Scritti da: Marco Mancini

Visitare gli ammalati

Il messaggio di Gesù non è quello di Budda, che pretende di distruggere nel cuore dell’uomo il motivo del dolore. Non è neppure quello di Epitteto o di Marco Aurelio, che vorrebbero eliminare la coscienza e il senso del dolore. Gesù, invece, riconosce il dolore, lo accetta, lo soffre per quello che è e per quel che significa, e c’insegna a trasformarlo in sacramento di redenzione, cioè di espiazione e di santificazione.

Dal carcere alla speranza. Convegno all’Università Europea di Roma

Il percorso dell’essere umano, a volte, può conoscere momenti di caduta, di errore, di conflitto con gli altri. Tutti possono sbagliare. Ma tutti devono avere il diritto di cominciare una vita nuova.
La funzione del carcere è questa. Non un momento di repressione, ma di speranza. Un’opportunità per tornare a dare il proprio contributo alla società.
Se ne parlerà nel convegno “Funzione della pena, giustizia ripartiva e amministrazione del sistema carcerario”, che si terrà giovedì 7 aprile 2016, alle 11.00, all’Università Europea di Roma, via degli Aldobrandeschi 190.
Obiettivo della giornata di studi è un confronto sul tema del fondamento e della giustificazione della sanzione criminale, tra funzione rieducativa del condannato, retributiva e preventiva. Tale riflessione sarà condotta attraverso un confronto tra vari operatori del settore “giustizia”, che vantano una consolidata esperienza in materia.
L’incontro è nato per iniziativa degli studenti dell’Università Europea di Roma ammessi, per meriti di studio, nelle Eccellenze Accademiche del Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza, sotto il coordinamento del Prof. Aniello Merone.
Il convegno sarà aperto dai saluti del Rettore Padre Luca Gallizia L.C. e del Prof. Emanuele Bilotti, coordinatore del Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza e ordinario di Diritto civile presso la stessa università.
Dopo la presentazione delle attività delle Eccellenze Accademiche da parte degli Studenti inseriti nel progetto, interverranno Alfonso Sabella, magistrato, con una relazione dal titolo La disciplina della pena tra legalità e discrezionalità del giudice; Luigi Annunziata, avvocato del Foro di Roma e dottorando di ricerca in Diritto processuale penale presso La Sapienza, Università di Roma, sul tema La detenzione preventiva: antagonista alla “criptopena”; Silvana Sergi, direttrice del carcere romano Regina Coeli, che illustrerà problematiche sul tema L’espiazione della pena in istituto: disciplina giuridica ed esperienze di vita.
Seguirà l’intervento di Marcella Clara Reni, Presidente dell’Associazione Prison Fellowship, che parlerà del Contributo degli enti e delle associazioni nella rieducazione del condannato.
Interverrà anche l’Avvocato Alessandro Benedetti, del Foro di Roma, Docente di Criminologia presso l’Università Europea di Roma.
Al termine delle relazioni sono previste alcune comunicazioni da parte degli studenti aderenti al Progetto delle Eccellenze Accademiche.
Modera e conclude Carmelo Leotta, ricercatore di Diritto penale nell’Università Europea di Roma.

Il Papa si prepara ad abbracciare il Messico ed il Patriarca Kirill

Papa Francesco si prepara al viaggio apostolico in Messico che avrà inizio il prossimo venerdì 12 febbraio, giorno in cui il Pontefice si fermerà anche a Cuba per lo storico abbraccio ecumenico con il Patriarca Ortodosso di Mosca e di tutte le Russie Kirill.

Vengo in Messico “come missionario di misericordia e di pace”. Professeremo “insieme la nostra fede in Dio e condividere una verità fondamentale della nostra vita, che Dio ci ama molto, che ci ama con un amore infinito, oltre i nostri meriti”. Sono le parole di Papa Francesco nel videomessaggio diffuso in occasione del suo imminente viaggio apostolico.

