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Percorso a tappe sul libro ‘L’arte di rovinare i matrimoni’. Parte 1: il fidanzamento
Quando ho scritto ‘L’arte di rovinare i matrimoni. La missione di un giovane apprendista diavolo’ (Mimep Docete, 2023) avevo in mente volti e nomi concreti, di persone a cui, purtroppo, è stata rubata la gioia coniugale, di persone sposate a cui è finito il vino sulla tavola e ora si ritrovano con un pugno di cenere in mano, dopo essersi procurate, nella coppia, ferite profondissime.
Pensavo anche a tutte le volte che io stessa mi lascio rubare dal Nemico la capacità di essere una sposa salda, amorevole, proprio come accade, d’altro canto, a mio marito, perché il peccato è il più grande ostacolo alla comunione sponsale. Oggi vorrei iniziare un breve itinerario a tappe, per riflettere con voi su alcuni aspetti della vita matrimoniale, sulle sue gioie e sulle sue fatiche.
Infatti, mi sono resa conto che tanti fallimenti avvengono perché non si hanno gli strumenti adeguati, perché non si è consapevoli di cosa significhi avventurarsi in un progetto di vita definitivo, che punti al per sempre. Spesso non si è capito che occorre essere anzitutto ‘persone risolte affettivamente’, che non elemosinano attenzioni e affetto, ma al contrario sono libere di dire dei no al momento giusto e capaci di dono gratuito di sé. Solo così è possibile tirare insieme i remi di una barca impegnativa come la famiglia.
Non è facile vivere come coppia, ma non è neppure una questione di fortuna. Si tratta di aver capito come funziona un matrimonio e di aver acquisito le armi per abbattere i nemici interni ed esterni alla nostra relazione; si tratta di sapere che il male è sempre pronto ad intaccare la nostra famiglia per distruggerla, poco alla volta. Eppure, possiamo vincere, se abbiamo le consapevolezze necessarie.
Dunque, oggi, prendendo spunto dal romanzo che utilizza come espediente narrativo una scuola ambientata all’inferno (dove dei demoni si specializzano per rovinare più matrimoni possibili), affronteremo il primo punto per costruire una relazione solida: un buon fidanzamento, che è, in fondo, la prima pietra della casa che costruiremo sopra. Come abbiamo vissuto/stiamo vivendo il nostro fidanzamento? Questa è una domanda di vitale importanza.
Alice e Luca, protagonisti del mio libro, si fidanzano con le idee molto chiare su ciò che vogliono dalla vita e su dove investire le loro migliori energie. Vivono il fidanzamento in modo sano, fruttuoso. Alcuni esempi? Sono missionari insieme, sono una coppia disponibile all’incontro con gli altri, fanno parte di una bella comunità, non si isolano, hanno imparato a dialogare e a chiedersi scusa. Hanno rispetto del corpo dell’uno e dell’altra, non lo vedono come un oggetto da cui trarre piacere, ma come tempio sacro di un’anima immortale. Tutto questo li porta a dire un ‘sì’ maturo davanti all’altare.
Proprio ieri mi è capitato di discutere con una persona che sosteneva come la convivenza prematrimoniale sia essenziale per conoscere bene una persona e garantire, così, che la storia funzioni. Eppure, è sotto agli occhi di tutti il fatto che vivere sotto lo stesso tetto per un tot di mesi o di anni, di per sé, non è garanzia di un futuro prospero.
Nella mia esperienza e in quella di tanti amici, posso dire che il vero nodo della questione è individuare eventuali nuclei di morte della relazione e lavorarci. E’ imparare a parlare sul serio, a comunicare ciò che si ha nel profondo dell’anima, a fare pace davvero, dopo un litigio; è imparare a capire il punto di vista dell’altro, senza pretendere di avere sempre ragione. E’ creare un’intimità di cuore, che nasca dal mettere a nudo i propri sentimenti, prima che il proprio corpo; è rispettare l’altro non solo a parole, ma nei fatti; è guardarlo nella sua interezza e non ridurlo a una parte del suo aspetto fisico.
Il primo mattone di un matrimonio solido, dunque, è un fidanzamento vissuto responsabilmente, facendo cioè un buon discernimento. Voi lo state facendo? Avete capito quanto importante sia questa fase della relazione? Non puoi diventare medico senza una laurea, frutto di studio e sacrificio. Non puoi guidare l’auto senza la patente, segno che ti sei fatto insegnare da qualcun altro come si sta in strada.
E chi ti sta insegnando a stare in una relazione d’amore? Chi ti ha mostrato cosa sia realmente un matrimonio? Da quale scuola stai imparando ad amare l’altro? Come vedremo nei prossimi appuntamenti, aver impostato bene il fidanzamento non basta, ma di certo è il primo passo!
La vita di Madre Elisa Martinez beata per amore a Dio ed ai poveri
“Vorrei dilatare il mio cuore per abbracciare tutte le creature sparse in ogni angolo della Terra, specialmente le più bisognose ed emarginate”: sono le parole che diceva madre Elisa Martinez, fondatrice della Congregazione delle Figlie di Santa Maria di Leuca, che sono state ricordate dal card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi nella celebrazione della messa di beatificazione della religiosa nel Santuario che alla congregazione dà il nome:
Per Mencarelli la vita è sempre tornare
E’ un percorso a ritroso, quello intrapreso da Daniele Mencarelli, non solo nel suo nuovo romanzo, ‘Sempre tornare’, ma anche nella trilogia ideale che questo crea con i precedenti: insieme, letti in una sequenza che costringe a forzare il naturale scorrere in avanti del tempo di ogni formazione, progressivamente riportano verso il nucleo originario della sete di vita e di domande del protagonista.
La domenica di Lazzaro
«Gesù, allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò […]. Gesù scoppiò in pianto» (Gv 11, 33.35). Nella quinta domenica della Quaresima il rito ambrosiano ci pone di fronte ad una delle più belle pagine della Scrittura. Lazzaro, l’amico di Gesù, è morto. Egli, dunque, decide di andare con gli apostoli a Betania, di andare lì dove poco prima dei Giudei avevano tentato di ucciderlo.