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Don Simone Unere racconta l’Atelier Nardos, un luogo dove si crea bellezza, grazie all’8×1000

Si chiama Atelier Nardos ed è il laboratorio di sartoria liturgica nato nei locali di pertinenza del Santuario della Madonna del Portone nella diocesi di Asti, che nasce da un’idea che risale a molti anni fa, ma ha preso concretamente vita in occasione della visita di papa Francesco ad Asti nel 2022, quando la sarta del laboratorio, Marina Bergantin, realizzò il piviale che il papa indossò in cattedrale.
Il paramento piacque e l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del papa ne ‘commissionò’ un altro, così la sartoria spiccò il volo e da questa singolare opportunità l’idea di sartoria liturgica diventa progetto di atelier che si dedica alla confezione di vesti liturgiche esclusive come casule, piviali, camici, stole, ma anche insegne episcopali e suppellettili liturgiche sempre ricercando la propria identità nel gesto nobile e semplice della sorella di Lazzaro che profumò i piedi di Gesù con olio di puro nardo.
Oltre all’esclusività della confezione delle vesti per la liturgia, uniche e interamente fatte a mano, c’è un’altra caratteristica importante dell’Atelier Nardos: utilizza solo tessuti naturali, innovativi e di alta qualità, scelti con particolare attenzione da filiere che ne garantiscono la tracciabilità, la trasparenza e l’eticità, ispirando le modalità operative alle lettere encicliche ‘Fratelli Tutti’ e ‘Laudato sì’.
Su questa strada, Atelier Nardos è anche luogo di promozione di legami comunitari; infatti accanto all’atelier sono nati i laboratori complementari: le diverse attività manuali che sono svolte convergono nell’obiettivo concreto della confezione del prodotto finito, ma il vero scopo è far incontrare volontari e soggetti con diverse fragilità, creare un punto di incontro, confronto, di tessitura di legami, che diventi sempre più per i partecipanti un punto di riferimento e di coesione sociale. L’Atelier Nardos è sorto grazie all’8×1000 della Chiesa Cattolica ed alla Fondazione CrTorino.
Da don Simone Unere, rettore del Santuario ‘Beata Vergine del Portone’ e direttore dell’Ufficio Liturgico della diocesi di Asti, ci facciamo raccontare la nascita dell’atelier: “Atelier Nardos nasce dalla partecipazione ad un bando della Fondazione della Cassa di Risparmio di Torino. Questo prevedeva un progetto di ristrutturazione, grazie al quale abbiamo rimodernato i locali di competenza del Santuario e un progetto sociale. Quest’ultimo, che consiste appunto nella sartoria liturgica, è stato pensato in collaborazione con la Caritas diocesana.
Tuttavia, la fase di studio e sperimentazione era già stata avviata da tempo e una prima ‘uscita’ vi è stata con la visita di papa Francesco ad Asti nel novembre 2022: in quanto direttore dell’ufficio liturgico diocesano, sono stato incaricato dell’organizzazione della celebrazione presieduta dal papa in Cattedrale. Così ho proposto che il Pontefice indossasse, per la liturgia, un piviale cucito dal futuro atelier, come poi è avvenuto.
Più a monte ancora, possiamo dire che Atelier Nardos nasce almeno 10 anni fa, dall’incontro di due passioni: quella mia, liturgica (ho concluso gli studi all’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova), in particolare sui linguaggi non verbali della celebrazione, e quella sartoriale di Marina Bergantin, la sarta di Atelier Nardos. In quegli anni sono stati studiati i tessuti e sperimentati i modelli che oggi vengono utilizzati”.
Per quale motivo il richiamo al nardo?
“Atelier Nardos riconosce la propria identità nel gesto nobile e semplice della sorella di Lazzaro: Maria prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: ‘Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?’
L’olio di nardo, da cui il nome dell’Atelier, vuole essere un richiamo a quest’episodio. Quel gesto assolutamente nobile e semplice insieme, espressione di un amore squisito per il Signore, sarà ricordato per sempre. Nobile perché quell’olio non comune è diventato espressione del cuore di Maria; a Gesù vanno le cose più preziose, quel ‘di più’ non necessario, un sovrappiù straordinario, che un animo gretto ritiene uno spreco. Semplice, perché in quel gesto non vi è spazio per la vanità, o per la richiesta di un contraccambio, ma è tutto dono”.
Cosa è una sartoria ‘solidale’?
“Non so se possiamo definirci una sartoria solidale. Atelier Nardos ispira le sue modalità operative al magistero di papa Francesco, in particolare alle lettere encicliche ‘Fratelli Tutti’ e ‘Laudato Si’. Uno dei mali del nostro mondo è il ritenere sia le persone sia l’ambiente beni di consumo che vanno utilizzati finché servono a fare profitto e che poi possano essere buttati via: ‘Le persone non sono più sentite come un valore primario da rispettare e tutelare, specie se povere o disabili, se non servono ancora’ (come i nascituri), o ‘non servono più’ (come gli anziani). Oggetto di scarto non sono solo il cibo o i beni superflui, ma spesso gli stessi esseri umani’, aveva scritto papa Francesco nell’enciclica ‘Fratelli tutti’.
