Provocatori azeri, inneggiando ai lupi grigi mentre bloccano l’unica strada tra Artsakh e Armenia, tengono in ostaggio 120.000 Armeni

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 13.12.2022 – Vik van Brantegem] – La situazione nel Caucaso meridionale è critica. Come abbiamo riferito ieri [L’Azerbajgian alza il livello dello scontro per portare a termine la pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh armeno – 12 dicembre 2022], dalle ore 10.30 del 12 dicembre 2022 un gruppo di Azeri in abiti civili ha chiuso in entrambe le direzioni l’autostrada interstatale Stepanakert-Goris, che collega la Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh all’Armenia. È la seconda volta questo mese, adducendo ancora una volta false ragioni ambientali [L’Azerbajgian prosegue con le prove generali per completare l’occupazione dell’Artsakh – 6 dicembre 2022]. In grave violazione delle norme stabilite dalle convenzioni umanitarie internazionali, l’Azerbajgian continua a violare i diritti e le libertà fondamentali degli Armeni dell’Artsakh.

Comunicato del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica d’Armenia sulla provocazione azera nel Corridoio di Lachin

La mattina del 12 dicembre 2022, un gruppo di persone dalla Repubblica di Azerbajgian, presentandosi come attivisti ambientalisti, hanno montato delle tende vicino Shushi, bloccando il movimento normale e senza ostacoli nel Corridoio di Lachin, creato dalla dichiarazione trilaterale firmata dal Primo Ministro Ministro della Repubblica di Armenia, dal Presidente della Repubblica di Azerbaigian, dal Presidente della Federazione Russa il 9 novembre 2020, al fine di garantire il collegamento tra il Nagorno-Karabakh e l’Armenia.
I preparativi propagandistici per la chiusura del Corridoio di Lachin sono iniziati mesi fa ed è ovvio che questa provocazione sia stata organizzata dagli organi statali dell’Azerbajgian, con l’obiettivo di isolare il Nagorno-Karabakh dalla Repubblica di Armenia e quindi dal mondo esterno.
A seguito di questa operazione, i residenti del Nagorno-Karabakh sono stati privati del diritto alla libera circolazione, il Nagorno-Karabakh sta affrontando l’imminente minaccia di una crisi alimentare e umanitaria.
La situazione che si è creata è in diretto contrasto con il punto 6 della Dichiarazione Trilaterale del 9 novembre 2020, secondo cui:
a) il Corridoio di Lachin rimarrà sotto il controllo del contingente di mantenimento della pace della Federazione Russa;
b) la Repubblica di Azerbajgian garantirà la circolazione sicura di cittadini, veicoli e merci in entrambe le direzioni lungo il Corridoio di Lachin.
Pertanto, l’Azerbajgian viola gravemente l’obbligo internazionale da esso assunto. Questo comportamento dell’Azerbajgian non solo dimostra la sua mancanza di intenzione di affrontare i diritti e la sicurezza del popolo del Nagorno-Karabakh e di dialogare con Stepanakert a tal fine, ma testimonia anche, ancora una volta, che Baku ufficiale continua a perseguire la politica della pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh.
Il blocco del Corridoio di Lachin è l’espressione pratica dei numerosi segnali d’allarme che l’Azerbajgian ha adottato una politica di genocidio contro gli armeni del Nagorno-Karabakh. Le periodiche violazioni e provocazioni del regime di cessate il fuoco da parte delle forze armate azere sulla linea di contatto nel Nagorno-Karabakh rendono più sostanziale la minaccia esistenziale per gli armeni nel Nagorno-Karabakh, l’instaurazione di pace e stabilità durature nella regione e per la coesistenza pacifica dei popoli.
Sottolineiamo che gli impegni internazionali, compreso il rigoroso rispetto degli impegni assunti dalla Dichiarazione Trilaterale del 9 novembre, l’astensione dall’uso della forza o dalla minaccia dell’uso della forza, il rigoroso rispetto del regime di cessate il fuoco, il movimento ininterrotto nel Corridoio di Lachin sotto la supervisione delle forze di pace russe sono fondamentali per il risoluzione politica del problema del Nagorno-Karabakh, l’instaurazione di pace e stabilità a lungo termine nella regione e per la convivenza pacifica dei popoli.
Richiamiamo l’urgente attenzione dell’intera comunità internazionale, compreso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la Copresidenza del Gruppo di Minsk dell’OSCE e gli Stati membri, che le azioni dell’Azerbajgian possono portare a un disastro umanitario su larga scala. Sottolineiamo la necessità di avviare o riavviare i meccanismi internazionali per garantire i diritti e la sicurezza degli armeni del Nagorno-Karabakh e a tal fine avvieremo le consultazioni con i partner internazionali nel prossimo futuro.

