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All’Università Antonianum la festa dell’università

Giovedì 16 gennaio si è tenuta presso l’Auditorium Antonianum la tradizionale Festa dell’Università e del Gran Cancelliere: filologia, filosofia, musica, premi, recitazione, moderato dal prof. Ernesto Dezza.

L’appuntamento è stato aperto dal Quartetto Artemisia, che ha eseguito l’Aria sulla quarta corda dalla Suite n° 3 in re maggiore BWV 1068 e il Corale dalla Cantata BWV 147 di Johann Sebastian Bach. Dopo le parole di saluto del Rettore Magnifico della Pontificia Università Antonianum, prof. Agustín Hernández Vidales, spazio alla lettura del Cantico delle creature, affidata alla voce dell’attore Luca Lazzareschi; il prof. Roberto Antonelli, Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, che è intervenuto su ‘Il Cantico delle creature’ o Cantico di Frate Sole;

la prof.ssa Flavia Marcacci, Università degli Studi di Urbino ‘Carlo Bo’, che ha affrontato il tema ‘Cielo e terra si incontreranno, natura e creazione si baceranno: dallo sguardo di Francesco allo sguardo dei filosofi della natura’.

Dopo una breve pausa e una nuova esecuzione musicale del Quartetto Artemisia, fr. Massimo Fusarelli, Gran Cancelliere della Pontificia Università Antonianum e Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori, ha pronunciato le parole conclusive sulla giornata e consegnato i premi Studente dell’anno.

(Foto: Università Antonianum)

Assisi ricorda il Cantico delle Creature

Sabato scorso al Santuario di San Damiano di Assisi si è aperto ufficialmente l’VIII Centenario del Cantico delle creature’ alla presenza dei ministri generali del Primo Ordine e quelli del Terz’Ordine Regolare e Secolare, insieme alla Presidente della Conferenza delle Suore Francescane, presieduto da fra Francesco Piloni, Ministro Provinciale dei Frati Minori di Umbria e Sardegna. E’ seguita la lettura del testo ‘Compilazione di Assisi’ sulla composizione del Cantico al santuario di san Damiano.

La celebrazione è proseguita al Santuario della Spogliazione, dove fra Simone Calvarese, ministro provinciale dei Frati Minori cappuccini del Centro Italia ha guidato la seconda parte della preghiera con la lettura di due stralci della ‘Compilazione di Assisi’ inerenti alle ultime due strofe del Cantico, sul perdono e sulla morte.

E dopo la proclamazione del Cantico delle Creature da parte di Isabella Giovagnoli e fr. Luigi Giacometti, accompagnata dal clarinetto, i ministri Generali hanno commentato i passi del Cantico attraverso le creature che compongono la lode per cui fr. Mssimo Fusarelli, ha invitato a riflettere sulla prima creatura ‘su cui Francesco posa lo sguardo’ sul sole che ‘è bellu e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significazione’: “In queste parole troviamo una chiave di lettura che serve a capire tutto il Cantico: il sole e tutte le creature sono segno di Dio, di lui ‘portano significatione’, di lui ci parlano, se sappiamo guardarle con gli occhi giusti, illuminati dalla fede e fissi su Gesù Cristo, che è il sole di giustizia che sorge dall’alto”.

Poi fr. Tibor Kauser, ministro generale OFS ha posto l’accento su ‘sora Acqua’: la prima cosa che viene menzionata nel libro della Genesi, ancora prima della luce: quanto è preziosa, essendo stata scelta per dare spazio in alto allo Spirito di Dio! Questo stesso Spirito di Dio ha scelto noi non solo per librarsi sopra, ma per abitare in noi. Quanto sarebbe bello se potessimo correre insieme a lei e dare la vita”.

Fr. Carlos Alberto Trovarelli, ministro generale dell’Ordine dei frati minori conventuali, ha avuto il compito di ricordare ‘ciò che sta sotto il cielo’: “L’aria, l’acqua, la madre terra e il fuoco. Francesco vede nella creazione e nelle creature l’immagine stessa del Creatore. ‘Altissimo, onnipotente, bon Signore’, aiutaci a essere sensibili al respiro della Madre Terra, ai suoi cicli vitali, all’equilibrio tra consumismo e sobrietà. Concedici di riconciliarci, come fratelli e sorelle minori, con Dio e con le creature”.

