Sinodo dei vescovi
La “Relatio post disceptationem” chiude la prima parte del sinodo

Con la relazione del cardinale Marc Ouellet, si è conclusa la prima parte dei lavori del sinodo dei vescovi. Un testo lungo e articolato, letto in latino, che riassume il lavoro dei giorni passati. Tra i tanti temi, che poi saranno illustrati nella seconda conferenza stampa sinodale, Ouellet ha detto che il dialogo tra cristiani ed ebrei deve intensificarsi a tutti i livelli e non solo tra gli specialisti.
Il cardinale Bagnasco al Sinodo: quando la Chiesa parla di etica è dentro la sua missione

In attesa della pubblicazione del discorso del papa di ieri, oggi in Congregazione Generale è arrivato l’intervento del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana. “Ritorna la necessità e l’urgenza di tenere unita la Scrittura, la Tradizione e il Magistero”, ha spiegato il cardinale riferendosi alla Dei Verbum la costituzione conciliare sulla Sacra Scrittura.
Sinodo dei vescovi. Quattordicesima e quindicesima congregazione generale
CARDINALE ANTONIO MARÌA ROUCO VARELA, ARCIVESCOVO DI MADRID (SPAGNA)
“Fare in modo che la Parola di Dio sia fermento della cultura moderna presuppone tenere in considerazione uno dei tratti che la caratterizzano maggiormente, soprattutto nel contesto euroamericano, ovvero: la concezione immanentista dell’uomo e del mondo, senza riferimento né esplicito né implicito a Dio Creatore e Redentore dell’uomo. Questa caratteristica si rileva in particolare nella cultura sociopolitica e giuridica. (…) La postmodernità ha inasprito la concezione moderna dell’uomo, della società e dell’ordine politico-giuridico nei suoi aspetti più negativi, aprendo la strada al nichilismo esistenziale e alla ‘dittatura’ del relativismo etico. Il trattamento legale riservato al diritto alla vita, come se lo Stato potesse disporre di esso illimitatamente, è una prova eloquente di quanto detto. Occorre, dunque, una risposta culturale del Vangelo che, in un dialogo sincero fra fede e ragione, faccia presente nella vita pubblica la verità di Dio Creatore e Redentore dell’uomo: del ‘Dio che è amore’. I laici devono esserne i protagonisti più attivi”.
VESCOVO JEAN GASPARD MUDISO MUND’LA, S.V.D., DE KENGE (REPUPPLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)
“Il mio intervento riguarda la preparazione e la formazione dei futuri sacerdoti all’Apostolato biblico come disciplina accademica nei seminari e negli istituti di formazione religiosa. (…) Se la Parola di Dio deve ispirare tutta la pastorale della Chiesa (IL nº 48; DV nº 24), dobbiamo ripensare e rivedere la formazione nei grandi seminari e negli istituti religiosi, poiché la Parola di Dio non è e non può essere una materia d’insegnamento come le altre, al pari delle altre. (…) L’Apostolato biblico (…) desidera aiutare il credente a incontrare il Signore che si rivolge a lui e lo interpella nella sua vita concreta. Questa lezione potrebbe avere una doppia finalità: a) risvegliare nel seminarista una profonda presa di coscienza delle Scritture come Parola di Dio, sorgente della vita cristiana e strumento del ministero pastorale; b) aiutare il seminarista a tradurre le proprie conoscenze delle Scritture nella quotidianità della vita”.
VESCOVO MARK SERGEJ GOLOVKOV, DI YEGORIEVSK, VICEPRESIDENTE DEL DIPARTAMENTO PER LE RELAZIONI ECCLESIASTICHE ESTERNE DEL PATRIARCADO DI MOSCA (FEDERAZIONE RUSSA) “
La Chiesa Ortodossa ritiene importante che le Sacre Scritture siano accessibili ad ognuno. La lettura della Bibbia in Chiesa durante le funzioni liturgiche, tuttavia, rappresenta il modo di ascolto più valido. Assieme all’accessibilità dei testi biblici, un principio basilare per la loro comprensione risulta essere l’adempimento della tradizione. La teologia ortodossa non rinuncia a nuovi studi sui testi sacri. Ciò nonostante noi riteniamo che l’interpretazione dei testi biblici sia strettamente legata alla spiegazione lasciataci dai Padri della Chiesa. La fedeltà alla tradizione è la strada sicura che aiuta a non perdersi tra le molteplici opinioni”.
