Scritti da: Salvatore Scolozzi
Famiglia e ambiente tra i temi della giornata di Papa Francesco
C’è l’udienza generale, come di consueto, nella giornata di oggi di Papa Francesco. Ma la giornata è cominciata incontrando i ministri dell’ambiente dell’Unione Europea, giunti in Vaticano per salutare Bergoglio mentre erano impegnati a Roma per un incontro sul prossimo Vertice sul Clima di Parigi, che si terrà a dicembre. Numerosi ed accorati gli appelli del Papa in difesa del creato, su tutti l’Enciclica Laudato Sì, pubblicata pochi mesi fa.
“L’ambiente – ha dett Papa Francesco – è un bene collettivo, patrimonio dell’intera umanità, e responsabilità di ognuno di noi. Una responsabilità che non può che essere trasversale e richiede una efficace collaborazione all’interno dell’intera comunità internazionale”.
Il discorso del Pontefice si è incentrato su tre cardini. Il primo, il principio di solidarietà: “le persone più vulnerabili dal degrado ambientale sono i poveri, che ne patiscono le conseguenze più gravi. Solidarietà vuol dire allora mettere in atto strumenti efficaci, capaci di unire la lotta al degrado ambientale con quella alla povertà”. Il secondo, quello della giustizia, terzo quello della partecipazione.
In vista del vertice di Parigi, il Papa ha auspicato un “risultato capace di raccogliere positivamente i numerosi stimoli che sono stati offerti come contributo a questo importante processo”. La Santa Sede assicura “il sostegno per rispondere adeguatamente tanto al grido della Terra quanto al grido dei poveri”.
Dopo l’incontro nell’auletta della Paolo VI, Papa Francesco si è recato in piazza San Pietro, dove ha ha concluso il ciclo di catechesi sulla famiglia, in preparazione al Sinodo che inizierà il prossimo 4 ottobre.
Occorre – ha spiegato il Pontefice – “una nuova alleanza dell’uomo e della donna” di fronte alla “subordinazione dell’etica al profitto”. Una alleanza “non solo necessaria ma anche strategica per l’emancipazione dei popoli dalla colonizzazione del denaro e delle ideologie. Questa alleanza deve ritornare ad orientare la politica, l’economia e la convivenza civile, la famiglia è proprio è all’inizio, alla base di questa cultura mondiale che ci salva da tanti, tanti attacchi, tante distruzioni, tante colonizzazioni che minacciano tanto il mondo: la famiglia + la base per difendersi”.
“Siamo alla vigilia di eventi belli e impegnativi – ha ricordato – che sono direttamente legati a questo grande tema: l’Incontro Mondiale delle Famiglie a Filadelfia e il Sinodo dei Vescovi qui a Roma. Entrambi hanno un respiro mondiale, che corrisponde alla dimensione universale del cristianesimo, ma anche alla portata universale di questa comunità umana fondamentale e insostituibile che è appunto la famiglia”.
Pubblicati il messaggio per la Giornata del malato e i membri del Sinodo. La giornata del Papa
“La malattia, soprattutto quella grave mette sempre in crisi l’esistenza umana e porta con sé interrogativi che scavano in profondità. Il primo momento può essere a volte di ribellione. In queste situazioni, la fede in Dio è, da una parte, messa alla prova, ma nello stesso tempo rivela tutta la sua potenzialità positiva. Non perché la fede faccia sparire la malattia, il dolore, o le domande che ne derivano; ma perché offre una chiave con cui possiamo scoprire il senso più profondo di ciò che stiamo vivendo; una chiave che ci aiuta a vedere come la malattia può essere la via per arrivare ad una più stretta vicinanza con Gesù, che cammina al nostro fianco, caricato della Croce. E questa chiave ce la consegna la Madre, Maria, esperta di questa via”.
Papa Francesco pubblica oggi il suo messaggio per la Giornata mondiale del Malato, che prende spunto dal passo evangelico delle nozze di Cana e dalle parole di Gesù che indicava l’esempio di Maria: “Fate quello che vi dirà”.