Suor Frances Marie Duncan, presidente della Conferenza francescana internazionale dei fratelli e delle sorelle del Terzo Ordine regolare, ha offerto una riflessione sulla Madre Terra “della quale Francesco ci dice che è, insieme, sorella e madre: sorella come ogni altra creatura, ma anche madre perché ella ci nutre, producendo ‘diversi frutti con coloriti flori et herba’. Lo sguardo alla terra ci richiama ai problemi della distribuzione equa di quel cibo che la terra produce. Oggi viviamo ancora in situazioni di disuguaglianza che, invece di diminuire, continuano a crescere, con i molti poveri che diventano sempre più poveri e i pochi ricchi che diventano sempre più ricchi”.

Fra Amando Trujillo Cano, ministro generale del Terz’Ordine regolare, ha introdotto la tematica del perdono: “Il Cantico non parla solo della bellezza della Natura, ma anche delle difficoltà della storia umana: se c’è una lode per il perdono, vuol dire che ci sono colpe da perdonare, come pure infermità e tribolazioni”.

Il vicario dei Frati minori Cappuccini, fra Silvio do Socorro de Almeida Pereira, ha infine gettato lo sguardo sulla realtà ultima e per noi definitiva: la morte: “Perfino per la morte Francesco può dire ‘Laudato si’ mi’ Signore’. Che cosa spiega questa attitudine di Francesco, che riesce a lodare sempre? il suo segreto è la fede in un Dio che è ‘il bene, ogni bene, il sommo bene, che solo è buono’: solo tale fede può spiegare questa lode costante, che riconosce che da Dio tutto proviene e che a Lui restituisce ogni bene, nel rendimento di grazie e nella lode”.

Infine il vescovo di Assisi – Nocera Umbra e Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino ha concluso la celebrazione ricordando che le due ultime strofe del Cantico siano state concepite in Episcopio dove Francesco era ospite del vescovo Guido II: “La fatica del perdono: comandamento difficile ma sotto lo sguardo di Francesco, avviene il miracolo. Un vescovo e un podestà che sono in lite, spingendo la città stessa ad una ennesima guerra intestina, si riabbracciano: la grazia di Dio, propiziata da Francesco, fa cose davvero straordinarie. Questo miracolo di pace è anche il grande messaggio che ispira l’intero cantico”.

Commentando la giornata di sabato scorso il ministro della Provincia dei Frati Minori di Umbria e Sardegna, fra Francesco Piloni, ha sottolineato che nel cantico francescano tutto è grazia: “Talvolta nel parlare del Cantico ci dimentichiamo di un dettaglio importantissimo ma che sta alla genesi dello scritto, e che ne svela la potenza: Francesco è cieco quando lo compone. Già malato, la sua vista esteriore ormai è scomparsa, ma la luce interiore gli fa vedere tutto come presenza, come traccia di Dio, e tutto gli rimanda il significato della presenza dell’Altissimo. Francesco vede tutto con gli occhi di Dio”.

E’ stato un invito ad essere figli della lode: “Ogni cristiano che celebra la liturgia delle ore inizia la sua preghiera con le lodi. La preghiera di lode è la preghiera di chi vuole prima di tutto riconoscere la positività della vita, il valore che va oltre ogni afflizione che ci può soffocare. La lode ci ricorda che tutto è un dono, tutto è grazia, tutto è possibilità.

Francesco ce lo dice da una condizione di infermo, in una notte tribolata, in una notte travagliata: lui passa dal travaglio alla lode, perché la lode è la potenza di una relazione da figli di Dio, certi di avere un Padre che è dalla nostra parte, ormai distanti dal veleno della negatività.

La lode ci sintonizza in modo corretto dandoci le giuste coordinate dentro il quale porci. Francesco fino all’ultimo, con tutte le fatiche degli ultimi suoi sei anni, ci racconta che noi siamo i figli della lode, che nasciamo da un Dio che quando ci guarda vede che tutto è molto buono, e loda per quelle creature che sono nate dal suo cuore innamorato”.

(Foto: OFM)

Padre Bormolini: il Cantico delle Creature per un cambiamento di vita

“Altissimo, onnipotente, buon Signore, tue sono le lodi, la gloria e l’onore e ogni benedizione. A te solo, Altissimo, si confanno e nessun uomo è degno di ricordarti. Laudato sii, mio Signore, con tutte le tue creature, specialmente messèr fratello sole, il quale diffonde la luce del sole, e tu ci illumini per mezzo suo, e lui è bello, raggiante con gran splendore; di te, Altissimo, reca il significato. Lodato sii, mio Signore, per sorella luna e le stelle; le hai formate in cielo chiare e preziose e belle. Lodato sii, mio Signore, per fratello vento, e per ogni movimento del vento, per il nuvolo, il sereno e ogni tempo per il quale alle tue creature dà i sostegno. Lodato sii, mio Signore, per sorella acqua, che è molto utile, umile, preziosa e casta. Lodato sii, mio Signore, per fratello fuoco, per il quale illumini la notte, ed egli è bello, giocoso, robusto e forte.

