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Papa Francesco: la cura illumina il futuro

Questa mattina, nella festa di san Giovanni della Croce, papa Francesco ha ricevuto in Aula Paolo VI l’Associazione Italiana contro le Leucemie Linfomi e Mieloma, in occasione per il suo 55^ compleanno, ricordando loro di non dimenticare la solidarietà e la prossimità per superare l’individualismo e ringraziandoli per l’attività di volontariato:

“Grazie per la vostra visita e soprattutto grazie per quello che fate. Oltre a finanziare la ricerca per la cura delle leucemie, dei linfomi e del mieloma, e lo sviluppo di centri specializzati sul territorio, offrite accoglienza a pazienti e familiari, cure a domicilio e prossimità a tante persone con migliaia di volontari. Prossimità, è una delle qualità di Dio: prossimo, compassionevole e tenero. E voi fate lo stesso: essere prossimi con tanta compassione e tanta tenerezza. Prossimità, non dimenticatevi questo. La vostra è una testimonianza di solidarietà e di vicinanza, ancora più importante in un mondo segnato dall’individualismo”.

Ed ha ‘consegnato’ loro tre parole, di cui la prima è ‘illuminare’, tema al centro del loro incontro, ‘Insieme illuminiamo il futuro: “Infatti la malattia spesso fa precipitare la persona e la sua famiglia nel buio del dolore e dell’angoscia, generando solitudine e chiusura. A livello sociale, è spesso percepita come una sconfitta, qualcosa da nascondere, eliminare: si scartano i malati in nome dell’efficienza e della forza, si emargina la sofferenza perché fa paura e ostacola i progetti”.

E’ stato un invito a mettere al ‘centro’ la persona: “In altre culture addirittura si eliminano i malati, si eliminano, e questo è brutto! Invece, è urgente rimettere al centro la persona malata, con la sua storia, le relazioni familiari, quelle amicali, quelle terapeutiche per trovare senso al dolore e dare risposta ai tanti ‘perché’. Anche quando tutto sembra perduto, è possibile sperare. Ma ci vuole qualcuno che porti un po’ di luce, una fiamma di speranza, con l’amicizia, la vicinanza e l’ascolto”.

Però per mettere al ‘centro’ la persona è necessario il dono: “La seconda parola è dono. Queste persone che portano un po’ di luce sono i “donatori”. La logica del dono è il principale antidoto alla cultura dello scarto. Ogni volta che si dona, la cultura dello scarto viene indebolita, anzi, annullata; e il consumismo, che apparentemente vorrebbe impossessarsi anche delle nostre vite, viene sconfitto da questa logica virtuosa”.

Da qui l’invito a ‘guardare’ la tenerezza di Dio incarnato in Gesù: “Il primo a donarsi è Dio stesso, nel suo amore creatore; è Gesù, nella sua Incarnazione. Tra pochi giorni sarà Natale: guardiamo a quel Bimbo donato al mondo perché tutti possiamo essere salvati. Traiamo forza dalla sua fragilità, conforto dal suo pianto, coraggio dalla sua tenerezza. Ecco di nuovo la parola tenerezza: non dimenticatela!”

Ed infine la piazza per essere accanto alle persone: “La terza parola è piazza. La vostra Associazione è presente nelle piazze, con un’opera di diffusione capillare. E’ l’impegno di non restare chiusi nel proprio orticello a coltivare solo i propri interessi, ma di animare il territorio, di essere segno tangibile, presenza visibile, mai invadente. Nella piazza si manifesta la volontà di stare con la gente, di condividere il dolore, di essere buoni samaritani. Questo è un dono che fate a tutta la società. Siete visibili ma non per voi stessi, per le persone che ne hanno bisogno”.

Ciò permette anche di sostenere la ricerca scientifica: “E così contribuite a sostenere la ricerca scientifica, ad aumentare la conoscenza che fa parte della migliore tradizione sanitaria italiana, e ad assicurare l’attenzione alle persone che hanno bisogno di sentirsi accompagnate nella terapia. Siete un tassello della costruzione di due speranze: speranza della cura, sempre, e speranza della terapia, nelle modalità più aggiornate”.

