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La presidente di Azione Cattolica di Macerata, Stefania Sagripanti: abbracciare il territorio

A fine maggio Giuseppe Notarstefano è stato confermato presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana per il triennio 2024-27, che ha espresso gratitudine per la riconferma nel ricordo dell’incontro svoltosi il 25 aprile scorso con papa Francesco: “In questo cammino ci sia sempre di sostegno l’insegnamento e l’esempio di papa Francesco. E’ vivissimo nel cuore di tutti i ragazzi, i giovani e gli adulti di Ac il ricordo del bellissimo Incontro nazionale dello scorso 25 aprile in piazza san Pietro, che ha visto decine di migliaia di soci e amici dell’Ac cingere in un unico grande abbraccio il Santo Padre. La nostra casa è una casa aperta a tutti; è la casa dell’Evangelii gaudium e della Fratelli tutti”.

Ed ha richiamato la vocazione dell’associazione nella vita sociale: “Mentre muove i primi passi questo nuovo triennio della vita associativa, nel solco di quanto indicato dai lavori della XVIII Assemblea nazionale dell’Ac, l’Associazione vuole essere ancora di più uno spazio di amicizia e di condivisione della vita di tutti. Per promuovere stili e pratiche di vita di cura e per contribuire nella tessitura di alleanze per il bene di tutti, attraverso l’educazione alla responsabilità personale, all’impegno pubblico, al senso delle istituzioni, alla partecipazione, alla democrazia e, mi piace sottolinearlo nell’anniversario della strage di Capaci, alla legalità.

Come amava dire Vittorio Bachelet, l’Azione cattolica vuole aiutare tutti ad amare Dio e gli uomini, vivendo responsabilmente la vita della Chiesa, delle nostre comunità, ricucendo le ferite del vivere, dentro una complessità che non manca mai di rivelare la Speranza”.

Partendo dalle parole del prof. Notarstefano abbiamo incontrato la neo presidente dell’Azione Cattolica della diocesi di Macerata, Stefania Sagripanti, che racconta le giornate ‘romane’:

“Tutto è cominciato la mattina del 25 aprile, quando, insieme a 120 giovani e adulti della nostra diocesi, siamo partiti per l’incontro nazionale ‘A braccia aperte’, in piazza San Pietro, sostenuti dalla preghiera degli altrettanti che ci seguivano da casa.

Una mattinata densa di racconti, testimonianze, musica, insieme a circa altri ottanta mila aderenti all’AC. Preghiera, ricordo dei tanti studenti e lavoratori, laici e religiosi, di AC e FUCI, caduti nella Resistenza contro il fascismo. Sorrisi e, come ci ha ricordato papa Francesco, tanti abbracci”.

Quale ‘stimolo’ è scaturito dall’assemblea?

“Il presidente Notarstefano ci ha stimolato a ‘scegliere la strada, non facile, del pensare e della sana dialettica argomentativa, per cercare e trovare soluzioni altre ed alte. Come cristiani e come aderenti all’Azione Cattolica siamo chiamati a trovare la capacità di affrontare insieme le difficoltà recuperando uno stile contemplativo delle iniziative e una promozione evangelica dell’altro’.

L’adempimento burocratico è stato quello di modificare e approvare, insieme ai centinaia di delegati da tutta Italia, il nuovo documento assembleare, che traccia la linea per i prossimi tre anni. Come ci ha detto il papa, non un adempimento formale, ma un vero e proprio segno come laici cristiani, e come molte volte è stato sottolineato, una scuola di democrazia e di corresponsabilità”.

In quale modo l’Azione Cattolica può abbracciare il territorio?

“Ci siamo sentiti dire che l’Azione Cattolica è la rete che tesse dialoghi nelle parrocchie, nelle diocesi, come cammino sinodale, in ogni realtà. Forse, il messaggio più importante da non dimenticare mai e poi mai è proprio l’abbraccio che salva di cui ci ha parlato papa Francesco. La Parola scelta per questa assemblea nazionale, tratta dagli Atti degli Apostoli, dice così: ‘Sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone. Egli è il Signore di tutti. E noi siamo testimoni di tutte le cose da Lui compiute’.

Torniamo nella nostra diocesi dopo quest’Assemblea con la meraviglia nel cuore per la bellezza di fede testimoniata da tanti laici e sacerdoti incontrati e con il desiderio di poter camminare in questo triennio proprio con questo stile di accoglienza attiva, facendo circolare talenti e competenze e consentendo a tutti di dare il meglio di sé: Coraggio, riprendiamo il largo!”

Pier Giorgio Frassati sarà proclamato santo nel prossimo anno: in quale modo può essere proposto ai giovani?

“Pier Giorgio è stato un giovane ‘come tutti gli altri’, e come tutti i giovani amava la vita; anzi era, come lo definisce un suo amico, ‘una valanga di vita’, di una vitalità prorompente, tanto che era soprannominato ‘Fracassati’, proprio per la sua risata fragorosa che scoppiava all’improvviso nei corridoi del Politecnico, annunciandone l’arrivo, con il suo seguito di goliardia sfrenata.

Pier Giorgio Frassati era un giovane che ‘non voleva vivacchiare ma vivere’! Oggi si direbbe, citando l’espressione di papa Francesco, non voleva essere un ‘giovane-divano’, ma vivere in pienezza la propria esistenza! Vivere in pienezza voleva dire per lui assumersi prima di tutto le proprie responsabilità di cittadino.

Pier Giorgio Frassati ci ricorda che l’amore profondo per Cristo muove verso le altezze, non in un cammino solitario, improvvisato, occasionale, ma comunitario, costante, perseverante con i fratelli, nel rispetto dei diversi passi di ciascuno. Le opere silenziose di Pier Giorgio Frassati sono state semi produttivi in ogni terreno della sua vita e di quella degli altri e la sua testimonianza ha aiutato a moltiplicare azioni volte verso il bene”.

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