Lodato sii, mio Signore, per sorella nostra madre terra, la quale ci sostenta e governa, e produce diversi frutti, con fiori colorati e erba. Lodato sii, mio Signore, per quelli che perdonano grazie al tuo amore, e sostengono malattie e guai. Beati quelli che sopporteranno in pace, che da te, Altissimo, saranno ricompensati. Lodato sii, mio Signore, per nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun uomo che viva può scappare. Guai a quelli che morranno in peccato mortale; beati quelli che troverà nelle tue santissime volontà; che la seconda morte non gli farà male. Lodate e benedite il mio Signore e ringraziate, e servitelo con grande umiltà. Amen”.

Il ‘Cantico delle creature’ è stato composto nel 1224 da san Francesco d’Assisi composto intorno al 1224 ed è una lode a Dio e alle sue creature che si snoda con intensità e vigore attraverso le sue opere, divenendo così anche un inno alla vita; è una preghiera permeata da una visione positiva della natura, poiché nel creato è riflessa l’immagine del Creatore: oggi, 800 anni dopo, quelle parole continuano ad essere un invito a riconoscere la sinfonia del creato e il canto che vibra nel cuore di ognuno di noi, come prova il libro ‘Vivere il Cantico delle creature. La spiritualità cosmica e cristiana di san Francesco’, scritto da un poeta, David Rondoni, e da un monaco tanatologo, p. Guidalberto Bormolini, al quale chiediamo di raccontarci il motivo per cui san Francesco d’Assisi scrisse il Cantico delle Creature:

“San Francesco scrisse il Cantico in un momento particolare, soprattutto in tempo di una forte sofferenza. L’ispirazione gli cambiò la percezione di questa sofferenza e la prospettiva verso la vita; ma la cosa più bella è che san Francesco compose questo Cantico delle Creature, perché fosse portato a tutte le persone in vista della vera penitenza ed i suoi frati avrebbero dovuto cantarlo, concludendo: ‘siamo giullari del Signore, la penitenza che desideriamo è che entriate nella vera penitenza’. Ma la penitenza non è punizione, ma cambiamento di rotta. Se andavano nella direzione sbagliata, questo Cantico li avrebbe condotti nella direzione giusta”.

Quale era la spiritualità di san Francesco?

“La spiritualità di san Francesco era una spiritualità incarnata. In un tempo in cui l’amore per la natura non era lo stesso che abbiamo noi, che la consideriamo romantica. La natura era nemica, perché distruggeva il raccolto ed il bestiame. La sua spiritualità, in un epoca che niente era scontato, aveva  la capacità di vedere il divino nella materia. Era la spiritualità di un vero cristiano. Soprattutto se vista in un tempo in cui la contrapposizione con i catari era forte; uno spiritualismo disincarnato  ha visto contrapposta la mistica di un santo come Francesco, che vedeva nella materia la bellezza del Creatore”.

La spiritualità cosmica può essere anche spiritualità cristiana?

“La spiritualità cosmica e la spiritualità cristiana non sono assolutamente in contraddizione, soprattutto se sappiamo che tutto ciò che esiste nel cosmo forma una salda unità. Esiste un vincolo di concordia e di pace, come se tutti gli elementi fossero inseparabili, come afferma il card. Splidik che dice che i Padri della Chiesa consideravano l’unità del mondo come un tema molto familiare. Clemente Alessandrino affermava che i dannati simpatizzavano con i viventi nell’unità cosmica.

Sarebbero tanti i mistici cristiani che ci fanno intravedere questa spiritualità cosmica, cioè una spiritualità che vede l’artefice divino in tutta la bellezza che è stata creata. Soprattutto vede nella creazione e nei suoi elementi una scala cosmica, che ci protende verso il Cielo per andare incontro alla scala che dal Cielo è stata gettata. Questo, forse, potrebbe far comprendere in un senso profondamente mistico ed antropologico il meraviglioso Cantico delle Creature di san Francesco d’Assisi”.

Cura del creato e cura della vita: in quale modo coniugare?