La preghiera – ha ricordato ancora Papa Bergoglio – “allarga il cuore e illumina i nostri occhi” insegnandoci “a vedere gli altri come Dio li vede, ad amare come Dio ama”.

E in una conversazione con il Corriere della Sera il Pontefice è tornato a parlare anche dell’incontro che avrà con Kirill.

“Sono felicissimo – ha confidato Francesco – Io ho lasciato fare. Ho solo detto che volevo incontrare e riabbracciare i miei fratelli ortodossi. Tutto qui. Sono stati due anni di trattative di nascosto, ben condotte da vescovi bravi. Per gli ortodossi se n’è occupato Hilarion, che oltre a essere bravo è anche un artista, un musicista. Hanno fatto tutto loro. Ponti: quelli bisogna costruire. Passo dopo passo, fino ad arrivare a stringere la mano a chi sta dall’altra parte. I ponti durano e aiutano la pace. I muri no: quelli sembrano difenderci, e invece separano soltanto. Per questo vanno abbattuti, non costruiti. Tanto sono destinati a cadere, uno dopo l’altro. Pensiamo a quello di Berlino. Sembrava eterno, e invece: puff, in un giorno è caduto giù”.

Il Papa, il terrorismo delle chiacchiere e l’umiliazione via per l’umiltà

La profezia dell’ obbedienza la vicinanza il prossimo, e il più prossimo è nella comunità e infine la speranza che fa sperare che nascano figli e figlie nelle congregazioni. Di questo parla Papa Francesco ai partecipanti al Giubileo della Vita Consacrata ricevuti questa mattina in udienza.

Il Pontefice ricorda che la vera obbedienza è solo quella completa di Gesù: “c’è chi vive una obbedienza forte che è donazione del cuore e questa è profezia contro il seme dell’ anarchia che semina il diavolo”. Il Figlio di Dio non è uno stato anarchico, dice il Papa e questa è la profezia, una obbedienza che sia saper chiedere allo Spirito Santo. E poi la prossimità, alla gente nella missione certo, per capire la vita della gente, e vale anche per a clausura, dice il Papa ricordando l’esempio di Santa Teresa di Lisieux. Diventare consacrati non è salire gradini nella scala sociale, e che la prima vicinanza è per gli anziani e i malati della comunità.

Francesco ribadisce un punto centrale della sua predicazione: no al terrorismo delle chiacchiere che crea distanze ed anarchia, mentre l’unico modo della correzione fraterna, il parlare diretto magari in capitolo. Se in questo anno- dice il Papa-ognuno riuscisse a non fare mai il terrorista delle chiacchiere sarebbe un successo per la Chiesa di santità grande. Infine il Papa parla della speranza, quella che sembra venir meno quando si vede il calo delle vocazioni. Ma anche qui il Papa mette in guardia dalla tentazione di ripiegare sui soldi che chiamo “sterco del diavolo” piuttosto che concentrarsi sulla preghiera. E ancora il rischio dell’esperimento della “inseminazione artificiale” accoglier facilmente senza una vera vocazione, cosa che procura grossi problemi. Concludendo ecco il grazie del Papa che ricorda una suora conosciuta in Africa e i missionari morti in giovane età per aver “bruciato” la loro vita. “Sono santi, sono semi“, a loro dobbiamo chiedere le vocazioni di cui abbiamo bisogno.

In precedenza la consueta messa mattutina a Santa Marta.

