L’Artsakh isolato dal 12 dicembre con il blocco azero del Corridoio di Berdzor (Lachin). Chi rimane in silenzio è complice #ArtsakhBlockade

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 19.12.2022 – Vik van Brantegem] – Nell’ottavo giorno del blocco dell’Artsakh da parte di sedicenti eco-attivisti azeri, le autorità dell’Azerbajgian continuano a negare l’evidenza. Già il giorno dopo l’inizio di #ArtsakhBlockade alle ore 10.30 del 12 dicembre 2022, Hikmat Hajiyev, il Consigliere per la politica estera del Presidente dell’Azerbajgian, ha raccontato ai rappresentanti del corpo diplomatico a Baku la fake news, che “la strada di Lachin non è stata bloccata dai manifestanti azeri, ma dal contingente di mantenimento della pace russo”, come riferito da Azernews. Tecnicamente è vero, come anche le autorità di Artsakh e Armenia, le forze di pace russo impediscono i veicoli di raggiungere la manifestazione degli “eco-attivisti”, che invece continuano a bloccare il Corridoio di Berdzor (Lachin) (che le autorità di Baku indicano come “la strada di Lachin”, evitando accuratamente la parola “corridoio”, che ha tutt’altra significato, sempre sottolineando che l’Arsakh è “la regione di Karabakh dell’Azerbajgian”), per evitare ulteriori problemi.

I manifestanti, che da giorni conducono sit in davanti alle rappresentanze diplomatiche a Yerevan per #AtsakhBlockade, hanno coperto la recinzione dell’Ufficio delle Nazioni Unite in Armenia con una bandiera della Repubblica dell’Artsakh lunga 22 metri, informa il Consigliere del Ministro di Stato dell’Artsakh, Artak Beglaryan. “Un giorno la bandiera dell’Artsakh sarà sul quartier generale delle Nazioni Unite come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, ma prima è necessario il sostegno urgente delle Nazioni Unite per superare le questioni umanitarie e di sicurezza”, ha affermato sui social media.

Il territorio ancora libero della Repubblica di Artsakh dopo la seconda guerra del Nagorno-Karabakh dei 44 giorni di fine 2022. Il Corridoio di Berdzor (Lachin) è sotto controllo del contingente di mantenimento della pace russo, mentre la Repubblica di Artsakh ne mantiene l’amministrazione civile.


Ieri, 18 dicembre 2022 l’Ambasciatore dell’Azerbajgian in Germania, Nasimi Aghayev, ha twittato: «Ogni giorno i camion che trasportano rifornimenti in Karabakh percorrono la strada di Lachin senza alcun ostacolo da parte degli attivisti ambientalisti azeri».

Solo i diplomatici di Aliyev possono interpretare una fornitura episodica di Artsakh da parte delle forze di pace russe come una connessione “senza ostacoli” per i cittadini Armeni. Perché da qualche giorno i suoi capi hanno accusato la Russia di aver chiuso il corridoio, se il video diffuso da Aghayev dimostra chiaramente che “chiudono e aprono” la strada per i “rifornimenti” russi?

Poi, questa mattina, 19 dicembre 2022, l’Ambasciatore Aghayev ha postato su Twitter un breve filmato con il seguente commento: «Civili che attraversano la strada di Lachin senza ostruzioni da parte di eco-attivisti azeri. La strada è aperta a tutti i civili. L’Azerbajgian è pronto a soddisfare i bisogni umanitari degli Armeni che risiedono nella sua regione del Karabakh. L’oligarca Ruben Vardanyan sta impedendo loro di usare la strada».

Ricordiamo che pochi giorni fa l’Azerbaigian ha dichiarato ufficialmente che la Russia, non Baku, ha chiuso “la strada di Lachin”. Oggi l’ambasciatore Aghayev afferma che è il Ministro di Stato dell’Artsakh, Ruben Vardanyan, chiude il Corridoio di Berdzor (Lachin). E questo personaggio è l’ambasciatore di Aliyev in Germania. Nel bravissimo filmato diffuso da Aghayev si vede che alcuni civili passano attraverso la folla dei sedicenti eco-attivisti azeri, che occupano la strada.