“La cura è sempre cura integrale. L’essere umano non può essere curato solo fisicamente, se anche nei documenti scientifici psiche e corpo non sono disgiunti. Da qui bisogna abbracciare e coniugare sempre l’interezza umana, altrimenti una parte dell’essere sarà fuori dalla cura e non sarà sicuramente vera cura. Quindi la cura del creato e la cura della persona (la cura in generale) è sempre un abbraccio unico; siamo parte di tutto. Siamo dentro ad una comunione o, cristianamente, nel Corpo mistico con Cristo che abbraccia tutto ciò che esiste. Infatti, anche la creazione, come dice san Paolo, geme nelle doglie di un parto, perché è protesa verso questa Trasfigurazione: curare gli esseri umani e creare il creato è qualcosa di strettamente collegato alla vita”.

Il cantico può essere considerato un accompagnamento a vivere bene la morte?

“Sicuramente il Cantico delle Creature è un accompagnamento alla morte, perché è dentro in un tutto, in cui gli elementi sono insieme in un tutto, per cui il nostro ritorno alla terra è il nostro tornare al Cielo: ci mette in un’altra dimensione. E’ però anche un canto d’amore, perché amore è immortalità, o meglio è sostanza divina. Ben a ragione il Cantico delle Creature si conclude chiamando la morte ‘sorella’, perché non ci è nemica. La morte non è all’opposto della vita, ma è la porta della vita stessa”.

Ad 800 anni di distanza quale è l’attualità del suo messaggio?

“Ad 800 anni di distanza il messaggio del Cantico delle Creature è attualissimo. Sta dicendo che tutto il cosmo è dentro di noi e che se noi visitiamo la nostra interiorità abbiamo accesso ad esperienze che ci collegano con Dio; soprattutto ci insegnano che c’è una scala per protenderci verso Dio, ma non è quella di Prometeo e né quella della Torre di Babele, ma è una scala che è stata gettata per la salvezza; è una scala che la mistica cristiana fa coincidere con i ‘gradini’ delle ferite di Cristo, quindi noi possiamo parlare di tutto questo ad un mondo fortemente attratto da nuove spiritualità, in cui dobbiamo anche vedere il buono, cioè lo slancio verso qualcosa di grande.

Però, come cristiani, abbiamo da fare un dono ai ricercatori: questo slancio verso il più grande deve essere uno slancio verso un Amico divino, che ha cura di te e che è pronto a tutto per amore di te. Questa spiritualità cosmica del Cantico delle Creature è non solo attuale, ma la via di uscita ai tempi bui che stiamo attraversando e ci annuncia che nessuno buio può soffocare questo Amore divino, che si protende verso noi e vuole entrare nel nostro corpo e nella nostra anima attraverso un abbraccio infinito”.

(Tratto da Aci Stampa)

Salvatore Martinez: la preghiera sostiene l’annuncio del Vangelo

“Il ‘Dio amore’ incarnato da Gesù di Nazareth, che ha segnato nei secoli la discontinuità storica con tutte le forme di dominio e di oppressione umane, deve essere riproposto con un linguaggio capace di ridare voce all’interiorità. Una cifra spirituale più marcata, che accentui la dimensione della fraternità. Niente più della misericordia attrae, converte e salva la vita. Se evangelizzare è voce del verbo amare, il nostro servizio all’uomo e alla sua dignità integrale e trascendente deve includere tante nuove sfide. Nelle nostre comunità ecclesiali urge dar corso a un nuovo ‘idealismo evangelico’ ispirato dalla Parola di Dio e praticare un nuovo ‘realismo pastorale’ suscitato dalla vita delle nostre famiglie. Occorre una nuova ‘crociata d’amore’, per dirla con don Luigi Sturzo”.

Da questa sua riflessione abbiamo incontrato il dott. Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito fino allo scorso anno, a Tolentino, nelle Marche, per chiedere di spiegare in quale modo si può predicare il Vangelo a tutte le creature:

“Come Gesù ci ha insegnato, dando fiducia allo Spirito Santo. Senza questa relazione personale con lo Spirito Santo l’evangelizzazione non avanza, addirittura non è possibile. San Paolo VI nell’esortazione apostolica ‘Evangelii Nuntiandi’ chiaramente ha detto che evangelizzare non è questione di metodologie o di capacità umane, ma è un rimando allo Spirito di Dio, che ci rende capaci di diffondere il Vangelo. A questo punto l’evangelizzazione sarà sempre nuova, perché è resa tale dallo Spirito Santo: nuova nell’ardore, diceva san Giovanni Paolo II.

Però, prima di tutto, è necessario obbedire alla voce di Gesù; è Lui che ci chiede di evangelizzare e di portare il Vangelo ad ogni creatura. Papa Benedetto XVI affermava che in un mondo che cambia il Vangelo non cambia e non cambia, perché è immutabile lo Spirito Santo di Dio. A noi è chiesto di cambiare per prendere atto dell’urgenza di una nuova evangelizzazione in questo tempo. Che non risparmi nessuno a partire proprio dai battezzati, che hanno bisogno di essere rievangelizzati”.

