Scritti da: Salvatore Scolozzi

Papa Francesco nella prima udienza del Giubileo: “La Chiesa ha bisogno di questo momento straordinario”

C’è bisogno del Giubileo, “la Chiesa ha bisogno di questo momento straordinario”. Parola di Papa Francesco, che oggi nella prima udienza dell’anno santo ha spiegato: “Nella nostra epoca di profondi cambiamenti la Chiesa è chiamata ad offrire il suo contributo peculiare, rendendo visibili i segni della presenza e della vicinanza di Dio”.

Ecco che “il Giubileo è un tempo favorevole per tutti noi, perché contemplando la Divina Misericordia, che supera ogni limite umano e risplende sull’oscurità del peccato, possiamo diventare testimoni più convinti ed efficaci Volgere lo sguardo a Dio, Padre misericordioso, e ai fratelli bisognosi di misericordia, significa puntare l’attenzione sul contenuto essenziale del Vangelo – ha detto -. Gesù Cristo, la Misericordia fatta carne, che rende visibile ai nostri occhi il grande mistero dell’Amore trinitario di Dio”.

Il Papa è stato chiaro: “Non dico che è buono che la Chiesa faccia un Giubileo, dico che la Chiesa ha bisogno di questo momento straordinario”.

L’Anno della Misericordia “equivale a mettere di nuovo al centro della nostra vita personale e delle nostre comunità lo specifico della fede cristiana, cioè Gesù Cristo, il Dio Misericordioso: un Anno Santo, dunque, per vivere la misericordia, per sperimentare nella nostra vita il tocco dolce e soave del perdono di Dio, la sua presenza accanto a noi e la sua vicinanza soprattutto nei momenti di maggiore bisogno”.

Bisogna ridire che “la gioia di Dio è perdonare, l’essere di Dio è misericordia. Per questo in questo anno giubilare dobbiamo aprire i cuori, perché ci si riempia a tutti noi della gioia della misericordia”, ha detto il Papa a braccio.

Spiegando ancora il significato del Giubileo, Papa Bergoglio ha sottolineato come sia un tempo “favorevole per scegliere ciò che a Dio piace di più, senza cedere alla tentazione di pensare che ci sia qualcos’altro che è più importante o prioritario. Niente è più importante di scegliere ciò che a Dio piace di più: la sua misericordia, la sua tenerezza, il suo abbraccio, le sue carezze”.

Papa Francesco all’Angelus: il Giubileo per convertirsi e portare Gesù agli altri

Termina con l’augurio di una “buona preparazione per l’inizio dell’anno della Misericordia” che prenderà il via dopodomani l’Angelus di Papa Francesco. “Vi lascio una domanda – dice il Pontefice a braccio -: sono innamorato di Gesù? Sono convinto che Gesù mi offre o mi da salvezza?” . E’ questo il significato ultimo dell’anno giubilare, perché, dice Bergoglio, “sempre dobbiamo convertirci”, nessuno di noi può dirsi arrivato: ecco il “perché dell’anno della Misericordia, per andare avanti sulla strada della salvezza che ci ha insegnato Gesù”.

L’invito del Papa è quello, ancora una volta, di “convertirci” da “questa presunzione”, che poi è “la a supposizione che, tutto sommato, va bene così e non abbiamo bisogno di alcuna conversione”. “Ma proviamo a domandarci – dice ancora Francesco -: è proprio vero che nelle varie situazioni e circostanze della vita abbiamo in noi gli stessi sentimenti di Gesù? Per esempio, quando subiamo qualche torto o qualche affronto, riusciamo a reagire senza animosità e a perdonare di cuore chi ci chiede scusa?”.

“Quando siamo chiamati a condividere gioie o dolori, sappiamo sinceramente piangere con chi piange e gioire con chi gioisce? Quando dobbiamo esprimere la nostra fede, sappiamo farlo con coraggio e semplicità, senza vergognarci del Vangelo?”. Tante le domande poste dal Pontefice, cui c’è una sola risposta: “Se a noi il Signore Gesù ha cambiato la vita, come non sentire la passione di farlo conoscere a quanti incontriamo al lavoro, a scuola, nel condominio, in ospedale, nei luoghi di ritrovo?”.