Inoltre ha incontrato musicisti e cantanti che nel pomeriggio si esibiscono sul palco dell’Auditorium della Conciliazione, il papa ha sottolineato  l’importanza di questo concerto di Natale: “Il Natale ci ricorda che la speranza è prima di tutto dono di Dio, e che come tale ‘si fonda sulla fede ed è nutrita dalla carità’. Ha bisogno perciò, da una parte, di affondare le sue radici nel terreno fertile della comunione con il Signore e, dall’altra, di crescere e fiorire in scelte concrete d’amore, così da colmare di senso il presente aprendo nuovi orizzonti per il domani”.

(Foto: Vatican News)

Dalle Acli un invito a costruire speranza

Emiliano Manfredonia, Presidente uscente, è risultato il primo eletto con il 95% dei voti dopo la mattinata di votazioni del 27° Congresso nazionale delle Acli che si è svolto a Roma dal 29 novembre al 1^ dicembre: “Vi ringrazio per la fiducia e il rinnovo di questa fiducia, che prima di tutto è un premio per la presidenza uscente, per come ha lavorato e si è messa in discussione… Vorrei che le ACLI continuassero a essere un patrimonio che non solo ereditiamo, ma che costruiamo insieme, guardando al futuro e non lasciando sole le persone. In questi tre giorni abbiamo confermato la nostra missione: costruire speranza e fiducia, con lo stesso spirito di Maria che ha detto il suo Eccomi”.

La giornata conclusiva del Congresso è stata aperta dalla celebrazione eucaristica presieduta dal card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi: “Voi ACLI siete un insieme di associazioni multiformi e inquiete. Dio ha fatto promesse di bene per il suo popolo, e ora sta per realizzarle. Non possiamo permetterci di vedere tutto nero. Stare da credenti nella storia oggi significa guardare l’umanità con lo stesso sguardo positivo di Dio”.

Un altro momento centrale è stato l’intervento di don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera: “Non si possono fare politiche senza ascoltare le fatiche e le speranze delle persone. Dobbiamo lottare contro la criminalizzazione della povertà e promuovere politiche sociali e ambientali al servizio delle persone. Le ACLI sono un segno di speranza, e insieme possiamo costruire una società più giusta e solidale”.

Simone Romagnoli, riconfermato coordinatore nazionale Giovani delle ACLI, ha presentato la mozione ‘Youth Policy’, approvata durante i lavori congressuali: “Crediamo che i giovani non debbano essere solo ‘dei giovani delle ACLI’, ma protagonisti dentro le ACLI”.

In apertura dei lavori congressuali il presidente  uscente, Emiliano Manfredonia, aveva tracciato il bilancio del percorso associativo e delineato le prossime sfide, invitando a non arrendersi al ‘crepuscolo di una società divisa: “Siamo tornati in piazza insieme ad altri per fermare le guerre e i diversi assalti alla Costituzione e ai diritti, per chiedere ‘Pace, lavoro e dignità’. Ma essere movimento educativo che non ha paura di prendere posizione è qualcosa di più.

Negli ultimi decenni il progressivo abituarsi delle democrazie alla guerra, all’esplosione delle diseguaglianze e all’ingiustizia ambientale ha finito per erodere la stessa democrazia. Sempre più in difficoltà ad affermare una società in cui ci sia posto per tutti, dove il ‘salvarsi insieme’ prevalga sulla competizione assoluta e ovunque, la democrazia ha lasciato crescere il potere di nuove od antiche aristocrazie finanziarie e politiche. Ma se la democrazia declina verso l’aristocrazia parte importante della società, sempre più frammentata in tanti ‘io’, finisce per preferirle nuovi autoritarismi che propagandano di poter salvare se stessi contro gli altri”.

E’ stato un invito per ripartire dalla ‘strada’: “Riscoprirci movimento ha significato, prima di tutto, cercare di essere per strada, luogo di incontro, cura e relazioni a partire dalla presenza dei nostri circoli, associazioni e servizi, progetti in Italia e in tante comunità all’estero; la strada crocevia di molteplici forme di povertà, economica, lavorativa, educativa, sanitaria e relazionale, da affrontare con un approccio integrato, nonché a fianco delle vittime e di chi migra o è perseguitato, come Ipsia”.

