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Giornata di preghiera per il creato: il papa invita a sperare ed agire

“Spera e agisci con il creato: è il tema della Giornata di preghiera per la cura del creato, il prossimo 1° settembre. E’ riferito alla Lettera di San Paolo ai Romani 8,19-25: l’Apostolo sta chiarendo cosa significhi vivere secondo lo Spirito e si concentra sulla speranza certa della salvezza per mezzo della fede, che è vita nuova in Cristo”.

Così inizia il messaggio di papa Francesco per la Giornata di preghiera per la cura del creato, che si svolge dal 1 settembre al 4 ottobre, in cui si evidenzia l’importanza del credere: “Non è tanto perché ‘noi crediamo’ in qualcosa di trascendente che la nostra ragione non riesce a capire, il mistero irraggiungibile di un Dio distante e lontano, invisibile e innominabile. Piuttosto, direbbe San Paolo, è perché in noi abita lo Spirito Santo”.

Per questo lo Spirito Santo rende i cristiani creativi, in quanto sono ‘protesi’ ai ‘beni eterni’: “Lo Spirito rende i credenti creativi, pro-attivi nella carità. Li immette in un grande cammino di libertà spirituale, non esente tuttavia dalla lotta tra la logica del mondo e la logica dello Spirito, che hanno frutti tra loro contrapposti. Lo sappiamo, il primo frutto dello Spirito, compendio di tutti gli altri , è l’amore”.

Grazie allo Spirito Santo è possibile chiamare Dio Padre: “Ecco la grande speranza: l’amore di Dio ha vinto, vince sempre e ancora vincerà. Il destino di gloria è già sicuro, nonostante la prospettiva della morte fisica, per l’uomo nuovo che vive nello Spirito. Questa speranza non delude, come ricorda anche la Bolla di indizione del prossimo Giubileo”.

Quindi il cristiano è uomo e donna di fede: “L’esistenza del cristiano è vita di fede, operosa nella carità e traboccante di speranza, nell’attesa del ritorno del Signore nella sua gloria. Non fa problema il ‘ritardo’ della parusia, della sua seconda venuta”.

Ed ha ribadito che la fede è un dono: “Sì, la fede è dono, frutto della presenza dello Spirito in noi, ma è anche compito, da eseguire in libertà, nell’obbedienza al comandamento dell’amore di Gesù. Ecco la beata speranza da testimoniare: dove? quando? come? Dentro i drammi della carne umana sofferente. Se pur si sogna, ora si deve sognare a occhi aperti, animati da visioni di amore, di fratellanza, di amicizia e di giustizia per tutti. La salvezza cristiana entra nello spessore del dolore del mondo, che non coglie solo gli umani, ma l’intero universo, la stessa natura, oikos dell’uomo, suo ambiente vitale; coglie la creazione come ‘paradiso terrestre’, la madre terra, che dovrebbe essere luogo di gioia e promessa di felicità per tutti”.

Per questo il cristiano ha speranza: “L’ottimismo cristiano si fonda su una speranza viva: sa che tutto tende alla gloria di Dio, alla consumazione finale nella sua pace, alla risurrezione corporea nella giustizia, ‘di gloria in gloria’. Nel tempo che passa, però, condividiamo dolore e sofferenza: la creazione intera geme, i cristiani gemono e geme lo Spirito stesso. Il gemere manifesta inquietudine e sofferenza, insieme ad anelito e desiderio. Il gemito esprime fiducia in Dio e affidamento alla sua compagnia affettuosa ed esigente, in vista della realizzazione del suo disegno, che è gioia, amore e pace nello Spirito Santo”.

Ed in questa speranza è coinvolta anche la creazione: “Gli inizi sono minuscoli, ma i risultati attesi possono essere di una bellezza infinita. In quanto attesa di una nascita (la rivelazione dei figli di Dio) la speranza è la possibilità di rimanere saldi in mezzo alle avversità, di non scoraggiarsi nel tempo delle tribolazioni o davanti alla barbarie umana. La speranza cristiana non delude, ma anche non illude: se il gemito della creazione, dei cristiani e dello Spirito è anticipazione e attesa della salvezza già in azione, ora siamo immersi in tante sofferenze che san Paolo descrive come ‘tribolazione, angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, spada’. Allora la speranza è una lettura alternativa della storia e delle vicende umane: non illusoria, ma realista, del realismo della fede che vede l’invisibile. Questa speranza è l’attesa paziente, come il non-vedere di Abramo”.

