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Il Presidente della Repubblica richiama la libertà di stampa

Nei giorni scorsi si è svolta al Quirinale la cerimonia di consegna del ‘Ventaglio’ da parte del presidente dell’Associazione Stampa Parlamentare, Adalberto Signore, al presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, che ha rivolto un appello agli italiani e alla responsabilità di chiunque abbia ruoli nella politica e nelle istituzioni sul rispetto della libertà di opinione, di informazione, di critica: ‘Ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news , è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica’.

Infatti il Presidente della Repubblica ha ribadito la massima vigilanza sul rispetto dei principi della Costituzione Italiana da parte dei cittadini, del governo e delle forze politiche per il diritto dei cittadini ad essere informati ed il diritto-dovere dei giornalisti ad informare seriamente contro il rischio delle fake news, come sottolinea l’articolo 21 della Carta costituzionale, ribadendo la necessità della libertà di informazione:

“Nella società dell’informazione globale è del tutto superfluo richiamare l’importanza che l’informazione riveste per il funzionamento della democrazia, per un’efficace tutela del sistema delle libertà. La democrazia, infatti è, anzitutto, conoscenza. E’ contesto nel quale avviene il confronto fra le idee e si esercita il diritto a manifestarle e testimoniarle. Alla libertà di opinione si affianca la libertà di informazione, cioè di critica, di illustrazione di fatti e di realtà. Si affianca, in democrazia, anche il diritto a essere informati, in maniera corretta. Informazione, cioè, come anticorpo contro le adulterazioni della realtà”.

Richiamando la legge ‘Gonella’, che nel 1963 istituì l’ordine dei giornalisti, ha richiamato alle responsabilità di ciascuno: “Operare contro le adulterazioni della realtà costituisce una responsabilità, e un dovere, affidati anzitutto ai giornalisti… Va sempre rammentato che i giornalisti si trovano a esercitare una funzione di carattere costituzionale che si collega all’art.21 della Carta fondamentale, con un ruolo democratico decisivo. Si vanno, negli ultimi tempi, infittendo contestazioni, intimidazioni, quando non aggressioni, nei confronti di giornalisti, che si trovano a documentare fatti. Ma l’informazione è esattamente questo. Come anche a Torino, nei giorni scorsi. Documentazione di quel che avviene, senza obbligo di sconti. Luce gettata su fatti sin lì trascurati”.

Citando Tocqueville (‘democrazia è il potere di un popolo informato’) ha sottolineato che la limitazione dell’informazione è ‘atto eversivo’: “Ecco perché ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica. Garanzia di democrazia è, naturalmente, il pluralismo dell’informazione. A questo valore le istituzioni della Repubblica devono rivolgere la massima attenzione e sostegno”.

Per questo ha citato l’approvazione, da parte del Parlamento Europeo, del regolamento sulla libertà dei media, che entrerà in vigore il prossimo 8 novembre: “In sintesi: promozione del pluralismo e dell’indipendenza dei media in tutta l’Unione, con protezione dei giornalisti e delle loro fonti da ingerenze politiche; pubblicità sui fondi statali destinati a media o a piattaforme; garanzia del diritto dei cittadini alla gratuità e pubblicità delle informazioni; indipendenza editoriale dei media pubblici; protezione della libertà dei media dalle grandi piattaforme; istituzione di un nuovo Comitato europeo per i servizi di media per promuovere una applicazione coerente di queste norme. Come si vede, un cantiere e un percorso impegnativo per l’Unione e per gli Stati membri, coscienti del valore che questo tema riveste per la libertà del nostro continente”.

Riprendendo il tema sulla guerra in Ucraina il presidente Mattarella ha richiamato all’invasione della Cecoslovacchia da parte di Hitler: “Uno dei momenti, che fa più riflettere (anche oggi) sugli errori gravidi di conseguenze, si identifica con le parole che Neville Chamberlain, Primo Ministro britannico, pronunziò, a Londra, al ritorno dalla conferenza di Monaco nel 1938: ‘Sono tornato dalla Germania con la pace per il nostro tempo’.

Come tutti ricordiamo, Hitler pretendeva di annettere al Reich la parte della Cecoslovacchia che confinava con la Germania (i Sudeti) dove viveva anche una minoranza di lingua tedesca. La Cecoslovacchia, che aveva fortificato quel confine temendo aggressioni, ovviamente rifiutava.

Le cosiddette potenze europee del tempo (Gran Bretagna, Francia, Italia) anziché difendere il diritto internazionale e sostenere la Cecoslovacchia, a Monaco, senza neppure consultarla, diedero a Hitler via libera. La Germania nazista occupò i Sudeti.

Dopo neppure sei mesi occupò l’intera Cecoslovacchia. E, visto che il gioco non incontrava ostacoli, dopo altri sei mesi provò con la Polonia (previo accordo con Stalin). Ma, a quel punto, scoppiò la tragedia dei tanti anni della Seconda guerra mondiale. Che, verosimilmente, non sarebbe scoppiata senza quel cedimento per i Sudeti”.

Ritornando agli episodi attuali di violenza il presidente Mattarella ha richiamato gli attentati degli ultimi mesi ad alcuni politici: “E’ fondamentale e doveroso ribadire la condanna ferma ed intransigente nei confronti di questa drammatica deriva di violenza contro esponenti politici di schieramenti avversi trasformati in nemici. Occorre adoperarsi sul piano culturale contro la pretesa di elevare l’odio a ingrediente, a elemento legittimo della vita: una spinta a retrocedere nell’inciviltà”.

Contro tale violenza, manifestatasi anche con un aumento dell’intolleranza religiosa e razziale, il presidente Mattarella ha invitato a diffidare degli ‘apprendisti stregoni’, che alimentano paure: “Vi sono molte persone che vivono in uno stato di tensione di fronte ai grandi cambiamenti in corso sempre più velocemente. Come ben sappiamo, registriamo condizioni nuove: di vita quotidiana, di modelli sociali, di lavoro, di formule di lavoro, di strumenti di cui avvalersi, di prospettive…

Tutto questo genera, forse comprensibilmente, allarme in tanti, che si sentono disorientati, forse indifesi.  E che rischiano di cadere nella rete ingannevole di chi fa credere che la soluzione sia semplice: tornare a un’epoca dorata che non c’è più (se pur mai c’è stata). E che non ci sarà più. Perché la storia cammina, i cambiamenti non si possono fermare, il tempo non torna indietro”.

Ed ha concluso il discorso intervenendo sulla situazione delle carceri: “Il carcere non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza, Non va trasformato, in questo modo, in palestra criminale. Vi sono, in atto, alcune, proficue e importanti, attività di recupero attraverso il lavoro. Dimostrano che, in molti casi, è possibile un diverso modello carcerario. E’ un dovere perseguirlo.  Subito, ovunque”.

(Foto: Quirinale)

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