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Presentato a papa Francesco il ‘Piccolo lessico di fine vita’

Nelle settimane scorse il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, mons. Vincenzo Paglia, ha consegnato a papa Francesco il ‘Piccolo lessico del fine-vita’, in cui si conferma la contrarietà al suicidio assistito ed all’eutanasia, ribadendo la difesa del diritto alla vita, soprattutto per i più deboli per una necessaria valutazione dei trattamenti non proporzionati; maggior cura dei malati; collaborazione tra Chiesa e politica sui temi del fine vita.
Con questo ‘piccolo lessico’ mons. Paglia chiarisce alcuni punti sulle tematiche etiche relative al dibattito sul fine vita: dall’eutanasia e il suicidio assistito, alle cure palliative e la cremazione, però niente di nuovo in quanto l’opuscolo era stato pubblicato a luglio e si tratta di indicazioni che trovano radici negli ultimi 70 anni di magistero dei papi e della Chiesa.
A Vatican News il presidente della PAV ha precisato l’apprezzamento di papa Francesco per la pubblicazione: “Papa Francesco ha ribadito l’apprezzamento verso il lavoro che la Pontificia Accademia per la Vita sta portando avanti. Certo il tema del fine-vita è complesso e la Chiesa ha dalla sua un Magistero ricco, da Pio XII fino ad oggi. La vita va difesa in tutto l’arco dell’esistenza, non solo alcuni momenti particolari. Va soprattutto difeso il diritto alla vita e in particolare la vita delle persone deboli, per contrastare quella ‘cultura dello scarto’ che si nasconde dietro la pretesa di autosufficienza e autonomia delle donne e degli uomini di oggi”.
Inoltre ha ribadito che non c’è nessuna ‘apertura’ nei confronti della sospensione alla nutrizione ed all’idratazione: “Ricordo che già papa Pio XII nel 1957 affermò la liceità della sospensione della ventilazione se ricorrevano alcune gravi condizioni. E già nel 2007 la stessa Congregazione per la Dottrina della Fede, dopo aver affermato una presupposizione positiva per il loro utilizzo, ha riconosciuto che possano essere lecitamente interrotte (o non iniziate) quando comportano ‘un’eccesiva gravosità o un rilevante disagio fisico’. Sono due criteri che fanno parte della definizione dei trattamenti non proporzionati, cioè quelli che sono da sospendere. E’ una valutazione che richiede sempre, per quanto possibile, il coinvolgimento della persona malata. Il Lessico va letto tutto”.
Nell’introduzione al volume mons. Paglia ha scritto che questi temi riguardano tutti: “Quando sono in gioco la vita, la sofferenza e la morte non possono essere solo i singoli individui che se la debbono sbrigare privatamente, per conto proprio. E’ perciò un fatto positivo che tutta la comunità si senta coinvolta e chiamata a elaborare in modo condiviso il senso degli eventi più delicati dell’esistenza. Non deve esserci dubbio che essi hanno profonda rilevanza per la comunità intera.
Ma proprio per questa diffusione non è raro che i termini del dibattito risultino equivoci. Le stesse parole talora vengono utilizzate con significati diversi, anche perché non sono facili da maneggiare, con il risultato di rendere difficile intendersi non solo per la differenza delle posizioni ma anche per la complessità dei termini”.
Inoltre si mette in evidenza la necessaria relazione tra l’etica ed il giuridico: “Ne deriva che una legge giuridica non va né sottostimata, come se non avesse alcuna rilevanza nel campo etico (qui si pone il classico tema del ‘pendio scivoloso’), né sopravvalutata, come se essa potesse da sola determinare il costume e l’agire; essa ne è infatti più il ‘frutto’ che la ‘causa’.
Proprio nella cultura si apre il tema della presenza e della testimonianza dei credenti, in quanto anch’essi partecipano al dibattito pubblico, intellettuale, politico e giuridico. Il contributo dei cristiani si realizza all’interno delle differenti culture: non sopra (come se essi possedessero una verità data a priori) né sotto (come se fossero portatori di un’opinione senza impegno di testimonianza della giustizia condivisibile): soggettivamente rispettabile, ma pregiudizialmente parziale e dogmatica, dunque oggettivamente inaccettabile. Tra credenti e non credenti si stabilisce così una relazione di apprendimento reciproco”.
Quindi in tali contesti è necessario il contributo dei cattolici: “Il contributo dei cristiani riguarda la testimonianza delle forme dell’umano implicate nel Vangelo di Gesù, come la tradizione migliore e il Magistero più alto testimoniano nel corso dei secoli, continuando a costituire un riferimento di prima importanza. In questa prospettiva di lungo termine e di orizzonte ampio va anche interpretata la dichiarazione ‘Dignitas infinita’, che si pone su un piano eminentemente dottrinale.
Possiamo anche notare come il documento non elabori una riflessione d’insieme sul rapporto tra etica e sfera giuridica. Rimane quindi aperto lo spazio per la ricerca di mediazioni sul piano legislativo, secondo il tradizionale principio delle ‘leggi imperfette’. In questo modo i credenti assumono la loro responsabilità di rendere ragione a tutti del senso etico (universale) dischiuso nella fede cristiana”.