La dura condanna del Consiglio per la Comunità Armena di Roma

Da ieri mattina 12 dicembre, alcune decine di azeri (qualificatisi come “attivisti ambientali” ma in realtà militari in borghese, ex militari e uomini degli apparati di sicurezza di Baku) hanno bloccato la strada interstatale Stepanakert-Goris che rappresenta l’unico vitale collegamento tra la Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh e l’Armenia.

Un contingente delle forze di pace russe di stanza nella regione sta presidiando il blocco al fine di evitare che vi siano contatti fra le parti o che gli Azeri cerchino di entrare nel territorio armeno.

Tutti gli abitanti della piccola repubblica armena (che già due anni fa subì l’attacco armato dell’Azerbajgian) sono di fatto imprigionati da questo gruppo di estremisti che scandiscono slogan nazionalisti e inneggiano alla famigerata organizzazione turca dei Lupi grigi.

Questo blocco impedisce il transito di merci e persone; alcuni malati gravi ricoverati all’ospedale repubblicano di Stepanakert e in procinto di essere trasferiti ai nosocomi di Yerevan non possono essere spostati con grave pregiudizio per la loro salute.

L’interruzione del collegamento stradale (la seconda dopo quella del 3 dicembre che durò tre ore) rappresenta una grave violazione delle convenzioni internazionali e anche dell’accordo di tregua del novembre 2020.

Il Consiglio per la Comunità Armena di Roma nel denunciare tale ennesima provocazione del regime azero di Aliyev, chiede ai media di denunciare quanto sta accadendo e alle istituzioni italiane di attivarsi in ogni opportuna sede affinché i diritti degli Armeni dell’Artsakh (alla libertà di movimento, all’autodeterminazione, alla vita, alla libertà) siano rispettati come previsto dalle convenzioni internazionali.

Consiglio per la Comunità Armena di Roma

L’Azerbajgian sta inviando un chiaro messaggio di pulizia etnica, ha dichiarato su Twitter Edmon Marukyan, Ambasciatore presso il Ministero degli Esteri dell’Armenia. “È passato un giorno da quando l’Azerbajgian ha bloccato il Corridoio di Lachin. L’unico canale di approvvigionamento per 120.000 persone, di cui 30.000 bambini”, ha detto Marukysn. “L’Azerbajgian lancia un chiaro segnale di pulizia etnica: un crimine contro l’umanità. Nonostante il silenzio della comunità internazionale, gli Armeni del Nagorno Karabakh credono ancora nella loro scelta democratica”, ha aggiunto.

Il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) da parte dell’Azerbajgian ha posto la Repubblica di Artsakh/Nagorno Karabakh in isolamento, perdendo i collegamenti con l’Armenia e il resto del mondo. Inoltre, tre villaggi nell’Artsakh sono stati sottoposti ad un doppio blocco: a causa della loro posizione hanno perso il collegamento con l’Artsakh stesso. Le comunità di Mets Shen, Hin Shen, Yeghtsahogh e Lisagor nella regione di Shushi sono sotto blocco, ha detto il Centro informazioni ufficiale dell’Artsakh. Le autorità dell’Artsakh hanno affermato che l’assenza di collegamento tra Stepanakert e altre comunità dell’Artsakh può portare a una catastrofe umanitaria. Le autorità dell’Artsakh non sono in grado di fornire a queste comunità generi di prima necessità, compreso il cibo (pane e farina). Le autorità mantengono i contatti con le comunità bloccate e adottano tutte le misure possibili per risolvere i bisogni urgenti.

Oggi 13 dicembre 2022, gli Azeri hanno portato anche loro militari a supporto del blocco stradale dell’Artsakh. Stanno anche spedendo decine di nuovi manifestanti sul posto.

La mossa del regime di Aliyev sembra quella di impedire che il contingenti di mantenimento della pace russo sgomberi con la forza. L’Artsakh rimane isolato.