Per questo cita Gioacchino da Fiore: “Mi piace ricordare quel grande visionario credente che fu Gioacchino da Fiore, l’abate calabrese ‘di spirito profetico dotato’, secondo Dante Alighieri: in un tempo di lotte sanguinose, di conflitti tra Papato e Impero, di Crociate, di eresie e di mondanizzazione della Chiesa, seppe indicare l’ideale di un nuovo spirito di convivenza tra gli uomini, improntata alla fraternità universale e alla pace cristiana, frutto di Vangelo vissuto. Questo spirito di amicizia sociale e di fratellanza universale ho proposto in Fratelli tutti. E quest’armonia tra umani deve estendersi anche al creato, in un ‘antropocentrismo situato’, nella responsabilità per un’ecologia umana e integrale, via di salvezza della nostra casa comune e di noi che vi abitiamo”.

Questa speranza si manifesta soprattutto nel cosmo che ‘geme’: “Tutto il cosmo ed ogni creatura gemono e anelano ‘impazientemente’, perché possa essere superata la condizione presente e ristabilita quella originaria: infatti la liberazione dell’uomo comporta anche quella di tutte le altre creature che, solidali con la condizione umana, sono state poste sotto il giogo della schiavitù… Ma, in senso contrario, la salvezza dell’uomo in Cristo è sicura speranza anche per il creato: infatti ‘anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio’. Sicché, nella redenzione di Cristo è possibile contemplare in speranza il legame di solidarietà tra gli esseri uomini e tutte le altre creature”.

Nel lasso di tempo del ritorno di Cristo viene in soccorso lo Spirito Santo: “Nell’attesa speranzosa e perseverante del ritorno glorioso di Gesù, lo Spirito Santo tiene vigile la comunità credente e la istruisce continuamente, la chiama a conversione negli stili di vita, per resistere al degrado umano dell’ambiente e manifestare quella critica sociale che è anzitutto testimonianza della possibilità di cambiare”.

La conversione tutto collega, in quanto Gesù ristabilisce le relazioni, come è sottolineato nell’enciclica ‘Laudate Deum’: “Questa conversione consiste nel passare dall’arroganza di chi vuole dominare sugli altri e sulla natura (ridotta ad oggetto da manipolare), all’umiltà di chi si prende cura degli altri e del creato. ‘Un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso’, perché il peccato di Adamo ha distrutto le relazioni fondamentali di cui l’uomo vive: quella con Dio, con sé stesso e gli altri esseri umani e quella con il cosmo. Tutte queste relazioni devono essere, sinergicamente, ristabilite, salvate, ‘rese giuste’. Nessuna può mancare. Se ne manca una, tutto fallisce”.

Ed ha spiegato il motivo del messaggio: “Sperare e agire con il creato significa anzitutto unire le forze e, camminando insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, contribuire a «ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti. Il nostro potere, infatti, è aumentato freneticamente in pochi decenni… Un potere incontrollato genera mostri e si ritorce contro noi stessi. Perciò oggi è urgente porre limiti etici allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale, che con la sua capacità di calcolo e di simulazione potrebbe essere utilizzata per il dominio sull’uomo e sulla natura, piuttosto che messa servizio della pace e dello sviluppo integrale”.

Questo è il motivo per cui la salvaguardia è una questione teologica: “La salvaguardia del creato è dunque una questione, oltre che etica, eminentemente teologica: riguarda, infatti, l’intreccio tra il mistero dell’uomo e quello di Dio. Questo intreccio si può dire ‘generativo’, in quanto risale all’atto d’amore con cui Dio crea l’essere umano in Cristo. Questo atto creatore di Dio dona e fonda l’agire libero dell’uomo e tutta la sua eticità: libero proprio nel suo essere creato nell’immagine di Dio che è Gesù Cristo, e per questo “rappresentante” della creazione in Cristo stesso”.

Tale motivazione muove il cristiano all’impegno per la giustizia e la pace: “C’è una motivazione trascendente (teologico-etica) che impegna il cristiano a promuovere la giustizia e la pace nel mondo, anche attraverso la destinazione universale dei beni: si tratta della rivelazione dei figli di Dio che il creato attende, gemendo come nelle doglie di un parto. In gioco non c’è solo la vita terrena dell’uomo in questa storia, c’è soprattutto il suo destino nell’eternità, l’eschaton della nostra beatitudine, il Paradiso della nostra pace, in Cristo Signore del cosmo, il Crocifisso-Risorto per amore”.

Il messaggio si conclude con un ‘appello’ a vivere una fede incarnata: “Sperare e agire con il creato significa allora vivere una fede incarnata, che sa entrare nella carne sofferente e speranzosa della gente, condividendo l’attesa della risurrezione corporea a cui i credenti sono predestinati in Cristo Signore. In Gesù, il Figlio eterno nella carne umana, siamo realmente figli del Padre. Mediante la fede e il battesimo inizia per il credente la vita secondo lo Spirito, una vita santa, un’esistenza da figli del Padre, come Gesù, poiché, per la potenza dello Spirito Santo, Cristo vive in noi. Una vita che diventa canto d’amore per Dio, per l’umanità, con e per il creato, e che trova la sua pienezza nella santità”.

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