VESCOVO ARMASH (HAGOP NALBANDIAN), PRIMATE DI DAMASCO (SIRIA)
“La Parola di Dio in Armenia è stata proclamata già nel I secolo dagli apostoli Taddeo e Bartolomeo che, dopo la loro azione missionaria sono morti martiri. L’annuncio della Parola di Dio nei tre secoli successivi ha dato frutto, sicché, primo stato al mondo, nel 301 l’Armenia ha proclamato il cristianesimo come religione di stato.(…) Il popolo armeno, attraverso il suo martirio, ha dato una testimonianza che ancora oggi forgia l’identità cristiana di ogni armeno. La Parola di Dio è stata ed è fonte della speranza e della sopravvivenza. Com’è la situazione dell’annuncio della Parola in Armenia oggi? L’Armenia è un paese post-sovietico. Quale fosse la situazione in epoca sovietica è già noto. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, oggi in Armenia sperimentiamo un risveglio spirituale e un profondo interesse per l’ascolto della Parola di Dio. Il numero dei circoli biblici e delle persone che frequentano la chiesa è in aumento”.
Sinodo dei vescovi. Nona, decima e undicesima congregazione generale
ARCIVESCOVO CORNELIUS FONTEM ESUA, DI BAMENDA (CAMERUN)
“É necessario e urgente mettere le Sacre Scritture nelle mani dei fedeli, affinché diventino vive nelle loro professioni, nelle loro famiglie e nelle diverse situazioni della vita, e siano fonte di ispirazione per la vitalità e le attività delle Piccole Comunità Cristiane. É inoltre urgente l’inculturazione della fede cristiana e il dialogo con la Religione Tradizionale Africana. (…) Suggeriamo quindi che: Sacerdoti, religiosi e laici ricevano un’adeguata formazione per diventare operatori dell’apostolato biblico. (…) Venga messa a punto una formazione biblica generale di tutti i fedeli, soprattutto dei giovani. (…) La Bibbia non deve mancare in tutte le case cristiane per la lettura, la preghiera, lo studio e la venerazione. (…) La Bibbia deve essere tradotta nella lingua locale come primo passo verso l’inculturazione, al fine di rendere la Parola di Dio più accessibile ai fedeli. In Africa dovrebbe esistere un Istituto Biblico per promuovere la ricerca biblica nel contesto della Chiesa in Africa”.
VESCOVO ANTONIO MENEGAZZO, M.C.C.J., EL OBEID (SUDAN)
“In Sudan la maggioranza dei catecumeni non sa né leggere né scrivere: ne consegue che per prepararli bene al Battesimo, i Catechisti devono poter spiegare la Parola di Dio con posters, disegni e con la propria parola. (…) Abbiamo un’altra grande sfida per la Giustizia e la Pace, e il perdono e la riconciliazione, dopo 21 anni di guerra civile tra il Nord e il Sud del Paese, dopo tanto odio e ingiustizie e sofferenze. Anche dopo l’accordo di pace tra Nord e Sud, la situazione non è per nulla chiara e incoraggiante. E non dimentichiamo la guerra nel Darfur che continua senza nessun segno di miglioramento della situazione. Siamo convinti che la soluzione per un futuro di pace si può trovare solo nella fedeltà a Dio e alla sua Parola. Eucaristia e Parola di Dio, il binomio che può portare pace e serenità in tutti i cuori: ma come fare quando le distanze sono enormi e l’insicurezza per guerre e banditismo rende molto difficile e pericoloso il contatto dei sacerdoti con i fedeli? E la scarsità dei sacerdoti è un altro fattore negativo. Molti cristiani riescono solo raramente a ricevere la Parola di Dio e l’Eucaristia, forse poche volta all’anno”.