Ma questa ripartenza avviene attraverso l’ascolto: “Ma non basta ‘esserci’, è necessario trasformare questa presenza in ascolto: una parola, un gesto, una postura da coltivare con attenzione. L’ascolto è il primo atto dell’azione politica, come ha ricordato il Presidente Mattarella: ‘La democrazia non può esistere senza la capacità di ascoltare’. Il nostro ascolto si realizza lungo due dimensioni, sempre riconoscendo la centralità della persona”.

E’ stato un invito ad uscire per stare nelle piazze: “La piazza è il nostro cercare di essere esperienza di pensiero e discernimento, che alimenta formazione e apprendimento sui problemi individuati, sul welfare, sulle famiglie, sulle crescenti disparità, sul lavoro, sull’immigrazione, sull’ambiente e gli stili di vita. La piazza sono le città nelle e con le quali abbiamo animato i nostri Incontri nazionali di studi, sono le occasioni di pensiero (come il lavoro sull’Intelligenza artificiale) sono l’antifascismo e i cammini della memoria. Per non perdere la bussola e orientarsi in questi tempi disorientati”.

Stare nella piazza per combattere le ingiustizie: “In piazza sosteniamo con forza che la discriminazione femminile è una palese ingiustizia. Superare tale discriminazione non riguarda solo l’equità, ma il riconoscimento del valore intrinseco delle donne.

Gli uomini possono contribuire a tale vantaggioso cambiamento, sfidando le norme di genere, sostenendo politiche inclusive e promuovendo un mutamento culturale e formativo. La piazza è simbolo del fare rete e allearsi. Tra la strada e la piazza siamo parte dei percorsi della Chiesa in uscita nelle pastorali delle diocesi, a partire da quella sociale e del lavoro e dal Progetto Policoro”.

Però occorre stare nella piazza con uno stile cristiano: “Abbiamo provato a rileggere il nostro mandato associativo e la nostra realtà attraverso la lente interpretativa dei cinque stili che papa Francesco ci ha consegnato nell’Udienza del 1° giugno e che hanno illuminato il nostro sguardo, rendendolo più limpido e armonico, disincantato e responsabile. I cinque stili delle Acli, popolare, sinodale, democratico, pacifico e cristiano, rappresentano anche il criterio di valutazione dell’impatto sociale e l’orizzonte programmatico per il futuro.

Nella rilettura del noi associativo abbiamo riscontrato il nostro essere e sentirsi parte del popolo. E se la vera essenza del popolo risiede nella solidarietà e nel senso di appartenenza, allora possiamo dire di averla riconosciuta innanzitutto nei valori e nella saggezza di tanta gente semplice, nel passaggio dall’io al noi associativo, nelle porte aperte dei nostri circoli e servizi, in particolare durante la pandemia, elaborando insieme progetti di bene comune”.

Ed ecco la centralità della Parola di Dio: “Logos è la parola che, a fondamento del Vangelo e del nostro stile cristiano, indica quali sono le ragioni profonde che sottendono alla fede applicabili anche alla vita. In questo caso, senza presunzione, ad un incarico di presidenza lungo quasi 4 anni. Quindi, partiamo da qui: da alcune domande fondative (perché? per chi? come?) e da qualche prima imperfetta risposta molto personale.

Non si tratta di un resoconto esaustivo quanto piuttosto del racconto di alcune scelte di fondo che hanno poi generato azioni, contenuti ed oggetti. Uno stile operativo e collaborativo che ha caratterizzato questi anni di lavoro perché tutto ciò che è stato realizzato è frutto del lavoro di molte persone, dirigenti, lavoratori, collaboratori, volontari: grazie a ognuna ed ognuno con tutto il cuore!”

(Foto: Acli)

Cresce la Piazza dei Mestieri a Catania

Era il 2012 quando la Piazza dei Mestieri decideva, dopo aver consolidato l’esperienza torinese, di iniziare l’avventura al Sud: “Eravamo stanchi di sentire analisi sui problemi del sud e sui suoi giovani ed allora abbiamo deciso di fare l’unica cosa che sappiamo fare: mettere le mani in pasta. La scelta è caduta su Catania perché per realizzare il modello della Piazza dei Mestieri non si può partire da zero, occorre avere partner credibili che conoscano il territorio e che abbiano capacità professionale e passione per l’educazione dei giovani. Tutto queste caratteristiche le abbiamo trovate in Archè impresa sociale che già operava con successo da circa 20 anni in Sicilia nel campo della formazione professionale”.

