presso la Basilica di Santa Maria Maggiore sarà guidato dal Cardinale Luis Antonio Tagle, mentre quello di domani sera sarà presieduto dal Cardinale Pierbattista Pizzaballa. Il Rosario di sabato, che si terrà sempre all’esterno della Basilica, sarà guidato dal Cardinale Rolandas Makrickas».


Il progetto della tomba del Santo Padre Francesco
presso la Basilica papale di Santa Maria Maggiore
La tomba di Papa Francesco sarà collocata nella navata laterale della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore tra la Cappella Paolina — che custodisce l’icona della Salus Populi Romani — e la Cappella Sforza, in prossimità dell’altare laterale dedicato a San Francesco d’Assisi.
La pavimentazione del sepolcro sarà realizzata in pietra di Finale Ligure, a omaggio delle terre di origine della famiglia del Pontefice. La lapide, sobria e discreta, consisterà in una semplice lastra di pietra ligure, recante inciso il nome FRANCISCUS, con un rilievo di 12 centimetri rispetto al piano del pavimento.
Sulla parete frontale del loculo sarà posta una riproduzione, in dimensioni maggiorate, della croce pettorale che Papa Francesco era solito indossare.
Le pareti del loculo saranno intonacate e dipinte in una tonalità avorio, armoniosa con il colore della lapide e del pavimento, mantenendo uno stile essenziale e raccolto.
Sul fronte del sepolcro, secondo la volontà espressa dal Pontefice, sarà preservata l’iscrizione già esistente, risalente al 1615, epoca di Papa Paolo V Borghese, legata alla costruzione della Cappella della Salus Populi Romani. Tale iscrizione ricorda come il Papa avesse fatto erigere la cappella a gloria dell’effigie della Vergine, attribuita a San Luca, e raccomanda la celebrazione di riti e canti perpetui in onore di Maria Santissima.
* * *
«Nessuno dei predecessori ha tombe sfarzose e sicuramente nessuno in precedenza ha dovuto far modificare parti di basiliche per ricavare spazio per la tomba… sarà anche questo una decisione per motivi psichiatrici?» (V.V.).
«La cosa incredibile che abbiano distrutto una parte architettonica importante della basilica come il portale cinquecentesco, quando a pochi metri le stesse nicchie erano occupate da confessionali e gli spazi vuoti, assurdo» (H.S.).
«Nella nuda terra… la contradizione vivente, il contorto per eccellenza. Credo vivamente ad una disarmonia della personalità mai risolta» (V.V.).

Partiti in volo i primi corvi:
«Papa quello? Ha problemi di salute»
Primi bersagli: Parolin e Sarah
Ma è un’arma a doppio taglio
di Fosca Bincher
Open, 24 aprile 2025
Sono già partiti i corvi che in Vaticano da sempre nidificano con una certa facilità, riproducendosi di papato in papato. Così già da martedì si sono levati in volo sopra San Pietro con un solo obiettivo: il Conclave. Fra i loro artigli la berretta portata via dalla testa di un papabile, grazie a qualche gracchiata lasciata nei posti che contano. Da qualche giorno i corvi hanno volato in alcune importanti redazioni giornalistiche lasciando cadere lì: «Quel cardinale non ce la può fare ad essere eletto. Non si sa molto in giro, ma da tempo è ammalato e non reggerebbe il pesantissimo incarico». Non una novità di queste ore. Un classico da secoli.
Parolin nel mirino per un intervento del 2020, Sarah per uno del 2021
Nelle prime ore la voce stridula ha avuto un obiettivo principale: il Segretario di Stato uscente, Pietro Parolin. «Sta poco bene, non ce la può fare», è il messaggio iniziato a girare vorticosamente non appena il cardinale è sembrato nella rosa ristretta dei “papabili”. Il riferimento a dire il vero è un pizzico datato: un intervento alla prostata fatto nel 2020, cinque anni fa. Non c’è stato in tempi recenti segno alcuno di un ritorno del male, e Parolin è sembrato più che mai attivo proprio negli ultimi giorni. Ma la stessa voce, per un intervento in reparto di urologia nel 2021, ha cominciato a diffondersi per il cardinale africano Robert Sarah. Temuto come uno dei leader del fronte conservatore e tradizionalista all’interno del collegio dei cardinali elettori.
Arma a doppio taglio la salute. Se il Conclave è bloccato, la fragilità aiuta il candidato
Voleranno altri corvi con nuovi messaggi nelle proprie ore, ma l’operazione malandrina ha un rischio non secondario di trasformarsi in un boomerang. Se nelle discussioni cardinalizie emergessero candidature forti e fin dall’inizio talmente appoggiate da essere in grado di farcela in poche votazioni, allora sì il corvo con i suoi sospetti su una fragilità fisica potrebbe danneggiare il prescelto. Ma se al contrario il candidato forte non esce né da un gruppo né da un altro e nessuno avesse i voti di partenza, allora un cardinale molto anziano, e poco in salute, insomma fragile e non destinato a durare a lungo acquisterebbe molte chance di essere eletto. Piuttosto che dare al mondo l’impressione di eccessiva divisione e tempi troppo lunghi del conclave, meglio eleggere uno che duri poco. Un calcolo già fatto in passato. Ma non sempre azzeccato…
Foto di copertina: stemma di Papa Francesco (disegno di Marco Foppolo).