Ricordando quel miracolo Papa Francesco sottolinea come quella situazione sia “icona della Chiesa: al centro c’è Gesù misericordioso che compie il segno; intorno a Lui ci sono i discepoli, le primizie della nuova comunità; e vicino a Gesù e ai suoi discepoli c’è Maria, Madre provvidente e orante. Maria partecipa alla gioia della gente comune e contribuisce ad accrescerla; intercede presso suo Figlio per il bene degli sposi e di tutti gli invitati. E Gesù non ha rifiutato la richiesta di sua Madre. Quanta speranza in questo avvenimento per noi tutti! Abbiamo una Madre che ha gli occhi vigili e buoni, come suo Figlio; il cuore materno e ricolmo di misericordia, come Lui; le mani che vogliono aiutare, come le mani di Gesù che spezzavano il pane per chi aveva fame, che toccavano i malati e li guarivano. Questo ci riempie di fiducia e ci fa aprire alla grazia e alla misericordia di Cristo. L’intercessione di Maria ci fa sperimentare la consolazione. Maria è la Madre consolata che consola i suoi figli”.
Tra le attività del Santo Padre di oggi ampio spazio al penultimo giorno di lavoro per questa sessione del C9, il Consiglio dei Cardinali per la riforma della Curia Romana. Nessun evento pubblico per il Papa, che oggi ha autorizzato anche la pubblicazione della lista dei partecipanti alla prossima Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Ci sono alcune sorprese, molte conferme, e la sicurezza che il dibattito al prossimo Sinodo dei vescovi sarà perlomeno vivo. Scorrendo la lista dei membri del prossimo Sinodo dei vescovi, si nota che Papa Francesco ha nelle sue scelte privilegiato la continuità con il precedente Sinodo, ma ha anche voluto fare qualche scelta controcorrente. Così, tra i membri di nomina pontificia spuntano due parroci italiani. Mentre si nota, nella lista dei capi dicastero, l’assenza di Cor Unum, che attualmente è retta dal segretario, mons. Dal Toso. Ma anche l’assenza della neonata Segreteria della Comunicazione, che non è nemmeno nominata nella Commissione per l’informazione del Sinodo.
Pubblicate oggi due interviste a Papa Francesco. Nella sua giornata di oggi: C9 e nomina del nuovo Ausiliare di Roma
L’immigrazione? Una sfida di accoglienza per l’ Europa, ma anche un pericolo di infiltrazioni terroristiche. A pensarlo è Papa Francesco che lo dice in una lunga intervista radiofonica trasmessa da Rádio Renascença, una delle più antiche emittenti europee la cui proprietà è in parte del Patriarcato di Lisbona.
L’intervista tocca tutti i temi cari a Papa Francesco. Dalla educazione dei giovani e la catechesi che significa “ dare una dottrina per la vita” al ruolo che l’ Europa deve riconquistare di guida culturale recuperando, dice il Papa: “L’Europa deve riprendere il suo ruolo, ossia recuperare la sua identità”, deve, spiega il Papa, recuperare le sue radici cristiane.
Uno dei temi centrali del colloquio radiofonico è quello dei migranti. Una sfida per l’ Europa con qualche incognita: “devo riconoscere che le condizioni della sicurezza territoriale oggi non sono le stesse di altre epoche perché a 400 chilometri dalla Sicilia c’è una guerriglia terrorista sommamente crudele. E quindi il pericolo della infiltrazione è reale.”
Ma per il Papa la sfida dell’accoglienza è la più grande. “ Vediamo questi rifugiati, sono povera gente che fugge dalla guerra e dalla fame. Ma questa è la punta dell’iceberg”, la vera causa, spiega il Papa “ è un sistema socioeconomico cattivo e ingiusto”. Il Papa ricorda che al centro dei sistemi economici deve esserci la persona è invece oggi troppo spesso non è così.
Francesco ricorda che la immigrazione è parte della storia di tanti paese, proprio come la sua Argentina, e che i migranti possono essere la ricchezza dei paesi dove vanno a vivere. Ma riconosce anche che c’è il problema in Europa della disoccupazione giovanile “ e non si deve essere semplicisti in questo”, ma la accoglienza è un comandamento della Bibbia.
