Scritti da: Marinella Bandini

Il Papa sulle orme di Francesco, in preghiera a San Damiano

Breve visita privata del Papa al santuario di san Damiano, poco fuori dal centro storico. È questo il primo luogo “francescano”. Qui Francesco (era il 1205), raccolto in preghiera, udì parlare il Crocifisso: “Va’ e ripara la mia casa”. Francesco restaurò la piccola chiesetta, con l’aiuto di sempre più numerosi assisiani, alcuni dei quali diventarono i suoi primi seguaci. E fu questa la prima “abitazione” di santa Chiara, e san Damiano divenne il primo monastero delle clarisse. Sempre qui, due anni prima di morire, Francesco compose il Cantico delle Creature.

Il Papa tra “le piaghe di Gesù”: vanno ascoltate

In visita ad Assisi, e con ancora negli occhi le immagini del naufragio di migranti al largo di Lampedusa – “una vergogna” -, Papa Francesco parla delle “piaghe di Gesù”. Lo fa incontrando disabili e malati ospiti della dell’Istituto Serafico. Si comincia di buon mattino: Francesco è partito alle 7 dall’eliporto Vaticano, una mezz’oretta di volo e alle 7.45 era già all’Istituto. A fare da corona al Papa, gli otto cardinali del “Consiglio”. Spicca il saio francescano del cappuccino arcivescovo di Boston, Sean O’ Malley. Francesco si è trattenuto mezz’ora a salutare uno a uno i presenti e i loro accompagnatori. Ha accantonato il discorso ufficiale, e ha si è soffermato sulle parole usate nel suo saluto dalla presidente dell’Istituto.

Dalla Gmg l’abbraccio e la benedizione ai nonni

“I giovani vogliono salutare i nonni. Li salutano con tanto affetto e li ringraziano per la testimonianza di saggezza che ci offrono continuamente”. Dalla giornata dei giovani un saluto ai nonni, di cui oggi si celebra la festa in tanti paesi del mondo – compreso il Brasile – nella memoria dei santi Gioacchino ed Anna, genitori della Vergine Maria e nonni di Gesù. La pioggia sembra lasciare tregua e un raggio di sole illumina le migliaia di persone assiepate all’esterno del palazzo arcivescovile di São Joaquim, a Rio de Janeiro, giunte per recitare l’Angelus con Papa Francesco.

Il Papa agli argentini: Fate rumore, non annacquate fede

Una Chiesa “che faccia rumore”… come quegli applausi scroscianti che hanno accolto Papa Francesco nella cattedrale di Rio de Janeiro. Un “fuori programma” – sebbene nell’aria da giorni – espressamente richiesto da Francesco per incontrare i giovani argentini qui riuniti per la Giornata mondiale della gioventù. “Mi sento in gabbia e vorrei esservi più vicino, ma per motivi di ordine non è possibile” è la stoccata ai protocolli della sicurezza, insieme al ringraziamento al dottor Gasbarri, che con lo staff dei viaggi papali ha reso possibile questo “extra”.

Papa Francesco ad Aparecida: Arrivederci al 2017

Dopo il meritato riposo, Francesco riparte da Aparecida, dal cuore del Brasile e dal cuore della Chiesa: “La Chiesa, quando cerca Cristo bussa sempre alla casa della Madre e chiede: ‘Mostraci Gesù’. È da Lei che si impara il vero discepolato. Ed ecco perché la Chiesa va in missione sempre sulla scia di Maria”. Poi, dopo il saluto alla folla dal balcone del santuario la promessa, in spagnolo: “Tornerò nel 2017!” quando ricorrono i 300 anni del ritrovamento dell’immagine da parte di tre pescatori nel fiume Paraíba (1717). Il Papa ha voluto fortemente essere al santuario della Vergine, patrona del Paese, per affidarLe il suo Pontificato e la Giornata mondiale della gioventù, e “per mettere ai suoi piedi la vita del popolo latinoamericano”.

Il card. Rilko e la “rivoluzione” Rio: La fede fa felici

Dal ’95 è lui a vigilare sulle Giornate mondiali della gioventù – prima come segretario e dal 2003 come presidente del Pontificio consiglio per i Laici -, al fianco prima di Giovanni Paolo II, poi di Benedetto XVI, ora di Francesco. Incontriamo il cardinale Stanisław Ryłko alla vigilia della sua partenza per Rio de Janeiro.

Gmg: programma Benedetto, stile Francesco

È partito il conto alla rovescia per il viaggio del Papa in Brasile, per la Giornata mondiale della Gioventù. Il programma ufficiale è noto da tempo, e si tratta di un adattamento di quello studiato per Benedetto XVI, conservando le stesse date (22-29 luglio) ma intensificando gli appuntamenti: sono state aggiunte all’originale scaletta le tappe ad Aparecida (dove Ratzinger era stato nel suo viaggio in Brasile del 2007), le visite alla favela di Varginha, all’ospedale São Francisco de Assis, l’incontro con il direttivo del Celam, l’episcopato latinoamericano. Conservato anche il giorno di riposo, il martedì 23, che come tradizione è anche il giorno di apertura ufficiale della Giornata. Dunque tutto da “tradizione”, per quanto riguarda gli appuntamenti. La differenza la farà il carattere. Francesco – alla prima prova con i giovani – ha abituato a uno stile diretto, a un linguaggio semplice e spesso improvvisato, e questo è quel che ci si aspetta.

Il mestiere del prete (ortodosso) in tempo di crisi

Quello del sacerdote è un “posto sicuro”? Parrebbe di sì. Almeno stando al boom di richieste giunte al patriarcato ortodosso di Atene. In Grecia non c’è separazione tra stato e Chiesa (ortodossa), e tutti i sacerdoti sono dipendenti pubblici, quindi anche remunerati dallo Stato. Così che, in tempo di crisi, molti hanno pensato di “fare il prete”. Del resto, per chi non vuol fare carriera ecclesiastica, basta un corso di teologia di un anno dopo la laurea per essere nominato diacono o presbitero.

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