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Dalle associazioni cattoliche un appello per la pace in Medio Oriente

“Seguo con grandissima preoccupazione quanto sta accadendo in Medio Oriente, e auspico che il conflitto, già terribilmente sanguinoso e violento, non si estenda ancora di più. Prego per tutte le vittime, in particolare per i bambini innocenti, ed esprimo vicinanza alla comunità drusa in Terra Santa e alle popolazioni in Palestina, Israele, e Libano. Non dimentichiamo il Myanmar. Si abbia il coraggio di riprendere il dialogo perché cessi subito il fuoco a Gaza e su tutti i fronti, si liberino gli ostaggi, si soccorrano le popolazioni con gli aiuti umanitari. Gli attacchi, anche quelli mirati, e le uccisioni non possono mai essere una soluzione. Non aiutano a percorrere il cammino della giustizia, il cammino della pace, ma generano ancora più odio e vendetta. Basta, fratelli e sorelle! Basta! Non soffocate la parola del Dio della Pace ma lasciate che essa sia il futuro della Terra Santa, del Medio Oriente e del mondo intero! La guerra è una sconfitta!”
Questo appello pronunciato domenica al termine della recita dell’Angelus da papa Francesco è stato accolto da Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana, Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, Francesco Scoppola e Roberta Vincini, presidenti del Comitato nazionale Agesci, Matteo Fadda, presidente della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Cristiana Formosa e Gabriele Bardo, responsabili nazionali del Movimento Focolari Italia, mons. Giovanni Ricchiuti, presidente nazionale di Pax Christi, che in una nota congiunta hanno chiesto di porre fine ai combattimenti in Terra Santa nel ricordo dell’anniversario dei bombardamenti su Hiroshima e Nagasaki, evitando la ‘nostra’ complicità:
“I giorni che stiamo vivendo sono sempre più carichi di sofferenza e morte. Soffiano forti venti di guerra. Quella Terza Guerra Mondiale a pezzi ci sembra sempre più vicina e angosciante. Troppi popoli in molti luoghi del mondo sono dilaniati dalla guerra. Possiamo restare indifferenti o spettatori? O peggio ancora complici?
Uniamo le nostre voci e il nostro impegno per chiedere ai responsabili delle sorti del mondo: basta, cessate il fuoco! Già più volte in questi ultimi anni abbiamo unito le nostre voci e le nostre forze per chiedere un impegno concreto di disarmo”.
L’appello delle associazioni cattoliche risuona ormai da anni attraverso la campagna per la messa al bando delle armi nucleari: “Sono i giorni dell’anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Come vivere questi anniversari se non rinnovando la richiesta all’Italia di aderire al Trattato ONU per la messa al bando delle armi nucleari? Lo chiediamo da anni con la campagna Italia ripensaci”.
Riprendendo stralci del discorso papale al Corpo Diplomatico le associazioni cattoliche hanno ribadito l’analisi del papa circa l’immoralità di costruire armi nucleari: “E’ un appello che rivolgiamo ai capi delle nazioni, ma anche a tutti i credenti, a chi vuole vivere il vangelo della pace, insieme a tutte le donne e gli uomini di buona volontà. Prima che sia troppo tardi”.
Riprendendo quel discorso pronunciato lo scorso 8 gennaio al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il papa era preoccupato per la destabilizzazione della Terra Santa: “Il conflitto in corso a Gaza destabilizza ulteriormente una regione fragile e carica di tensioni. In particolare, non si può dimenticare il popolo siriano, che vive nell’instabilità economica e politica, aggravata dal terremoto del febbraio scorso. La Comunità internazionale incoraggi le Parti coinvolte a intraprendere un dialogo costruttivo e serio e a cercare soluzioni nuove, perché il popolo siriano non abbia più a soffrire a causa delle sanzioni internazionali. Inoltre, esprimo la mia sofferenza per i milioni di rifugiati siriani che ancora si trovano nei Paesi vicini, come la Giordania e il Libano”.
Ed invitava ad un uso ‘proporzionato’ della legittima difesa: “Anche quando si tratta di esercitare il diritto alla legittima difesa, è indispensabile attenersi ad un uso proporzionato della forza. Forse non ci rendiamo conto che le vittime civili non sono ‘danni collaterali’. Sono uomini e donne con nomi e cognomi che perdono la vita. Sono bambini che rimangono orfani e privati del futuro.
Sono persone che soffrono la fame, la sete e il freddo o che rimangono mutilate a causa della potenza degli ordigni moderni. Se riuscissimo a guardare ciascuno di loro negli occhi, a chiamarli per nome e ad evocarne la storia personale, guarderemmo alla guerra per quello che è: nient’altro che un’immane tragedia ed ‘un’inutile strage’, che colpisce la dignità di ogni persona su questa terra”.
Il discorso del papa era un chiaro monito, inascoltato, a perseguire il disarmo: “D’altra parte, le guerre possono proseguire grazie all’enorme disponibilità di armi. Occorre perseguire una politica di disarmo, poiché è illusorio pensare che gli armamenti abbiano un valore deterrente. Piuttosto è vero il contrario: la disponibilità di armi ne incentiva l’uso e ne incrementa la produzione.
Le armi creano sfiducia e distolgono risorse. Quante vite si potrebbero salvare con le risorse oggi destinate agli armamenti? Non sarebbe meglio investirle in favore di una vera sicurezza globale? Le sfide del nostro tempo travalicano i confini, come dimostrano le varie crisi (alimentare, ambientale, economica e sanitaria) che stanno caratterizzando l’inizio del secolo”.