Questo, dice il Papa a braccio, non è “proselitismo”, ma “aprire una porta”. Perché “se ci guardiamo intorno, troviamo persone che sarebbero disponibili a cominciare o a ricominciare un cammino di fede, se incontrassero dei cristiani innamorati di Gesù. Non dovremmo e non potremmo essere noi quei cristiani? Ma dobbiamo essere coraggiosi: abbassare le montagne dell’orgoglio e della rivalità, riempire i burroni scavati dall’indifferenza e dall’apatia, raddrizzare i sentieri delle nostre pigrizie e dei nostri compromessi”.

Nei saluti dopo la preghiera mariana il Papa si rivolge alla Cop21, la Conferenza sul clima in corso a Parigi, e richiama ai due baluardi già presenti nella sua enciclica “Laudato Si”. E dice che occorrono “due scelte”, che “vanno insieme”: “fermare i cambiamenti climatici e fermare la povertà”.

“Per il bene della casa comune, di tutti noi e delle future generazioni – dice Francesco nel suo appello -, a Parigi ogni sforzo dovrebbe essere rivolto ad attenuare gli impatti dei cambiamenti climatici e, nello stesso tempo, a contrastare la povertà e far fiorire la dignità umana. Preghiamo perché lo Spirito Santo illumini quanti sono chiamati a prendere decisioni così importanti e dia loro il coraggio di tenere sempre come criterio di scelta il maggior bene per l’intera famiglia umana”.

Inoltre Papa Francesco, prima di ricordare i nuovi beati del Perù, Michele Tomaszek e Zbigniew Strzałkowski, francescani conventuali, e Alessandro Dordi, sacerdote fidei donum, uccisi in odio alla fede nel 1991, ha spiegato che “domani ricorre il cinquantesimo anniversario di un memorabile evento tra cattolici e ortodossi”, avvenuto “il 7 dicembre 1965, vigilia della conclusione del Concilio Vaticano II”, quando “con una Dichiarazione comune del Papa Paolo VI e del Patriarca Ecumenico Atenagora, venivano cancellate dalla memoria le sentenze di scomunica scambiate tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli nel 1054”.

“E’ davvero provvidenziale – ha detto ancora – che quello storico gesto di riconciliazione, che ha creato le condizioni per un nuovo dialogo tra ortodossi e cattolici nell’amore e nella verità, sia ricordato proprio all’inizio del Giubileo della Misericordia. Non c’è autentico cammino verso l’unità senza richiesta di perdono a Dio e tra di noi per il peccato della divisione. Ricordiamo nella nostra preghiera il caro Patriarca ecumenico Bartolomeo e gli altri Capi delle Chiese Ortodosse, e chiediamo al Signore che le relazioni tra cattolici e ortodossi siano sempre ispirate dall’amore fraterno”.

Fonte: Acistampa

Benedetto XVI all’Apertura della Porta Santa. La giornata vaticana

Ci sarà anche il Papa emerito Benedetto XVI all’apertura della Porta Santa il prossimo 8 dicembre. Ne dà notizia padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede.

Padre Lombardi ha comunicato che il Papa emerito Benedetto XVI ha “accettato l’invito di Papa Francesco per la cerimonia di apertura della Porta Santa” a San Pietro. Benedetto XVI non seguirà tutta la cerimonia, ma “sarà presente nell’Atrio della Basilica in occasione del rito di apertura”.

La Porta Santa della Basilica di San Pietro verrà aperta da Papa Francesco al termine della celebrazione eucaristica dell’8 dicembre, giorno in cui inizierà l’Anno Santo straordinario della Misericordia.

Tra le attività di oggi di Papa Francesco l’udienza all’Agesc, l’Associazione dei Genitori delle Scuole Cattoliche, che ha chiesto alle famiglie di chiedere con forza “una educazione integrale”, con la preghiera di “non svendere mai i valori umani e cristiani di cui siete testimoni nella famiglia, nella scuola, nella società” e l’invito a non farsi prendere dalla “tentazione dei grandi numeri” nel momento in cui molte scuole paritarie chiudono o rischiano di chiudere.