Nell’omelia Francesco spiega che “l’umiltà soltanto può arrivare a un cuore tramite le umiliazioni. Non c’è umiltà senza umiliazioni, e se tu non sei capace di portare alcune umiliazioni nella tua vita, non sei umile”. E quindi “l’unica strada per l’umiltà è l’umiliazione. Il fine di Davide, che è la santità, viene tramite l’umiliazione. Il fine della santità che Dio regala ai suoi figli, regala alla Chiesa, viene tramite l’umiliazione del suo Figlio, che si lascia insultare, che si lascia portare sulla Croce – ingiustamente … E questo Figlio di Dio che si umilia, è la strada della santità. E Davide, con il suo atteggiamento, profetizza questa umiliazione di Gesù. Chiediamo al Signore la grazia, per ognuno di noi, per tutta la Chiesa, la grazia dell’umiltà, ma anche la grazia di capire che non è possibile essere umili senza umiliazione”.

Il Papa: “Con Dio non si contratta”

Monito di Papa Francesco nel corso dell’Angelus domenicale. Anche oggi – ha detto il Pontefice commentando il brano odierno del Vangelo – esiste “una tentazione alla quale l’uomo religioso è sempre esposto, e dalla quale occorre prendere decisamente le distanze: la tentazione di considerare la religione come un investimento umano e, di conseguenza, mettersi a contrattare con Dio cercando il proprio interesse”. Lo ha detto questa mattina il Papa nel corso della preghiera mariana dell’Angelus.

Bisogna invece – ha spiegato Francesco – “accogliere la rivelazione di un Dio che è Padre e che ha cura di ogni sua creatura, anche di quella più piccola e insignificante agli occhi degli uomini. Proprio in questo consiste il ministero profetico di Gesù: nell’annunciare che nessuna condizione umana può costituire motivo di esclusione dal cuore del Padre, e che l’unico privilegio agli occhi di Dio è quello di non avere privilegi, di non avere padrini, di essere abbandonati nelle sue mani”.

“L’attualità e la necessità della salvezza portata da Gesù all’umanità” – ha proseguito il Pontefice – vale anche oggi. “Dio viene incontro agli uomini e alle donne di tutti i tempi e luoghi nella situazione concreta in cui essi si trovano. Viene incontro anche a noi. E’ sempre Lui che fa il primo passo: viene a visitarci con la sua misericordia, a sollevarci dalla polvere dei nostri peccati; viene a tenderci la mano per farci risalire dal baratro in cui ci ha fatto cadere il nostro orgoglio, e ci invita ad accogliere la consolante verità del Vangelo e a camminare sulle vie del bene”.

Al termine della recita dell’Angelus il Papa ha ricordato la celebrazione della Giornata mondiale dei malati di lebbra: una “malattia” che “pur essendo in regresso, purtroppo colpisce ancora soprattutto le persone più povere ed emarginate. È importante mantenere viva la solidarietà con questi fratelli e sorelle, rimasti invalidi a seguito di questo morbo. Ad essi assicuriamo la nostra preghiera e assicuriamo il nostro sostegno a quanti li assistono”.
Prima di concludere Francesco ha salutato i ragazzi e le ragazze dell’Azione Cattolica della Diocesi di Roma al termine della vostra Carovana della Pace: “quest’anno la vostra testimonianza di pace, animata dalla fede in Gesù, sarà ancora più gioiosa e consapevole, perché arricchita dal gesto, che avete appena compiuto, del varcare la Porta Santa. Vi incoraggio ad essere strumenti di pace e di misericordia tra i vostri coetanei”. Il microfono è poi passato a due ragazzi che hanno letto il loro messaggio a conclusione del quale sono stati lanciati in aria alcuni palloncini colorati.

In giornata è stato anche diffuso il videomessaggio che Papa Francesco ha inviato per la chiusura del 51.mo Congresso Eucaristico Internazionale che si è svolto a Cebu, nelle Filippine.

Partendo dal tema del Congresso Eucaristico “Cristo in voi, nostra speranza di gloria”, Francesco ha spiegato che “Gesù risorto è sempre vivo e presente nella sua Chiesa, soprattutto nell’Eucaristia, il sacramento del suo corpo e del suo sangue. La presenza di Cristo in mezzo a noi non è soltanto una consolazione, ma anche una promessa e un invito. È una promessa che un giorno la gioia e la pace eterne ci apparterranno nella pienezza del suo regno. Ma è anche un invito a uscire, come missionari, per portare il messaggio della tenerezza del Padre, del suo perdono e della sua misericordia a ogni uomo, donna e bambino”.

