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La scuola cattolica nel cammino sinodale

‘Non si testimonia nulla stando in una posizione esterna, ma solo condividendo i luoghi in cui si può spezzare il pane della comune umanità’: inizia con questa citazione tratta dalle Linee guida per la fase sapienziale del Cammino sinodale delle Chiese in Italia il documento che il Consiglio nazionale della scuola cattolica (Cnsc) ha inviato al Comitato del Cammino sinodale della Chiesa italiana quale contributo alla seconda fase del percorso sinodale, che riguarda il cammino ‘sapienziale’.

Per il Consiglio nazionale della scuola cattolica la scuola ha la missione della prossimità: “Per non pochi alunni e studenti che la frequentano, essa è l’unica o la principale occasione per entrare in contatto con la realtà ecclesiale. Molti, inoltre, sono gli alunni non cattolici che la scelgono. E’ dunque rilevante l’apporto che può offrire alla costruzione di una Chiesa che si presenti e sia percepita come inclusiva, propositiva, responsabile, testimone di verità”.

Ciò avviene attraverso le relazioni, che si instaurano con la testimonianza: “Essendo vicina al compito educativo dei genitori che l’hanno scelta per i propri figli, la scuola cattolica manifesta particolare prossimità alle loro domande e condizioni di vita. Oltre a educare i ragazzi in un ambiente e una cultura ispirati ai valori evangelici, la scuola cattolica può essere testimone degli stessi valori nei confronti degli adulti, delle altre istituzioni formative del territorio, del mondo culturale e sociale.

La scelta della prossimità deve manifestarsi soprattutto nei confronti delle famiglie, oggi sempre più in crisi, offrendo loro un riferimento e un sostegno solido per l’educazione dei loro figli. La dimensione comunitaria della scuola deve realizzarsi non solo tra gli alunni e tra questi e i docenti ma soprattutto tra l’intera scuola e ciascuna famiglia: intercettare i problemi, offrire aiuto, accompagnare nelle scelte educative”.

E’ ‘dovere’ della scuola confrontarsi con il mondo: “Nell’attuale fase storica e culturale, si impongono in particolare alcune sfide, in diverse direzioni. Sul piano culturale vanno superati i pregiudizi provenienti da una visione riduttiva di laicità, intesa come esclusione della dimensione religiosa dalla sfera pubblica. Sul piano pedagogico, vi sono ancora importanti passi da fare per una reale centralità della persona nei processi di apprendimento, per la promozione di comunità educative che superino anacronistici individualismi e frammentazioni, per il riconoscimento e la formazione dei genitori e degli insegnanti, così come per la consapevolezza della valenza educativa diffusa in molti ambiti della vita sociale, quali il mondo del lavoro e dell’economia, della comunicazione e delle tecnologie digitali, della salute, dello sport, della politica, dello spettacolo, del tempo libero e del turismo, della custodia dell’ambiente naturale”.

Per questo è necessario che anche la scuola cattolica, pur nelle difficoltà economiche, scopra la necessità del cambiamento per essere al passo con i ‘tempi’: “In questi anni, in mezzo a mille difficoltà, si registrano numerose azioni virtuose, quali: l’ottimizzazione delle risorse che deriva dal lavoro in rete con altre scuole; il maggior coinvolgimento dei laici presenti nella scuola; l’utilizzo dei locali per attività extracurricolari o extrascolastiche; la ristrutturazione dell’offerta formativa; il dialogo con altre scuole cattoliche per studiare forme di collaborazione, se non addirittura di fusione; la possibilità di trasferire la gestione ad altri enti che ne garantiscano l’ispirazione cristiana”.

Però è necessario che ci sia la consapevolezza del bisogno della scuola cattolica: “Tuttavia, ciò non è sufficiente e non può sostituire la responsabilità di tutta la comunità ecclesiale per la diffusione e il consolidamento di una “cultura della parità” e la richiesta di strumenti (anche legislativi ed economici) che consentano ad ogni famiglia e ad ogni persona un’effettiva libertà di scelta educativa, diritto riconosciuto dalla Costituzione italiana e valore affermato con chiarezza dalla Dottrina sociale della Chiesa.

La parità scolastica, infatti, è enunciata formalmente ma non accompagnata da un sostegno capace di renderla effettiva. Lo stesso vale per il sistema dell’Istruzione e formazione professionale, che risulta ancora disomogeneo quanto alla sua distribuzione territoriale e precario nelle risorse”.

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