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Papa Leone XIV: la cura del creato è la vocazione di ogni persona

“Nel testo del Vangelo di Matteo che abbiamo appena ascoltato, Gesù rivolge diversi insegnamenti ai suoi discepoli. Vorrei soffermarmi su uno di essi, che sembra particolarmente adatto a questa celebrazione. Dice così: ‘Guardate gli uccelli del cielo … Osservate come crescono i gigli del campo’. Non è raro che il Maestro di Nazaret faccia riferimento alla natura nei suoi insegnamenti. Flora e fauna sono spesso protagoniste nelle sue parabole. Ma in questo caso c’è un chiaro invito all’osservazione e alla contemplazione del creato, azioni finalizzate a comprendere il disegno originale del Creatore”: nel pomeriggio papa Leone XIV ha visitato il progetto nato su 55 ettari un tempo appartenenti alle Ville Pontificie incontrando i dipendenti che curano le oltre 3.000 specie di piante presenti.

Durante la Liturgia della Parola con il Rito di benedizione, dopo la proclamazione di un passo del Vangelo secondo Matteo ed il Responsorio, papa Leone XIV ha preso la parola per l’omelia, traendo spunto proprio dal testo evangelico: “Tutto è stato sapientemente ordinato, fin dall’inizio, affinché tutte le creature concorrano alla realizzazione del Regno di Dio. Ogni creatura ha un ruolo importante e specifico nel suo progetto, e ciascuna è ‘cosa buona’, come sottolinea il libro della Genesi”.

Ed ecco il paragone del valore dell’umanità: “Nello stesso brano evangelico, riferendosi agli uccelli e ai gigli, Gesù rivolge ai suoi discepoli due domande: ‘Non valete forse più di loro?’; e poi: ‘Se Dio veste così l’erba del campo, … non farà molto di più per voi?’ Quasi a riprendere implicitamente il racconto della Genesi, Gesù sottolinea il posto speciale riservato, nell’atto creativo, all’essere umano: la creatura più bella, fatta a immagine e somiglianza di Dio. Ma a tale privilegio è associata una grande responsabilità: quella di custodire tutte le altre creature, nel rispetto del disegno del Creatore”.

Quindi la cura del creato è la vocazione dell’umanità, come scriveva papa Francesco nell’enciclica ‘Laudato Sì’: “La cura del creato, dunque, rappresenta una vera e propria vocazione per ogni essere umano, un impegno da svolgere all’interno del creato stesso, senza mai dimenticare che siamo creature tra le creature e non creatori”.

In questa linea si colloca tale borgo vaticano, citando l’esortazione apostolica ‘Laudate Deum’: “Il Borgo Laudato sì’, che oggi inauguriamo, si pone come una delle iniziative della Chiesa tese a realizzare questa ‘vocazione di essere custodi dell’opera di Dio’: un compito impegnativo ma bello, affascinante, che costituisce un aspetto primario dell’esperienza cristiana”.

E tale inaugurazione rappresenta una speranza: “Il Borgo Laudato si’ è un seme di speranza, che Papa Francesco ci ha lasciato come eredità, un ‘seme che può portare frutti di giustizia e di pace’. E lo farà rimanendo fedele al proprio mandato: essere un modello tangibile di pensiero, di struttura e di azione, in grado di favorire la conversione ecologica attraverso l’educazione e la catechesi”.

Speranza perché il creato è bello: “Quello che vediamo oggi è una sintesi di straordinaria bellezza, dove spiritualità, natura, storia, arte, lavoro e tecnologia intendono coabitare in armonia. E’ questa in definitiva l’idea del ‘borgo’, un luogo di vicinanza e prossimità conviviale”.

(Foto: Santa Sede)

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