Oggi, un paziente che necessitava di un urgente intervento al cuore è stato trasportato in ambulanza, accompagnato dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, dalle truppe di pace russe e dalla polizia attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin) al Centro Medico di Goris e poi alla Clinica Cardiologica Nork-Marashi a Yerevan.

Zara Amatuni, Responsabile dei programmi di comunicazione e prevenzione presso l’Ufficio armeno del Comitato Internazionale della Croce Rossa ha dichiarato: “Con la mediazione del Comitato internazionale della Croce Rossa, un paziente dell’Artsakh è stato portato in Armenia”.

Nelly Baghdasaryan, Consigliere del Presidente della Repubblica di Artsakh per le relazioni internazionali ha dichiarato: “Con la mediazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa un paziente con patologia cardiaca è stato trasferito dalla Repubblica di Artsakh in un centro medico specializzato dell’Armenia. L’ambulanza era accompagnata dai veicoli delle forze di pace russe e del Comitato Internazionale della Croce Rossa».

Un paziente gravemente malato è morto oggi ad Artsakh, riferisce la TV pubblica di Artsakh. Era impossibile trasportare il paziente a Yerevan a causa del blocco dell’Artsakh da parte dell’Azerbaijan da otto giorni. Il paziente era stato sottoposto a emodialisi per più di 15 anni e doveva essere trasferito in un altro centro medico. Al momento, 92 pazienti stanno ricevendo cure ospedaliere nell’Ospedale Repubblicano di Artsakh, di cui 11 nell’unità di terapia intensiva (tra cui un bambino), con 4 in condizioni critiche.

Il Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian cita il passaggio del convoglio delle Croce Rossa con un’ambulanza attraverso il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) come “prova” che l’Azerbajgian non l’ha bloccato. Non c’è da stupirsi, poiché lo Stato genocida e dittatoriale azero può solo generare odio, fabbricare falsità e falsificare la verità, la realtà e la storia. Intanto, ci sono ancora 120.000 Armeni tenuti in ostaggio sotto un blocco completo, quindi per far sembrare credibile la narrazione del contrario, deve essere coinvolto la Croce Rossa Internazionale per poter trasportare un paziente di emergenza dall’Artsak all’Armenia attraverso la folla degli “eco-attivisti” azeri che continuano a tener chiuso il Corridoio di Berdzor (Lachin).

Un tweet sui social azeri: «Mentre l’Armenia continua a mentire e a diffondere notizie false sull’Azerbajgian che blocca la strada di Lachin, il leader del Partito Europeo dell’Armenia, Tigran Khzmalyan, afferma che gli eco-attivisti azerbaigiani non potrebbero mai bloccare 100.000 persone in Karabakh e che la strada di Lachin è stata bloccata dalle forze di pace russe».

L’Azerbajgian, invece di aprire il Corridoio di Berdzor (Lachin), dopo aver visitato e conosciuto i bisogni di otto famiglie separati dal blocco, ha fornito loro cibo e articoli per l’igiene, informa il Ministero dello Sviluppo Sociale e della Migrazione della Repubblica dell’Azerbajgian, diffondendo anche la foto sopra.

Giorno 8 di #ArtsakhBlockade. La crisi umanitaria in Artsakh peggiora ogni ora che passa. Nel frattempo l’Azerbajgian sta cercando disperatamente di distogliere l’attenzione da #ArtsakhBlockade, con fake news e propaganda. Mentre taglia fuori dal mondo 120.000 Armeni, che hanno bisogno di cibo, assistenza medica e tanto aiuto, gli Azeri parlano di cultura. I sedicenti eco-attivisti azeri che bloccano il Corridoio di Berdzor (Lachin) all’altezza di Sushi, si distraggono con il mondiale di calcio trasmesso su un maxischermo e l’esibizione di un gruppo musicale. È triste che il loro dittatore non gli abbia insegnato di essere umani. Anche una colomba che simboleggia “la pace azera”, simbolo non di pace, ma di una dei 44 giorni della guerra di aggressione dell’Azerbajgian contro l’Artsakh, non è sopravvissuta nelle loro mani. Figuriamoci che fine faranno nelle loro mani gli Armeni di Arsakh, destinatari dell’odio inculcato dal regime di Artsakh nella popolazione azeri, dall’infanzia.