Francesco ricorda gli appelli all’accoglienza rivolti ai monasteri rimasti vuoti, e come in Vaticano siano state accolte alcune famiglie. Famiglia, Sinodo e delle famiglie ferite, Chiesa in uscita, parrocchie aperte, il Vangelo portato a tutti, la misericordia e il Giubileo che deve essere una occasione per tornare alla confessione, sono alcuni dei temi che il Papa affronta.
Per il Sinodo il Papa spera che la attenzione sia anche sui giovani che non si sposano a causa della “cultura del provvisorio”. Si parla anche delle nuove regole per la nullità matrimoniale: “ snellire, snellire,” è la parola chiave per il Papa.
Parla anche della sua responsabilità di Pontefice Francesco e ringrazia Dio che gli da la pace, tanto che, dice rispondendo ad una domanda “ dormo come un tronco!”
La confessione ogni quindici, venti giorni da un frate francescano, Padre Blanco, e l’immagine dellaeternitàche da giovane vedeva come “ noiosa” e che ora invece è l’inimmaginabile incontro con il Signore, sono i temi che concludono il colloquio.
In Portogallo molti attendono una visita nel 2017 per i 100 anni delle apparizioni di Fatima, ma il Papa ricorda anche l’anniversario di Aparecida in Brasile.
Il Papa ama conversare con le radio, tanto che anche domenica è stato ospite di una radio di Buenos Aires, Milenium. Conduttore un amico di Bergoglio da almeno 15 anni Marcelo Figueroa, un presbiteriano con il quale il Papa conduceva un programma di successo sulla Bibbia insieme al rabbino Skorka quando era vescovo di Buenos Aires.
Il tema della conversazione in questo caso è stato essenzialmente l’amicizia. Il Papa rivela di essersi “sentito usato da persone che si sono presentate come amiche e che io forse non avevo visto più di una o due volte in vita mia. Hanno usato questo per il loro vantaggio.”
Poi ha aggiunto che il sacerdote deve essere sempre un vero amico dei fedeli, ed essere loro vicino. A proposito dell’amicizia tra religioni ha detto che ognuno ha un gruppetto di fondamentalisti” che “allontanano Dio dalla compagnia del suo popolo” e lo trasformano in un’ideologia, e in nome di quella ideologia “di quel Dio ideologico, uccidono, attaccano, distruggono, calunniano. Per essere un po’ pratici, trasformano questo Dio in un idolo”.
di Angela Ambrogetti. Fonte Acistampa
Nella giornata di oggi inoltre, il Papa ha presieduto la riunione del C9, il consiglio dei 9 cardinali per la riforma della Curia Romana e ha nominato il nuovo vescovo ausiliare di Roma “per la cura dei sacerdoti”. Si tratta di Monsignor Angelo De Donatis, Parroco di San Marco Evangelista in Campidoglio, Vescovo ausiliare di Roma per la cura dei sacerdoti, assegnandogli la sede titolare di Mottola.
Nato nel leccese nel 1954, ha studiato presso le Università Pontificie Lateranense e Gregoriana, ed è stato ordinato presbitero nel 1980, incardinato prima nella Diocesi di Nardò-Gallipoli e poi, nel 1983, in quella di Roma.
Dopo aver lavorato in alcune parrocchie romane, è diventato tra il 1990 e il 1996 Direttore dell’Ufficio Clero del Vicariato di Roma e successivamente Direttore Spirituale al Pontificio Seminario Romano Maggiore. Dal 2003 è Parroco in San Marco Evangelista al Campidoglio nonchè Assistente per la diocesi di Roma dell’Associazione Nazionale Familiari del Clero.
Il Papa lo ha scelto come Predicatore per gli Esercizi Spirituali della Curia Romana della Quaresima 2014.
Cambiamenti climatici, cura dei profughi e “allegria” del Vangelo nella giornata di Papa Francesco
Giornata ricca di udienze per Papa Francesco, che oggi è intervenuto sul tema dei cambiamenti climatici, ha parlato di profughi con il presidente serbo e ha ribadito che il Vangelo è allegrai incontrando i Clarettiani.
L’occasione per parlare di clima come bene comune, oggi gravemente minacciato è stata offerta al Papa, dall’udienza i partecipanti al Meeting Internazionale promosso dalla “Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile” su “Giustizia ambientale e cambiamenti climatici”.