Oggi 13 dicembre 2022, Il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha presieduto una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’Armenia. Insieme ai membri del Consiglio di sicurezza, hanno partecipato all’incontro il Presidente della Repubblica di Armenia, Vahagn Khachaturyan; il Presidente dell’Assemblea nazionale dell’Armenia, Alen Simonyan; il Capo dell’Ufficio del Primo Ministro, Arayik Harutyunyan; e il Capo della frazione Contratto Civile dell’Assemblea nazionale, Hayk Konjoryan. Sono stati discussi gli sviluppi in atto nella regione, in particolare è stato fatto riferimento alla situazione nel Corridoio di Berdzor (Lachin).

Oggi 13 dicembre 2022, il Presidente della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabkh, Arayik Harutyunyan, ha presieduto una seduta allargata del Consiglio di sicurezza dell’Artskakh. Era all’ordine del giorno la situazione politico-militare creatasi a seguito del blocco da parte dell’Azerbajgian del Corridoio di Berdzor (Lachin) che collega l’Artsakh al mondo esterno. È stato sottolineato che il funzionamento ininterrotto del Corridoio è garantito dalla dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, le cui disposizioni sono ancora una volta violate dalla parte azera. Il Consiglio di sicurezza ha deciso di indirizzare una lettera al contingente russo di mantenimento della pace schierato nella Repubblica di Artsakh, definendo inammissibile la chiusura del Corridoio, che porterà a un disastro umanitario. Harutyunyan ha sottolineato che le autorità stanno adottando tutte le misure possibili per risolvere i problemi relativi alla sicurezza e al normale funzionamento della vita della popolazione.

L’Assemblea Nazionale della Repubblica di Artsakh ha adottato una dichiarazione, invitando le organizzazioni internazionali e gli Stati membri delle Nazioni Unite a condannare la politica di genocidio dell’Azerbajgian, a convocare urgentemente una seduta del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e ad adottare misure concrete:
“Lunedì 12 dicembre 2022, un gruppo di cosiddetti ambientalisti e giornalisti, violando tutte le norme del diritto internazionale, nonché le disposizioni della dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020 sulla cessazione di tutte le operazioni militari nel Nagorno-Karabakh, ha chiuso nuovamente l’autostrada Stepanakert-Goris.
Queste azioni provocatorie, organizzate direttamente dalle autorità di Baku, sono finalizzate all’attuazione degli elaborati piani per spopolare l’Artsakh, per includerlo con forza nell’Azerbajgian. Dopo il 9 novembre 2020, l’Azerbajgian, ignorando la Dichiarazione tripartita firmata, avendo occupato illegalmente molti territori della Repubblica di Artsakh, bombarda regolarmente gli insediamenti armeni, uccide e terrorizza i civili, interrompendo la loro vita normale in ogni modo possibile. Le affermazioni e le azioni degli ambientalisti non hanno giustificazioni comprovate, perché negli ultimi 30 anni non è stata registrata alcuna minaccia ambientale registrata ai vicini territori azeri e alla popolazione che vi abita, il che parla della Repubblica di Artsakh come un’entità responsabile che rispetta le norme di legge internazionale.
L’Assemblea Nazionale della Repubblica di Artsakh afferma che questa linea d’azione delle autorità militari e politiche dell’Azerbajgian è una grave violazione degli accordi raggiunti, degli obblighi internazionali, dei principi e delle norme del diritto internazionale, che minaccia l’Artsakh di una crisi umanitaria, portando tutto il nostro popolo sull’orlo del genocidio.
Le Autorità della Repubblica di Armenia sono obbligate ad adottare misure obiettive ed efficaci al fine di ripristinare il collegamento terrestre ininterrotto tra la Repubblica di Artsakh e la Repubblica di Armenia, nonché a proteggere i diritti dei cittadini della Repubblica di Artsakh.
Ci aspettiamo dalla Federazione Russa, in quanto partecipante alla dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020 e garante della pace e della stabilità nella regione, un’azione immediata per frenare le ambizioni estremiste dell’Azerbajgian. Altrimenti, affronteremo la questione del diritto degli Armeni dell’Artsakh di esistere e vivere nella loro terra natale, nonché l’autorità della missione di pace russa”.
L’Assemblea Nazionale dell’Artsakh invita le organizzazioni internazionali e gli Stati membri delle Nazioni Unite a condannare la politica di genocidio dell’Azerbajgian, a convocare urgentemente una seduta del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e ad applicare misure concrete. Fa inoltre appello ai compatrioti in Armenia e nella diaspora affinché sfruttino tutte le opportunità per parlare su diverse piattaforme del disastro umanitario creato dall’Azerbajgian nell’Artsakh, per difendere i diritti degli Armeni dell’Artsakh e per essere pronti a intraprendere le azioni necessarie di conseguenza”.