ARCIVESCOVO RAMZI GARMOU, DI TEHERAN DEI CALDEI, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE, AMMINISTRATORE PATRIARCALE DI AHWAZ DEI CALDEI (IRAN)
“Tutta la Bibbia, dal libro della Genesi fino all’Apocalisse, ci dice che la fedeltà alla Parola di Dio conduce alla persecuzione. Il primo perseguitato per eccellenza è Gesù stesso, il quale ha conosciuto la persecuzione sin dai primi giorni della sua nascita fino alla morte sulla croce. Secondo il Vangelo, la persecuzione è considerata il segno più eloquente della fedeltà alla Parola di Dio. La crescita della Chiesa e il suo progresso nel cammino dell’evangelizzazione dei popoli sono frutto della persecuzione da essa subita in ogni luogo e in ogni tempo. Gesù, nel Vangelo, ci parla con molta chiarezza della persecuzione (Lc 21, 12-19). Preghiamo lo Spirito Santo affinché, in questo Anno Paolino, doni alla Chiesa del terzo millennio la grazia e la gioia di fare una esperienza autentica della persecuzione a causa della sua fedeltà alla Parola di Dio”.
VESCOVO DIONISIO LACHOVICZ, O.S.B.M., VESCOVO DI CURIA KYIV-HALYC (UCRAINA)
“La prima osservazione riguarda l’unità fra Parola e Battesimo, e di essi con l’Eucaristia: si dice nell’ ‘Instrumentum laboris’, che ‘sono due le realtà che uniscono i cristiani: la Parola di Dio e il Battesimo’. (…) Nel numero 35, si legge che esiste anche un’intima unità fra Parola ed Eucaristia (…) Diventa difficile capire dal punto di vista dell’ecumenismo, perché non si può concelebrare il sacramento dell’Eucaristia con gli Ortodossi (per esempio), quando si può celebrare con loro il sacramento della Parola di Dio ed avere in comune il Battesimo. (…) Abbiamo una certa impressione, che tutto quello che viene detto sull’ecumenismo, viene detto per altri, per un ‘terzo’, nel momento del dire assente. Come se questa Parola potesse fare un miracolo, ma noi, restiamo gli stessi. (…) Altrettanto, mi pare che si corra anche il pericolo di strumentalizzare la Parola di Dio. (…) Si può sapere a memoria tutta la Bibbia, discuterla con competenza, ma restare fuori di essa, non nutrirsi di essa, non essere incorporato in Cristo, non essere battezzato in Cristo”.
VESCOVO JOSEPH VO DUC MINH, COADIUTORE DI NHA TRANG (VIÊT NAM)
“La Chiesa in Cristo in Vietnam, dopo l’accoglimento del Vangelo nel 1533 e, soprattutto, dopo la nomina dei primi tre Vescovi nel 1659, ha percorso un cammino pieno di croci. Attraverso gli alti e bassi della loro storia, i cattolici vietnamiti, come gli ebrei al tempo dell’esilio, hanno compreso che solo la Parola di Dio permane e non delude mai. Questa Parola (…) è diventata la fonte di consolazione e di forza che dà fermezza a tutti i membri del Popolo di Dio e, al contempo, il punto focale che li aiuta a scoprire il loro futuro. La Parola di Dio aiuta a scoprire il vero volto di Gesù Cristo, che incarna l’amore redentore di Dio, attraverso il mistero della Croce. A causa della dolorosa esperienza vissuta dalla Chiesa di Cristo in Vietnam, il mistero della Croce si è fatto non solo vicino alla vita quotidiana, ma è divenuto anche un elemento essenziale che riunisce il Popolo di Dio”.