“Bisogna ripristinare il patto educativo, perché il patto educativo si è rotto e dobbiamo ripristinarlo”, ha detto il Papa. Che ha continuato: “Non svendete mai i valori umani e cristiani di cui siete testimoni nella famiglia, nella scuola, nella società. Date generosamente il vostro contributo perché la scuola cattolica non diventi mai un ‘ripiego’, o un’alternativa insignificante tra le varie istituzioni formative. Collaborate affinché l’educazione cattolica abbia il volto di quel nuovo umanesimo emerso dal Convegno ecclesiale di Firenze. Impegnatevi affinché per le scuole cattoliche siano veramente aperte a tutti”.
Tra le notizie di oggi anche quella che sarà la PricewaterhouseCooper “PwC” il revisore esterno del bilancio finanziario consolidato della Santa Sede. Lo ha deciso il Consiglio per l’Economia, che si è riunito in questi giorni in Vaticano.

Secondo una nota della Sala Stampa, “il Consiglio per l’Economia, continuando la messa in opera dei nuovi criteri e pratiche di management finanziario in linea con gli standard internazionali, ha fatto un nuovo passo importante nel corso di questa settimana conferendo un nuovo incarico a una società di auditing, annoverata fra le più importanti a livello internazionale”.

Papa Francesco all’Udienza di oggi: “Niente porte blindate nella Chiesa, niente!”

“Niente porte blindate nella Chiesa, niente! Tutto aperto! Il Signore non forza mai la porta: anche Lui chiede il permesso di entrare, come dice nel Libro dell’Apocalisse. Nell’ultima grande visione di questo libro così si profetizza della Città di Dio: Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, il che significa per sempre, perché non vi sarà più notte. Ci sono posti nel mondo in cui non si chiudono le porte a chiave, ma ce ne sono tanti dove le porte blindate sono diventate normali, non dobbiamo arrenderci all’idea di dover applicare questo sistema, che è anche di sicurezza, a tutta la nostra vita, alla vita della famiglia, della città, della società, e tanto meno alla vita della Chiesa. Sarebbe terribile! Una Chiesa inospitale, così come una famiglia rinchiusa su sé stessa, mortifica il Vangelo e inaridisce il mondo”. Lo ha detto Papa Francesco durante l’Udienza Generale di oggi, in Piazza San Pietro.

“Davanti a noi sta la porta – ha detto il Papa -. Non solo la Porta Santa, ma l’altra, la grande porta della misericordia di Dio, e quella è una porta bella, che accoglie il nostro pentimento offrendo la grazia del suo perdono. La porta è generosamente aperta, ma noi dobbiamo coraggiosamente varcare la soglia. Coraggio, entriamo per questa porta! Ognuno di noi ha dentro di sé cose che pesano, tutti siamo peccatori: profetiamo e varchiamo la soglia di questa misericordia di Dio che non si stanca di perdonare, di aspettarci. Ci guarda, è sempre accanto a noi”.

Il Papa parla di porte, di Giubileo e di accoglienza. “Dal Sinodo dei Vescovi, che abbiamo celebrato nello scorso mese di ottobre tutte le famiglie, e la Chiesa intera, hanno ricevuto un grande incoraggiamento a incontrarsi sulla soglia di questa porta aperta. La Chiesa è stata incoraggiata ad aprire le sue porte, per uscire con il Signore incontro ai figli e alle figlie in cammino, a volte incerti, a volte smarriti, in questi tempi difficili. Le famiglie cristiane, in particolare, sono state incoraggiate ad aprire la porta al Signore che attende di entrare, portando la sua benedizione e la sua amicizia”.

