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Nella Giornata di preghiera per le vocazioni suor Raffaella Spiezio invita a coniugare preghiera e carità

“In questa LXII Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, desidero rivolgervi un invito gioioso e incoraggiante ad essere pellegrini di speranza donando la vita con generosità. La vocazione è un dono prezioso che Dio semina nei cuori, una chiamata a uscire da sé stessi per intraprendere un cammino di amore e di servizio. Ed ogni vocazione nella Chiesa (sia essa laicale o al ministero ordinato o alla vita consacrata) è segno della speranza che Dio nutre per il mondo e per ciascuno dei suoi figli”: così scriveva papa Francesco nel messaggio ‘Pellegrini di speranza: il dono della vita’ in occasione della 62^ Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, in programma 11 maggio.

Da questo inizio del messaggio abbiamo dialogato con la ‘Figlia di Carità’ di san Vincenzo de’ Paoli, suor Raffaella Spiezio, responsabile della comunità ‘Casa Papa Francesco’ di Quercianella a Livorno, è una comunità educativa a dimensione familiare nata nel 2015 da un’intuizione delle ‘Figlie della Carità’ in collaborazione con la Caritas diocesana, che accoglie bambini fino a 16 anni, progettata e realizzata pensando al bene dei bambini, valorizzando il contatto con la natura e predisponendo ampi spazi all’aperto per i momenti di gioco e di fraternità.

Per quale motivo in questa giornata il papa rivolge l’invito ad essere pellegrini di speranza?

“Da molto tempo la domenica del Buon Pastore è dedicata alla giornata delle vocazioni. Questo anno si inserisce in una cornice speciale, perché è all’interno dell’anno del giubileo. Per tale motivo Papa Francesco ci ha invitati ad essere pellegrini Speranza, per ricordarci che la nostra vita si realizza in un cammino e nella ricerca della felicità che il Signore a pensato per ognuno di noi. La vocazione cristiana – in tutte le sue forme, dal sacerdozio alla vita consacrata, fino alla vocazione laicale e familiare – è sempre una risposta a una chiamata che porta luce, senso, fiducia e speranza. Essere pellegrini per mettersi in cammino con fiducia; testimoniare il Vangelo con la vita, diventando segno concreto di speranza nel mondo; accogliere la propria vocazione come un dono a servizio degli altri”.

Perchè papa Francesco nel messaggio si è rivolto proprio ai giovani con l’invito ad essere ‘protagonisti’ nel cammino vocazionale?

“Papa Francesco aveva sempre creduto molto nei giovani ed aveva chiesto loro sempre di essere protagonisti nel loro cammino, mettendosi in gioco e donando la propria con coraggio e libertà. Donare la loro vita soprattutto nel servizio ai piccoli e agli ultimi. Il papa aveva fiducia che i giovani erano capaci di saper ascoltare la chiamata di Dio e di poter rispondere in modo creativo e concreto.

Inoltre incoraggiava i giovani a ‘svegliare il mondo’, a ‘sognare in grande’ ed ad essere ‘coraggiosi cercatori di senso’. In un’epoca segnata da incertezze, conflitti e crisi di senso, i giovani sono chiamati a testimoniare con la loro vita che seguire Cristo è fonte di gioia e speranza”.

In quale modo è possibile discernere il proprio cammino vocazionale?

“Atteggiamento necessario per discernere la propria vocazione è innanzitutto avere il cuore e la mente aperta e disponibile. E’ necessario mettersi in ascolto della Parola di Dio, della vita così come si presenta e di una guida spirituale. Ci sono degli strumenti concreti che possono aiutare nel cammino e sono: la direzione spirituale, che vuol dire essere accompagnati da una persona di fede che ci aiuti a rileggere la nostra vita quotidiana alla luce della Parola di Dio. Nessuno può discernere da solo.

Esperienze di servizio: è importante e necessario conoscere sé stessi nel servizio e nel dono agli altri. Ciò avviene attraverso la vita comunitaria: vivere e condividere nella fraternità il proprio cammino, la propria ricerca di felicità, il proprio bisogno profondo di relazione. Ma è fondamentale una preghiera personale e comunitaria. Tutto questo facendo dei piccoli passi ogni giorno, affidandosi al Signore della vita e a chi ci mette accanto nel cammino”.

Cosa vuol dire compiere un cammino di discernimento?

“Significa intraprendere un percorso interiore, personale e spirituale… E’ un mettersi in ricerca della volontà di Dio per fare delle scelte autentiche, libere, belle e responsabili. Papa Francesco ha insistito molto nel dire che è un mettersi in ascolto dello Spirito Santo, non è una ricetta pronta ma è una dinamica di vivere”.

In quale modo è possibile coniugare preghiera e carità?

“Per noi ‘Figlie della Carità’ coniugare queste due dimensioni vuol dire vivere una fede concreta, è contemplare Cristo nel povero, amarlo con tenerezza… La preghiera è sempre abitata dalla storia dei poveri, non è mai una preghiera intimistica. San Vincenzo De’ Paoli diceva ‘non mi basta amare Dio se il mio prossimo non lo ama’. La preghiera si fa sempre azione, diventa contemplazione. 

San Vincenzo De’ Paoli inoltre diceva che a volte era necessario ‘lasciare Dio per Dio’ lasciare la preghiera per ritrovarlo nella vita dei piccoli e nei fragili perché lì c’è Dio come meditiamo nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo”.

‘Abbiate un cuore grande che nulla trova difficile per amore di Dio’, scriveva santa Luisa de Marillac: allora tutto è facile?

“Non è facile ma questa frase dice che l’amore rende possibile anche ciò che sembra impossibile. La ricerca della propria vocazione non è una strada senza fatica, ostacoli o dubbi ma non è questo ciò che è importante ma è la ricerca di una vita da vivere in pienezza donata a Dio per gli altri.

San Vincenzo e santa Luisa hanno vissuto in un’epoca particolare, dove i poveri se trovati a chiedere aiuto venivano messi nelle carceri. Non c’era posto per loro da nessuna parte. San Vincenzo è stato il rivoluzionario della Carità. Mettersi al servizio del fratello allarga il cuore. Tutto cambia quando ci fidiamo di Dio e si sceglie di amare. Chi dona la sua vita con coraggio: nel cuore del povero troverà il sogno di Dio per se e per il mondo la speranza”.