Può un magistrato indagato per favoreggiamento alla mafia emettere sentenze in nome del Papa?
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 12.11.2024 – Vik van Brantegem] – La sera dell’8 novembre 2024 nella puntata di FarWest, il programma di approfondimento d’attualità in onda settimanalmente in prima serata su Rai3, abbiamo sentito il conduttore Salvo Sottile con Carmine Gazzanni, David Chierchini e Claudia Carotenuto, e con Riccardo Lo Verso, Antonio Ingroia, Peter Gomez, Filippo Facci e Francesco Rende. Loro non sono rimasti zitti. Loro non hanno taciuto. Loro non sono complici. Il loro parlare è uno schiaffo nelle facce di bronzo di tutti coloro che tacciono, in primis i vaticanisti da velina avvelenata, calunniosa e bugiarda.
FarWest – Puntata dell’8 novembre 2024 – La strage di via d’Amelio e le ombre che ancora insistono sulla morte di Paolo Borsellino, alla luce delle recenti rivelazioni sul dossier “mafia-appalti”, sono al centro del nuovo appuntamento con FarWest. A 32 anni dalla morte del magistrato siciliano, simbolo con Giovanni Falcone della lotta alla mafia, la verità è ancora lontana. Il racconto di Salvo Sottile cerca di fare luce partendo da quella che lo stesso Borsellino definì “un nido di vipere”, la Procura di Palermo. La pista del discusso dossier “mafia-appalti”, rimasta in secondo piano per decenni e di recente rivalutata dalla Commissione Antimafia e dalla nuova inchiesta della Procura di Caltanissetta [QUI].
«A 32 anni dalla strage di via d’Amelio, sono ancora molte le ombre sulla strage di via D’Amelio che provocò la morte del giudice Paolo Borsellino e di 5 agenti della sua scorta. Resta dunque la domanda: chi ha tradito Paolo Borsellino e perché? Questa sera va in onda un’inchiesta a cui tengo molto, frutto di un enorme lavoro di squadra, che cerca di rispondere a questa domanda partendo da quella che lo stesso Borsellino definì “un nido di vipere”: la Procura di Palermo. Il nostro lavoro prova ad accendere un faro sul discusso dossier “Mafia e Appalti”. E, soprattutto, sulla nuova indagine della Procura di Caltanissetta che ha messo sotto indagine un generale della guardia di finanza e due dei più noti magistrati d’Italia, Giacchino Natoli e Giuseppe Pignatone. Piccolo spoiler: abbiamo chiesto conto a tutti loro» (Carmine Gazzanni).
«La sera dell’8 novembre abbiamo visto tre importanti magistrati – Giuseppe Pignatone, Gioacchino Natoli e Roberto Scarpinato – scappare vilmente e ridicolmente, con guardie del corpo e auto blu, davanti al microfono di un giornalista che li ha colti di sorpresa. Il primo è il Presidente del Tribunale vaticano, che ha diretto il processo farsa montato per condannare il Cardinal Becciu. Il secondo è indagato dalla Procura di Caltanissetta, con lo stesso Pignatone, per favoreggiamento alla mafia. Il terzo è stato intercettato mentre telefonava (30 volte!) con Natoli, poco prima di doverlo interrogare in Commissione antimafia: scandaloso conflitto di interessi. Il Cardinal Becciu, nella stessa situazione, rispondeva alle domande del giornalista. Se una persona ha la coscienza pulita non scappa, neanche da situazioni scomode» (Andrea Paganini).
Le collusioni dei magistrati di Palermo con gli autori e i mandanti delle stragi sono evidenti. È provato che fosse Arnaldo La Barbera a gestire il falso pentito Vincenzo Scarantino. Nonostante le molte prove della sua estraneità ben 15 giudici di Palermo hanno finto di non accorgersi che Scarantino era manovrato.
Fin dove si è infiltrata la mafia? In Italia e in Vaticano. Giuseppe Pignatone, Presidente del Tribunale vaticano che emette sentenze in nome del Papa, è indagato sul filone del gravissimo reato di “favoreggiamento alla mafia”. Da questo filone parte un’eventuale connessione con la strage di via D’Amelio, dove sono stati ucciso il giudice Paolo Borsellino e i 5 poliziotti della scorta.
Di seguito offriamo alcuni stralci dalla puntata dell’8 novembre 2024 di FarWest, selezionati dal curatore della Rassegna Stampa sul “Caso Becciu” Andrea Paganini [QUI].
«Chi uccise veramente Paolo Borsellino? Come mai per Borsellino la procura di Palermo era “un nido di vipere”? Che ruolo ebbe l’inchiesta mafia-appalti? E soprattutto: come può un magistrato indagato per favoreggiamento alla mafia, Giuseppe Pignatone, emettere sentenze in nome del Papa?»
Cos’hanno da nascondere gli ex magistrati di Palermo?
«Quando tu sai che c’era una questione di appartamenti e di case che erano stati acquistati (dalla famiglia Pignatone) proprio da questi imprenditori mafiosi, uno si fa delle domande» (Peter Gomez).
«Stiamo parlando della distruzione di bobine che riguardano anche un duplice omicidio: non si può neanche sostenere che stiamo parlando di “sciocchezze”, (ma) di un’indagine che comunque vollero fermare. Dai, parliamoci chiaro!» (Filippo Facci).
È normale che addirittura si disponga la distruzione dei brogliacci?
«Beh, questo non solo non è normale, ma potrei dire sospetto, perché mi sembra superfluo. Poi, da quello che abbiamo letto sui giornali, sembra che sia stata un’aggiunta successiva, scritta a mano; quindi diciamo che gli elementi di sospetto si moltiplicano» (Antonio Ingroia).