ARCIVESCOVO STANISLAW ZVOLENSKY, DI BRATISLAVA (SLOVACCHIA)
“Nella storia incontriamo molti uomini e donne che hanno letto la Sacra Scrittura in un modo che li ha portati ad un totale nuovo orientamento della vita, al cambiamento del modo di pensare e di agire, oppure almeno ad una nuova ragione da dare alla propria posizione di fede. La storia della Chiesa viene continuamente caratterizzata dal ritorno ad un radicalismo esistenziale della Scrittura. La santità di molti cristiani è una conseguenza della sincera e spesso radicale risposta alla chiamata della Parola di Dio. (…) Come esempio ci può servire la lettura francescana della Bibbia che senza dubbio si presenta sorprendente, se la guardiamo dal punto di vista degli odierni criteri scientifici d’interpretazione e dal punto di vista dei frutti della fede che questa lettura ha portato. Uno dei segni caratteristici di questa lettura è stato il principio ‘sine glossa’. Si trattava dell’accoglienza della Parola di Dio così, come è scritta nella Sacra Scrittura, senza commenti accademici. Per San Francesco la verità Divina non è oggettivizzata nelle parole e nelle frasi della Bibbia, non sta sempre a disposizione come una risposta pronta da darsi a tutti i problemi. Si può scoprire soltanto nel contesto intero e personale, non si concentra sulla materia del testo, ma sull’agire di Dio”.
VESCOVO ENRIQUE DIAZ DIAZ, AUSILIARE DI SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS (MESSICO)
“Ci sarà fedeltà alla Parola di Dio quando la prima forma di carità si realizza nel rispetto dei diritti della persona umana, nella difesa degli oppressi e di quanti soffrono” (IL, 39). (…) In molti luoghi si è avviata una relazione fra la Parola e le culture indigene. In certo senso la Bibbia è molto vicina alle loro concezioni e cosmogonie per la comune cultura rurale. La creazione, il concetto di Dio, il significato della Redenzione e della Croce, la vita in comunità, offrono molte possibilità di incontro. Tuttavia sono culture differenti, un cammino appena intrapreso e che bisogna percorrere facendo attenzione, per non condannare ciò che non si comprende, per chiarire e valorizzare la Parola Rivelata, per non distruggere culture e incarnare realmente il Vangelo nei nostri popoli. Da parte cattolica, c’è una scarsa traduzione della Bibbia nelle lingue indigene e si è cercato molto poco di comprendere la loro cultura e la loro concezione. Finché la Parola Rivelata non diventerà ‘parola viva, scritta nelle loro culture e nella loro vita’ sarà molto difficile che arrivi a penetrare nel cuore e a incarnarsi in questi popoli. Come Chiesa, dobbiamo proclamare questa ‘buona novella’ inculturata, che faccia fiorire il loro cuore e li mantenga in piedi, con dignità, e possano offrirci la loro parola evangelizzatrice”.
VESCOVO GEORG MÜLLER, SS.CC., PRELATO DI TRONDHEIM (NORVEGIA)
“In una Chiesa di diaspora estrema in mezzo a cristiani di altre chiese e comunità ecclesiali, il Sinodo sottolinea l’importanza della Scrittura e della Parola di Dio. La collaborazione biblica rappresenta un ampio forum per l’ecumenismo. Collaborando con le società bibliche nazionali, già da molti anni utilizziamo edizioni della Bibbia che non abbiamo realizzato da soli. Al contempo, questa comunione viene compresa e intesa in maniera diversa. Questo ha un effetto importante sulla comprensione della dottrina cristiana e sulla sua applicazione nella vita. In un mondo sempre più secolarizzato, la Chiesa deve trovare nuovi modi per dare uno spazio vivo alla Parola di Dio e per dare risalto alle esperienze positive con essa. La Chiesa cattolica in Scandinavia è una forte minoranza. Spesso nei nostri paesi è difficile per i fedeli poter accedere alla comunità ecclesiale a causa delle grandi distanze dalle chiese, degli insediamenti sparsi, della situazione dell’immigrazione e della mancanza di conoscenza della Chiesa ad essa collegata, delle diversità linguistiche e culturali. Questa situazione di diaspora si pone al centro delle nostre riflessioni, mentre in passato ci siamo confrontati con le grandi Chiese in Europa. Siamo una minoranza in una società secolare. Ma se guardiamo a noi stessi, non ci definiamo Chiesa della diaspora, poiché siamo abituati ad essere pochi”.
