Scritti da: Fabio Cittadini

A scuola con Francesco e Lutero

Ogni docente lo sa. Non è facile far comprendere un personaggio storico vissuto in un’epoca totalmente diversa dalla nostra. Anche perché le logiche politiche, economiche e religiose possono essere diverse. Non è facile andare al di là, oltre gli stereotipi, i pregiudizi, il ‘mito’ che si è creato attorno ad un personaggio. Tanto se più questo è Francesco d’Assisi o Martin Lutero. Non è facile, però è possibile.

Quanto è avvenuto quest’anno scolastico al liceo Bottoni di Milano con alcune terze è stato un esperimento che il professore di religione ha replicato, ma con un occhi diverso. Prima di tutto si è trattato di far comprendere cosa animava profondamente sia Francesco sia Lutero, cosa davvero li ha resi e li rende unici, perfino attuali. Inoltre si è dovuto lavorare sui ragazzi per togliere dalla testa alcune idee strane come la questione della ricchezza.

Sì la Chiesa del 1200 o del 1500 era ricca, ma il papa non possedeva – per dirla con una battuta – una Ferrari o uno yacht o abitava nella reggia di Versailles. Si è cercato di far comprendere come entrambi i personaggi non siano esenti da errori, erano e rimangono figli del loro tempo, ma non per questo vanno sottovalutati o sviliti.

Francesco va da buon cristiano dal sultano per convertirlo perché di altra religione ma non ci riesce. Lutero non vuole rompere la comunione con la Chiesa di Roma ma, alla fine, dichiarato eretico, brucia la bolla di scomunica del 1520 e pensare che la sua ‘battaglia’ era iniziata nel 1517. Il risultato di questo sforzo?

Dei video elaborati dagli studenti che cercano di restituire la verità del personaggio indagato. Alcuni di questi video sono stati pubblicati sul canale YouTube e tutti possono vedere e apprezzare quanto lavoro c’è stato dietro. Il canale è https://www.youtube.com/@theologicalmind al quale ci si può iscrivere e si può lasciare un commento.

Sinodo 2023-2024: primo (parziale) bilancio.

A fine ottobre si è conclusa la prima tappa del Sinodo sulla sinodalità voluto da Papa Francesco. Per ragioni legate all’attualità, ormai non se ne parla più, ma, a ben vedere, mancano pochi mesi all’altra decisiva tappa prevista per il prossimo ottobre. Nei mesi scorsi alcuni autorevoli partecipanti hanno preso la parola e detto la loro. Pensiamo a quanto hanno scritto Piero Coda e Severino Dianich su SettimanaNews, seppure con accenti diversi: il primo entusiasta, il secondo tiepido. Ma oggi, che siamo quasi a metà strada tra le due tappe, cosa resta?

In primo luogo ci sono le persone che vi hanno preso parte che, giustamente, nel silenzio stanno custodendo l’ascolto che in quella sede hanno sperimentato. Lo stesso cardinal Grech ha ammesso, a conclusione del Sinodo, che moli partecipanti sono entrati in assemblea scettici e ne sono usciti spiazzati. Non solo perché prima il processo sinodale non era, di fatto, avviato e, quindi, hanno sperimentato cosa significa “fare” un Sinodo, ma perché le notizie che arrivavano dalla Terra Santa li ha sconvolti.

Inoltre perché i partecipanti vengono da ogni parte del mondo e ascoltare ciò che lo Spirito suscita in altre parti del mondo può e deve lasciare sorpresi; vuol dire a tutti gli effetti uscire dal proprio orticello, mettersi in uscita, come ci invita Papa Francesco.

In secondo luogo rimane un documento che ha cercato di fare sintesi. Come è naturale che sia, ogni sintesi è sempre un po’ imperfetta: qualcosa manca, qualcosa viene lasciato o meglio tralasciato anche involontariamente. Certamente in quel documento la teologia veniva chiamata a svegliarsi, ad attivarsi perché rimodulare la Chiesa in senso sinodale non è operazione semplice. Sotto questo aspetto sembra di vedere la teologia ancora ripiegata su stessa,soprattutto dopo la pubblicazione di “Fiducia supplicans”.

Inoltre in quel documento si auspicava un riforma del Codice di diritto canonico che non mi pare aver preso avvio: ufficialmente non è stata istituita nessuna commissione. C’è da augurarsi che questa riforma prenda seriamente avvio perché il Codice ha di fatto bloccato la visione della Chiesa voluta dal Concilio Vaticano II in strutture tridentine che stentano ad essere superate.

Basti pensare al contrato tra uguale dignità di tutti i fedeli in forza del sacramento del battesimo, di cui tanto si parla nei documenti del Concilio, e il laico suddito, così come viene definito nel Codice. L’imperfezione, pertanto, di quel documento si fa sentire, ma ci sono ancora dei mesi e, soprattutto, la sessione del prossimo ottobre.

