Scritti da: Andrea Gagliarducci
Alla ricerca del borghi dimenticati: il Castello di Sammezzano
C’era una volta e c’è ancora, in un paese non molto lontano da Firenze, il castello delle meraviglie. Ci troviamo in un immenso parco a Leccio di Reggello, dove nascosto si trova il castello di Sammezzano. Non si tratta della classica fortezza medioevale, ma uno dei maggiori esempi italiani di arte orientalista, unico nel suo genere, con un notevole valore storico-architettonico ed ambientale.
Alla scoperta dei borghi dimenticati: Civita di Bagnoregio
Alla scoperta degli eremi dimenticati: Grotta di San Domenico, Villalago
La giornata del Papa: l’udienza ai Cappuccini, il mandato ai missionari della misericordia
“Siate dei grandi perdonatori”, dice ai Cappuccini nella Basilica Vaticana, concelebrando con loro una Messa accanto alle spoglie di Padre Pio e San Leopoldo Mandic. “Perdonate come una madre”, ricorda ai missionari della misericordia, cui dà il mandato per poter perdonare quattro dei cinque peccati che sono riservati alla Sede Apostolica. La giornata del Papa si divide in questi due grandi momenti. Nel mezzo, alcune nomine vaticane che fanno comprendere come il Papa stia in qualche modo ridisegnando la Curia.
In una atmosfera intima, familiare, con il Cardinal Sean O’Malley come primo concelebrante (è cappuccino, ed è anche membro di punta del Consiglio dei Cardinali che si sta riunendo proprio in questi giorni), il Papa è sceso in Basilica Vaticana per celebrare messa con i padri cappuccini. E fa loro un discorso sulla confessione, confessione di cui erano stati maestri proprio Padre Pio e San Leopoldo. “I grandi peccatori davanti alla grandezza di Dio sanno cosa è il perdono”, dice. E sottolinea che se il confessore “si dimentica la necessità che ha di perdono lentamente ci si dimentica di Dio e non sa perdonare”. Invece chi “come i maestri della legge che si sentono puri e maestri sanno soltanto condannare”. “Se non puoi dare l’assoluzione – afferma il Papa – per favore non bastonare, quello che viene a cercare conforto perdono e pace che trovi un padre”.
Un concetto che riprende la sera, quando incontra i missionari della misericordia, cui dà il mandato per assolvere quattro dei cinque peccati riservati all’assoluzione del Papa. I cinque peccati sono la profanazione dell’eucarestia, la violenza fisica contro la persona del Papa, l’assoluzione del complice nei peccati contro il sesto comandamento (ovvero, l’assoluzione da parte del sacerdote di chi ha compiuto rapporti con lui), la violazione diretta del sigillo sacramentale da parte del confessore, e il conferimento della consacrazione episcopale da parte di un vescovo privo del mandato pontificio. Stando alla lettera di mandato consegnata ai missionari della misericordia dall’arcivescovo Rino Fisichella, solo quest’ultimo peccato non può essere sciolto dai missionari della misericordia.
A loro, il Papa ricorda la responsabilità del mandato e chiede di mostrare la maternità della Chiesa – perché che un penitente non percepisca la maternità della Chiesa “è un rischio che non possiamo correre”, ammonisce il Papa – ma di tenere anche in considerazione il desiderio di conversione del peccatore e la sua vergogna nel dire i propri peccati.
Afferma il Papa: “Non è dunque con la clava del giudizio che riusciremo a riportare la pecorella smarrita all’ovile, ma con la santità di vita che è principio di rinnovamento e di riforma nella Chiesa”. E sottolinea: “La santità si nutre di amore e sa portare su di sé il peso di chi è più debole. Un missionario della misericordia porta sulle proprie spalle il peccatore, lo consola con la forza della compassione”.
Nel frattempo, proseguono le discussioni sulla riforma vaticana. Il Consiglio dei Cardinali sta ancora discutendo, e ha appena messo nelle mani del Papa le proposte per la Costituzione dei due nuovi dicasteri per Giustizia, Pace e Migrazioni e Laici, Famiglia e Vita. Si è parlato anche di possibili riforme alla Congregazione del Culto Divino e alla Segreteria di Stato, che per ora mantiene il suo ruolo di coordinamento centrale. E anche il controllo delle informazioni da divulgare attraverso la Sala Stampa vaticana, in attesa che si concluda la transizione verso la Segreteria della Comunicazione.
Che proprio oggi ha nominato due dei direttori dei tre dipartimenti di cui sarà costituita. I tre dipartimenti della Segreteria della Comunicazione saranno quello Teologico-Pastorale, quello della Direzione Tecnologica e quello editoriale, che dovrebbe portare ad una “radio-tv” vaticana, accorpando così Radio Vaticana e Centro Televisivo vaticano.