Il blocco della strada che collega la Repubblica di Artsakh all’Armenia fa parte della politica di pulizia etnica e genocidio dell’Azerbajgian, ha dichiarato il Difensore dei diritti umani dell’Artsakh, Gegham Stepanyan, in una conferenza stampa ad Armenpress a Yerevan. Ha richiamato l’attenzione delle organizzazioni internazionali per i diritti umani sul fatto che 120.000 persone in Artsakh sono attualmente sotto blocco. Ha sottolineato che all’Artsakh mancano anche le comunicazioni aeree con qualsiasi Paese del mondo. Da più di 24 ore i diritti fondamentali del popolo dell’Artsakh vengono violati, e ciò viene eseguito dalle autorità azere sotto l’immediata istruzione del presidente Ilham Aliyev”, ha detto Stepanyan. Ha detto che “l’agenda ambientale” dell’Azerbajgian è completamente falsa, e ci sono informazioni secondo cui coloro che bloccano la strada stanno ricevendo istruzioni dalle autorità azere e alcuni appartengono persino ai servizi speciali. Riferendosi alle conseguenze umanitarie degli atti criminali dell’Azerbajgian, Stepanyan ha osservato che da più di 24 ore non sono stati consegnati all’Artsakh cibo, carburante o forniture mediche. “L’Ufficio del difensore dei diritti umani sta ricevendo allarmi che le forniture mediche negli ospedali saranno sufficienti solo per pochi giorni e dovremo affrontare una grave crisi umanitaria se la situazione dovesse continuare”, ha affermato Stepanyan, aggiungendo che lo stesso vale per il cibo e il carburante. Stepanyan ha detto che 1.100 persone sono attualmente sulla strada nelle dure e fredde condizioni invernali, 270 delle quali bambini, che sono separati dalle loro famiglie. “Questa è un’altra componente della politica di pulizia etnica e genocidio dell’Azerbajgian, che viene svolto in modo coerente e sistematico”, ha affermato Stepanyan.

L’Ambasciatore dell’Armenia in Iran, Arsen Avagyan, ha respinto l’idea dell’Azerbajgian per il cosiddetto Corridoio di Zangezur, sottolineando che il suo Paese non consentirà a terzi di utilizzare il suo suolo per stabilire alcuna rotta. In un’intervista per l’agenzia di stampa Tasnim, Avagyan si è scagliato contro la Repubblica dell’Azerbajgian per aver proposto l’idea del cosiddetto Corridoio di Zangezur, mentre Yerevan e Baku non hanno firmato alcun documento al riguardo. L’Armenia ha chiarito più volte che non consentirà a nessun Paese di utilizzare alcuna rotta sul suo territorio e non si è impegnata in merito a tale questione, ha affermato. Avagyan ha sottolineato che l’Armenia rimane impegnata solo sul contenuto della dichiarazione trilaterale firmata il 9 novembre 2020, sulla garanzia di collegamenti terrestri sicuri tra le parti occidentali della Repubblica di Azerbajgian e il Nakhijevan. A tal fine, ha aggiunto Avagyan, sono stati istituiti numerosi valichi di frontiera lungo il confine tra Armenia e Azerbajgian. “Come menzionato dal Primo Ministro dell’Armenia, i cittadini dell’Azerbajjan possono ora utilizzare queste rotte per recarsi a Nakhijevan e viceversa”. Alla domanda sul cessate il fuoco tra Yerevan e Baku e sull’ultima situazione politica e legale nel Caucaso, Avagyan ha affermato che l’Armenia ha ripetutamente espresso la sua disponibilità a firmare un trattato di pace con l’Azerbajgian e avviare il processo di demarcazione dei confini. Nonostante l’esplicita raccomandazione della comunità internazionale per l’instaurazione della pace, l’Azerbajgian ha sempre lanciato nuovi schemi invece di eseguire gli accordi precedenti, ha affermato l’Ambasciatore Avagyan. Ha detto che i piani azeri dal maggio 2021 hanno portato all’occupazione di vasti appezzamenti di terra che si trovano all’interno dei confini sotto la sovranità dell’Armenia. Deplorando le politiche aggressive dell’Azerbajgian, Avagyan ha affermato che le forze militari azere hanno lanciato un assalto alle aree residenziali il 13 e 14 settembre, hanno bombardato e bombardano le regioni armene, occupato illegalmente parti delle province armene di Syunik e Gegharkunik e hanno posto minacce dirette alle città dell’Armenia e alle sue infrastrutture urbane. La misura fondamentale per raggiungere la pace è la cessazione delle azioni ostili dell’Azerbajgian contro l’Armenia e il ritorno al corso dei colloqui di pace con lo scopo di firmare un trattato di pace, ha sottolineato Avagyan. A seguito degli attacchi militari azerbajgiani nel maggio 2021, novembre 2021 e settembre 2022, l’integrità territoriale dell’Armenia riconosciuta a livello internazionale è stata violata, ha aggiunto. Avagyan ha anche affermato che l’Armenia ha sempre mostrato un comportamento costruttivo e ha offerto proposte flessibili per affrontare i problemi.