Francesco ha ricordato che i cambiamenti climatici hanno un impatto pesante sulla vita delle persone: “sono i più poveri a patirne con maggiore durezza le conseguenze! Per questo la questione del clima è una questione di giustizia; e anche di solidarietà, che dalla giustizia non va mai separata. È in gioco la dignità di ognuno, come popoli, come comunità, come donne e uomini”.
Dovere dell’uomo pertanto è usare responsabilmente scienza e tecnologia. Deve restare viva la speranza di riuscire in questo compito partecipando “ad azioni che trasmettono vita, non sfoderando improbabili ricette: nessuno le ha! Piuttosto offrendo quanto ha capito al dialogo e accettando che il proprio apporto sia messo in discussione: a tutti è richiesto un contributo in vista di un risultato che non può essere che frutto di un lavoro comune”.
L’emergenza rifugiati in Europa, invece, è stato uno dei temi centrali dell’udienza concessa stamane da Papa Francesco al Presidente della Repubblica di Serbia Tomislav Nikolic.
Nel corso del colloquio durato circa 35 minuti “sono stati affrontati temi di comune interesse attinenti alle relazioni tra la comunità ecclesiale e quella civile, con particolare riferimento al dialogo ecumenico ed al contributo della Chiesa cattolica al bene comune della società serba”. Il Papa ed il Presidente Nikolic hanno parlato anche del “cammino della Serbia verso la piena integrazione nell’Unione Europea, e di “alcune situazioni di carattere regionale e internazionale, tra le quali la condizione dei profughi e dei rifugiati siriani e iracheni e l’importanza di privilegiare una soluzione condivisa alla crisi in corso”.
Inoltre, Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza nel Palazzo Apostolico i partecipanti al Capitolo generale dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, noti come Clarettiani.
Riprendendo il tema del Capitolo “Testimoni e messaggeri dell’allegria del Vangelo”, il Pontefice ha spiegato che si è “testimoni perché l’allegria non si può comunicare se non è presente e profondamente radicata tanto nella propria vita quanto nella comunità. Messaggeri perché bisogna condividere il bene e nella condivisione l’allegria si purifica e moltiplica, diventando veramente evangelica”. Non lasciatevi travolgere dallo scoraggiamento, non abbiate paura, è stato l’invito del Papa.
Papa Francesco ha ricordato inoltre come sia necessario “abbracciare il futuro con speranza significa non lasciarsi travolgere dallo scoraggiamento. Non avere paura. È il Signore che ci manda. Rivolgete sempre lo sguardo a chi aspetta l’annuncio, a chi ha bisogno della vostra testimonianza per sentire la presenza misericordiosa di Dio nella sua vita”.
Parlando a braccio, il Papa ha offerto ai Clarettiani tre parole: adorare, camminare, accompagnare.
Nel pomeriggio, infine, messaggio alla plenaria della CCEE, con cui chiede ai vescovi europei di pregare per il prossimo Sinodo, “perché la Chiesa possa rispondere con sempre maggiore urgenza e generosità ai bisogni della famiglia”.
“Possa il vostro riposo nel Signore – scrive il Papa – rinnovarvi nella santità della vita e nello zelo apostolico verso coloro che sono affidati alle vostre cure. Possa inoltre ravvivare la freschezza del Vangelo, dal quale “spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale” (Evangelii Gaudium, 11)”.
Oggi l’annuncio del viaggio in Africa. E le udienze ai nuovi vescovi, alle Equipes Notre Dame e allo sceicco del Kuwait
L’annuncio che Papa Francesco si recherà in Africa dal 25 al 30 novembre prossimi è giunto da Padre Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa Vaticana.
Una visita attesa, che attendeva solo una conferma. Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana i paesi che saranno visitati dal Pontefice. Il programma – ha precisato il portavoce vaticano – sarà pubblicato nei prossimi giorni. “Accogliendo l’invito dei rispettivi capi di Stato e dei vescovi – ha spiegato Padre Lombardi – Sua Santità compirà un viaggio apostolico in Kenya dal 25 al 27 novembre, in Uganda dal 27 al 29 novembre, e nella Repubblica Centrafricana dal 29 al 30 novembre”.
