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Papa Leone XIV auspica una data comune per la Pasqua

“Porgo un caloroso benvenuto a tutti voi, che partecipate al Simposio Nicea e la Chiesa del terzo millennio: verso l’unità cattolico-ortodossa, organizzato congiuntamente da Œcumenicum (l’Istituto di Studi Ecumenici dell’Angelicum) e dall’Associazione Teologica Ortodossa Internazionale. In modo speciale saluto i rappresentanti delle Chiese Ortodosse e Ortodosse Orientali, molti dei quali mi hanno onorato con la loro presenza alla Messa di inaugurazione del mio Pontificato”: con tali parole papa Leone XIV  ha salutato i partecipanti al Simposio Ecumenico dedicato al 1700° Anniversario del Concilio di Nicea, sul tema ‘Nicea e la Chiesa del Terzo Millennio: Verso l’Unità Cattolico-Ortodossa’, che si chiude oggi all’Università Pontificia San Tommaso d’Aquino – Angelicum.

Scusandosi per il ritardo il papa ha sottolineato che il Concilio niceno apre uno sguardo sul futuro dei rapporti tra le Chiese: “Il Concilio di Nicea non è solo un evento del passato, ma una bussola che deve continuare a guidarci verso la piena unità visibile dei cristiani. Il Primo Concilio Ecumenico è fondamentale per il cammino comune che cattolici e ortodossi hanno intrapreso insieme dal Secondo Concilio Vaticano. Per le Chiese orientali, che commemorano la sua celebrazione nel loro calendario liturgico, il Concilio di Nicea non è semplicemente un Concilio tra gli altri o il primo di una serie, ma il Concilio per eccellenza, che ha promulgato la norma della fede cristiana, la confessione di fede dei 318 Padri”.

Ed ha sottolineato i tre temi messi a fuoco dal simposio, di cui il primo consiste in una visione nuova dei problemi: “Sono convinto che ritornando al Concilio di Nicea e attingendo insieme a questa sorgente comune, saremo in grado di vedere in una luce diversa i punti che ancora ci separano. Attraverso il dialogo teologico e con l’aiuto di Dio, otterremo una migliore comprensione del mistero che ci unisce. Celebrando insieme questa fede nicena e proclamandola insieme, avanzeremo anche verso il ripristino della piena comunione tra noi”.

Il secondo nodo riguarda la sinodalità: “Il Concilio di Nicea ha inaugurato un cammino sinodale per la Chiesa da seguire nella gestione delle questioni teologiche e canoniche a livello universale. Il contributo dei delegati fraterni delle Chiese e delle comunità ecclesiali dell’Oriente e dell’Occidente al recente Sinodo sulla sinodalità, tenutosi qui in Vaticano, è stato uno stimolo prezioso per una maggiore riflessione sulla natura e sulla pratica della sinodalità… Spero che la preparazione e la commemorazione congiunta del 1700° anniversario del Concilio di Nicea saranno un’occasione provvidenziale”.

Infine il papa ha messo in evidenza la Pasqua: “Come sappiamo, uno degli obiettivi del Concilio di Nicea era quello di stabilire una data comune per Pasqua al fine di esprimere l’unità della Chiesa in tutta l’oikoumene. Purtroppo, le differenze nei rispettivi calendari non permettono più ai cristiani di celebrare insieme la festa più importante dell’anno liturgico, causando problemi pastorali all’interno delle comunità, dividendo le famiglie e indebolendo la credibilità della nostra testimonianza del Vangelo. Sono state proposte diverse soluzioni che consentirebbero ai cristiani, rispettando il principio di Nicea, di celebrare insieme la ‘Festa delle Feste’.

In quest’anno, quando tutti i cristiani hanno celebrato la Pasqua nello stesso giorno, vorrei riaffermare la disponibilità della Chiesa Cattolica alla ricerca di una soluzione ecumenica che favorisca una celebrazione comune della resurrezione del Signore e, di conseguenza, dia maggiore forza missionaria alla nostra predicazione del nome di Gesù e della salvezza che nasce dalla fede nella verità salvifica del Vangelo”.

Ed ha concluso l’incontro di vigilia della Pentecoste con una preghiera per l’unità dei cristiani: “Fratelli e sorelle, in questa vigilia di Pentecoste, ricordiamo che l’unità cui i cristiani aspirano non sarà principalmente il frutto dei nostri sforzi, né sarà realizzata attraverso modelli o schemi prestabiliti. Piuttosto, l’unità sarà un dono ricevuto ‘come Cristo vuole e con i mezzi che Egli vuole’, attraverso l’azione dello Spirito Santo. Perciò in questo momento vorrei invitarvi ad alzarvi tutti e insieme possiamo pregare implorando dallo Spirito il dono dell’unità.

La preghiera che reciterò invoca l’unità dello Spirito ed è tratta dalla tradizione orientale: O Re Celeste, Consolatore, Spirito di Verità che sei ovunque e riempi ogni cosa; Tesoro di Benedizioni e Datore di vita, vieni e dimora in noi, purificaci da ogni impurità e salva, Benigno, le nostre anime”.

(Foto: Santa Sede)