Le sfide del Giubileo

Papa Francesco Porta Santa
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 26.12.2024 – Andrea Gagliarducci] – Papa Francesco ha dato inizio all’Anno Santo il 24 dicembre con l’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro. Il desiderio di Francesco per l’anno è di vederlo svolgersi sotto il segno della speranza: Spes non confundit (La speranza non delude) è la frase iniziale e il titolo dello strumento speciale con cui ha indetto il Giubileo Ordinario, così chiamato perché si ripete regolarmente una volta ogni quarto di secolo.

In Spes non confundit [QUI], sono molti i temi che Papa Francesco considera importanti: dalla cura degli ultimi alla cancellazione del debito dei Paesi poveri, dalla grazia ai prigionieri alla cura dell’ambiente, fino alla speranza cruciale e centrale della pace, Papa Francesco ha fissato obiettivi ambiziosi e concreti per l’Anno Santo. Ma quali sono i suoi obiettivi per quanto riguarda il governo della Chiesa? Quale Papa e quale Curia stanno entrando in questo Anno Santo?

Innanzitutto, abbiamo un pontificato che sta vivendo la sua transizione finale. Nell’undicesimo anno di pontificato e il secondo dopo la morte di Papa Benedetto XVI, Francesco gioca ora con le carte in tavola e senza alcuna esitazione. All’inizio del suo pontificato, Papa Francesco si è limitato a cambiare l’equilibrio del potere, come è consuetudine, ma ha cercato di non dare l’impressione di una vera rivoluzione.

Una certa continuità ha inizialmente caratterizzato le nomine di Papa Francesco a posizioni chiave della Curia. Ha dato qualche bottino, ma per lo più a posizioni viste da Roma come appartenenti al secondo o terzo livello. In sostanza, tuttavia, Papa Francesco, nella prima fase del suo pontificato, ha per lo più aggirato o cortocircuitato le modalità e gli ordini del governo stabilito, istituendo una Curia informale parallela.

All’inizio, c’erano commissioni (per lo IOR, l’amministrazione e persino due per la comunicazione). C’erano uomini di fiducia in alcune posizioni che sono diventate – sulla carta – stabili con la riforma rivoluzionaria della Curia, ma solo diversi anni dopo l’inizio del regno di Francesco. Grosso modo, cioè in senso lato e generale, Papa Francesco ha fatto in modo che il potere non risiedesse più in un particolare ufficio della Santa Sede, ma vicino al pontefice stesso. Allo stesso tempo, ha preservato per lo più i canali istituzionali, almeno formalmente.

Negli ultimi due anni Papa Francesco ha implementato un paradigma diverso. Con l’arrivo del Cardinale Víctor Manuel Fernández come Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede [QUI], Papa Francesco ha, di fatto, istituzionalizzato concretamente e governato efficacemente il suo stile, il suo modus operandi e le sue idee. Dalla nomina di Fernández, una serie di decisioni governative o paragovernative ha dimostrato un nuovo volto del pontificato.

Per citare alcuni esempi: la Fiducia supplicans [QUI], che ha causato una rivolta compatta di interi episcopati; la riforma del vicariato di Roma, che ha rimosso il potere dal Vicario del Papa e ne ha invece conferito di più al Papa stesso; la nomina del nuovo Vicario tramite proclama, mentre Papa Francesco annunciava il suo nome nell’elenco dei nuovi cardinali; le nomine asimmetriche a capo dei dicasteri; lo smantellamento della Diocesi di Roma, con tre ausiliari inviati alle diocesi periferiche, la scomparsa del settore del centro storico, la nuova formula dei vicari episcopali che hanno sostituito i vescovi ausiliari.

Papa Francesco non ha bisogno di una Curia parallela a questo punto, né di strutture che possano far progredire le sue idee attraverso il tipo di discussione più o meno pubblica, che ha dato, almeno per un po’, una parvenza di collegialità (se non di “democrazia”) alle direttive del Papa stesso.

Anche il Sinodo dei Vescovi, che non è più composto solo da vescovi, è diventato una mera assemblea a cui il Papa dà l’onore di accettare il documento finale e allo stesso tempo il dispiacere di non permettergli di decidere nulla. Quando Papa Francesco si è limitato ad accettare il recente Documento finale dell’ultima Assemblea sinodale, e ne ha ordinato la pubblicazione, non stava rafforzando ma neutralizzando i Padri sinodali. Nel caso qualcuno non avesse le idee chiare, ha tirato fuori la vera e propria Cattedra di Pietro per chiarire.

Papa Francesco entra nell’Anno del Giubileo, quindi, con tutto il peso delle sue responsabilità per ogni scelta. C’è un nuovo Vaticano, con nuovi riti e protocolli nati nell’improvvisazione del pontificato e nella “riforma in corso”. Tutto deve ancora essere decifrato e la completezza delle informazioni è intelligibile solo al Papa. Quindi, entriamo nell’Anno Santo con un governo della Chiesa che non è mai stato così diviso.

Da un lato, c’è la consapevolezza che c’era un assoluto bisogno di riforme, così come c’era bisogno di una scossa in un ambiente ormai saturo di antica logica. Dall’altro lato, però, c’è il profondo rischio di una crisi di identità combinata a una crisi di rifiuto.