Nel frattempo la giornata del Papa è stata densa di appuntamenti. Durante l’incontro con i Vescovi nominati nel corso dell’anno Bergoglio ha detto: “Siete Vescovi della Chiesa, recentemente chiamati e consacrati. Siete venuti da un irripetibile incontro con il Risorto. Attraversando i muri della vostra impotenza, Egli vi ha raggiunto con la sua presenza. Benché conoscesse i vostri rinnegamenti e abbandoni, le fughe e i tradimenti. Ciononostante, Egli è arrivato nel Sacramento della Chiesa e ha soffiato su di voi. È un alito da custodire, un soffio che sconvolge la vita che non sarà mai più come prima, anche se rasserena e consola come brezza leggera, di cui non ci si può impossessare. Vi prego di non addomesticare tale potenza, ma di lasciarla continuamente sconvolgere la vostra vita”.
“A voi – ha ricordato il Pontefice – è affidata la predicazione della realtà che sostiene tutto l’edificio della Chiesa: Gesù è Risorto! Non si tratta di una proclamazione ovvia né facile. Il mondo è così contento del suo presente, almeno in apparenza. Gli uomini sono così dimentichi dell’eternità mentre, distratti e assorti, amministrano l’esistente, rimandando quanto verrà. Tanti si sono tacitamente rassegnati all’abitudine di navigare a vista, al punto da rimuovere la realtà stessa del porto che li attende. Molti sono così rapiti dal cinico calcolo della propria sopravvivenza, che ormai si sono resi indifferenti e, non di rado, impermeabili alla stessa possibilità della vita che non muore”.
In mattinata Papa Francesco ha ricevuto lo Sceicco Jaber Mubarak Al-Hamad Al-Sabah, Primo Ministro dello Stato del Kuwait. “Nel corso dei cordiali colloqui- si legge in una nota diffusa dalla Sala Stampa Vaticana – sono stati passati in rassegna alcuni temi di comune interesse, tra i quali il positivo contributo che la storica minoranza cristiana apporta alla società kuwaitiana. Ci si è anche soffermati sull’importanza dell’educazione per promuovere una cultura di rispetto e coesistenza pacifica fra diversi popoli e religioni”.
Temi più pastorali nell’incontro con le Equipes Notre Dame: “Le coppie e le famiglie cristiane sono spesso nelle condizioni migliori per annunciare Gesù Cristo alle altre famiglie, per sostenerle, fortificarle e incoraggiarle – ha detto loro durante l’incontro nella Sala Clementina – . Quello che voi vivete nella coppia e nella famiglia, questa gioia profonda e insostituibile che il Signore vi fa sperimentare nell’intimità domestica tra le gioie e i dolori, nella felicità della presenza del vostro coniuge, nella crescita dei vostri bambini, nella fecondità umana e spirituale che Egli vi concede, tutto ciò va testimoniato, annunciato, comunicato al di fuori perché altri si mettano, a loro volta, su questa strada”.
Nel suo discorso il Papa ha esortato le equipes a proseguire nella “preghiera di coppia e in famiglia, bella e necessaria tradizione che ha sempre sostenuto la fede e la speranza dei cristiani, purtroppo abbandonata in tante regioni del mondo” e continuare sul fronte dell’impegno missionario: “questa missione è tanto più importante in quanto l’immagine della famiglia – come Dio la vuole, composta da un uomo e una donna in vista del bene dei coniugi ed anche della generazione e dell’educazione dei figli – è deformata mediante potenti progetti contrari sostenuti da colonizzazioni ideologiche”. “Vi invito anche – ha aggiunto il Pontefice – ad impegnarvi, se è possibile, in maniera sempre più concreta e con creatività sempre rinnovata, nelle attività che possono essere organizzate per accogliere, formare e accompagnare nella fede particolarmente le giovani coppie, prima e dopo il matrimonio.
Due nuove disposizioni di Papa Francesco. Cambiano le regole per riconoscere la nullità matrimoniale
Il nuovo processo canonico innanzitutto sarà “più breve” e nelle mani del vescovo diocesano, “da applicarsi nei casi in cui l’accusata nullità del matrimonio è sostenuta da argomenti particolarmente evidenti”. Con il Motu Proprio di Papa Francesco “Mitis Iudex Dominus Iesus” cade la necessità di avere una doppia sentenza conforme in giudizio e in appello, che fino ad oggi disponeva la nullità di un matrimonio.