Una ricerca condotta da Caucasus Heritage Watch dimostra che il patrimonio storico-culturale armeno di Nakhijevan è quasi interamente distrutto. A sua volta, questo dimostra che l’Azerbajgian sta conducendo una campagna sistematica contro il patrimonio culturale e religioso armeno, ha affermato Lori Khatchadourian, professore associato presso il Dipartimento di studi del Vicino Oriente della Cornell University e cofondatrice del Caucasus Heritage Watch al 4° Forum globale contro il crimine di genocidio del 12-13 dicembre 2022 a Yerevan. Khatchadourian ha presentato le capacità delle tecnologie satellitari nel documentare il genocidio culturale.
“Nel 2020 io e i colleghi abbiamo fondato un’iniziativa di ricerca apartitica chiamata Caucasus Heritage Watch (CHW). CHW monitora e documenta il patrimonio culturale in pericolo e danneggiato utilizzando le risorse di immagini satellitari. L’applicazione di metodi tecnologici e umanistici per raccogliere prove relative ad abusi di resti culturali che possono essere utilizzate in un tribunale o da pubblici che cercano verità, riconciliazione e giustizia”, ha affermato. Il lavoro di CHW si compone di due aree: la ricerca storica sul patrimonio culturale armeno del Nakhijevan e il monitoraggio del patrimonio culturale armeno nelle aree del Nagorno-Karabakh che sono passate sotto il controllo dell’Azerbajgian con la guerra dei 44 giorni di fine 2020. “A settembre 2022 CHW ha concluso un’indagine durata un anno sulla situazione del patrimonio culturale armeno a Nakhijevan. Abbiamo esaminato tutti i principali siti del patrimonio armeno medievale e moderno. Abbiamo geolocalizzato questi siti utilizzando pubblicazioni accademiche, mappe topografiche e immagini satellitari catturate dalla piattaforma esagonale KH-9, un satellite fotografico mantenuto dal governo degli Stati Uniti tra il 1971 e il 1986. Una volta che questi siti sono stati geolocalizzati, abbiamo valutato la loro condizione attraverso confronti visivi tra le immagini esagonali e le immagini satellitari ad alta risoluzione del XXI secolo. Siamo stati in grado di geolocalizzare e valutare le condizioni di 110 siti del patrimonio armeno. Le immagini satellitari ci hanno permesso di documentare la completa cancellazione di 108 monumenti tra il 1997 e il 2011”, ha affermato. Secondo Prof. Khatchadourian, tutti questi fatti indicano chiaramente una sistematica campagna sponsorizzata dallo Stato azero per sradicare ogni traccia della presenza comunitaria e religiosa armena dal Nakhijevan e, quindi, gli stessi Armeni dalla storia della regione.

Foto di copertina: uno dei provocatori azeri che dalle ore 10.20 di ieri mattina, 12 dicembre 2022 nel Corridoio di Berdzor (Lachin) stanno bloccando l’autostrada Stepanakert-Goris, che collega la Repubblica di Artsakh/Nagorno Karabakh con l’Armenia, tenendo in ostaggio i 120.000 Armeni della regione. Sta davanti a un soldato della forza di pace russa mentre fa il gesto dei lupi grigi. L’Unione Europea dove è?

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