‘Il movimento carismatico per sua natura dà spazio e risalto alla preghiera, in particolare alla preghiera di lode, e questo è molto importante’. Con queste parole, a gennaio, al consiglio nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo papa Francesco ha chiesto di dare risalto alla preghiera: per quale motivo?

“Tutto deve avere inizio nella preghiera, perché niente può avere destino se non inizia nella preghiera. Questo è un metodo che ci è stato insegnato da Gesù, che si ritirava per pregare, insegnando agli apostoli quanto sia fondamentale pregare; soprattutto nel cenacolo la discesa dello Spirito Santo viene ‘provocata’ dalla preghiera intensa e senza alcun limite di tempo.

Senza la forza dello Spirito Santo nulla è nell’uomo; lo Spirito Santo fa pregare e diventa fonte di preghiera. La preghiera è ispirazione e sapienza; la preghiera è visione, che ci fa comprendere cosa possiamo fare, dandoci la forza. Papa Francesco ci disse che tutto poggia sull’adorazione ed in quest’udienza ha ribadito il binomio preghiera ed evangelizzazione come due binari, lungo i quali la storia può scorrere”.

Perché è importante pregare?

“Tutto ha inizio nella preghiera, con l’invocazione dello Spirito; e perché la preghiera tutto sostiene: è la fede interiorizzata e potenziata dai doni dello Spirito, che si ricevono pregando. Siamo in ‘recessione spirituale’ perché abbiamo trascurato di alimentare la vita nuova nello Spirito.

Quante conversioni, quanti miracoli ottiene la preghiera comunitaria. Io ritengo che l’avvenire della Chiesa, a partire dai Sinodi in corso, passi in modo decisivo dalla nostra capacità di tornare ad ascoltare la voce del Signore, pregando, a fare silenzio per poi esprimere la gioia di chi sta alla presenza di Dio”.

In quale modo la preghiera diventa azione?

“La vera preghiera è azione, così come la formazione non è solo qualcosa di concettuale o di dottrinale, ma deve tradursi in vita. Una preghiera che non aggancia la vita non è la preghiera di Gesù. Non a caso nella preghiera che Gesù ha insegnato, il Padre Nostro, vediamo azioni concrete che la preghiera deve mettere in atto. La preghiera, che nel Rinnovamento nello Spirito, è la preghiera di lode, che non solo ci fa riconoscere la presenza di Dio, ma ci permette di vedere in quanti modi Dio si mette al lavoro nella storia. La preghiera di lode è uno strumento potente per mettere in azione i carismi per far avanzare il Regno di Dio”.

Undici anni fa il card. Bergoglio fu eletto papa: quali sono gli elementi significativi del suo pontificato?

“Sono già trascorsi 11 anni e non sono pochi. I tratti distintivi del suo pontificato appaiono già agli esordi del suo papato. Il pontefice guarda alla storia del mondo con uno sguardo profondo, provocando una nuova considerazione verso le grandi povertà del nostro tempo. Il papa ha una parola del Vangelo, che ispira la sua condotta e che dice che è fondamentale, riguardante le opere di misericordia corporali, che Gesù annuncia nella sinagoga di Nazaret: guardare l’uomo: ciechi, poveri, oppressi, prigionieri.

C’è da guardare in faccia l’uomo e la sua esigenza di giustizia e di carità sociale. Questo pontificato sposta l’attenzione decisamente sulle grandi emergenze che la storia pone. Papa Francesco chiede una Chiesa incarnata, capace di vivere l’autenticità del Vangelo, dando corso a misericordia come paradigma dell’impegno del cristiano. Ci sono grandi sfide che stanno a cuore a papa Francesco, ma certamente la fraternità universale ed attenzione al creato rappresentano un volto compiuto di questo pontificato”.

Quindi un pontificato chiamato a grandi sfide: “Papa Francesco non ha perduto un giorno nel mettere in atto il suo generale programma di riforme strutturali e di rinnovamento ecclesiale. La sua passione, il suo coraggio, la sua visione profetica sono di grande stimolo per tutti. Il suo impegno per la risoluzione delle grandi sfide che animano la storia, in primis il tema della pace e delle diseguaglianze sociali che attentano alla dignità umana, va sostenuto e rilanciato come spazio propizio per una nuova testimonianza del Vangelo, che rigeneri la Dottrina sociale e l’umanesimo cristiano”.

(Tratto da Aci Stampa)

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