Vocazione dei giovani e Chiesa armena. La giornata di Papa Francesco
Si pone un interrogativo pressante il Papa. Sui giovani. Se vanno via dalle Parrocchie – si chiede – è “perché non sono interessati all’offerta che ricevono, perché non ricevono risposte alle questioni e agli interrogativi che li inquietano?”. Il Papa lo scrive nel discorso consegnato ai vescovi portoghesi, oggi in Vaticano per la visita ad Limina, in cui chiede di “perseverare nell’impegno di una evangelizzazione costante e metodica”, senza perdersi d’animo per situazioni che “provocano perplessità e causano amarezza”. Ad esempio, per la “stagnazione di alcune parrocchie” e la situazione di altre “centrate e chiuse sul ‘loro’ parroco” – al quale peraltro “la scarsità di sacerdoti” impone, dice, “l’apertura a una logica di comunione più dinamica ed ecclesiale”.
O per la vita di “alcuni sacerdoti che, tentati dall’attivismo pastorale, non coltivano la preghiera e la profondità spirituale, essenziale per l’evangelizzazione”. O, appunto, per il gran numero di giovani che abbandona “la pratica cristiana, dopo il Sacramento della Cresima, per il vuoto nell’offerta parrocchiale di formazione cristiana giovanile post-Cresima”. Quello che più sta a cuore al Papa è che tutto parta dalla “conversione personale e pastorale di pastori e fedeli” perché tutti possano dire con verità e gioia: ‘La Chiesa è la nostra casa’”.
Il Papa ha ringraziato i Presuli portoghesi perché sono al servizio di “una Chiesa serena, guidata dal buon senso, ascoltata dalla maggioranza della popolazione e dalle istituzioni nazionali”, ma anche con “situazioni che suscitano perplessità e causano amarezza, come certe parrocchie stagnanti” o “troppo centrate e ripiegate sul proprio parroco, da cui la carenza di sacerdoti”.
In mattinata, a Santa Marta, il papa ha concesso l’Ecclesiastica Communio nuovo Patriarca di Cilicia degli Armeni, anticipata da una lettera del 25 luglio scorso. La Comunione “è un concetto tenuto in grande onore nella Chiesa antica ed anche oggi, specialmente in Oriente. Per essa non si intende un certo vago “sentimento”, ma una “realtà organica”, che richiede una forma giuridica e che è allo stesso tempo animata dalla carità.” E’ questa la frase che il Papa ha pronunciato questa mattina, celebrando insieme a Sua Beatitudine Gregorio Pietro XX Ghabroyan, Patriarca, S.E. il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, con l’Arcivescovo Segretario, S.E. Mons. Cyril Vasil’ e il Sotto-Segretario P. Lorenzo Lorusso, insieme a tutti i Vescovi membri del Sinodo della Chiesa Patriarcale Armeno Cattolica, e ad alcuni sacerdoti.
Prendendo spunto dal Vangelo del giorno, Papa Francesco parla delle persecuzioni che subiscono i cristiani, ancora oggi “forse più che nei primi tempi”: sono “perseguitati, uccisi, cacciati via, spogliati solo per essere cristiani”. Il Papa ha ricordato le persecuzioni del popol armeno: “la prima nazione che si è convertita al cristianesimo: la prima. Perseguitata soltanto per il fatto di essere cristiani. Noi oggi, sui giornali, sentiamo orrore per quello che fanno alcuni gruppi terroristici, che sgozzano la gente solo per essere cristiani… Pensiamo a questi martiri egiziani, ultimamente, sulle coste libiche, che sono stati sgozzati mentre pronunciavano il nome di Gesù”.
Francesco riceve le Cellule parrocchiali di evangelizzazione. Nella notte diffuso il programma della Abc
Siate “seme mediante il quale la comunità parrocchiale si interroga sul suo essere missionaria, e per questo sentite irresistibile dentro di voi la chiamata a incontrare tutti per annunciare la bellezza del Vangelo”. Così Papa Francesco, che questa mattina ha ricevuto in udienza in Aula Paolo VI le cellule parrocchiali di evangelizzazione. Circa cinque mila i rappresentanti del nuovo movimento, che proprio in questi mesi ha ricevuto il placet vaticano da parte del Pontificio Consiglio per i Laici.