In questi anni di collaborazione, seguendo il modello della Piazza dei Mestieri, sono nate due sedi (la prima presso l’IPAB Santa Maria del Lume e la seconda presso la Fondazione Duca di Carcaci), costruendo progetti a sostegno dei giovani italiani e stranieri, della formazione professionale e delle scuole collaborando con le istituzioni locali. Grazie a questo nel 2023 sono stati accolti ed accompagnati oltre 2.000 giovani:

“Nel 2022, insieme al nostro partner Archè, ci siamo resi conto che era giunta il momento di rendere più stabile e completo il nostro modello. E’ nata così l’idea di ampliare la sede di Carcaci con altri 600 mq di superficie interna e 1600 di aree esterne, per sviluppare un nuovo progetto che intende attivare e consolidare una rete di intervento nel territorio catanese e che vede la Piazza dei Mestieri come player in accordo con istituzioni, istituti scolastici, agenzie educative, enti del terzo settore e imprese.

Insieme vogliamo costruire un punto di riferimento per le politiche di contrasto alla dispersione scolastica e per evitare che tanti giovani possano scivolare lentamente, ma inesorabilmente, in situazioni di marginalità sociale. Un rischio particolarmente elevato nei quartieri in cui si colloca la presenza della Piazza dei Mestieri (Monte Po, Nesima, San Leone, Rapisardi, Librino)”.

Il progetto vedrà, tra le altre cose, il consolidamento delle seguenti attività: a) La ‘Casa dei Compiti’ un luogo in cui tutti i pomeriggi, docenti e tutor, accoglieranno e aiuteranno i giovani delle scuole del territorio che sono in difficoltà nel loro percorso scolastico. b) lo ‘Sportello di Orientamento’ per aiutare i giovani in uscita dalle scuole medie a identificare il percorso più adatto per proseguire gli studi.

c) I ‘Laboratori di Mestiere’ in cui i ragazzi e le ragazze potranno sperimentare attitudini e competenze trasversali e scoprire i propri talenti. d) Le ‘Azioni di Capacity Building’ che si tradurranno in percorsi di affiancamento degli insegnati delle scuole del territorio, per condividere metodologie educative già sperimentate con successo dal modello della Piazza dei Mestieri.

e) Il ‘Cartellone degli eventi culturali’ che avrà a disposizione il nuovo grande giardino per l’estate e una sala dedicata nei mesi più freddi. Ci saranno spettacoli e incontri volti a valorizzare i talenti del territorio e offrire ai giovani la possibilità di fruire di un’offerta culturale che spesso per motivi diversi risulta a loro inaccessibile. f) Il ‘Bar e il Ristorante’ che diventeranno luoghi ideali per momenti di convivialità dedicati alle famiglie e ai giovani, facilitando la convivenza e l’incontro tra generazioni.

Per realizzare tutto questo il presidente Dario Odifreddi ha ringraziato chi ha creduto in questo progetto, come Marco Lori, presidente ‘Fondazione Azimut’: “Abbiamo aderito con convinzione alla proposta di sostenere lo sviluppo di Piazza dei Mestieri a Catania. Grazie a iniziative come queste, moltissimi giovani trovano una strada per uscire dalla marginalità e inserirsi nel mondo del lavoro. Spezzare la spirale della povertà attraverso il lavoro è un passo fondamentale per costruire un futuro migliore” .

La Banca d’Italia, da sempre attenta a coniugare lo svolgimento dei compiti istituzionali con l’impegno sociale, eroga somme a scopo di beneficenza o per contributi a iniziative di interesse pubblico. Ciò rappresenta uno dei canali attraverso cui restituire alla collettività parte delle risorse pubbliche derivanti dall’esercizio delle funzioni istituzionali. In questo contesto, la Banca d’Italia ha sostenuto il progetto ‘Un laboratorio per scrivere il proprio futuro’, che, affrontando temi come l’inclusione e la lotta alla dispersione scolastica, è destinato a produrre effetti duraturi a favore della comunità locale.