“Se la porta di Dio è sempre aperta – ha detto ancora– anche le porte delle nostre chiese, delle nostre comunità, delle nostre parrocchie, diocesi, associazioni, movimenti, devono esser aperte, perché così tutti possono uscire a portare la misericordia di Dio. Giubileo significa la grande porta della misericordia di Dio, ma anche le nostre piccole porte della nostra Chiesa, aperte per lasciar entrare il Signore o, tante volte, lasciare uscire il Signore prigioniero delle nostre strutture, del nostro egoismo”.

Papa Francesco si recherà alla Sinagoga di Roma. Oggi nomine e “Recognitio” della Porta Santa

Anche Papa Francesco si recherà in visita alla Sinagoga di Roma, seguendo le orme dei suoi predecessori. Il prossimo 17 gennaio il Papa accentando l’invito del Rabbino Capo e della Comunità Ebraica di Roma si recherà in visita al Tempio Maggiore. “Si tratta – ricorda il comunicato ufficiale della Santa Sede – della terza visita di un Papa al Tempio Maggiore di Roma, dopo quelle di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. La visita sarà caratterizzata dall’incontro personale del Papa con i rappresentanti dell’ebraismo e i membri della Comunità. Il programma più dettagliato della visita sarà comunicato a suo tempo”.

Sempre di oggi tre nomine di Papa Francesco. Si tratta di un nuovo membro e un nuovo consultore della Congregazione delle Cause dei Santi e un nuovo consigliere alla Pontificia Commissione per l’America Latina. È nominato membro della Congregazione delle Cause dei Santi il Cardinal Edwin Frederick O’Brien, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro. Alla Congregazione per le Cause dei Santi c’è anche un nuovo consultore, la professoressa Stefania Nanni, docente associato di Storia Moderna presso l’Università “La Sapienza” di Roma. La Commissione per l’America Latina – legata alla Congregazione dei Vescovi – ha invece un nuovo consigliere nella figura dell’arcivescovo Jorge Carlos Patròn Wong, segretario per i seminari della Congregazione per il Clero.

“Recognitio”, inoltre, per le Porte Sante in vista del prossimo Giubileo Straordinario della Misericordia. Oggi pomeriggio il rito si è svolto nella Basilica Vaticana, presieduto dal Cardinale Arciprete Angelo Comastri. Ieri pomeriggio era avvenuto nella Basilica di San Giovanni in Laterano, presieduto dal Cardinale Vicario per la Diocesi di Roma, Agostino Vallini.

Papa: “Rubare documenti è un reato”, la riforma “ha cominciato a dare frutti visibili”

“So che molti di voi sono stati turbati dalle notizie circolate nei giorni scorsi a proposito di documenti riservati della Santa Sede che sono stati sottratti e pubblicati. Per questo vorrei dirvi anzitutto che rubare quei documenti è un reato. E’ un atto deplorevole che non aiuta. Io stesso avevo chiesto di fare quello studio, e quei documenti io e i miei collaboratori già li conoscevamo bene e sono state prese delle misure che hanno cominciato a dare dei frutti, anche alcuni visibili”. Dopo qualche accenno di questi giorni, colto nelle parole dei vari discorsi e omelie, il Papa ha deciso di intervenire in prima persona sul cosiddetto Vatileaks, il “reato”, come lui stesso l’ha definito, della sottrazione di alcuni documenti della commissione Cosea, alla base di due libri presentati in questi giorni.

E lo ha fatto durante l’Angelus di oggi, scegliendo la via della presa di posizione diretta, senza troppi giri di parole, confortato dagli applausi delle migliaia di persone che gremivano una piazza San Pietro assolata.

Da parte del Papa nessun accenno ai due arresti dei giorni scorsi operati dalla Gendarmeria vaticana né, ovviamente, alle indagini ancora in corso. Ma Francesco ha rassicurato i fedeli: “voglio dirvi anche che questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi – un altro applauso forte -. Sì, con il sostegno di tutta la Chiesa, perché la Chiesa si rinnova con la preghiera e con la santità quotidiana di ogni battezzato”.