Il mondo – ha aggiunto il Papa – ha bisogno di questo messaggio e per questo ogni cristiano deve “essere un vero discepolo missionario, portando la buona novella dell’amore redentore di Cristo a un mondo tanto bisognoso di riconciliazione, giustizia e pace. È quindi opportuno che questo congresso sia stato celebrato nell’Anno della misericordia, nel quale l’intera Chiesa è invitata a concentrarsi sul cuore del Vangelo: la misericordia”.

Francesco invita a riflettere su due gesti collegati all’Eucaristia: la convivialità e la lavanda dei piedi. “A ogni Eucaristia – ha sottolineato Papa Bergoglio – dobbiamo essere ispirati a seguire il suo esempio, andando incontro agli altri, in spirito di rispetto e apertura, per condividere con loro il dono che noi stessi abbiamo ricevuto. Il nostro esempio può aprire i cuori alla grazia dello Spirito Santo, che li conduce a Cristo Salvatore”. Con la lavanda dei piedi – ha concluso il Papa – Gesù ha dato un segno “di umile servizio, dell’amore incondizionato con cui ha dato la sua vita sulla croce per la salvezza del mondo. L’Eucaristia è una scuola di servizio umile. Ci insegna a essere pronti a esserci per gli altri. Anche questo è al centro del discepolato missionario. L’Eucaristia cambia i cuori. Ci permette di essere premurosi, di proteggere chi è povero e vulnerabile e di essere sensibili al grido dei nostri fratelli e le nostre sorelle nel bisogno. Ci insegna ad agire con integrità e a rifiutare l’ingiustizia e la corruzione che avvelenano le radici della società”.

Il Papa infine, ha annunciato che il prossimo Congresso Eucaristico Internazionale si svolgerà nel 2020 a Budapest, in Ungheria.

Il Papa: “Custodire dottrina e integrità dei costumi”. Nuovo monito contro la corruzione

Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza i partecipanti alla Plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede. “Insieme alla dottrina della fede – ha osservato il Pontefice – bisogna custodire anche l’integrità dei costumi, particolarmente negli ambiti più delicati della vita” e per questo il Papa ringrazia la Congregazione per la dottrina della Fede “per tutto l’impegno e la responsabilità che esercitate nel trattare i casi di abuso di minori da parte di chierici. La cura per l’integrità della fede e dei costumi è un compito delicato”.

“La misericordia – ha aggiunto – costituisce l’architrave che sorregge la vita della Chiesa: la prima verità della Chiesa, infatti, è l’amore di Cristo: dobbiamo riprendere a insegnare ai fedeli questa cosa, che è tanto importante”.

Nello stesso tempo Francesco ha ribadito a necessità del lavoro sinodale della Congregazione per la Dottrina della Fede: un metodo necessario “per affrontare collegialmente alcune sfide dottrinali e pastorali, per suscitare nei fedeli un nuovo slancio missionario e una maggiore apertura alla dimensione trascendente della vita, senza la quale l’Europa rischia di perdere quello spirito umanistico che pure ama e difende”.

Prima di ricevere la Congregazione per la Dottrina della Fede il Papa aveva celebrato la messa mattutina a Santa Marta.

Nel corso dell’omelia Francesco ha condannato – ancora una volta – la corruzione. “Il Signore – ha spiegato – sempre perdona. Ma una delle cose più brutte che ha la corruzione è che il corrotto non ha bisogno di chiedere perdono, non se la sente… Facciamo oggi una preghiera per la Chiesa, incominciando da noi, per il Papa, per i vescovi, per i sacerdoti, per i consacrati, per i fedeli laici: Ma, Signore, salvaci, salvaci dalla corruzione. Peccatori sì, Signore, siamo tutti, ma corrotti mai!. Chiediamo questa grazia”.