Il popolo dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh fa appello alla comunità internazionale affinché riconosca il diritto a vivere liberamente nella propria patria. Il dittatore genocida dell’Azerbajgian sta lavorando al suo piano per cancellare ogni traccia di cristianesimo e di armeni indigeni dalla loro terra natale. Esprimere preoccupazione non è sufficiente. Chiedere di porre fine al #ArtsakhBlockade è il primo passo.

«Mentre il regime di Aliyev tiene in ostaggio 120.000 persone dell’Artsakh con il #ArtsakhBlockade totale, Azerbajgian, Georgia, Romania e Ungheria hanno firmato un accordo sulla fornitura di energia elettrica dall’Azerbajgian. Von der Leyen ha salutato Aliyev lì. Vergogna a quei leader per aver stretto la mano al criminale» (Artak Beglaryan, Consigliere del Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh).

Rispetto dei diritti umani, sulla carta è il valore fondamentale dell’Europa. Invece, Ursula von der Leyen stringe un patto con il despota Aliyev, dimostrando la vergogna che degli interessi infami stanno al centro della preoccupazione dell’Unione Europea. Dalle ore 10.30 di questa mattina siamo entrati nell’ottova giorno dell’Azerbajgian che tiene in ostaggio 120.000 Armeni dell’Artsakh. Una domanda per von der Leyen: perché insistere sulla dipendenza dell’Unione Europea dall’Azerbajgian per motivi energetiche? Questo Paese è una delle peggiori dittature del mondo, conduce una politica di eliminazione sistematica degli Armeni da quanto rimane ancora delle loro terre ancestrali.

Tweet del Presidente della Romania, Klaus Iohannis: «Ottima discussione con il Presidente dell’Azerbajgian sul rafforzamento del partenariato strategico Romania-Azerbajgian. La sicurezza energetica e la connettività sono i nostri obiettivi comuni». Iohannis sta con convinzione dalla parte degli Ucraini, ma nel contempo è orgoglioso di collaborare con il Putin del Caucaso meridionale. Il fatto che siamo costretti a comprare gas o petrolio da dittatori assetati di sangue è piuttosto pietoso, ma perché anche pubblicizzarlo?

La Gazprom russa e la Socar azera hanno stretto un accordo, secondo il quale la Russia fornirà 1 miliardo di mc di gas all’Azerbajgian entro il 23 marzo 2023. Così, l’Unione Europea ha rifiutato il gas della Russia per poter acquistare il gas russo attraverso l’Azerbajgian, solo per fare un accordo con il dittatore Aliyev come “partner affidabile”. Diplomazia magistrale della democratica Unione Europea. La sicurezza energetica è importante, ma acquistare gas russo attraverso l’Azerbajgian e quindi sostenere due regimi che commettono atrocità contemporaneamente ai loro vicini? Ci dispiace, ma non è un risultato di cui andare fieri.

Un gruppo di uomini siede intorno a un fuoco vicino al posto di blocco della polizia fuori Stepanakert (Foto di Marut Vanyan/OC Media).

Il Nagorno-Karabakh sotto assedio
di Marut Vanyan [*]
OC Media, 18 dicembre 2022

Il 12 dicembre, dei civili azeri che affermano di essere “eco-attivisti” sono scesi nel Corridoio di Lachin, ponendo il Nagorno-Karabakh de facto sotto un blocco. Con l’ancora di salvezza per l’Armenia e il mondo tagliati, alcuni nella regione temono un’incombente crisi umanitaria.