Prima della preghiera mariana, il Papa aveva parlato del vangelo di oggi, soffermandosi molto sulla differenza tra “quantità e pienezza”. “Alcuni hanno malattie cardiache che fanno abbassare il cuore al portafoglio – ha detto – e quello non va bene”. “Puoi avere tanti soldi ma essere vuoto”, ha detto ancora Francesco.

“Gesù, oggi – ha aggiunto commentando la pagina evangelica – , dice anche a noi che il metro di giudizio non è la quantità, ma la pienezza; non è questione di portafoglio, ma di cuore. Amare Dio ‘con tutto il cuore’ significa fidarsi di Lui, della sua provvidenza, e servirlo nei fratelli più poveri senza attenderci nulla in cambio. Di fronte ai bisogni del prossimo, siamo chiamati a privarci di qualcosa di indispensabile, non solo del superfluo; siamo chiamati a dare il tempo necessario, non solo quello che ci avanza; siamo chiamati a dare subito e senza riserve qualche nostro talento, non dopo averlo utilizzato per i nostri scopi personali o di gruppo”.

Nei saluti finali il Papa ha ricordato che oggi ricorre “la Giornata del Ringraziamento, che quest’anno ha per tema ‘Il suolo, bene comune’”. “Mi associo ai Vescovi – ha detto – nell’auspicare che tutti agiscano come amministratori responsabili di un prezioso bene collettivo, la terra, i cui frutti hanno una destinazione universale. Sono vicino con gratitudine al mondo agricolo, e incoraggio a coltivare la terra in modo da custodirne la fertilità affinché produca cibo per tutti, oggi e per le generazioni future. In tale contesto si svolge a Roma la Giornata diocesana per la custodia del creato, che quest’anno è arricchita dalla ‘Marcia per la terra’”.

Quindi, prima di salutare i domenicani, che celebrano il loro ottavo centenario, Papa Francesco “ha ricordato che “domani, a Firenze, avrà inizio il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale, con la presenza dei Vescovi e dei delegati di tutte le diocesi italiane. Si tratta – ha concluso – di un importante evento di comunione e di riflessione, al quale avrò la gioia di partecipare anch’io, nella giornata di martedì prossimo dopo un breve passaggio a Prato”.

Fonte: Acistampa.com

 

Inps e “Quartetto nobel” tunisino. La giornata del Papa

“Il riposo, nel linguaggio della fede, è dunque dimensione umana e divina allo stesso tempo. Con una prerogativa unica, però: quella di non essere una semplice astensione dalla fatica e dall’impegno ordinario, ma un’occasione per vivere pienamente la propria creaturalità, elevata alla dignità filiale da Dio stesso”. Il papa parla del riposo e della sua “custodia” all’Inps, l’Istituto nazionale di Previdenza sociale. Durante l’udienza di questa mattina in piazza San Pietro il Papa dice che la pensione è un diritto e condanna il lavoro nero.

“Siete chiamati- ha detto Francesco – a far fronte a sfide sempre più complesse. Esse provengono sia dalla società odierna, con la criticità dei suoi equilibri e la fragilità delle sue relazioni, sia dal mondo del lavoro, piagato dall’insufficienza occupazionale e dalla precarietà delle garanzie che riesce a offrire”.

In mattinata il Papa aveva incontrato il quartetto tunisino “Nobel per la pace” 2015. Siete degli “artefici di pace”, il vostro è un lavoro “fatto con le mani e con il cuore”. Così, secondo quanto riporta la Radio Vaticana, il Papa ha salutato il Quartetto per il Dialogo in Tunisia. Francesco si è congratulato con Mohamed Fadhel Mahfoudh, Abdessatar Ben Moussa, Wided Bouchamaoui e Houcine Abbassi e si intrattenuto con loro per circa 15 minuti.

Movimento per la Vita, Governatore di Grenada, nuovi vescovi e un’intervista. La giornata di Papa Francesco

Incontra i partecipanti al convegno dei Centri Aiuto alla Vita, il governatore di Grenada e nomina i nuovi vescovi di Bruxelles e Barcellona. Nella giornata di Papa Francesco spazio anche ad un’intervista, che il Pontefice ha rilasciato nei giorni scorsi al giornale olandese Straatnieuws, e che oggi è stata riportata integralmente dai media vaticani.

