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Padre Pietro Messa racconta le ‘profezie’ di san Francesco d’Assisi

Nell’attesa dell’elezione del nuovo pontefice è stato fisiologico il riapparire e circolare di una serie di predizioni e ipotetiche. Così quando papa Benedetto XVI terminò il suo pontificato venerdì 28 febbraio 2013 e vi era la sede vacante fino all’elezione di papa Francesco il 13 marzo successivo fu scontato il richiamo a Celestino V (1215-1296) che pochi mesi dopo essere stato eletto diede le dimissioni; meno immediato il rimando al beato Raimondo Lullo (1232-1316) che narra di un pontefice che si ritira a vita eremitica nel Romanzo di ‘Evast e Blaqueran’ (in traduzione italiana a cura di Simone Sari).

Meno conosciute sono alcune profezie attribuite a san Francesco d’Assisi inerenti i successori di san Pietro apostolo: vaticini diffusi soprattutto nel periodo dello scisma d’Occidente (1378-1417), ossia quando il papa fece ritorno a Roma e alcuni cardinali ad Avignone elessero un altro pontefice: “Fu un periodo molto tribolato nella storia della Chiesa tanto che l’esigenza di una riforma ecclesiale era desiderata e proclamata da tutti.

In questi anni turbolenti le profezie attribuite al Santo d’Assisi furono l’annuncio di una speranza, ossia che quel tempo di confusione e corruzione non sarebbe durato per sempre ma avrebbe avuto un termine”, ha sottolineato padre Pietro Messa, docente di Storia del francescanesimo presso la Pontificia Università Antonianum di Roma, nell’introduzione al libro ‘Francesco profeta. La costruzione di un carisma’ del prof. André Vauchez.

San Francesco ha mai parlato o si è mai rivolto espressamente, in scritti che lo riguardano, ai Papi?

“Nel Testamento composto nel 1226 pochi mesi prima di morire Francesco afferma che dopo la rivelazione avuta di vivere al modo del Vangelo fece scrivere tale forma di vita ‘con poche parole e con semplicità’ e il papa gliela confermò. Nella Regola poi dice che ‘promette obbedienza e riverenza al signor papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti ed alla Chiesa romana’. Tra i suoi scritti vi è uno ai reggitori dei popoli ma nessuno rivolto ai papi e questo perché volle sempre avere l’atteggiamento evangelico di minorità ed ecclesiale di obbedienza non solo verso il papa o i vescovi ma anche nei confronti dei semplici sacerdoti”.

In cosa consistono ‘Le profezie papali di san Francesco d’Assisi’?

“La vita santa di Francesco d’Assisi è stata scritta da vari biografi o più precisamente agiografi i quali hanno evidenziato anche il carisma profetico dell’Assisiate. Con il passare degli anni e dei secoli gli furono attribuite varie profezie nel significato di previsioni tra cui alcune inerenti anche elezioni di pontefici. Tutto ciò che ai nostri occhi appare strano ed esoterico in realtà era un modo per affermare che nonostante le grandi problematiche ecclesiali (soprattutto durante lo Scisma d’Occidente in cui vi era un papa a Roma e uno in Francia a Avignone) la storia non era in balia del caso ma vi fosse la presenza provvidente del Signore che alla fine avrà la meglio. Era un modo per affermare la speranza”.

Cosa significava per san Francesco il termine ‘profezia’?

“In quel tempo la profezia era innanzitutto la capacità di vedere in profondità la storia ma anche la creazione e soprattutto la Bibbia. In quest’ultimo caso profeta è nientemeno l’esegeta che studia i diversi significati della Scrittura e poi li annuncia mediante la predicazione; si tratta di colui che come Balaam, figlio di Beor è un ‘uomo dall’occhio penetrante’ (Numeri 24,15)”.

Come reagì l’Ordine francescano davanti a tali presunte profezie?

“Quando tali enunciati potevano essere collocati in una teologia della storia confacente all’Ordine minoritico erano accolti e persino ostentati mentre nel caso risultassero dirompenti oppure persino pericolosi venivano banditi”.

Nel libro c’è anche un capitolo dedicato a Cristoforo Colombo: quale è stato il rapporto tra Cristoforo Colombo e il santo di Assisi?

“Francesco d’Assisi dopo aver cambiato vita facendo misericordia con i lebbrosi si incamminò assieme ai primi fratelli esortando ad abbandonare i vizi e  vivere secondo le virtù del Vangelo. Tale predicazione si estese anche tra i non cristiani e così i francescani dopo alcuni decenni si trovarono nel cammino verso la terra di Cina. Quella parte del mondo frequentata da mercanti era vista anche come un luogo teologicamente importante per la predicazione del Vangelo e nel tentativo di raggiungerla navigando verso Ovest ecco Cristoforo Colombo si ritrovò in quella terra che sarà denominata America”.

Inoltre non è stato tralasciato l’esame del pensiero di Gioacchino da Fiore: quanto influì tale pensiero nell’ordine francescano?

“Soprattutto a motivo delle stimmate Francesco d’Assisi era presentato come un santo nuovo che diede inizio a un ordine nuovo. Con tale consapevolezza quando a metà del secolo XIII entrarono in contatto con gli scritti di Gioacchino da Fiore i frati Minori accentuarono una lettura escatologica della loro storia”.

Quindi i frati Minori furono gli osservanti della profezie di san Francesco?