Un timido frutto di questa prima tappa sinodale con tutta onestà va detto che c’è stato. Il Dicastero della dottrina della fede ha pubblicato la dichiarazione “Fiducia supplicans” che offre a tutti la possibilità di ricevere una benedizione fuori dal rito, non liturgica. A tutti e, quindi, anche a chi vive una situazione irregolare dal punto di vista morale, se così si può dire.

Lo scalpore per il testo è stato davvero sproporzionato, frutto di una non attenta delicata lettura del testo, ma di una lettura dei titoloni sui giornali. Se questo frutto ha destato scalpore, figuriamoci se nei prossimi mesi dovessero venir pubblicati testi pieni di vere novità! D’altronde chi può dirsi oggettivamente puro, “regolare” di fronte a Dio?

E poi chi non ha chiesto mai una benedizione ad un sacerdote fuori da ogni contesto rituale–liturgico? Tra una prima tappa, già celebrata, e una seconda, da celebrare, il cammino prosegue e il vero attore del Sinodo, lo Spirito Santo, come ha più volte detto Papa Francesco, è all’opera.

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“Le emozioni di Dio”. Un invito alla lettura

È da poco uscita in libreria l’ultima fatica editoriale di Emanuel Durand, frate domenicano e professore alla Facoltà di teologia di Freibourg in Svizzera, tradotta in italiano dalla Queriniana. Il tema è alquanto interessante – in che senso possiamo attribuire a Dio delle emozioni? – e problematico allo stesso tempo soprattutto perché ormai tutto nella nostra epoca è divenuto emozionante.

Sul Sinodo. Metacritica di un processo (2).

(segue)

4) Ed ora?

Ora la patata – bollente o meno non è possibile dirlo – è nella mani dei padri (e madri) sinodali del prossimo Sinodo di ottobre 2023 e 2024. C’è da sperare che davvero finalmente si imbocchi la strada giusta e lasciandosi guidare dall’ascolto nello Spirito con tutta franchezza si arrivi ad immaginare una Chiesa più partecipativa, più in comunione, più in missione. Il ‘più’ non vuol dire una quantità maggiore, ma semmai una qualità diversa.

Sul Sinodo. Metacritica di un processo (1)

Negli scorsi mesi ho letto con molto interesse articoli sul sinodo e anche alcuni documenti che sono stati elaborati alla fine dei sinodi diocesani e nazionali. In questa riflessione vorrei tentare di spendere qualche parola andando al di là di tanta retorica che purtroppo si fa sull’argomento, cercando di far emergere un punto di vista oggettivo, neutro.

I personaggi del racconto della Passione (4). Il potere di fronte a Gesù.

L’ultimo personaggio che vogliamo prendere in considerazione del racconto della Passione è il potere, nella figura dei capi religiosi e nella figura di Ponzio Pilato. Benché diverso, il potere religioso e quello politico, qui sono accumunati da un obiettivo: far fuori Gesù. Certo Pilato si lava le mani, ma di fatto non fa altro che assecondare il Sinedrio che, per invidia – come dice il testo evangelico – gli consegna il Maestro.

I personaggi del racconto della Passione (3). Gli apostoli.

Un altro personaggio al centro dei testi evangelici della Passione è il gruppo degli apostoli. La morte di Gesù costituisce per questo gruppo uno spartiacque. Infatti prima sono in dodici, dopo saranno in undici. Inoltre per loro è il momento decisivo per capire la persona di Gesù, il loro Maestro che hanno seguito, lasciando le loro case in Galilea e la loro professione, insomma lasciando un posto certo, sicuro.

I personaggi del racconto della Passione (2). Le donne.

Un altro personaggio che è presente nel racconto della Passione di Gesù è costituito dal gruppo delle donne, tra le quali spiccano Maria, la madre di Gesù stesso, e Maria di Magdala. Queste donne – lo sappiamo dai Vangeli – hanno accompagnato Gesù nel suo itinerario verso Gerusalemme, lo hanno assistito e lo hanno servito, dimostrando una straordinaria cura nei suoi confronti.

I personaggi del racconto della Passione (1). La folla.

Come dovrebbe essere noto, la storia della redazione dei Vangeli ci ha fatto comprendere, ormai da diversi decenni, come il racconto della Passione di Gesù sia stato scritto per primo e il resto è una sorta di più o meno lunga introduzione, a seconda del Vangelo che possiamo prendere come riferimento. Tuttavia nel racconto della Passione compiano alcuni personaggi, singoli o gruppi, che di fronte a Gesù hanno un atteggiamento che fa riflettere, che dice qualcosa anche oggi.

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