“Se continua così, non potremo durare a lungo”, afferma Karen Melkumyan, Direttrice del Centro Medico Arevik [a Stepanakert]. “L’autunno-inverno è la stagione delle malattie respiratorie acute e l’ospedale è sovraccarico”. Il Centro Medico Arevik è l’unico ospedale pediatrico del Nagorno-Karabakh. Quando OC Media ha parlato con Melkumyan il 16 dicembre, la fornitura di gas al Nagorno-Karabakh era stata interrotta per tre giorni. Le condutture che portano il gas dall’Armenia alla regione passano attraverso un territorio ora controllato dal governo azero, apparentemente per esercitare pressioni utilizzando una valvola installata in passato. “Riscaldiamo i reparti con l’elettricità in modo che i bambini non prendano freddo. Vedi che i corridoi dell’edificio dell’ospedale sono freddi e ci sediamo qui in doppio abito”, dice Melkumyan. Più tardi quel giorno, la fornitura di gas è stata ripristinata. “Stiamo usando le nostre medicine con parsimonia – dice Melkumyan -, in modo che se un bambino appare improvvisamente in condizioni critiche, possiamo aiutarlo per primo”. Il Centro Medico Arevik ha una sola ambulanza, che ora è bloccata dall’altra parte del blocco dopo aver trasportato un paziente a Yerevan, prima che la strada fosse bloccata. Ma anche se l’ambulanza fosse disponibile, è chiaro se non sarebbe utile. Il blocco ha portato a gravi carenze di carburante.

Mentre le strade di Stepanakert sono silenziose e vuote, con poche auto in vista, appena fuori città, dove inizia il Corridoio di Lachin verso l’Armenia, la gente attende la riapertura della strada. «Veniamo dalle regioni dell’Armenia. Veniamo in Karabakh per vendere merci, verdure, carne, frutta”, dice un uomo bloccato, rannicchiato attorno a un fuoco con molti altri conducenti. “Non possiamo né andare avanti né indietro.” “Abbiamo già l’odore del fumo, siamo seduti accanto a questo fuoco da tre giorni giorno e notte; non possiamo fare il bagno”, dice. “Dicono che vogliono aprire l’aeroporto di Stepanakert. Bene, trasporterò i tori con un boeing per venderli in Karabakh?’, chiede.

“Chiaramente mirato a creare un disastro umanitario”

Il governo azero ha negato ogni responsabilità sia per la chiusura della strada che per il taglio del gas, accusando la missione di pace russa per la prima e le autorità armene per il secondo. Queste sono affermazioni respinte dai funzionari di Stepanakert. “Sono già cinque giorni che l’Azerbajgian tiene sotto blocco totale i 120.000 abitanti dell’Artsakh con un programma ‘emotivo’ e accattivante, insaporito da falsi pretesti ambientali, mettendo così gli Armeni dell’Artsakh davanti a un disastro umanitario”, ha dichiarato il Presidente Araik Harutyunyan in un post del 16 dicembre scorso. “Tuttavia, come possiamo vedere, il popolo dell’Artsakh non si inginocchia e sta superando con onore i problemi attuali, che sono incompatibili con il XXI secolo e quasi inimmaginabili per un popolo civile”, ha affermato il Presidente.

Marina Simonyan, Rappresentante dell’Ufficio del Difensore dei diritti umani, avverte di una catastrofe umanitaria incombente se la strada non viene riaperta. Ha affermato che la popolazione della regione, inclusi 30.000 bambini, 20.000 anziani e 9.000 persone con disabilità, “è semplicemente privata di qualsiasi accesso umanitario”. “La chiusura del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbajgian viola gravemente le norme del diritto umanitario internazionale ed è chiaramente mirata a creare un disastro umanitario in Karabakh”, ha dichiarato Simonyan a OC Media. Simonyan ha affermato che circa 1.100 persone, tra cui 270 bambini, sono attualmente bloccate, impossibilitate a tornare a casa. “Quattrocento tonnellate di beni di prima necessità vengono importate quotidianamente dalla Repubblica di Armenia in Karabakh, tra cui grano, farina, verdura, frutta, beni economici”, continua: “Attualmente, la fornitura di questi beni al Karabakh è stata completamente interrotta”. Entro il 18 dicembre erano già state segnalate carenze di beni essenziali e medicinali. Simonyan avverte che il blocco aveva già creato una “grave crisi medica”. “Il trasporto di pazienti in condizioni critiche che necessitano di cure urgenti e ricovero è diventato impossibile, per cui le vite di questi pazienti sono in pericolo”.