Ascoltate – ha detto Francesco – la “voce dello Spirito Santo, che continua a parlare alla sua Chiesa e la spinge a percorrere sentieri a volte ancora poco conosciuti, ma decisivi per la via dell’evangelizzazione”. Ascoltare lo Spirito Santo “è condizione per essere fedeli alla Parola del Signore, e nello stesso tempo è una spinta a superare i vari ostacoli che si incontrano nel cammino dell’evangelizzazione”.
Compito delle Cellule parrocchiali – ha aggiunto Papa Francesco – è aiutare “la comunità parrocchiale a diventare una famiglia in cui si ritrova la ricca e multiforme realtà della Chiesa”. E’ necessario “accogliere tutti senza giudicare nessuno: il nostro giudice è il Signore e se uno ha una parola di giudizio su uno o un altro chiuda la bocca. Non giudicate e non sarete giudicati: convivere con semplicità, accogliere tutti per offrire l’esperienza della presenza di Dio e dell’amore dei fratelli. L’evangelizzazione sente forte l’esigenza dell’accoglienza, della vicinanza perché è uno dei primi segni della comunione che siamo chiamati a testimoniare per avere incontrato Cristo nella nostra vita”.
Nella notte di ieri invece è stato diffuso il programma della Abc registrato nei giorni scorsi in Vaticano. Protagonista sempre il Papa, che ha invitato al “coraggio” parlando in una videochat virtuale con gli studenti di scuole per emarginati, agli immigrati e ai giovani degli Stati Uniti.
In collegamento con Chicago, Los Angeles e il Texas (tutti luoghi che Papa Francesco non toccherà nel suo prossimo viaggio negli USA dal 22 al 27 settembre), il Papa ha invitato al coraggio, e ha detto a tutti che va “per stare vicino alla gente”.
“Io sono al servizio di tutte le Chiese e di tutti gli uomini e donne di buona volontà – ha detto Francesco – . Per me c’è una cosa molto importante, che è la vicinanza. Per me è difficile non stare vicino alla gente. Invece, quando mi avvicino alla gente, come farò con voi, mi è più facile comprendervi e aiutarvi nel cammino della vita. Perciò è così importante questo viaggio, per avvicinarmi al vostro cammino e alla vostra storia”.
Papa Francesco mostra ammirazione e affetto per Rosemary Farfan, una ragazza madre di Los Angeles ed Alisa, una delle sue figlie, che ora ha 11 anni. “Sei una donna coraggiosa – le dice il Papa – perché sei stata capace di portare queste due figlie al mondo. Avresti potuto ucciderle nel tuo grembo, ma hai rispettato la vita, hai rispettato la vita che cresceva dentro di te e questo Dio te lo premierà, e te lo premia. Non ti devi vergognare, cammina con la fronte alta: ‘Io non ho ucciso le mie figlie, le ho portate al mondo’. Mi complimento con te. Mi complimento con te e che Dio ti benedica”.
Papa all’Università cattolica argentina: “No all’opposizione tra teologia e pastorale”
“Non poche volte si genere una opposizione tra teologia e pastorale, come se fossero due realtà opposte, separate, che non hanno niente a che vedere l’una con l’altra. Non poche volte ciò che è dottrinale viene identificato come conservatore, retrogrado; e al contrario, pensiamo la pastorale a partire dall’adattamento, riduzione, accomodamento. Come se non avessero nulla a che vedere l’una con l’altra”. Lo dice Papa Francesco in un videomessaggio al Congresso Internazionale di Teologia che si è tenuto dall’1 a 3 settembre presso l’Università Cattolica di Argentina.
Si tratta, ha spiegato il Papa, di “una falsa opposizione tra quelli che vengono chiamati i ‘pastoralisti’ e gli ‘accademicisti,’ ovvero quelli che sono fianco del popolo e quelli che stanno fianco della dottrina”. Ed è “falsa” l’opposizione” tra “teologia e pastorale, riflessione credente e vita credente”.
