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Papa Francesco: Gesù Cristo è la speranza

“Preghiamo per la pace, non dimentichiamo la gente che soffre per la guerra, la Palestina, Israele, tutti coloro che stanno soffrendo, Ucraina, Myanmar, non dimentichiamo di pregare per la pace, chiediamo al Principe della pace, il Signore, che ci dia la pace nel mondo, la guerra sempre è una sconfitta”: come in ogni udienza generale anche in questa odierna papa Francesco ha rivolto un appello a pregare per la pace, ripetendo l’appello anche nella lingua polacca con l’invito a “continuare a ricordare soprattutto i poveri, le persone sole, le vittime delle alluvioni e le sorelle e i fratelli dell’Ucraina”.
Mentre in lingua italiana ha sottolineato il valore del Natale: “Il Natale è ormai vicino e amo pensare che nelle vostre case ci sia il presepe: questo elemento importante della nostra spiritualità e della nostra cultura è un modo suggestivo per ricordare Gesù che è venuto ad abitare in mezzo a noi”. Ed ai fedeli di lingua francese ha chiesto di pregare per la popolazione colpita dal ciclone:
“Esprimo la mia vicinanza a tutti gli abitanti dell’arcipelago di Mayotte devastato da un ciclone e assicuro loro le mie preghiere. Dio conceda il riposo a coloro che hanno perso la vita, l’assistenza necessaria a quanti sono nel bisogno e il conforto alle famiglie che sono state colpite. Il recente viaggio in Corsica, dove sono stato accolto così calorosamente, mi ha particolarmente colpito per il fervore della gente, dove la fede non è un fatto privato, e per il numero di bambini presenti: una grande gioia e una grande speranza!”
Papa Francesco, nell’udienza generale che prepara al Natale, ha iniziato una nuova catechesi sulla speranza, che si svilupperà nell’Anno Giubilare, ‘Gesù Cristo nostra speranza’; oggi ha meditato sul tema: ‘L’infanzia di Gesù – Genealogia di Gesù’: “I Vangeli dell’infanzia raccontano il concepimento verginale di Gesù e la sua nascita dal grembo di Maria; richiamano le profezie messianiche che in Lui si compiono e parlano della paternità legale di Giuseppe, che innesta il Figlio di Dio sul ‘tronco’ della dinastia davidica.
Ci è presentato Gesù neonato, bambino e adolescente, sottomesso ai suoi genitori e, nello stesso tempo, consapevole di essere tutto dedito al Padre e al suo Regno. La differenza tra i due Evangelisti è che mentre Luca racconta gli eventi con gli occhi di Maria, Matteo lo fa con quelli di Giuseppe, insistendo su una paternità così inedita”.
In questa catechesi il papa ha sottolineato l’importanza della genealogia di Gesù: “Appare poi la verità della vita umana che passa da una generazione all’altra consegnando tre cose: un nome che racchiude un’identità e una missione uniche; l’appartenenza a una famiglia e a un popolo; e infine l’adesione di fede al Dio d’Israele.
La genealogia è un genere letterario, cioè una forma adatta a veicolare un messaggio molto importante: nessuno si dà la vita da sé stesso, ma la riceve in dono da altri; in questo caso, si tratta del popolo eletto e chi eredita il deposito della fede dei padri, nel trasmettere la vita ai figli, consegna loro anche la fede in Dio”.
In questa genealogia si inseriscono anche le donne: “Diversamente però dalle genealogie dell’Antico Testamento, dove appaiono solo nomi maschili, perché in Israele è il padre a imporre il nome al figlio, nella lista di Matteo tra gli antenati di Gesù compaiono anche le donne. Ne troviamo cinque: Tamar, la nuora di Giuda che, rimasta vedova, si finge prostituta per assicurare una discendenza a suo marito;
Racab, la prostituta di Gerico che permette agli esploratori ebrei di entrare nella terra promessa e conquistarla; Rut, la moabita che, nel libro omonimo, resta fedele alla suocera, se ne prende cura e diventerà la bisnonna del re Davide; Betsabea, con cui Davide commette adulterio e, dopo aver fatto uccidere il marito, genera Salomone; e infine Maria di Nazaret, sposa di Giuseppe, della casa di Davide: da lei nasce il Messia, Gesù”.
Ed ha sottolineato la loro condizione di ‘straniere’: “Le prime quattro donne sono accomunate non dal fatto di essere peccatrici, come a volte si dice, ma di essere straniere rispetto al popolo d’Israele… Mentre le quattro donne precedenti sono menzionate accanto all’uomo che è nato da loro o a colui che l’ha generato, Maria, invece, acquista particolare risalto: segna un nuovo inizio, è lei stessa un nuovo inizio, perché nella sua vicenda non è più la creatura umana protagonista della generazione, ma Dio stesso”.
Infine ha sottolineato che Maria ha generato Gesù, che è il tratto ‘coniugante’ tra ‘stranieri’ ed israeliti: “Lo si vede bene dal verbo ‘è nato’: ‘Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo’. Gesù è figlio di Davide, innestato da Giuseppe in quella dinastia e destinato ad essere il Messia d’Israele, ma è anche figlio di Abramo e di donne straniere, destinato quindi ad essere la ‘Luce delle genti’ ed il ‘Salvatore del mondo’… Vero Dio e vero uomo”.
(Foto: Santa Sede)