Anche Filippo Nicolò Rodriguez, consigliere delegato di Enel Cuore, ha sottolineato l’originalità di ‘Piazza dei Mestieri: “Piazza dei mestieri è un luogo che nasce con l’idea di offrire ai ragazzi uno spazio di confronto e crescita personale, ma anche di apprendimento e creazione di quelle competenze professionali che saranno veicolo di riscatto, partecipazione ed inserimento sociale.

Per Enel Cuore, da sempre impegnata a sostenere il benessere e lo sviluppo delle nuove generazioni, questa collaborazione rappresenta un’opportunità per contribuire alla creazione di un modello virtuoso. La rete di ‘Piazze’, che oggi raggiunge Catania, dimostra come l’impegno condiviso possa creare opportunità concrete e trasformative per i ragazzi su tutto il territorio nazionale”.

Giuseppe Nargi, direttore regionale di Campania, Calabria e Sicilia di Intesa Sanpaolo, ha evidenziato l’impegno per la realizzazione di questo luogo: “Grazie al programma Formula sono stati raccolti i fondi necessari per realizzare anche in Sicilia la Piazza dei Mestieri. Il nostro Gruppo supporta molti progetti in favore dei ragazzi e delle loro famiglie, con l’obiettivo condiviso di favorire sostenibilità e inclusione sociale che puntino ad attivare meccanismi di risposta collettiva alle istanze e ai bisogni del territorio. Nello specifico, a Catania, vogliamo costruire un punto di riferimento per le politiche di contrasto alla dispersione scolastica, strappando quanti più giovani possibile da situazioni di marginalità sociale”.

Infine Francesca Sofia, direttrice generale di Fondazione CDP, ha sottolineato l’impegno per il contrasto alla dispersione scolastica: “Il contrasto alla dispersione scolastica rappresenta uno degli obiettivi chiave di Fondazione CDP, soprattutto nel Mezzogiorno. Piazza dei Mestieri negli anni ha saputo creare un network vincente per rispondere concretamente a questo fenomeno e attraverso il nostro sostegno alla nuova iniziativa di Catania, contribuiremo a garantire a oltre 1.400 studenti di fruire di eque opportunità nell’affrontare il proprio percorso scolastico, tentando di rimuovere le barriere che tutti i giorni ostacolano il loro futuro e, in senso più ampio, quello del Paese. Con questa ulteriore collaborazione, sale a quasi 3.000.000 il totale delle risorse destinate da Fondazione CDP a progetti nella Regione”.

A Torino grande festa per il ventennale della Piazza dei Mestieri

La Piazza dei Mestieri ha festeggiato dal 23 al 27 settembre i suoi vent’anni con 5 giornate di dialogo in cui ci si è confrontati per approfondire le sfide legate alle grandi transizioni in atto.

Sono state oltre 2.500 le presenze al dialogo che si è dipanato attraverso 12 incontri dove sono intervenuti, tra gli altri, il Sindaco di Torino Stefano Lo Russo, il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’Arcivescovo di Torino Monsignor Roberto Repole, il Cardinale Matteo Zuppi, il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, la Parlamentare europea Letizia Moratti, il CEO di Talent Garden Davide Dattoli, il Consigliere Delegato di Enel Cuore Onlus Filippo Nicolò Rodriguez, il Presidente di IREN Luca Dal Fabbro, il Presidente del CDA di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros Pietro, il Presidente della Fondazione CRT Anna Maria Poggi, il Presidente della Compagnia di San Paolo Marco Gilli, il Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini.

Un dialogo in cui i giovani sono stati protagonisti interloquendo con le loro domande con gli autorevoli ospiti della settimana. Non sono mancati poi momenti di festa con serate dedicate alla musica (Jazz e Cabaret) e con eventi dedicati agli ex allievi per i quali in questi giorni è stata fondata un’associazione.

Al centro del dibattito i giovani e il modello della Piazza dei Mestieri. Tra i temi sono emersi quelli della necessità di una più stretta ed efficace collaborazione tra pubblico e privato negli investimenti strategici e nelle politiche per la formazione dei giovani e degli adulti.