Atelier Nardos predilige un ambiente di lavoro che sia non soltanto un luogo dove si fa qualcosa in cambio di qualcos’altro, ma che contribuisca alla realizzazione della persona, dove lavorare sia un lavorare con gli altri e un lavorare per gli altri, offrendo occasione di scambi, di relazioni e d’incontro.
Per questo, in particolar modo nei Laboratori di Nardos le persone che si trovano insieme per crescere, acquisire capacità e autonomia. I laboratori di Nardos sono luoghi di promozione di legami comunitari, si costruisce la fraternità. Le diverse attività manuali che vengono svolte convergono in un obiettivo concreto da raggiungere insieme ma il vero scopo è far incontrare volontari e soggetti con diverse fragilità, creare un punto di incontro, confronto, di tessitura di legami che diventi sempre più per i partecipanti un punto di riferimento.
I laboratori di Nardos sono finalizzati alla realizzazione di percorsi di crescita personale, al potenziamento del livello di autonomia e allo sviluppo di capacità trasversali e pratico-manuali. Per questo motivo si svolgono in un contesto protetto che permette di rispondere in modo differenziato alle diverse esigenze e potenzialità dei partecipanti, costruendo per ognuno un possibile itinerario evolutivo, secondo tempi e modalità adeguate. Per ora è attivo soltanto un laboratorio, il ‘Telaio di Ouaffa’ (tessitura), ma ben presto partiranno i laboratori di piccola sartoria e ricamo”.
Come si fa a creare qualcosa di bello?
“L’argomento della bellezza trova immediatamente adesione e consenso. Tutti sono d’accordo nel desiderare, volere qualcosa di bello, e magari crearlo: ma a ben vedere questo argomento non è affatto tra i più semplici. Infatti: che cosa è bello? E dunque subito ci si potrebbe dividere in varie opinioni. La complessità aumenta se si tenta di articolare la bellezza in rapporto alla liturgia: in che modo la bellezza è costitutiva della celebrazione? Perché le è connaturale? Ancor di più se volessimo mettere a tema della bellezza della liturgia in chiave evangelizzante: ‘la Chiesa evangelizza con la bellezza della liturgia’, ha scritto papa Francesco nell’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’. Non è questo il luogo per affrontare questo tema.
Per Atelier Nardos è importante ritornare sempre all’icona del gesto di Maria, la sorella di Lazzaro: quel gesto assolutamente nobile e semplice insieme, e per questo assolutamente bello. ‘Nobile semplicità’ è la strada che il Concilio Vaticano II ha implicitamente indicato per ricercare la bellezza. In quella sede conciliare si diceva: ‘i riti splendano per nobile semplicità’. Due termini che paiono agli antipodi, ma che i padri conciliari hanno sapientemente cucito assieme anche per indicare due estremizzazioni errate: lo sfarzo e la banalità sciatta”.
Cosa significa confezionare abiti liturgici?
“Confezionare abiti liturgici significa anzitutto un lavoro meticoloso fatto di attenzione e cura, a partire dall’elaborazione di un’idea che diventa progetto, disegno, poi ricerca dei materiali più consoni alla sua realizzazione. Una veste liturgica, infatti, è nella sua radice un abito. Un abito arcaico, se vogliamo, ormai destinato solo all’uso rituale, ma pur sempre un abito. Pertanto, quello richiesto è un lavoro di abilità artigianale, creatività e conoscenza delle forme. Atelier Nardos progetta e confeziona vesti liturgiche esclusive, uniche ed interamente fatte a mano, utilizzando tessuti esclusivamente naturali e innovativi, provenienti da una filiera trasparente e sostenibile.
A proposito dei tessuti utilizzati, anche in questo campo ci si ispira al magistero di papa Francesco: ‘Esistono forme di inquinamento che colpiscono quotidianamente le persone. L’esposizione agli inquinanti atmosferici produce un ampio spettro di effetti sulla salute, in particolare dei più poveri.
Fra i poveri sono frequenti le malattie legate all’acqua, incluse quelle causate da microorganismi e da sostanze chimiche’, come ha scritto nell’enciclica ‘Laudato sì’. L’industria del tessile è tra le più inquinanti al mondo.
Per questo Atelier Nardos sceglie di utilizzare tessuti di alta qualità scelti con particolare attenzione da filiere che ne garantiscano la tracciabilità, trasparenti e certificate. Canapa, ortica, bamboo, lino, cotone biologico, seta certificata e burette, lana di yak, lane di pecora, e loto: sono al momento le fibre naturali e innovative che Atelier Nardos utilizza per confezionare le vesti liturgiche e suppellettili d’altare”.
Atelier Nardos ha luogo nel Santuario della Madonna del Portone: perché è stato nominato ‘Porta Paradisi’?
“Il nome Madonna del Portone è quello usato popolarmente da secoli. Si riferisce ad una delle porte della città, esistenti nelle mura di cui Asti medievale era cinta. Sull’architrave di una di queste venne affrescata l’immagine ad oggi ancora venerata. Da qui Madonna ‘del portone’. Posso poi segnalare che nel 1946 papa Pio XII costituiva compatrona di Asti la beata Vergine Maria con titolo Porta Paradisi”.
(Tratto da Aci Stampa)