Per quanto riguarda il dipartimento “teologico-pastorale” (che dovrebbe andare a prendere le funzioni del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali) direttore è stato nominato Natasa Govekar, che insegna presso l’atelier di Teologia “Card. T. Spidlik” del Centro Aletti di Roma. A capo della Direzione Tecnologica – che sarà incarica di centralizzare in un’unica piattaforma tecnologica tutti i dipartimenti media vaticani, per una sempre maggiore razionalizzazione – è stato chiamato Francesco Masci, che fino ad ora ha fatto da responsabile dell’Area Tecnica del Servizio Internet vaticano. Resta scoperta la carica di direttore editoriale, che dovrebbe andare a gestire il flusso di informazioni di Radio, Televisione e anche Osservatore Romano.
Intanto, la Segreteria di Stato perde un altro pezzo: l’assessore Peter Bryan Wells viene nominato nunzio in Sudafrica – Botswana (e non Osservatore Permanente all’ONU di Ginevra, come si pensava), e sarà per questo promosso arcivescovo. Si va sempre più verso una Segreteria di Stato completamente di nomina di Papa Francesco.
Alla scoperta degli eremi dimenticati: Grotta di Sant’Angelo
Il venerdì di misericordia di Papa Francesco
È un “venerdì di misericordia”, ma non lo si viene a sapere fino al tardo pomeriggio, quando un bollettino della Sala Stampa della Santa Sede informa che il Papa ha cominciato le sue visite a sorpresa per il Giubileo. La prima è alla Casa di Riposo Bruno Buozzi, che ospita 33 malati. La seconda, a “Casa Iride”, struttura rivoluzionaria nel campo dell’assistenza ai degenti in stato vegetativo persistente, che ospita sei malati e le loro famiglie.
Due visite brevi, che si chiudono in circa un’ora, nel quartiere di Torre Spaccata, nella periferia Nord di Roma. Le foto delle visite rimbalzano sui social, lanciate dall’account twitter ufficiale del Giubileo. Con Papa Francesco, c’era l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
Fino al pomeriggio, la giornata era andata avanti lentamente. La mattina, una serie di incontri istituzionali. Spicca, tra questi, l’incontro con Eric Schmidt, CEO di Google, misterioso per molti negli Stati Uniti, dato che il motore di ricerca più diffuso del mondo non sostiene propriamente le posizioni della Chiesa, anzi. E, tra le udienze, c’è anche l’arcivescovo Pezzuto, nunzio in Bosnia: magari sarà andato da Papa Francesco per relazionare sulla situazione di Sarajevo a sei mesi dalla sua visita. Ma c’è anche il nunzio Lazzarotto, di Israele, che va a parlare al Papa proprio all’indomani del viaggio dei vescovi della Holy Land Coordination in Terrasanta. E, nel tabellino, c’è anche il Cardinal Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e un esperto di Iraq (dove è stato nunzio) e di Medio Oriente in generale; e padre Aguado, preposito dei Padri Scolopi, che animò il grande convegno sull’educazione in Vaticano.
Si tratta della normale routine quotidiana del Papa. Intanto, si viene a sapere chi il Papa ha scelto per predicare gli esercizi spirituali di Quaresima alla Curia: è padre Ermes Ronchi, dell’Ordine dei Servi di Maria, teologo conosciutissimo anche per le sue frequenti sortite in televisione oltre che su vari quotidiani. Una formazione ispirata dal teologo Giovanni Vannucci e dal poeta David Maria Turoldo, darà forse un tocco più letterario agli Esercizi che predicherà alla Curia dal 6 all’11 marzo, nella Casa Divin Maestro di Ariccia.
Al mattino, Papa Francesco celebra come di consueto la Messa a Santa Marta. E lì ha sottolineato che “Gesù è venuto per la nostra salvezza”, è venuto “per dare quel perdono, per dare la vita, per ricreare l’umanità.” Eppure “anche i suoi discepoli dubitano. E se ne vanno”.
Papa Francesco ha quindi sottolineato che “la fede è un dono. Nessuno merita la fede. Nessuno la può comprare. E’ un dono. La mia fede in Gesù Cristo, mi porta all’umiliazione? Non dico all’umiltà: all’umiliazione, al pentimento, alla preghiera che chiede: Perdonami, Signore. Tu sei Dio. Tu puoi perdonare i miei peccati”.
