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Papa Francesco chiede all’Azione Cattolica Ragazzi di vivere lo stupore del Presepe

Mancano pochi giorni a Natale e, come consuetudine, papa Francesco ha ricevuto la visita i ragazzi dell’Azione Cattolica per uno scambio di auguri, ricordando la necessità dello stupore per i giorni di Natale, chiedendo di guardare negli occhi i bisognosi, non dimenticando i bambini bisognosi con un pensiero particolare ai ragazzi ucraini che hanno vissuto la guerra e che hanno dimenticato il sorriso, con l’invito ad essere pescatori di uomini:
“Avete scelto, come guida per il cammino formativo di quest’anno, il tema ‘Prendere il largo’. Questo fa pensare subito ai primi discepoli di Gesù, che erano pescatori; Gesù li ha fatti diventare ‘pescatori di uomini’. Allora vorrei riflettere un momento con voi su queste due immagini: la pesca e lo stupore”.
Ed allora ecco l’importanza di essere pescatori: “Primo: la pesca, essere pescatori di uomini. Cosa vuol dire? Forse ‘catturare” le persone, magari usando reti più moderne? Non è certo questo che vuole il Signore. Dio non vuole ‘catturare’ nessuno, perché rispetta la nostra libertà. Invece offre a tutti il suo amore e la sua salvezza, senza pretendere nulla in cambio e senza esclusioni… E’ così che Gesù fa il ‘pescatore di uomini’: contagiandoli con la gioia e la meraviglia del suo amore”.
Ma solo con la gioia nasce lo stupore: “Perché questa gente non si sa stupire! Tutto così, tutto uguale, monotono: hanno perso la capacità dello stupore. Natale è un momento davvero speciale in questo senso: le strade si riempiono di luci, si scambiano i regali, la liturgia si arricchisce di canti e di suoni bellissimi… I bambini e i ragazzi dell’Azione Cattolica vengono qui e, uno due tre, cantano… Tutto è bello”.
Per questo il papa ha affermato che il presepe suscita stupore: “Pensiamo al Presepe: quanto stupore c’è lì! I pastori, i Magi e gli altri personaggi circondano la grotta coi loro volti meravigliati, coinvolgendo come in una grande festa perfino gli animali e tutto il paesaggio. Fermatevi davanti a un presepio e guardate bene; poi andate ad un altro e guardate bene… In tutti c’è varietà, i presepi napoletani sono bellissimi! Ma in tutti non mancano mai Gesù, la Madonna e Giuseppe: quell’Amore che Dio ci ha inviato e la Madonna e Giuseppe che lo fanno crescere”.
Lo stupore ha caratterizzato la vita di Carlo Acutis con l’invito a non essere ‘fotocopia’: “Attenti, però, perché questo non vale solo a Natale. Tutta la nostra vita, infatti, è un dono straordinario: ciascuno di noi è unico e ogni giorno è speciale, come amava dire il beato Carlo Acutis. Lo conoscete voi? Sapete che presto sarà santo? Bello! Lui diceva: dobbiamo essere ‘originali’, non ‘fotocopie’! E quanta gente non ha capacità di essere originale. Sono fotocopie!
Oggi si fa questo perché il giornale dice che si deve fare, o per abitudine. E il Natale per tanta gente è una ‘fotocopia’ di tante cose e non è l’incontro (tanto bello!) che ogni anno ci porta novità, novità all’anima e al cuore di ognuno di noi. Guardate il presepe, guardate la Madonna, Giuseppe e il Bambino, i Magi, i pastori, gente umile, che va a guardare Gesù”.
Per questo il papa ha invitato a vivere lo stupore del Natale: “Impariamo allora a stupirci. Per favore non perdete la capacità dello stupore. Impariamo a non dare mai nulla per scontato, soprattutto l’amore: quello di Dio e quello delle persone che incontriamo. Contagiamo tutto e tutti con la nostra meraviglia: di casa in casa, di parrocchia in parrocchia, di città in città, di nazione in nazione.
Così diffondiamo felicità, fiducia e consolazione. Il Natale è una bella notizia. Non è per fare il cenone e niente di più. Si fa il cenone, è bello, la famiglia… Ma anche altre cose: si guarda il presepe, si va in chiesa. E’ una festività che è alla radice della nostra fede”.
Ed infine li ha ringraziati per i regali per chi ne ha bisogno, rallegrandosi gli Angeli, specialmente per i bambini ucraini: “So che avete portato dei doni per chi ha più bisogno. Non dimenticate i bisognosi! E quando voi trovate bambini bisognosi, gente bisognosa, guardateli negli occhi e toccate la mano quando date l’elemosina, vicinissimi, con quella vicinanza che soltanto dà l’amore.
E Maria e Gesù erano bisognosi. Chi di voi va a partorire dove è nato Gesù? Vanno alla clinica o alla casa… Gesù è nato lì, in una stalla. Erano poveri, erano bisognosi. Non dimenticatevi dei bambini bisognosi, cercateli! E date il vostro amore, la vostra compagnia e aiutateli. Mi piace questo, che avete portato doni da dare ai poveri.
E vi incoraggio ad essere sempre vicini, nella preghiera e nella carità, a chi soffre, a tanti ragazzi come voi che stanno male per la fame, la guerra, le malattie. A proposito della guerra, vengono qui dei ragazzi dall’Ucraina: li portano per toglierli da quella guerra brutta. Sapete che i ragazzi ucraini, che hanno vissuto la guerra, hanno dimenticato il sorriso? Non sanno sorridere. Pensate a questi bambini, a questi ragazzi”.
Poi ha incontrato anche una delegazione della Federazione Italiana Bocce, uno sport molto ‘simpatico’ al papa, perché è ‘sociale’: “Penso che i campioni di bocce siano gente che fa l’impiegato, o l’insegnante, o l’idraulico… Insomma persone normali che hanno la passione per questo gioco forse un po’ fuori moda, ma tanto ricco di umanità.
E qui vengo al secondo motivo della mia simpatia per le bocce: è uno sport che io associo a un certo tipo di socialità, di amicizia sociale… Una volta era molto diffuso nei paesi, nel mondo rurale, dappertutto c’era il campo delle bocce, anche nelle parrocchie. Era un modo di stare insieme, di passare il tempo in compagnia, un divertimento sano e tranquillo. La società è cambiata, e così pure lo sport delle bocce: giocano anche le donne, i giovani; lo praticano tante persone con disabilità, e mi congratulo con voi per tutto”.
(Foto: Santa Sede)