Un punto del modello Piazza dei Mestieri che tutti hanno sottolineato è la sua capacità di essere stato capace di far emergere i talenti dei giovani accompagnandoli nel loro percorso educativo e di inserimento lavorativo, ma anche offrendo proposte per il loro tempo libero come, ad esempio, quelle del ricco cartellone di eventi culturali. Non basta vietare l’eccesso di uso del cellulare, ci vuole qualcosa cha attrae di più, servono luoghi che rispondano al desiderio di felicità dei giovani partendo da un abbraccio capace di accoglierli e di fargli sentire il loro valore.

Molti degli intervenuti hanno sottolineato che l’Italia non ha solo punti di debolezza; infatti, la sua struttura imprenditoriale agile e ricca di know-how diffuso ci ha permesso di reagire meglio alle crisi recenti, a partire da quella del covid. Inoltre, anche sull’evoluzione delle tecnologie dell’informazione e di quelle alla base della transizione ambientale abbiamo molte carte da giocare. Servono scelte coraggiose e capaci di guardare ai tempi lunghi, ma la partita è aperta. In sintesi, una settimana che anziché accodarsi allo sconforto generalizzato, ha sottolineato le grandi opportunità che abbiamo davanti, soprattutto i giovani, pur nella coscienza dei rischi esistenti.

La settimana si è conclusa con la graditissima sorpresa di una lettera del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha voluto raggiungere la Piazza dei Mestieri e tutti i partecipanti, esprimendo il suo apprezzamento per ‘una intuizione cha ha saputo stabilire nel tempo una solida ed efficace rete di solidarietà e di inclusione attraverso un’alleanza tra formazione e mondo del lavoro’. Comunque la Piazza dei Mestieri non si è fermata nemmeno nella grande festa finale del week end con il BierFest Platz 2024: protagoniste le birre della Piazza e quelle di alcuni dei birrifici più amati del panorama brassicolo italiano.

Il ventennale della Piazza dei Mestieri dal 23 al 29 settembre a Torino

Era il 26 ottobre 2004 quando a Torino si inaugurava la Piazza dei Mestieri. In questi vent’anni la ‘Piazza’ è diventata non solo un luogo di educazione e di crescita dei più giovani, ma anche un luogo di incontro per le famiglie e per gli adulti del territorio, un luogo di accoglienza per stranieri e persone in difficoltà, un luogo di cultura e di buon cibo, riproducendo così il modello di piazza dei comuni della tradizione italiana.

Ogni anno la Piazza dei Mestieri, nelle sue sedi di Torino, Catania (2012) e Milano (2022), accoglie migliaia di giovani italiani e stranieri (nel 2023 oltre 11.000) che vogliono imparare un mestiere e trovare un lavoro. Nascono così i panettieri, i cioccolatieri e i birrai, i cuochi e i camerieri, i grafici e gli informatici, le acconciatrici e i barber del futuro.

Per raggiungere questi risultati sono stati necessari la passione, la dedizione, il lavoro e la gratuità delle tante persone che ogni giorno lavorano fianco a fianco con i ragazzi, veri e propri ‘Maestri’ che si implicano totalmente con la loro vita e con le loro problematiche. Altrettanto decisiva è stata, e sarà, l’alleanza con gli imprenditori e le istituzioni del territorio con cui si è costruita una grande alleanza affinché educazione e lavoro diventino parte di un unico processo educativo.

Tre città, cinque sedi per oltre 20.000 metri quadrati di attività formative, ristoranti, un Pub, una bottega per la vendita dei nostri prodotti artigianali (birra, pane e prodotti da forno, cioccolato), un’agenzia di comunicazione e stampa, 100 appuntamenti culturali all’anno, tutto per aiutare i giovani a sperimentare l’attrattiva della bellezza del fare e diventare protagonisti della loro vita.

Dal 23 al 29 settembre a Torino, una settimana di eventi per celebrare questa ricorrenza e delineare un bilancio di ciò che ha contribuito a far nascere e sviluppare il progetto della Piazza dei Mestieri. Un’occasione per tracciare gli obiettivi futuri in un confronto diretto con gli stakeholder, ritrovare i tanti ex-allievi e quanti hanno contribuito a questa storia di successo.