Nella Sala Stampa Vaticana, infine, Monsignor Rino Fisichella ha presentato due grandi eventi giubilari che si terranno nella prima decade di febbraio: l’invio dei 1071 Missionari della Misericordia e la traslazione temporanea a Roma delle spoglie di San Pio da Pietrelcina e di San Leopoldo Mandić.

Il Papa tra il Messaggio per la Quaresima ed il Presidente iraniano Rouhani

Il Messaggio per la Quaresima e l’udienza al Presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, Hassan Rouhani. Sono i due appuntamenti principali della giornata di Papa Francesco.

Il Papa invita a compiere opere di misericordia nell’Anno Santo straordinario ed in particolare nel tempo forte della Quaresima. L’uomo che si allontana da Dio si getta – in un delirio di onnipotenza – nelle braccia del demonio “che è la radice di ogni peccato. Tale delirio può assumere anche forme sociali e politiche, come hanno mostrato i totalitarismi del XX secolo, e come mostrano oggi le ideologie del pensiero unico e della tecnoscienza, che pretendono di rendere Dio irrilevante e di ridurre l’uomo a massa da strumentalizzare. E possono attualmente mostrarlo anche le strutture di peccato collegate ad un modello di falso sviluppo fondato sull’idolatria del denaro, che rende indifferenti al destino dei poveri le persone e le società più ricche, che chiudono loro le porte, rifiutandosi persino di vederli”.

La Quaresima dunque è tempo utile “per poter finalmente uscire dalla propria alienazione esistenziale grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia. Se mediante quelle corporali tocchiamo la carne del Cristo nei fratelli e sorelle bisognosi di essere nutriti, vestiti, alloggiati, visitati, quelle spirituali – consigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare – toccano più direttamente il nostro essere peccatori. Le opere corporali e quelle spirituali non vanno perciò mai separate. È infatti proprio toccando nel misero la carne di Gesù crocifisso che il peccatore può ricevere in dono la consapevolezza di essere egli stesso un povero mendicante”.

A presentare il messaggio nella Sala Stampa Vaticana è stato il Cardinale Arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro.

Subito dopo le 11 nel Palazzo Apostolico invece il Papa ha ricevuto il Presidente iraniano Rouhani. Un colloquio privato di circa 40 minuti. “La ringrazio tanto per questa visita e spero nella pace” – ha detto il Papa a Rouhani. “Preghi per me, mi ha fatto un vero piacere e le auguro un buon lavoro”, la replica del leader di Teheran.

“Durante i cordiali colloqui – spiega una nota della Sala Stampa Vaticana – si sono evidenziati i valori spirituali comuni e si è poi fatto riferimento al buono stato dei rapporti tra la Santa Sede e la Repubblica Islamica dell’Iran, alla vita della Chiesa nel Paese e all’azione della Santa Sede in favore della promozione della dignità della persona umana e della libertà religiosa”.

Il Papa e Rouhani hanno poi discusso della “conclusione e applicazione dell’Accordo sul Nucleare e si è rilevato l’importante ruolo che l’Iran è chiamato a svolgere, insieme ad altri Paesi della Regione, per promuovere adeguate soluzioni politiche alle problematiche che affliggono il Medio Oriente, contrastando la diffusione del terrorismo e il traffico di armi. Al riguardo, è stata ricordata l’importanza del dialogo interreligioso e la responsabilità delle comunità religiose nella promozione della riconciliazione, della tolleranza e della pace”.

Quella di Rouhani è la seconda visita di un Presidente iraniano in Vaticano. La prima risale al 1999 quando l’allora leader, il moderato Khatami era stato ricevuto da Giovanni Paolo II.