Ai membri del Movimento per la vita ricevuti in Vaticano per il quarantennale di attività, il Papa ha detto il suo incoraggiamento “a proseguire la vostra importante opera in favore della vita dal concepimento al suo naturale tramonto, tenendo conto anche delle sofferte condizioni che tanti fratelli e sorelle devono affrontare e a volte subire”.

“Il vostro – ha aggiunto – non è solo un servizio sociale, pur doveroso e nobile. Per i discepoli di Cristo, aiutare la vita umana ferita significa andare incontro alle persone che sono nel bisogno, mettersi al loro fianco, farsi carico della loro fragilità e del loro dolore, perché possano risollevarsi”.

Tra le Udienze di oggi anche quella al governatore generale di Grenada, Cécile Ellen Fleurette La Grenade, che successivamente ha incontrato il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, accompagnato da mons. Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati.

“Nel corso dei cordiali colloqui – riferisce la Sala Stampa vaticana – ci si è soffermati sulle buone relazioni bilaterali tra la Santa Sede e Grenada, nonché sull’importante apporto della Chiesa cattolica allo sviluppo del Paese, soprattutto in riferimento alle sfide sociali e all’educazione dei giovani. Non è mancata, infine, una panoramica sulla situazione della regione caraibica, con particolare riferimento ai problemi economici e a quelli ambientali legati ai cambiamenti climatici”.

Nell’intervista concessa al giornale olandese, invece, il Papa è tornato sul tema della sobrietà”. “La Chiesa deve parlare con la verità e anche con la testimonianza: la testimonianza della povertà – ha detto al giornalista -. Se un credente parla della povertà o dei senzatetto e conduce una vita da faraone: questo non si può fare. Questa è la prima tentazione. L’altra tentazione è di fare accordi con i governi. Si possono fare accordi, ma devono essere accordi chiari, accordi trasparenti. Perché c’è sempre la tentazione della corruzione nella vita pubblica. Sia politica, sia religiosa”.

Nell’intervista Papa Francesco affronta anche il tema dei beni materiali della Chiesa. “Se facciamo un catalogo dei beni della Chiesa, si pensa: la Chiesa è molto ricca. Ma quando è stato fatto il Concordato con l’Italia 1929 sulla Questione Romana – ha precisato il Pontefice – il governo italiano di quel tempo ha offerto alla Chiesa un grande parco a Roma. Il papa di allora, Pio XI, ha detto: no, vorrei soltanto un mezzo chilometro quadrato per garantire la indipendenza della Chiesa. Questo principio vale ancora. Sì, i beni immobili della Chiesa sono molti, ma li usiamo per mantenere le strutture della Chiesa e per mantenere tante opere che si fanno nei paesi bisognosi: ospedali, scuole. Ieri, per esempio, ho chiesto di inviare in Congo 50.000 euro per costruir e tre scuole in paesi poveri, l’educazione è una cosa importante per bambini. Sono andato all’amministrazione competente, ho fatto questa richiesta e i soldi sono stati inviati.”

Tra le nomine, Papa Francesco ha accettato stamane la rinuncia dell’Arcivescovo di Barcellona, Cardinale Lluís Martínez Sistach, nominando al suo posto Monsignor Juan José Omella Omella, finora Vescovo di Calahorra y La Calzada-Logroño. Il Pontefice ha anche accettato la rinuncia dell’Arcivescovo di Mechelen-Bruxelles Monsignor André Léonard, che lascia anche l’incarico di Ordinario Militare per il Belgio. Gli succede Monsignor Jozef De Kesel, finora Vescovo di Brugge.