È stato Giuseppe Pignatone, allora strettissimo collaboratore di Pietro Giammanco, a ordinare la distruzione dei brogliacci, e quindi a insabbiare le indagini? La grafia è «assolutamente compatibile» (Francesco Rende). Come mai il brogliaccio non riporta le informazioni riguardanti l’aggiustamento del processo per omicidio a carico del costruttore mafioso Francesco Bonura?
Davanti ai magistrati di Caltanissetta Pignatone si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Paolo Borsellino: quali interessi aveva scoperto? Chi ordinò l’archiviazione con la smagnetizzazione delle bobine e la distruzione dei brogliacci? C’entrano Gioacchino Natoli e Giuseppe Pignatone?
«Andiamo dal perito calligrafico e scopriamo che a disporre la distruzione anche dei brogliacci era Pignatone, che era un braccio destro di Giammanco ed era un magistrato molto ben rinomato oggi, ma di cui Falcone nei suoi diari non parlava troppo bene» (Peter Gomez).
Siamo andando verso l’Anno Santo 2025 e ciononostante nello Stato della Città del Vaticano il Presidente del Tribunale, Giuseppe Pignatone, continua a godere della massima stima e fiducia da parte del Sovrano con potere assoluto legislativo, esecutivo, giudiziario e mediatico, Papa Francesco. Il Cardinale Giovanni Angelo Becciu venne cacciato per molto meno e senza nemmeno un avviso di garanzia.
La verità deve venire a galla e la giustizia dev’essere pulita, anche in Vaticano, e in questo Giubileo Ordinario 2025 deve vincere la verità, la giustizia, la carità e la misericordia.
«E conoscerete la verità,
e la verità vi farà liberi»
(Gv 8,32).
È importante, sui passi di Santa Caterina da Siena, a distanza di 644 anni dalla sua morte, cercare soprattutto la verità. La ricerca della verità, anche se scomoda, é un dovere civico oltre che precetto del buon Cristiano. Gesù nel Vangelo secondo Giovanni (8,32) dice et cognoscetis veritatem, et veritas liberabit vos (e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi). Una volta fatti liberi, dobbiamo rendere nota la verità e esigere che vengano assunte le conseguenze nella giustizia, nella carità e nella misericordia.
Caterina, di umili origini, durante la sua missione, scrisse a poveri e potenti, a religiosi, condottieri e papi. Le sue Lettere fanno risuonare l’eco appassionato dell’impegno della giovane senese che, in obbedienza all’invito di Cristo, impegna tutte le sue energie per ravvivare la vita della Chiesa e correggerne i costumi e quelli dell’epoca. Legate certamente alle condizioni storiche del tempo, le Lettere sono riconosciute come un’opera di intensa carica spirituale, dottrinale e sociale, ma anche di una attualità dirompente.
In una Lettera, datata intorno alla seconda metà del 1375, Santa Caterina scrive ad un prelato anonimo:
«Avete taciuto abbastanza.
È ora di finirla di stare zitti!
Gridate con centomila lingue.
Io vedo che a forza di silenzio
il mondo è marcito»
(Santa Caterina da Siena, 1375).
Il silenzio che Santa Caterina denuncia non è solo una mancanza di parole, ma una complicità passiva di fronte al male e al decadimento delle coscienze. In poche righe esprime un dolore e un impegno per salvare le anime da un mondo definito con un termine che è duro da ascoltare e da accettare: marcito (diventato marcio, andato in putrefazione, guasto, avariato). Una esortazione molto intensa, una denuncia, come diremmo oggi, per vivere la nostra vita nel rispetto della verità e della giustizia.
Di fronte al marcire del mondo e della vita della Chiesa, colpisce il complice silenzio di troppi vaticanisti, che hanno voce solo per passare le veline della Direzione editoriale del Dicastero per le Comunicazione, quindi sono senza più voce.
Chi griderà se sono i giornalisti i primi che tacciono, si adeguano, si rassegnano a passare veline calunniose che sono un’offesa della verità, della giustizia e della carità.
In fondo chi è il giornalista se non colui che esce dagli schemi, colui che sa liberarsi da peso della cultura dominante, che sa vivere in proprio rompendo con tutte le convenzioni, le ipocrisie, le gabbie di normalità che gravano come macigni su tutte le società e sulla vita della Chiesa?
Se tacciono i giornalisti, tace la vita, perché la vita stessa è tutta un esprimersi. La morte non si esprime più. Che ne sarà della vita, se coloro che dovrebbero comunicare la verità, la giustizia e la carità, non alzano la loro voce per chi soffre, per chi non ha alcuna ragione di essere condannato essendo innocente?
Egregi vaticanisti alla Corte della Domus Sanctae Marthae. È ora di finirla di stare zitti. Il silenzio è omertà. Il silenzio è complice. Gridate la verità per non essere complice della menzogna e della ingiustizia, proclamate nel nome del Sovrano Assoluto.
Chi non rimane in silenzio, non manca certo di parresia, un valore che emerge nei contesti di disparità, quando chi non tace mette in conto ripercussioni – addirittura fino alla morte – da parte dei poteri costituiti. Non è il coraggio del singolo, è tutta una comunità di credenti a dover sostenere la parresia di coloro che non stanno zitti.
Perché nessuno venga poi a dire “non l’ho saputo”
- Vatican Reporting – Tutti gli articoli pubblicati da Andrea Gagliarducci su ACI Stampa riguardanti il processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato [QUI]
- Rassegna Stampa sul “Caso Becciu” – A cura di Andrea Paganini [QUI]
- Indice – Caso 60SA – Tutti gli articoli sul processo contro il Cardinale Giovanni Angelo Becciu sul Blog dell’Editore/Korazym.org [QUI]