“Certamente erano attenti a tali profezie e da esse traevano incentivo per le loro scelte essendo una carica carismatica considerevole. L’utilizzo che ne fecero non fu univoco: infatti alcuni le utilizzò per evidenziare il proprio ruolo anche ecclesiale sfociando a volte nella prepotenza. Altri invece per radicarsi ancora di più in uno stile evangelico in cui l’uso povero dei beni era considerato un aspetto importante. Questo mostra tutta l’ambivalenza delle profezie che facendo spesso uso del linguaggio simbolico si prestano non a un’interpretazione univoca ma equivoca ossia a più significati a volte persino contraddittori”.

Il Cantico delle creature può essere visto come una ‘profezia’?

“La profezia nella Bibbia è la parola detta da un uomo che parla a nome del Signore. In tal senso si può affermare che il Cantico composto ottocento anni fa da frate Francesco è veramente una visione penetrante della realtà. Infatti l’Assisiate lo compose dopo che l’Altissimo gli dette di riconoscere che l’ultima parola non erano le grandi tribolazioni e sofferenze che stava vivendo ma il paradiso il quale è nient’altro che essere con il Signore. Proprio come Gesù disse a colui che gli era accanto nelle crocifissione: Oggi sarai con me, in Paradiso”.

(Tratto da Aci Stampa)

Statio Peregrinorum: molti turisti ‘lenti’ hanno visitato la basilica di san Francesco ad Assisi

Continua a crescere ancora il turismo lento dei pellegrini che giungono ad Assisi per visitare la basilica di San Francesco e fare un’esperienza spirituale di fronte alle reliquie del Santo, come testimoniano le statistiche elaborate dalla ‘Statio Peregrinorum’, presentate nei giorni scorsi da Roberta Gallina e Samantha Cesaretti, componenti dell’associazione ‘Sentieri di felicità’, da fra Jorge Fernánde e da fra Rafael Normando, coordinatori della ‘Statio Peregrinorum’.

Infatti dalle statistiche è emerso che il numero totale dei pellegrini segna un nuovo record: 4483 (4227 nel 2023), che narra un equilibrio tra uomini e donne (rispettivamente 49,4% e 50,06%) ed un’ulteriore crescita degli arrivi in gruppo (38,5%, 34,2% nel 2023) rispetto a quelli in solitaria (61,5%, 65,8% nel 2023). Rimangono quasi invariate le modalità di percorrenza dei cammini: 96,9% a piedi, 2,9% in bicicletta.

Gli italiani passano dal 51% del 2023 al 49,85% del 2024. Per quanto riguarda la provenienza dei pellegrini stranieri, l’11,95% arriva dalla Germania, il 5,62% dagli Stati Uniti e il 5,18% dalla Francia. Anche se gli ultrasessantenni rimangono la maggioranza (52,9% rispetto al 59% del 2023), tornano a crescere le fasce più giovani: 35,3% per la fascia 30-60 anni (32,1% nel 2023), 8,9% per la fascia 18-30 (6,3% nel 2023), 3% per la fascia under 18. Riguardo all’occupazione, il 21,12% dei pellegrini è in pensione (21,29% nel 2023), l’11,99% sono studenti (8,52% nel 2023) e l’8,48% insegnanti (8,62% nel 2023).

La motivazione principale che spinge ad intraprendere un cammino rimane quella religiosa (41,41% rispetto al 46,73% del 2023), quella culturale riguarda l’1,89% dei casi, e nel 22,8% dei casi troviamo altre motivazioni. In questo modo la ‘Via di Francesco’ si conferma il cammino francescano maggiormente percorso dai pellegrini con l’80,93% (81,4% nel 2023), a cui seguono il ‘Cammino di Assisi’ con il 5,34%, la ‘Via Lauretana’ con il 2,79%, Di qui passò Francesco con il 2,33%, ‘Cammino Francescano della Marca’ con il 2,28%, ‘Vézelay-Assisi’ 2,21%, Altri 1,89%.

A tal proposito fra Marco Moroni, custode del Sacro Convento, ha detto che tale crescita turistica è molto importante: “Nella nostra epoca e nel nostro contesto culturale segnati dall’impatto della tecnologia e dallo stile di vita che da essa scaturisce, è molto significativo il trend in crescita del turismo lento e del pellegrinaggio a piedi, come opportunità di tornare all’essenziale. E la ricerca dell’essenziale, da che mondo è mondo, è il primo passo di ogni cammino spirituale autentico”.

Tali cammini sono l’essenza del francescanesimo: “San Francesco, l’uomo che è stato pellegrino nei campi, nei borghi e nei castelli del suo tempo per invitare gli uomini e le donne a focalizzare la loro vita intorno a Colui e a ciò che non passa e non ‘arrugginisce’, continua a invitare tante persone (anche attraverso il turismo lento) a compiere questo itinerario, che mentre è fisico, è allo stesso tempo interiore. E noi suoi figli e discepoli siamo felici e onorati di poter accogliere, sostenere e valorizzare coloro che hanno questo coraggio e si mettono in cammino”.

A tal proposito il vescovo delle diocesi di Gubbio e di Città di Castello, mons. Luciano Paolucci Bedini, ha sottolineato che è necessario coinvolgere maggiormente i giovani in queste esperienze: “Non possiamo dimenticare che dietro i numeri delle statistiche ci sono anzitutto i volti delle persone, che sono ciò che davvero conta. in secondo luogo, prendendo atto di un turismo lento che riguarda soprattutto degli ultrasessantenni, dovremmo interrogarci e impegnarci maggiormente, come società e agenzie educative, per un maggior coinvolgimento dei giovani in questo tipo di esperienze, che sono sempre e comunque anche un viaggio interiore in profondità”.

(Foto: Statio Peregrinorum)

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