Un mix di appuntamenti dove interverranno tra gli altri il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, l’Arcivescovo di Torino Monsignor Roberto Repole, il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, la Parlamentare europea Letizia Moratti, il CEO di Talent Garden Davide Dattoli, il Presidente di IREN Luca Dal Fabbro, il Presidente del CDA di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros Pietro, il Presidente della Fondazione CRT Anna Maria Poggi, il Presidente della Compagnia di San Paolo Marco Gilli, il Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini.

Ampio spazio anche alla cultura e allo svago, con lo spettacolo di cabaret di Claudio Lauretta, uno dei migliori imitatori della scena comica italiana, il grande ritorno alla Piazza dei Trelilu con il loro nuovo spettacolo “Mai a basta!”; il concerto con il trio del pianista Antonio Faraò, musicista affermato della jazz internazionale; la premiazione dello storico concorso di poesia e narrativa dedicato ai ragazzi delle scuole professionali con Daniele Mencarelli Presidente di Giuria.

Chiuderà la settimana l’annuale festival della birra, il Bierfest Platz 2024.

Settimana Sociale: la democrazia cresce con la partecipazione

Anche oggi sono proseguiti a Trieste i lavori della Settimana Sociale sul tema ‘Al cuore della democrazia’, declinati sulla partecipazione e sulla collaborazione con le relazioni del prof. Filippo Pizzolato, giurista dell’Università di Padova e della Cattolica di Milano, e della prof.ssa Mara Gorli, docente di Psicologia delle relazioni all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che ha rilevato che “il ‘noi’ è una relazione che si ciba della grande ricchezza costitutiva delle relazioni. Ma facciamo attenzione all’idea di un noi sociale armonico, pacifico, dove ciascuno trova il proprio posto e da lì può gestire il bene comune. E dobbiamo avere in mente che nelle relazioni noi ci mettiamo tensioni, interazioni e solitudini”.

Ed ha detto di prestare attenzione a due rischi: “L’ ‘io’ che si mangia il ‘noi’ ed il ‘noi’ che si mangia l’ ‘io’… E’ una bella tensione che ci mette in scacco: da un lato c’è la tendenza a fare, a concentrarsi su milioni di attività e progetti, lottiamo contro il tempo riempiendo l’agenda; dall’altro c’è la spinta a mollare tutto, con depressioni, dipendenze. E rispetto a questa doppia tensione dobbiamo trovare un equilibrio”.

Quindi per la docente occorre “rifondare un immaginario del ‘noi’, avendo a cuore nuove capacità responsive, sapendo che il gruppo può sostenere la forza di tanti ma può anche imprigionare, imbrigliare, affaticare le persone per la mancanza di respiro”.

Mentre il prof. Pizzolato ha parlato di una democrazia trasformativa: “La Costituzione ci porta al cuore della democrazia: fonda la Repubblica sul lavoro, non sul voto. Al cuore della democrazia c’è la partecipazione quotidiana dei cittadini alla costruzione della società. Quindi la Costituzione è garanzia della sovranità del popolo”.

Inoltre ha sottolineato la necessità di ‘promuovere la partecipazione, che è il fine personalista della Costituzione’, citando gli articoli 3 e 5 della Carta costituzionale, che insistono sulla partecipazione democratica: “La partecipazione ha bisogno del rapporto con le istituzioni per la sua efficacia trasformativa” ed ha bisogno della sussidiarietà; sul ruolo dei ‘cittadini che fanno la loro parte prendendosi cura del bene comune’: “Il rapporto tra cittadini e politica è fortemente malato, i leader politici vogliono ‘catturare il consenso’ mentre alcuni di loro diffondono semi di discordia nella società”.

In apertura di giornata la prof.ssa Isabella Guanzini, docente di teologia fondamentale all’Università di Graz, ha introdotto la riflessione biblica: “Nel cuore della democrazia batte una fiducia di base in una parola dello Spirito che può anche venire da altrove, e che esige la volontà di rinunciare a qualcosa per il bene del popolo… Nella democrazia batte un cuore che non è solo di governo, ma è l’effetto del desiderio di una forma di presenza nello spazio pubblico, di ripresa della parola in uno spazio in cui si sa di essere ascoltati e rispettati”.

