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Papa Francesco: giustizia, carità e verità vanno insieme

“Sono lieto di incontrarvi al termine del Corso di formazione promosso dal Tribunale della Rota Romana sul tema ‘Ministerium Iustitiae et Caritatis in Veritate’. Rivolgo a ciascuno di voi il mio saluto cordiale, e ringrazio il Decano della Rota e quanti hanno collaborato per queste giornate di studio e di riflessione. Esse vi hanno dato modo di esaminare le sfide giuridico-pastorali concernenti il matrimonio e la famiglia. Questo è molto importante. Si tratta di un campo apostolico vasto, ma anche complesso e delicato, al quale è necessario dedicare energia ed entusiasmo, nell’intento di promuovere il Vangelo della famiglia e della vita”: con queste parole papa Francesco ha accolto in udienza i partecipanti  al Corso di Formazione promosso dal Tribunale della Rota Romana sul tema ‘Ministerium Iustitiae et Caritatis in Veritate’.

Iniziando il suo discorso il papa parte da papa Benedetto XVI, affermando che la carità avviene nella verità: “Con queste parole Benedetto XVI apriva la sua Enciclica ‘Caritas in veritate’, in cui presenta la dottrina sociale della Chiesa nella prospettiva del rapporto tra carità e giustizia, e di entrambe con la verità. Sono parole che valgono per l’intero ambito della società civile, ma che risultano pienamente pertinenti quando si considerano le relazioni tra i fedeli e tra essi e i Pastori, all’interno del Popolo di Dio”.

E’ questo il cuore dell’incontro con papa Francesco: “Il fulcro del messaggio che oggi vorrei lasciarvi è questo: voi siete chiamati ad amare la giustizia, la carità e la verità, e a impegnarvi quotidianamente per attuarle nel vostro lavoro come canonisti e in tutti i compiti che svolgete al servizio dei fedeli. Si tratta di amarle tutte e tre contemporaneamente, perché esse vanno insieme (giustizia, carità e verità, vanno insieme) e, se si prescinde da una, le altre perdono di autenticità. Infatti, il nostro modello è Gesù Cristo, che è la Verità ed è giusto e misericordioso”.

Quindi giustizia e carità non possono essere disgiunti: “Né giustizia senza carità, né carità senza giustizia. Una carità senza giustizia non è carità. La giustizia è virtù cardinale importantissima, che porta a dare a ciascuno il suo diritto. E questa virtù va vissuta certamente anche all’interno della Chiesa: lo esigono i diritti dei fedeli e i diritti della Chiesa stessa. Tuttavia, in nessuna comunità umana, e tanto meno nella Chiesa, basta rispettare i diritti: occorre andare oltre i diritti, con lo slancio della carità, cercando il bene dell’altro mediante la donazione generosa della propria esistenza”.

E’ un invito a superare timori: “Anzitutto, il timore della giustizia, come se essa potesse intaccare o diminuire la carità. A ben vedere, quel timore proviene da una concezione sbagliata della giustizia, pensata come rivendicazione egoistica e potenzialmente conflittuale. L’essenza della giustizia è tutt’altra cosa: essa è virtù squisitamente altruistica che muove verso il bene dell’altro.

Se poi quest’altro può e talvolta deve esigere che si rispetti il suo diritto, ciò presuppone l’oggettività del dovuto. Come operatori della giustizia avete il compito assai rilevante di contribuire ad accertare quali siano i diritti e i doveri dei fedeli e come ci si debba adoperare per tutelarli, anche mediante i processi, tanto necessari all’occorrenza per il bene della Chiesa e di tutti i suoi membri”.

Ugualmente per la carità: “Nemmeno si può avere paura della carità, e della misericordia come sua espressione caratteristica. La carità non dissolve la giustizia, non relativizza i diritti. In nome dell’amore non si può tralasciare ciò che è dovere di giustizia. Per esempio, non si possono interpretare le norme attuali sui processi matrimoniali come se, nella doverosa ricerca della prossimità e della celerità, esse implicassero un affievolimento delle esigenze della giustizia. Da parte sua, la misericordia non cancella la giustizia, al contrario spinge a viverla più delicatamente come frutto della compassione dinanzi alle sofferenze del prossimo. Infatti, «l’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia”.

Mentre ai rappresentanti dei pescatori papa Francesco ha sottolineato la loro importanza narrata nei Vangeli: “Nel Vangelo i pescatori incarnano atteggiamenti importanti. Ad esempio la costanza nella fatica: i discepoli sono descritti come ‘affaticati nel remare’ per colpa del vento contrario, o ancora provati dall’insuccesso, mentre stanchi ritornano a terra a mani vuote, dicendo: ‘Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla’. Ed è proprio così: il vostro è un lavoro duro, che richiede sacrificio e tenacia, di fronte sia alle sfide di sempre, sia a nuovi urgenti problemi, come il difficile ricambio generazionale, i costi che continuano a crescere, la burocrazia che soffoca, la concorrenza sleale delle grandi multinazionali.

Questo però non vi scoraggia, anzi alimenta un’altra caratteristica vostra: l’unità. In mare non si va da soli. Per gettare le reti è necessario faticare insieme, come equipaggio, o meglio ancora come una comunità in cui, pur nella diversità dei ruoli, il successo del lavoro di ciascuno dipende dall’apporto di tutti. In questo modo la pesca diventa una scuola di vita, al punto che Gesù la usa come simbolo per indicare la vocazione degli apostoli”.

In conclusione ha ricordato loro l’importanza della famiglia: “Carissimi, tra voi vedo molte famiglie. Vorrei allora concludere ricordando a tutti l’importanza della famiglia, cellula della società. Essa è fondamentale per entrambe le vostre professioni. Anzitutto per i sacrifici che i vostri familiari condividono con voi, adattandosi agli orari e ai ritmi esigenti del vostro lavoro, che non è solo una professione, ma è un’ ‘arte’, e dunque coinvolge tutta la persona e il suo ambiente. Poi per il sostegno che i vostri familiari vi danno nella fatica e spesso nella stessa attività. Custodite le vostre relazioni familiari, per favore: esse sono ‘medicina’, sia per i sani che per i malati. L’isolamento e l’individualismo, infatti, aprono le porte alla perdita della speranza, e questo fa ammalare l’anima, e spesso anche il corpo”.

(Foto: Santa Sede)

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