Superare questo divorzio tra dottrina e pastorale era proprio l’obiettivo del Concilio Vaticano II, sottolinea Papa Francesco. Che spiega come “dobbiamo tornare al duro lavoro di distinguere il messaggio della Vita dalla suo modo di trasmissione, dagli elementi culturali in ciò che un tempo fu codificato”.
“La dottrina – aggiunge – non è un sistema chiuso, privato della dinamiche capaci di generare domande, dubbi, domande”. Invece, “la dottrina cristiana ha corpo, carne, si chiama Gesù Cristo ed è la sua Vita che è offerta di generazione in generazione a tutti gli uomini e in tutti gli angoli. Custodire la dottrina esige fedeltà a ciò è stato ricevuto e – a volte – a tenere in conto l’interlocutore, il destinatario, conoscerlo e amarlo”.
Insomma, “l’incontro tra dottrina e pastorale non è opzionale, è costitutivo di una teologia che pretende di essere ecclesiale”, e “le domande del nostro popolo, la sua sofferenza, le sue pene, i suoi sogni, le sue lotte, le sue preoccupazioni hanno un valore ermeneutico che non possiamo ignorare se desideriamo prendere sul serio il principio di incarnazione”.
Il Papa delinea un dialogo tra i teologi e il popolo, perché “non possiamo ignorare la nostra gente al momento di realizzare la teologia,” perché Dio “ha scelto questo cammino.” In fondo, Papa Francesco ha già spiegato, all’inizio del messaggio, che “non esiste una Chiesa particolare isolata, che si può dire da solo, come pretendendo di essere padrona e unica interprete della realtà di azione dello Spirito”.
Sacerdoti di Schönstatt e Presidente di Israele nella giornata di Papa Francesco
Il sacerdozio poi “non può essere concepito in modo individuale, o peggio, individualista”. Viceversa, la fraternità “è una grande scuola di discepolato”. Papa Francesco questa mattina ha incontrato i sacerdoti di Schönstatt, appartenenti al Movimento Apostolico fondato da padre Josef Kentenich, ricevuti oggi nel Palazzo Apostolico al termine del loro capitolo generale.
Prima il Papa aveva incontrato il Presidente di Israele, Reuven (Ruvi) Rivlin. “Sono state affrontate anche alcune questioni riguardanti i rapporti tra lo Stato d’Israele e la Santa Sede e tra le Autorità statali e le comunità cattoliche locali, auspicando una pronta conclusione dell’Accordo bilaterale in corso di elaborazione e una soluzione adeguata di alcune questioni di comune interesse tra cui quella riguardante la situazione delle scuole cristiane nel Paese”, si legge in un comunicato ufficiale vaticano. Tra i temi più caldi affrontati anche quello delle scuole cattoliche nel Paese mediorientale.
Con il Presidente di Israele nessun discorso ufficiale, ma come al solito un colloquio privato, prima che Rivlin fosse ricevuto dal cardinale Segretario di Stato.
Un discorso invece è stato pronunciato per i membri di Schönstatt. A loro il Papa ha ricordato che un sacerdote deve essere “sulla torre della contemplazione” come Mosè che guardava Dio in volto, e con la gente che nessuno guarda.
“Questo essere ‘ultimo’ riflette chiaramente il posto che occupano i sacerdoti rispetto ai loro fratelli. Il sacerdote non sta sopra né davanti o altrove, ma cammina con loro, amandoli con l’amore di Cristo (…) Chiediamo al Signore che ci dia spalle come la sue, forti, per caricarvi coloro che sono senza speranza (…) e per liberarci dal ‘carrierismo’ nella nostra vita sacerdotale”.
Francesco ha ripetuto le parole del fondatore di Schönstatt, bisogna rimanere “con l’orecchio sul cuore di Dio e la mano sul polso del tempo”.
“Quando incontriamo i nostri fratelli – ha detto -, specialmente quelli che agli occhi del mondo o nostri sono meno gradevoli, cosa vediamo? Ci rendiamo conto che Dio li ama, che hanno la stessa carne che Cristo ha assunto o restiamo indifferenti ai loro problemi?”.



























