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Papa Francesco è rientrato a Roma: uccidere e respingere sono contro la vita
Il volo di rientro da Singapore ha fatto scalo all’aeroporto di Fiumicino alle ore 18.46 di ieri e subito, papa Francesco ha ringraziato la Vergine Maria nella basilica di santa Maria Maggiore per il viaggio apostolico appena concluso, come è stato scritto sul canale Telegram della Sala Stampa vaticana: “Papa Francesco si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dove ha sostato in preghiera davanti all’icona della Vergine Salus Populi Romani. Quindi, al termine della visita, ha fatto rientro in Vaticano”.
Nella conferenza stampa ‘aerea’ papa Francesco ha ringraziato i giornalisti, prima di rispondere alle loro domande: “Prima di tutto voglio ringraziare tutti voi per questo lavoro, per questa compagnia nel viaggio, che per me è molto importante. Poi, io vorrei congratularmi con la ‘decana’, perché Valentina Alazraki fa il 160° viaggio, con questo! Io non le dirò che deve andare in pensione, ma che continui così!”
Molte sono state le domande ed anche molto complesse, tanto da richiedere più risposte, ma ad una domanda su aborto e deportazione di massa di migranti, il papa è stato molto chiaro, in quanto si tratta di due atti “contrari alla vita, sia quello che butta via i migranti, sia quello che uccide i bambini. Ambedue sono contro la vita. Sia chiaro, sia mandare via i migranti, sia non dare ai migranti capacità di lavorare, non dare ai migranti accoglienza è un peccato grave. Nell’Antico Testamento si parla dell’orfano, della vedova e dello straniero, cioè il migrante. Sono i tre che il popolo di Israele deve custodire. Chi non custodisce il migrante manca. La migrazione è un diritto, è un diritto che c’è nella Scrittura. nell’Antico Testamento c’era.
L’aborto è uccidere un essere umano. Ti piace la parola, non ti piace … ma è uccidere. La Chiesa non è chiusa perché non permette l’aborto. La Chiesa non permette l’aborto perché uccide. È un assassinio. E questo dobbiamo avere le idee chiare. Mandare via i migranti è una cosa brutta, è cattiveria lì. Mandare via un bambino dal seno della mamma è un assassinio perché c’è vita. In queste cose dobbiamo parlare chiaro. Nella morale politica, in genere, si dice che non votare è brutto, non è buono. Si deve votare. E si deve scegliere il male minore. Chi è il male minore, quella signora o quel signore? Non so, ognuno in coscienza pensi e faccia questo”.
Però le prime domande vertevano sul viaggio apostolico, specialmente a riguardo dell’ultima tappa a Singapore: “Prima di tutto, io non mi aspettavo di trovare Singapore così. Dicono che la chiamano la New York dell’Oriente: un Paese sviluppato, pulito, gente educata, la città con grattacieli grandi e anche una grande cultura interreligiosa. L’incontro interreligioso che ho avuto alla fine è stato un modello, un modello di fratellanza. Poi ho visto anche, già parlando dei migranti, i grattacieli per gli operai. I grattacieli lussuosi e gli altri sono ben fatti e puliti, e questo mi è piaciuto tanto.
Io non ho sentito che ci sia una discriminazione, non ho sentito. Mi ha colpito la cultura. Con gli studenti, per esempio, l’ultimo giorno: sono rimasto colpito dalla cultura. Il ruolo internazionale: ho visto che la prossima settimana c’è una ‘Formula Uno’, credo… Il ruolo internazionale è di una capitale che attira le culture e questo è importante. È una grande capitale. Io non mi aspettavo di trovare una cosa del genere”.
Eppoi un chiarimento sulla presenza dei coccodrilli a Timor Est, se era un riferimento alle sette: “Ho preso l’immagine dei coccodrilli che vengono sulla spiaggia. Timor Est ha una cultura semplice, familiare, gioiosa e ha una cultura di vita, ha tanti bambini, tanti, e io, quando parlavo di coccodrilli, parlavo delle idee che possono venire da fuori per rovinare questa armonia che voi avete. Ti dico una cosa: io sono rimasto innamorato di Timor Est! Un’altra cosa?…
Può darsi. Io non parlo di questo, non posso, ma può darsi. Perché tutte le religioni vanno rispettate, ma si fa una distinzione tra religione e setta. La religione è universale, qualsiasi religione; la setta è restrittiva, è un gruppetto che sempre ha un’altra intenzione. Grazie, e complimenti per il tuo Paese”.
Ed ha raccontato anche della visita in Papua Nuova Guinea: “Mi è piaciuto il Paese, e ho visto un Paese in via di sviluppo forte. Poi ho voluto andare a Vanimo per trovare un gruppo di preti e suore argentini che lavorano lì, e ho visto un’organizzazione molto bella, molto bella! In tutti i Paesi l’arte è molto sviluppata: le danze, altre espressioni poetiche…
Ma in Papua Nuova Guinea è impressionante, e a Vanimo impressiona lo sviluppo dell’arte. Questo mi ha colpito molto. I missionari che ho visitato sono nella foresta, vanno dentro la foresta a lavorare. Mi è piaciuto Vanimo, e il Paese pure”.
Un’ulteriore domanda ha riguardato l’accordo tra la Santa Sede e la Cina: “Prendo l’ultima: io sono contento dei dialoghi con la Cina, il risultato è buono, anche per la nomina dei vescovi si lavora con buona volontà. E per questo ho sentito la Segreteria di Stato, su come vanno le cose: io sono contento. L’altra cosa è la Cina: la Cina per me è un desiderio, nel senso che io vorrei visitare la Cina, perché è un grande Paese; io ammiro la Cina, rispetto la Cina.
E’ un Paese con una cultura millenaria, una capacità di dialogo, di capirsi tra loro che va oltre i diversi sistemi di governo che ha avuto. Credo che la Cina sia una promessa e una speranza per la Chiesa. La collaborazione si può fare, e per i conflitti certamente. In questo momento, il card. Zuppi si muove in questo senso e ha rapporti anche con la Cina”.
E non ha dimenticato il Medio Oriente: “La Santa Sede lavora per questo. Vi dico una cosa: tutti i giorni chiamo a Gaza, tutti i giorni, la parrocchia di Gaza. Lì dentro, nella parrocchia e nel collegio, ci sono 600 persone: cristiani e musulmani, ma vivono come fratelli. Mi raccontano cose brutte, cose difficili. Io non posso qualificare se questa azione di guerra è troppo sanguinaria o no, ma per favore, quando si vedono i corpi di bambini uccisi, quando si vede che presumendo che ci siano lì alcuni dei guerriglieri, si bombarda una scuola: è brutto questo, è brutto! A volte si dice che è una guerra difensiva o no, ma alcune volte credo che sia una guerra troppo, troppo…
E, mi scuso di dire questo, ma non trovo che si facciano i passi per fare la pace. Per esempio, a Verona, ho avuto un’esperienza molto bella: un ebreo, a cui era morta la moglie sotto un bombardamento, e uno di Gaza, a cui era morta la figlia, ambedue hanno parlato della pace, si sono abbracciati e hanno dato una testimonianza di fratellanza. Io dirò questo: è più importante la fratellanza che l’uccisione del fratello. Fratellanza, darsi la mano. Alla fine, chi vince la guerra troverà una grande sconfitta. La guerra sempre è una sconfitta, sempre, senza eccezioni. E questo non dobbiamo dimenticarlo”.
(Foto: Vatican News)