Papa Francesco parla di famiglia: “Donarsi e perdonarsi”. E torna sul Sinodo

Papa Francesco torna a parlare di famiglia nel corso della sua settimanale udienza generale in piazza San Pietro. E parla dell’ultima assise sinodale. “L’Assemblea del Sinodo dei Vescovi, che si è conclusa da poco, ha riflettuto a fondo sulla vocazione e la missione della famiglia nella vita della Chiesa e della società contemporanea: è stato un evento di grazia – ha detto il Papa -. Al termine i Padri sinodali mi hanno consegnato il testo delle loro conclusioni. Ho voluto che questo testo fosse pubblicato, perché tutti fossero partecipi del lavoro che ci ha visti impegnati assieme per due anni. Non è questo il momento di esaminare tali conclusioni, sulle quali devo io stesso meditare”.

Francesco parla della reciprocità in famiglia. “Senza donarsi e senza perdonarsi l’amore non rimane, non dura. La vita non si ferma, in particolare la vita delle famiglie non si ferma!”, ha detto. “Voi, care famiglie, siete sempre in cammino. E continuamente scrivete già nelle pagine della vita concreta la bellezza del Vangelo della famiglia. In un mondo che a volte diventa arido di vita e di amore, voi ogni giorno parlate del grande dono che sono il matrimonio e la famiglia. La famiglia è una grande palestra di allenamento al dono e al perdono reciproco, senza il quale nessun amore può durare a lungo”.

Il perdono prima di tutto: “non si può vivere senza perdonarsi, o almeno non si può vivere bene, specialmente in famiglia”. “Ogni giorno ci facciamo dei torti l’uno con l’altro. Dobbiamo mettere in conto questi sbagli, dovuti alla nostra fragilità e al nostro egoismo. Quello che però ci viene chiesto è di guarire subito le ferite che ci facciamo, di ritessere immediatamente i fili che rompiamo”, perché “se aspettiamo troppo, tutto diventa più difficile”.

Ricorda il vescovo Romero e scrive a Celam e al “Grupo Santa Marta”. La giornata di Papa Francesco

Per Papa Francesco “il martire non è una figura relegata nel passato”; piuttosto “è un nostro fratello una sorella che continua ad accompagnarci nel mistero della comunione dei santi”. Lo ha detto Papa Francesco ripercorrendo la storia del Vescovo Romero e quella di Rutilio Grande, incontrando una delegazione giunta da El Salvador per ricordare la beatificazione del gesuita ucciso nel 1977.

Si vive il martirio “anche dopo aver dato la sua vita”, ha detto Papa Francesco, perché “solo Dio sa la storia delle persone e quante persone che hanno dato la propria vita continuano ad essere lapidate con la pietra più dura del mondo la lingua”.

Nella giornata di oggi il Papa ha anche incontrato i vescovi latinoamericani, consegnando loro una lettera: “Spero che il Celam, avendo come priorità la conversione pastorale e missionaria, sia sempre più partecipe, sostegno e impeto irradiante di questo movimento evangelizzatore verso tutti gli ambiti e i confini”, scrive Francesco.

“È importante – aggiunge – che le nostre comunità siano ‘casa e scuola di comunione’ scrive Francesco -, che attraggano per una sorprendente fraternità fondata sul riconoscimento del Padre comune, e aiutino a mantenere sempre viva nella Chiesa in America Latina la passione per i nostri popoli, l’assunzione delle loro sofferenze e la capacità di discernimento cristiano delle vicissitudini della loro storia presente, per aprire cammini di maggiore equità, pace e giustizia”.

Infine il Papa ha espresso “gioia e soddisfazione pastorale” al gruppo Santa Marta che torna a riunirsi di nuovo nel simbolico Monastero di San Lorenzo del Escorial. In un messaggio, Francesco ha ricordato diverse iniziative che possono contribuire all’azione “benefica” del gruppo, tra le quali, l’incontro di sindaci in Vaticano dello scorso aprile nel quale essi “hanno firmato una dichiarazione in cui si impegnano loro stessi a debellare le nuove forme di schiavitù, che hanno condannato come un crimine contro l’umanità”.

Nel messaggio il Papa chiede “a Dio Onnipotente che doni al Gruppo Santa Marta di portare avanti la propria missione, così delicata, così umanitaria, e così cristiana, di guarire le piaghe aperte e dolorose dell’umanità, che sono anche le piaghe di Cristo”.

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