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Mons. Mosciatti: la santità dà la carica per vivere nella realtà

“Uno degli inni liturgici della festa del nostro patrono san Cassiano così lo descrive: ‘Con zelo insegni ai giovani l’arte di scriver celere e con parole esplicite Cristo verace predichi’. Colpisce di Cassiano la caratteristica di un uomo che ha svolto con diligenza ed entusiasmo il proprio compito, avendo a cuore di insegnare un lavoro ai giovani, ma nello stesso tempo la presenza di Cristo nella sua vita lo ha reso annunciatore del significato del vivere, tanto da parlarne in maniera, dice l’inno, esplicita, chiara e verace” mons. Giovanni Mosciatti, vescovo di Imola, ha definito il patrono della città, san Cassiano come annunciatore di vita nella celebrazione per la festa del patrono.

E’ un tratteggio di una santità quotidiana: “Certamente Cassiano ha vissuto pienamente la sua esistenza nell’operosità e nella creatività del lavoro, ma nell’adesione a Gesù Cristo ha anche trasmesso il significato profondo di quel lavoro e un gusto di vita nuova”.

Quindi i santi vivono nella realtà: “Così è il cristiano: una persona attenta alla realtà e capace di declinare nella vita quotidiana la passione e il gusto per la vita che Gesù ha portato. Con Lui la vita acquista il suo pieno valore e diviene degna di essere vissuta, in ogni suo aspetto”.

Un paragone che potrebbe essere giusto anche per il tempo di oggi: “Oggi viviamo in un tempo secolarizzato e sembra che la proposta cristiana non susciti interesse, ma non è venuto meno il bisogno dell’uomo, il suo irriducibile desiderio di significato. Ce lo dice la nostra esperienza quotidiana.

rSe lasciamo parlare il cuore ci accorgiamo che veramente siamo definiti da un’inquietudine che si manifesta in mille modi. Siamo interconnessi digitalmente 24 ore su 24, ma ci si accorge di uomini e donne spesso sprofondati nella solitudine, con legami solo passeggeri ed evanescenti”.

Il cristianesimo non estranea la gente dalla realtà, perché esso è un avvenimento: “Ciò di cui abbiamo bisogno è però più vicino di quello che pensiamo. Così vicino da identificarsi in un pezzo di pane che possiamo mangiare, in una persona che possiamo abbracciare. Il cristianesimo continua ad accadere come un avvenimento presente…

Questa situazione presenta molte analogie con il paganesimo romano del II-III secolo dopo Cristo. I cristiani di allora non scommisero su una vittoria culturale o politica, rischiarono una testimonianza gratuita che si trasmetteva da persona a persona. In questo modo, in 300 anni, riuscirono a mutare il volto del più grande impero della storia. Così come ci testimonia Cassiano”.

La gente si convertì non per una teoria, ma per una presenza, come quella di san Cassiano nella terra imolese: “Non credettero perché Cristo diceva delle cose, non credettero perché fece miracoli, fino a risuscitare i morti. Tant’è che molti videro ma questa non cambiò la loro vita. Credettero per una presenza carica di proposta, per una presenza carica di significato.

La testimonianza di Cassiano è allora un invito per noi a lasciarci colpire da quello stesso avvenimento. Un invito a verificare se quella presenza carica di significato basta per vivere. Perciò il problema è davvero quello del riaccadere di esperienze di fede, personali e comunitarie, in modo che l’uomo di oggi possa incontrare, di nuovo, o per la prima volta, il cristianesimo. Possa sperimentare il fascino della realtà di Cristo nella vita, come duemila anni fa”.

L’omelia del vescovo imolese è un invito a non preoccuparsi dell’inadeguatezza della propria  testimonianza: “La testimonianza è innanzitutto di Cristo in noi, attraverso il cambiamento che provoca nella nostra vita e a cui io acconsento liberamente… Abbiamo bisogno di qualcosa che non dipenda dalle nostre capacità o dai nostri progetti, ma che riaccada nella nostra vita ed allarghi la misura del nostro cuore”.

In fondo Cristo si è fatto uomo: “Perciò l’incontro con Cristo è l’imbattersi in una realtà umana diversa. Ti imbatti in una realtà umana che ha una differenza di vita che tu percepisci.

Cominciarono ad accorgersi di Cassiano e ad accusarlo dicendogli: ‘Tu sei diverso dagli altri, c’è qualcosa di diverso’. Ecco, l’incontro è l’imbattersi in una diversità, che ti attrae. E’ la modalità con cui Cristo si rende presente agli uomini. E ti attrae perché corrisponde di più al tuo cuore”.

(Foto: Diocesi di Imola)

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