A questo punto è bene riprendere il discorso sulla partecipazione democratica, pronunciato nella giornata inaugurale dalla vicepresidente del Comitato Scientifico ella Settimana Sociale, prof.ssa Elena Granata, docente di Urbanistica al Politecnico di Milano: “La partecipazione accade, spontanea, come fosse una reazione chimica, quando si riesce a superare il confronto faticoso e dogmatico, o a superare la tentazione di pensare che il dialogo non serva a nulla; quando cominciamo a fidarci gli uni degli altri superando le diffidenze reciproche, riconoscendo senza timore conflitti e posizioni antagoniste, superando le paure e le ansie.

Accade quando l’ambiente improvvisamente si scalda e si accende un confronto che non è solo mentale o intellettuale, ma anche fisico, fatto di empatia, fatto di calore umano. La partecipazione accade, spontanea, dopo ogni alluvione, dopo ogni catastrofe, quando vediamo le persone unirsi in nome di una comune rinascita. Abbiamo negli occhi le immagini della Valle d’Aosta…”.

E ricordando le storie di Adriano Olivetti, Maria Montessori e Maria Montessori, ha ribadito che la democrazia è chiamata a diventare ‘luogo’ fisico per incontrarsi: “Ed infine, la partecipazione ha un legame ineludibile con i luoghi. Senza luoghi veri, reali, senza quello spazio-tra-le-case, senza i paesi o i quartieri, senza quelle piazze dove le persone si incrociano, la comunità non comunica, e si trasforma in una semplice, passiva spettatrice.

La democrazia è tale se ‘si fa luogo’, se si incarna nelle storie locali, che poi diventano domande, servizi e istituzioni per tutti. E’ questa la storia di Maria Montessori, di Adriano Olivetti, di Franco Basaglia, di Danilo Dolci, per ricordare solo qualcuno tra i grandi. E’ nei luoghi che abbiamo ritrovato il senso della prossimità durante la pandemia; è nei luoghi che dobbiamo trovare le soluzioni alla sfida energetica, attivando comunità capaci di collaborare per la produzione e la condivisione dell’energia; è nei luoghi che torna centrale la produzione alimentare (che significa anche cura della terra e del paesaggio); è nei luoghi che affrontiamo la sfida climatica, promuovendo azioni concrete di mitigazione ambientale, di contenimento degli effetti della siccità e delle inondazioni. Ed è quindi, ancora nei luoghi che possiamo ricostruire le condizioni della partecipazione popolare e del confronto, come elemento di salute del corpo sociale”.

Tienanmen: la piazza che sfidò il regime

Nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 vengono uccisi centinaia di studenti e lavoratori a Pechino.  L’Esercito di Liberazione Popolare reprime con violenza le proteste dei cittadini, iniziate un mese e mezzo prima, che chiedono libertà, democrazia, riforme, salari più equi e condizioni di vita migliori. Già il 15 aprile 1989, dopo la morte di Hu Yaobang, ex capo del Partito comunista e sostenitore di riforme democratiche, circa 100.000 studenti si erano riuniti per esprimere la loro insoddisfazione verso il governo di Pechino.

Piazze in subbuglio

Sabato 6 novembre le piazze sono state protagoniste della salute: a Glasgow quasi 100.000 persone, pacificamente, hanno sfilato per dimostrare quanto la gente abbia a cuore la causa del riscaldamento globale. La manifestazione scozzese si è svolta in contemporanea ad altre iniziative del Global Climate Justice Day: almeno 300 nel mondo (dalla Corea del Sud alla Francia passando, solo per citarne alcune, da Belgio, Australia, Filippine, Taiwan e Indonesia) e 200 nel Regno Unito.

Papa Francesco: un’altra volta in piazza

Nonostante un po’ di pioggia i fedeli sono accorsi di nuovo in piazza san Pietro per pregare insieme al papa l’Angelus dalla finestra del Palazzo apostolico, dopo il periodo di lockdown dovuto alla pandemia e alla seconda ondata di Covid19: “Un’altra volta in piazza”.

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