Tag Archives: reliigione
La Comunità di Sant’Egidio invita tutti a Parigi ad ‘imaginer la paix’

Fino a martedì 24 settembre la Comunità di Sant’Egidio invita i leaders delle religioni ed i rappresentanti degli Stati a Parigi per partecipare all’Incontro internazionale ‘Imaginer la Paix – Imagine Peace’: “In un momento di grave crisi mondiale, per i tanti conflitti in corso, come in Ucraina ed a Gaza, e il rischio di un loro allargamento a livello globale, la Comunità di Sant’Egidio promuove, insieme all’arcidiocesi di Parigi, l’Incontro internazionale ‘Imaginer la Paix – Imagine Peace’. Per tre giorni dall’Europa e da altri continenti, si darà appuntamento nella capitale francese un ‘popolo della pace’ di diverse generazioni, con l’obiettivo di confrontarsi e di far sentire la propria voce, quella di chi non si rassegna di fronte alle troppe vittime innocenti, alle migliaia di sfollati e alle devastazioni provocate dalla guerra”.
Partendo da questo invito della Comunità di Sant’Egidio e della diocesi di Parigi a partecipare all’incontro internazionale per la pace, che si svolgerà a Parigi, chiediamo allo storico Roberto Morozzo della Rocca, docente di storia contemporanea all’Università ‘Roma Tre’, se è ancora possibile immaginare la pace: “Certamente la pace non è solo immaginabile ma anche indispensabile per poter vivere. Oggi chi vuole la pace viene deriso da politici e opinionisti come ingenuo se non addirittura come complice di asseriti nemici. Al contrario, il pacifismo è profondamente realista perché si basa sulla conoscenza della guerra, fenomeno orribile e disumano”.
In un mondo in guerra è possibile continuare la strada del dialogo?
“Vi sono poteri forti che non vogliono il dialogo ma solo lo schiacciamento dei loro presunti competitori e nemici. Tuttavia il dialogo esiste, continua e non ha alternative se non la distruzione bellica. I due principali scenari di guerra attuali, Ucraina-Russia e Israele-Palestina, sembrano animati da contendenti disposti a combattere fino all’ultimo sangue, quasi preferiscano l’annientamento a qualsiasi compromesso. Concepiscono soltanto la sconfitta dell’avversario. Ed hanno alleati esterni che la pensano come loro e su questo hanno per così dire messo in gioco la loro faccia e il loro prestigio. Apparentemente non esistono soluzioni strategiche. Ma il dialogo può fare miracoli in quanto si sottrae all’orgoglio dei politici e alla dogmatica dei propagandisti, si rivolge ad esseri umani con le loro fragilità e i loro dubbi e si svolge faccia a faccia”.
L’Europa ha ancora un ruolo nella ‘costruzione’ della pace?
“Potrebbe averlo facilmente se solo avesse una classe dirigente di livello, capace magari di ricordare lutti e rovine della seconda guerra mondiale, da cui ha preso le mosse lo stesso progetto di integrazione europea. Oggi la classe dirigente europea appare molto modesta, esprime istintivi protagonismi soggettivi, inconfessati risentimenti nazionalisti, frenesie belliciste che mascherano povertà di visione e mancanza di responsabilità. Rimpiango Angela Merkel e altri prima di lei, capaci in varia misura di diplomazia, ascolto, magnanimità, comprensione delle ragioni altrui, senza manicheismi”.
Quale ruolo hanno le fedi per coltivare la pace?
“Le comunità religiose e i loro esponenti sono fondamentali per custodire la pace che sta al cuore dei loro libri sacri o per meglio dire della rivelazione divina variamente manifestata, a cui si rifanno. Beninteso questo vale se non subiscono il traino e il fascino delle culture secolari quali che siano, culture che oggi tendono a esaltare l’aggressività, l’insulto, le armi. Non è facile per gli uomini di religione smarcarsi dalla cultura circostante, dalla pressione del mainstream, dallo Zeitgeist”.
Nel 1986 papa san Giovanni Paolo II sottolineava la necessità di pregare per la pace: in un mondo in guerra quale valore ha la preghiera?
“Enorme. Noi pensiamo istintivamente di essere i protagonisti della storia, di plasmarla, di finalizzarla. Siamo prometeici. Ma le Scritture ci fanno capire ad ogni pagina che la terra è di Dio e che il Signore determina la storia. Noi non siamo soli con noi stessi, preda delle nostre passioni, e sappiamo, per averlo sperimentato almeno qualche volta nella vita, che solo il timore di Dio può darci pace. Chi prega crea pace, e Dio ne ascolta la preghiera tanto più se insistente”.
Dopo 38 anni di incontri lo ‘spirito’ di Assisi è ancora vivo?
“Il dialogo interreligioso ha compiuto progressi enormi in questi decenni. Parliamo di un dialogo quasi inesistente in passato che oggi è praticato da tanti. Lo spirito di Assisi è spirito di pace, quella pace disprezzata dai vertici politici delle potenze ma agognata dai popoli. Difficile trovare qualcosa di più corrispondente ai desideri della stragrande maggioranza dell’umanità”.