Papa Francesco: “I poveri sono al centro del Vangelo”

Come ogni domenica Papa Francesco si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico per recitare l’Angelus insieme ai fedeli radunati in Piazza San Pietro.

Gesù evangelizza – esordisce Francesco commentando il Vangelo domenicale – “con la potenza dello Spirito Santo: la sua parola è originale, perché rivela il senso delle Scritture; è una parola autorevole, perché comanda persino agli spiriti impuri e questi obbediscono. Gesù è diverso dai maestri del suo tempo: non ha aperto una scuola per lo studio della Legge, ma va in giro a predicare e insegna dappertutto. Gesù è diverso anche da Giovanni Battista, il quale proclama il giudizio imminente di Dio, mentre Gesù annuncia il suo perdono di Padre”.

Il Papa ricorda inoltre che la missione di Gesù è “evangelizzare i poveri”, un compito che è anche della “Chiesa, e di ogni battezzato nella Chiesa. Essere cristiano ed essere missionario è la stessa cosa. Annunciare il Vangelo, con la parola e, prima ancora, con la vita, è la finalità principale della comunità cristiana e di ogni suo membro”.

“Gesù non esclude nessuno, neanche gli scartati della società”. Evangelizzare i poveri – spiega ancora Francesco – vuol dire “avvicinarli, servirli, liberarli dalla loro oppressione, e tutto questo nel nome e con lo Spirito di Cristo, perché è Lui il Vangelo di Dio, è Lui la Misericordia di Dio, è Lui la liberazione di Dio. E’ Lui che si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà. L’annuncio messianico del Regno di Dio venuto in mezzo a noi si rivolge in modo preferenziale agli emarginati, ai prigionieri, agli oppressi”.

Costoro ai tempi di Gesù erano persone messe in disparte, ma oggi – si chiede il Pontefice – “l’evangelizzazione dei poveri, portare loro il lieto annuncio, è la priorità? Attenzione: non si tratta di fare assistenza sociale, tanto meno attività politica”. “Si tratta di offrire – conclude Francesco – la forza del Vangelo di Dio, che converte i cuori, risana le ferite, trasforma i rapporti umani e sociali secondo la logica dell’amore. I poveri, infatti, sono al centro del Vangelo”.

Il Papa prega per l’Unità dei Cristiani. I musulmani lo invitano alla Moschea di Roma

Papa Francesco ha dedicato l’udienza generale di questa mattina al tema dell’unità dei cristiani: in questa settimana si celebra – infatti – la settimana di preghiera che Francesco concluderà lunedì 25 nella Basilica di San Paolo con la celebrazione dei Secondi Vespri.

Il Papa ha invitato Cattolici, Protestanti ed Ortodossi a “riscoprire il Battesimo, andando al di là delle nostre divisioni. Quando noi cristiani diciamo di condividere un solo battesimo, affermiamo che tutti noi – cattolici, protestanti e ortodossi – condividiamo l’esperienza di essere chiamati dalle tenebre impietose e alienanti all’incontro con il Dio vivente, pieno di misericordia. Tutti facciamo esperienza dell’egoismo, che genera divisione, chiusura, disprezzo. Ripartire dal Battesimo vuol dire ritrovare la fonte della misericordia, fonte di speranza per tutti, perché nessuno è escluso dalla misericordia di Dio. La condivisione di questa grazia crea un legame indissolubile tra noi cristiani, così che, in virtù del battesimo, possiamo considerarci tutti realmente fratelli. Siamo realmente popolo santo di Dio, anche se, a causa dei nostri peccati, non siamo ancora un popolo pienamente unito. La misericordia di Dio, che opera nel Battesimo, è più forte delle nostre divisioni. Nella misura in cui accogliamo la grazia della misericordia noi diventiamo sempre più pienamente popolo di Dio, e diventiamo anche capaci di annunciare a tutti le sue opere meravigliose, proprio a partire da una semplice e fraterna testimonianza di unità. Noi cristiani possiamo annunciare a tutti la forza del Vangelo impegnandoci a condividere le opere di misericordia corporali e spirituali. Questa è una testimonianza concreta di unità”.