VESCOVO GEORGE COSMAS ZUMAIRE LUNGO, DI CHIPATA, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE (ZAMBIA)
“Nessuno può negare il fatto che ci sia un intimo legame fra la Parola proclamata e i Sacramenti nella vita e nella missione della Chiesa. (…) Tuttavia, in alcune parti del mondo, specialmente in Africa, la realtà è che la maggior parte delle nostre comunità vanno avanti senza celebrazione dell’Eucaristia per settimane, mesi e perfino anni, a meno che i cristiani non siano disposti a compiere lunghe distanze per partecipare alla Messa. In questo contesto, che cosa ne è degli anziani, dei disabili, dei bambini, di coloro che devono badare ai campi per proteggere il raccolto lontano dai villaggi? Come possono partecipare alla celebrazione dell’Eucaristia? (…) L’Anno Paolino porti ad una consapevolezza missionaria che ci spinga a condividere con generosità le risorse umane e materiali per la diffusione della Parola di Dio. Le diocesi non dovrebbero sentirsi troppo povere per dare o troppo ricche per ricevere. É giunto il tempo che i Padri Sinodali ascoltino il grido dei poveri e facciano qualcosa di concreto”.
VESCOVO BEJOY NICEPHORUS D’CRUZE, O.M.I., DI KHULNA (BANGLADESH)
“La Parola di Dio e la Povertà: i profeti, in quanto uomini della Parola di Dio, sono stati i difensori dei diritti dei poveri, degli orfani e delle vedove. Essi hanno parlato in loro nome. (…) Il Bangladesh è un paese dove corruzione, disonestà e ingiustizia sono fenomeni dilaganti. Una piccola minoranza sta diventando ricca mentre la maggioranza diventa sempre più povera. La Parola di Dio ci chiama alla giustizia e all’integrità nella vita pubblica. La Chiesa, sparuta minoranza, sta dando il suo importante contributo in campi quali l’educazione, la sanità e i servizi sociali. In questi settori, la Chiesa deve vivere la propria solidarietà con i poveri, nonché promuovere la giustizia per tutti, soprattutto per i poveri, alla luce della Parola di Dio. La Parola di Dio invita al dialogo interreligioso: secondo il Concilio, la Chiesa non respinge nulla delle altre religioni che sia sacro e vero. Spesso esse riflettono un raggio di verità e per questo la Chiesa intera entra in dialogo con esse. In Bangladesh, paese a maggioranza musulmana, la minoranza cristiana deve vivere in pace, armonia e dialogo”.
VESCOVO LOUIS PORTELLA MBUYU, DI KINKALA, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE (REPUBBLICA DEL CONGO)
“Nel Congo-Brazzaville, paese segnato negativamente da una serie di conflitti interni, constatiamo l’abbondanza di movimenti religiosi che si possono suddividere in due categorie: da un lato, i movimenti che praticano una lettura di tendenza liberatrice pur richiamandosi ad elementi della religione tradizionale. Essi presentano come una contro-reazione di fronte a un cristianesimo considerato come una negazione dell’identità africana. Dall’altro, dei movimenti, ramificazioni del movimento pentecostale d’origine americana, caratterizzati da una lettura fondamentalista e persino magica della Bibbia, che tendono a distogliere le coscienze dai problemi concreti della vita sociale. Vi sono anche movimenti di orientamento esoterico e gnostico, caratterizzati da una lettura simbolica e ideologica della Bibbia. Tutto questo insieme va collocato in un contesto di sviluppo non adeguato, con il suo carico di miseria e di rassegnazione. Di fronte a questa situazione complessa, si fa sentire l’urgenza di aiutare, incoraggiare i fedeli di Cristo in Congo a leggere la Parola di Dio, a meditarla, a pregarla in quanto può ‘ricreare’ l’uomo africano che porta ancora in sé le conseguenze del suo passato. Ciò richiede un più facile accesso al testo biblico attraverso le traduzioni. É una delle urgenze pastorali della nostra Chiesa. D’altronde, questa lettura della Parola di Dio deve suscitare nel lettore africano la presa di coscienza della propria responsabilità nei confronti di una società che attende di essere trasformata in tutte le sue strutture secondo i valori del Vangelo”.