Papa Francesco: la misericordia e l’appello alla conversione per gli attentatori di Istanbul
“Il nome di Dio è misericordia”. Lo ha detto Papa Francesco nel libro-conversazione con il giornalista Andrea Tornielli, citando Benedetto XVI, ed è diventato subito il titolo del libro. E lo ribadisce nell’udienza generale di oggi, quando comincia il ciclo delle catechesi sulla misericordia secondo la prospettiva biblica. Un monito che resta sotteso nell’appello preghiera che il Papa fa a seguito dell’attentato di Istanbul, che il 12 gennaio ha causato una decina di morti: “Dio converta il cuore dei violenti”.
Il ciclo di catechesi comincia dal principio, ovvero dall’Antico Testamento. Spiega il Papa: “Nella Sacra Scrittura il Signore è presentato come Dio misericordioso. È questo il suo nome, attraverso cui Egli ci rivela, per così dire, il suo volto e il suo cuore: il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà. Anche in altri testi ritroviamo questa formula, con qualche variante, ma sempre l’insistenza è posta sulla misericordia e sull’amore di Dio che non si stanca mai di perdonare”.
La parola misericordia – spiega il Papa – “evoca un atteggiamento di tenerezza come quello di una madre nei confronti del figlio”, anche perché “ il termine ebraico usato dalla Bibbia fa pensare alle viscere o anche al grembo materno, perciò l’immagine che suggerisce è quella di un Dio che si commuove e si intenerisce per noi come una madre quando prende in braccio il suo bambino, desiderosa solo di amare, proteggere, aiutare, pronta a donare tutto, anche sé stessa. Un amore che si può definire in senso buono viscerale”.
Per Papa Francesco, Dio è come il padre del figlio prodigo, che non ha “un amore di telenovela” perché “è l’amore che fa il primo passo, che non dipende dai meriti umani ma da un’immensa gratuità. Dio sa attendere, i suoi tempi non sono quelli impazienti degli uomini. È come il saggio agricoltore che sa aspettare, lascia tempo al buon seme di crescere, malgrado la zizzania”.
Insomma, sottolinea il Papa, “la fedeltà nella misericordia è proprio l’essenza di Dio”, e “Dio è totalmente e sempre affidabile, una presenza solida e stabile. È questa la certezza della nostra fede. E allora, in questo Giubileo della Misericordia, affidiamoci totalmente a Lui, e sperimentiamo la gioia di essere amati da questo Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore e nella fedeltà”.
Quindi, una preghiera per le vittime dell’attentato di Istanbul. “Vi invito a pregare per le vittime. Che il Signore, il Misericordioso – ha auspicato il Pontefice – dia pace eterna ai defunti, conforto ai familiari, fermezza solidale all’intera società, e converta i cuori dei violenti”.
Papa Francesco, le migrazioni al centro del discorso agli ambasciatori
È una diplomazia con un occhio particolare al fenomeno migratorio, quella che Papa Francesco dipana davanti agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede nel primo discorso ufficiale dell’anno, che si è tenuto lunedì 11 gennaio. Un discorso che individua la misericordia come “filo conduttore” dell’attività diplomatica della Santa Sede, che sottolinea l’importanza simbolica dell’apertura della Porta Santa a Bangui, e che chiede di superare l’indifferenza, ma stigmatizza anche i recenti esperimenti sul nucleare in Corea del Nord. Di certo, il tema delle migrazioni è centrale nel ragionamento di Papa Francesco.
Papa Francesco: “mansuetudine, umiltà, tenerezza” vs. “superbia, intolleranza e durezza”
Contrapporre “mansuetudine, umiltà e tenerezza” a “superbia, intolleranza e durezza”. È la ricetta di Papa Francesco all’Angelus. Una ricetta che viene direttamente dallo “Spirito Santo”, e che viene data ai fedeli nel giorno del Battesimo del Signore. Alle 9.30, Papa Francesco ha celebrato messa nella Cappella Sistina – l’altare con alle spalle l’imponente “Giudizio Universale” di Michelangelo, gli affreschi che includono anche il Battesimo di Gesù del Perugino – e come da tradizione ha concluso il tempo del Natale battezzando neonati. Erano in 26, quest’anno, 13 bambine e 13 bambini. E il filo rosso delle due celebrazioni – Messa ed Angelus – è proprio il senso del Battesimo di Gesù.
Papa Francesco, una Epifania nel segno del dialogo
Un pensiero per i fratelli della Chiese cristiane d’Oriente, che celebrano il Natale il 7 gennaio; un messaggio sulle intenzioni di preghiera tutto dedicato al dialogo interreligioso; e i discorsi centrati sui Re Magi, sul fatto che provenissero da lontano e che si fossero messi in cerca della stella. Una stella che per il cristiano non può che essere il Vangelo. Questa l’Epifania di Papa Francesco, scandita dalla celebrazione della mattina nella Basilica di San Pietro, l’Angelus e il video sulle intenzioni di preghiera del mese.