Papa Francesco non ha incontrato resistenza alle riforme, almeno all’inizio del suo pontificato. Ha incontrato critiche ma non resistenza. C’era una volta un mondo vaticano entusiasta di servire il nuovo Papa. Questo entusiasmo, in molti casi, è mancato. Papa Francesco entra nell’Anno del Giubileo per ridare entusiasmo e peso al mondo vaticano. È un compito molto difficile, considerando che negli ultimi anni, e in questi ultimi due mesi, ci sono stati provvedimenti che non sono stati resi pubblici e discussi. Arcivescovi sono stati rimandati a casa e costretti a lasciare i loro appartamenti in meno di venti giorni, cardinali non ricevono più le loro pensioni vitalizie senza motivo e maggiordomi sono stati trasferiti all’improvviso.

Papa Francesco riuscirà a guardare dentro la sua Curia o la sua attenzione sarà rivolta solo al mondo esterno?

Mentre scriviamo, sono state pubblicate le anticipazioni dell’ultima autobiografia di Papa Francesco, Spera [*] in occasione dell’88° compleanno del Papa. Questa è la terza autobiografia di Papa Francesco negli ultimi tre anni. Tra i passaggi più impressionanti c’è quello in cui il Papa racconta che in Iraq c’erano due aggressori pronti a mettere in pericolo la sua vita e che entrambi sarebbero stati neutralizzati, uno addirittura fatto saltare in aria. Questa storia racconta che persino la guardia del corpo del Papa ha dovuto uccidere per proteggere il pontefice. Tuttavia, l’impressione che questa storia dà in Ucraina è più complessa. Ci si chiede perché il Papa accetti che le persone uccidano per proteggerlo ma non accetti che l’Ucraina risponda agli attacchi russi per proteggere la propria vita.

Le posizioni del Papa sulla questione sono in effetti più complesse e sfumate, ma è anche vero che il messaggio del Papa ha innescato la reazione. Papa Francesco svilupperà un approccio alla guerra e alla pace che non riguardi solo l’utopia di un cessate il fuoco senza conseguenze? Il Papa chiede una tregua in Terra Santa, in Ucraina e ovunque, e ha ragione perché rispetta la sua missione. Ma il modo in cui la chiede cambia il destino delle guerre e del mondo.

Papa Francesco sarà in grado di dare alla Chiesa la speranza di un Vaticano finalmente non diviso? È più facile a dirsi che a farsi, non da ultimo perché il Vaticano è un villaggio e perché lo stesso Papa Francesco divide le persone in due categorie: coloro che sono con lui e coloro che sono contro di lui. Infine, Papa Francesco saprà dare speranza a chi è stato processato in Vaticano? Saprà garantire un processo equo e giusto? Nel caso del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato [QUI], non è stato così. Il Papa è intervenuto quattro volte e la sentenza individua addirittura reati specifici senza una fattispecie specifica del reato stesso (ad esempio, appropriazione indebita contestata, pur ammettendo che non ci fossero guadagni personali). L’appello degli imputati dovrebbe iniziare proprio durante il Giubileo. Gli imputati riusciranno a trovare giustizia?

Queste sono alcune delle sfide che il Papa sta affrontando.

Attendiamo lo storico viaggio di Papa Francesco, a maggio dell’anno prossimo, a Nicea per commemorare il 1700° anniversario del primo concilio ecumenico. E lì, durante quel viaggio, in quell’atmosfera ecumenica, potremmo renderci conto che la transizione di Papa Francesco è finita. Da uomo di governo con una mentalità politica raffinata, a leader maximo della Chiesa. Come era nelle sue intenzioni fin dall’inizio.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

[*] «Per volontà di Papa Francesco questo eccezionale documento avrebbe dovuto in un primo momento vedere la luce solo dopo la sua morte. Ma il nuovo Giubileo della Speranza e le esigenze del tempo lo hanno risolto a diffondere ora questa preziosa eredità. Spera è la prima autobiografia mai pubblicata da un Papa nella storia. Un’autobiografia completa, la cui stesura ha impegnato gli ultimi sei anni, che procede dai primi del Novecento, con le radici italiane e l’avventurosa emigrazione in America Latina degli avi, per svilupparsi attraverso l’infanzia, gli entusiasmi e i turbamenti della giovinezza, la scelta vocazionale, la maturità, fino a coprire l’intero pontificato e il tempo presente. Nel raccontare con intima forza narrativa le sue memorie (non tralasciando affatto le proprie passioni), Francesco affronta senza alcuna dissolvenza anche i nodi cruciali del pontificato e sviluppa con coraggio, schiettezza e profezia i più importanti e dibattuti temi della nostra contemporaneità: guerra e pace (compresi i conflitti in Ucraina e Medio Oriente), migrazioni, crisi ambientale, politica sociale, condizione femminile, sessualità, sviluppo tecnologico, futuro della Chiesa e delle religioni. Ricco di rivelazioni, di aneddoti, di illuminanti riflessioni, un memoir emozionante e umanissimo, commovente e capace di umorismo, che rappresenta il “romanzo di una vita” e al tempo stesso un testamento morale e spirituale destinato ad affascinare i lettori di tutto il mondo e a incarnare il suo lascito di speranza per le generazioni future» (Mondadori).

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