VESCOVO GREGOR MARIA HANKE, O.S.B., DI EICHSTÄTT (GERMANIA)
“La Parola di Dio non si esaurisce con la Bibbia stampata né con l’annuncio della Parola. La Parola scritta non ha la stessa gradazione della Parola-Logos rivelata nell’Incarnazione. La forza della Parola scritta e annunciata vive della presenza permanente nella storia del mondo di questa più grande Parola-Azione. Questo fa delle lettere della Sacra Scrittura, la Parola di Dio che cammina con l’uomo di oggi e che, in essa, apre il dialogo di Dio con l’uomo. É però l’Eucaristia il luogo in cui si rende presente la Parola d’azione, con tutta la sua storia dI salvezza e l’escatologia”.
SUA BEATITUDINE NERSES BEDROS XIX TARMOUNI, PATRIARCA DI CILICIA DEGLI ARMENI, CAPO DEL SINODO DELLA CHIESA ARMENA CATTOLICA (LIBANO)
“Secondo la tradizione, le origini della Chiesa armena, evangelizzata da San Gregorio L’Illuminatore, risalgono all’adozione del cristianesimo come religione di stato in Armenia nell’anno 301. All’epoca, l’alfabeto armeno non esisteva e le letture bibliche venivano proclamate in lingua greca o siriaca. L’officiante doveva poi tradurle in armeno. Questo non facilitava la comprensione della Parola di Dio da parte dei neofiti armeni. Da ciò è nata l’idea di inventare un alfabeto per tradurre la Bibbia nella lingua del popolo. (…) Si può concludere, senza dubbio, che l’invenzione dell’alfabeto armeno, nell’anno 406, non aveva altro fine che l’evangelizzazione. Questa evangelizzazione ha aiutato a salvaguardare la fede cristiana spesso minacciata, come nel 451 – la Bibbia era appena stata tradotta – e nei secoli successivi. La Parola di Dio ha sostenuto la Chiesa e il popolo armeno durante la sua dolorosa storia. Ha permeato e animato la cultura armena nel corso dei secoli. La vita dei cristiani in Armenia è stata continuamente pervasa e guidata dalla Parola di Dio”.
VESCOVO RICARDO ERNESTO CENTELLAS GUZMÀN, AUSILIARE DI POTOSÌ (BOLIVIA)
“La realtà attuale ci mostra che la Parola di Dio e le culture antiche e moderne sono mondi separati e paralleli. (…) Da qui nasce la grande sfida pastorale: rilanciare un’autentica incarnazione della Parola di Dio con volto proprio, in una situazione concreta che significhi ed impegni ad assumere un progetto di società in risposta alla necessità storica, sociale e culturale delle nostre comunità, affinché miglioriamo le nostre vite secondo la vita di Gesù di Nazareth. Non possiamo continuare a leggere e meditare la Parola senza la necessaria relazione con le culture e senza la conseguenza di un impegno sociale. É prioritaria una lettura della Parola contestualizzata che sia in grado di trasformare le persone e le strutture. (…) Abbiamo bisogno che ogni azione, progetto, gruppo e movimento, istituzione e struttura della nostra Chiesa riveda le proprie motivazioni e parta di nuovo secondo l’ispirazione biblica. É urgente mostrare al mondo un nuovo modo di essere Chiesa”.