Tutti i cristiani hanno una missione comune: “portare la misericordia in ogni parte della terra”. “Tutti noi cristiani, per la grazia del Battesimo – ha concluso Papa Bergoglio – abbiamo ottenuto misericordia da Dio e siamo stati accolti nel suo popolo. Tutti, cattolici, ortodossi e protestanti, formiamo un sacerdozio regale e una nazione santa. Questo significa che abbiamo una missione comune, che è quella di trasmettere la misericordia ricevuta agli altri, partendo dai più poveri e abbandonati. Durante questa Settimana di preghiera, preghiamo affinché tutti noi discepoli di Cristo troviamo il modo di collaborare insieme per portare la misericordia del Padre in ogni parte della terra”.

Prima dell’udienza generale il Papa ha ricevuto una delegazione di musulmani italiani che lo hanno ufficialmente invitato a visitare la Grande Moschea di Roma. Si lavora ora per la realizzazione della visita: quella di Francesco sarebbe la prima di un Vescovo di Roma nella Mosche della Capitale.

Il Papa, il Giubileo dei ragazzi e la vittoria della fede

Ragazzi siate “protagonisti dell’Anno della Misericordia”, pronti a “costruire amicizie nuove”, senza credere alle “parole di odio e di terrore”. Così Papa Francesco ai ragazzi in occasione del loro speciale Giubileo, che si terrà dal 23 al 25 aprile, dedicato al tema “Crescere misericordiosi come il Padre”.

“Il Giubileo – scrive il Papa – è un intero anno in cui ogni momento viene detto santo affinché diventi santa tutta la nostra esistenza, una festa in cui Gesù invita proprio tutti, senza distinzioni e senza escludere nessuno”.
“Voi – afferma il Pontefice – vi state preparando a diventare dei cristiani capaci di scelte e gesti coraggiosi, in grado di costruire ogni giorno, anche nelle piccole cose, un mondo di pace”. E rivolgendosi ai ragazzi che vivono in luoghi e situazioni difficili Papa Bergoglio chiede loro di “non perdere la speranza”, e ricorda che “i vostri amici coetanei che vivono in condizioni meno drammatiche della vostra, si ricordano di voi e si impegnano perché la pace e la giustizia possano appartenere a tutti”.

“Non credete – è l’appello del Papa – alle parole di odio e di terrore che vengono spesso ripetute; costruite invece amicizie nuove. Offrite il vostro tempo, preoccupatevi sempre di chi vi chiede aiuto. Siate coraggiosi e controcorrente, siate amici di Gesù, che è il Principe della pace”.

In precedenza il Papa aveva celebrato la messa quotidiana a Santa Marta., ribadendo che nella vita si può vincere solo attraverso la fede: “la nostra preghiera sempre abbia quella radice di fede, nasca dalla fede in Lui. La grazia della fede: è un dono la fede. Non si impara sui libri. E’ un dono che ti dà il Signore, ma chiedilo: Dammi la fede! Credo, Signore! ha detto quell’uomo che chiedeva a Gesù di guarire suo figlio: Chiedo Signore, aiuta la mia poca fede. La preghiera con la fede … e viene guarito. Chiediamo al Signore la grazia di pregare con fede, di essere sicuri che ogni cosa che chiediamo a Lui ci sarà data, con quella sicurezza che ci dà la fede. E questa è la nostra vittoria: la nostra fede!”.

Infine oggi l’Elemosineria Apostolica ha organizzato neli pomeriggio uno spettacolo circense per circa 2000 poveri. Tutti, inoltre, hanno potuto essere visitati e assistiti dai medici e infermieri nei camper inviati dai Servizi sanitari del Vaticano.

151.11.48.50