“Lascia che ci taglino l’elettricità”

Nonostante le difficoltà causate dal blocco, persiste un’aria di sfida. “Lascia che tolgano il gas per un paio di giorni, l’elettricità per un paio di giorni, va bene, bruceremo la legna per riscaldarci, purché restiamo nelle nostre case”, dice Ella Ghambaryan. È fuggita dal suo villaggio natale di Chayli (Aygestan), all’estremità nord-orientale dell’ex Oblast Autonomo del Nagorno-Karabakh, negli anni ’90, quando le forze azere hanno preso il controllo del villaggio. «Dicono che dovremmo vivere insieme pacificamente, ma vogliono soffocarci come quella colomba che è stata strangolata a morte. Era un avvertimento. Molti semplicemente non l’hanno capito. Vogliono solo fare lo stesso con noi”.

La colomba scossa a morte, in un filmato diffuso sui social da un “eco-attivista” azera che sta bloccando il Corridoio di Lachin dalle ore 10.30 del 12 dicembre 2022.

[*] Marut Vanyan è un giornalista freelance con sede a Stepanakert, capitale della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh.

La EU Monitoring Capacity in Armenia (EUMCAP) [Capacità di monitoraggio dell’Unione Europea in Armenia], lanciata in ottobre, completa oggi il suo mandato

Il 17 ottobre 2022 il Consiglio Europeo ha adottato una decisione per l’invio in Armenia di osservatori dell’Unione Europea dell’EU Monitoring Mission in Georgia (EUMM) [Missione di monitoraggio dell’Unione Europea in Georgia] fino al 19 dicembre 2022. Sulla base dell’accordo tra i leader di Armenia, Azerbajgian, Consiglio Europeo e Francia, l’EUMCAP è stato inviato il 20 ottobre sul lato armeno del confine internazionale con l’Azerbaigian [avendo quest’ultimo rifiutato l’accesso al suo territorio] con l’obiettivo di monitorare, analizzare e riferire sulla situazione sul campo. “Il dispiegamento di 40 esperti di monitoraggio europei si è rivelato efficace e ha contribuito a rafforzare la fiducia in una situazione instabile. Oggi iniziamo una nuova fase dell’impegno dell’Unione Europea nel Caucaso meridionale, con una squadra di transizione che preparerà il terreno per una possibile missione dell’Unione Europea a più lungo termine in Armenia, con l’obiettivo finale di contribuire a una pace sostenibile nella regione”, ha dichiarato Josep Borrell, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza. In tale contesto, il Consiglio, d’intesa con le autorità dell’Armenia, ha deciso che l’attuale EUMM in Georgia invierà in Armenia una squadra transitoria di assistenza alla pianificazione per informare l’Unione Europea sulla situazione della sicurezza e contribuire alla pianificazione e la preparazione di una possibile missione civile di Politica di Sicurezza e di Difesa Comune (PSDC) nel Paese. Il gruppo di assistenza alla pianificazione transitoria dovrebbe inoltre sostenere il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, nel processo di normalizzazione tra Armenia e Azerbajgian facilitato dall’Unione Europea. In occasione dell’incontro della Comunità Politica Europea tenutosi a Praga il 6 ottobre 2022, la Repubblica di Armenia e la Repubblica di Azerbaigian hanno confermato il loro impegno nei confronti della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione sul rispetto della sovranità, dell’integrità territoriale e dell’immunità delle frontiere degli Stati della Comunità di Stati Indipendenti concordata ad Alma-Ata il 21 dicembre 1991, in cui entrambi gli Stati si riconoscono reciprocamente l’integrità territoriale e la sovranità. Hanno confermato che sarebbe stata una base per il lavoro delle rispettive commissioni di delimitazione delle frontiere, la cui ultima riunione si è svolta a Brussel il 3 novembre 2022.

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