VESCOVO FRIEDHELM HOFMANN, VESCOVO DI WÜRZBURG (GERMANIA)
“Come possiamo però raggiungere le persone che non vengono in Chiesa? (…) La rivelazione di Dio non si limita alla Parola di Dio nella Bibbia. Avviene anche nella natura e nella cultura. Certamente la rivelazione più elevata e intensa di Dio è l’Incarnazione della Parola di Dio in Gesù Cristo. É questa che occorre spiegare. (…) La Parola di Dio è stata inculturata nelle culture più diverse. Ha un impatto sull’arte. In Europa guardiamo a una storia culturale cristiana impressionante di quasi 2000 anni. Architetture straordinarie, opere d’arte figurative, musicali e letterarie sono nate dalla fede e hanno accolto in sé la testimonianza della fede. Ora bisogna fare nuovamente parlare questa fede rappresa. Nel Medioevo si conosceva la ‘biblia pauperum’, che spiegava visivamente parti della storia della salvezza a quanti non erano capaci di leggere. Oggi occorre spiegare la cultura cristiana perché molte persone non comprendono più questa lingua e non si dedicano direttamente alla Sacra Scrittura. (…) Anche nella cultura contemporanea, però, occorre ricercare le tracce della fede e riportarle alla loro funzione di ponte. Se è vero che gli artisti sono i sismografi del loro tempo, allora è bene che approfittiamo del loro lavoro e che li interpelliamo e li coinvolgiamo nell’annuncio della Parola di Dio.
VESCOVO ZBIGNIEW KIERNIKOWSKI, DI SIEDLCE (POLONIA)
“L’uomo moderno, non iniziato all’ascolto della Parola, resta spesso di fronte ad essa come un sordomuto. (…) Il kerygma è un momento molto importante. Se, però, il kerygma non è seguito da una vera e propria formazione all’ascolto della parola in seno alla comunità di fede, si corre il rischio di cadere nei vari moralismi, oppure risulta nei diversi tipi di fanatismo o altri tipi d’interpretazione soggettiva. (…) L’impostazione realizzata nel Cammino neocatecumenale è basata sul kerygma iniziale ed è seguita da una serio processo di iniziazione sotto la guida della Chiesa (vescovi, parroci e catechisti) fatta in piccole comunità e con le dovute tappe dell’iniziazione cristiana. Così il catecumenato fa fare all’iniziando un percorso, che insegna a riferire la Parola alla propria vita”.
Sinodo del vescovi. Al via la seconda settimana di lavoro

Un Sinodo che deve ancora esplodere e prendere lo slancio reale. Inizia la seconda settimana del lavori delle XII assemblea ordinaria e sono moltissimi gli interventi dei padri, ma poche le proposte significative, quasi a dimostrare che era davvero necessaria una riflessione sulla Parola di Dio nella Chiesa cattolica dopo il Concilio ecumenico Vaticano II.
Sinodo dei vescovi: servono più traduzioni della Bibbia ed omelie migliori

Si conclude la prima settimana di lavoro per i vescovi che partecipano al Sinodo sulla Parola di Dio. Fino ad ora sono intervenuti nella discussione circa la metà dei sinodali e si possono tracciare le prime linee. Il problema principale resta quello delle traduzioni. 480 le lingue in cui è tradotta la Bibbia, più di 6000 le lingue parlate nel mondo. L’effetto “Torre di Babele” però non è dovuto solo a questo.
Sinodo dei vescovi. Quinta e sesta congregazione generale
ARCIVESCOVO DONALD WILLIAM WUERL, DI WASHINGTON (STATI UNITI D’AMERICA)
“La liturgia è, al contempo, un atto di culto e un momento di pedagogia. Il ciclo triennale del Lezionario, nella sua presentazione delle Scritture, ci offre la straordinaria opportunità di ricollegarci al Catechismo della Chiesa Cattolica, ricco di un bagaglio di meditazione biblica di duemila anni. Entrambi, il Lezionario e il Catechismo della Chiesa Cattolica, dovrebbero essere considerati in correlazione. Il compito è aiutare i nostri fedeli a comprendere che essi sono parte della Chiesa, una comunità visibile che è anche comunione spirituale. L’omelia liturgica rappresenta la migliore opportunità per i nostri fedeli di incontrare la persona viva di Cristo nell’ambito di un autentico contesto ecclesiale e comunitario. (…) La comprensione del contesto ecclesiale della rivelazione di Dio aiuta coloro che ascoltano la parola di Dio non solo a riaffermare il significato della Parola, ma anche la fedeltà e l’adesione al corpo di Cristo, la Chiesa”.
ARCIVESCOVO TOMASH PETA, DI MARIA SANTISSIMA IN ASTANA (KAZAKISTAN)
“Nel Documento di lavoro del nostro Sinodo, parte prima, capitolo III, c’è un bellissimo testo dedicato alla Beata Vergine Maria: ‘Maria modello di accoglienza della Parola per il credente’. (…) Il Documento di lavoro sottolinea che il Santo Rosario è una ‘forma semplice e universale di ascolto orante della Parola’. Sono convinto che sia importante, per il tempo in cui viviamo, ricordare e promuovere questa forma di preghiera, perché è la via per giungere a Maria, lei, che ha compreso e si è unita alla Parola di Dio più di ogni altro. Nel nostro paese, il Kazakistan, in Asia centrale, una quantità innumerevole di cattolici, deportati in questa regione, non hanno avuto per decenni la possibilità di accostarsi a sacerdoti, chiese, Bibbie o sacramenti (eccetto il battesimo dei figli, che amministravano da soli), ma avevano il Rosario. Ed è proprio grazie alla preghiera del Santo Rosario che sono riusciti a conservare la fede, la comprensione delle verità fondamentali della religione cattolica, la propria dignità umana e la speranza di tempi migliori”.
VESCOVO EDUARDO PORFIRIO PATIÑO LEAL, DI CÒRDOBA (MESSICO)
“Oggi assume una particolare importanza aiutare a comprendere la giusta relazione tra Rivelazione pubblica e costitutiva del Credo cristiano e le rivelazioni private, sceverando la pertinenza di queste alla fede genuina (Lineamenta 8). (…) Il numero 7 dell”Instrumentum Laboris’ constata che spesso l’attuale esperienza religiosa è ‘più emotiva che convinta, a causa della scarsa conoscenza della dottrina’: si tende piuttosto verso la soggettività e il piacere di crearsi una religione a misura di ciascuno. Le persone semplici e di buona volontà sono attratte da presunte manifestazioni, ma, talvolta, si trasformano in gruppi religiosi isolati all’interno della Chiesa Cattolica, che diffondono devozioni e orientamenti spirituali la cui origine risale a ‘messaggi e rivelazioni privati’, i quali devono essere valutati con prudenza e comunque devono dare impulso alla Rivelazione pubblica integrale nella Tradizione viva della Chiesa. Si propone dunque di riaffermare la dottrina della ‘Dei Verbum’ 4 e del ‘Catechismo della Chiesa Cattolica’ 66-67, nonché di ribadire ai pastori la raccomandazione di incanalare opportunamente queste esperienze religiose, mediante criteri attualizzati secondo l’ambiente di mobilità e globalizzazione in cui viviamo”.
CARDINALE ZENON GROCHOLEWSKI, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA
“Oggi si moltiplicano gli istituti di studio soprattutto per i laici e le persone consacrate, ma nello stesso tempo sembra aumentare anche l’ignoranza religiosa. Una ricerca recente, commissionata dalla Federazione Biblica Cattolica in 10 Paesi europei, ha dimostrato una incredibile ignoranza dei fedeli relativamente alle nozioni elementari riguardanti la Bibbia, come: ‘I Vangeli sono parte della Bibbia?’, ‘Gesù ha scritto libri della Bibbia?’, ‘Chi tra Mosè Paolo era un personaggio dell’ Antico Testamento?’, ecc. Tale ignoranza è un terreno fertile per le sette. (…) Fatichiamo tanto, ma forse non distribuiamo ragionevolmente le forze nelle diverse forme e gradi di insegnamento. (…) Sarebbero da favorire e diffondere appropriati corsi di scienze sacre senza fornire titoli accademici, in quanto più facilmente accessibili ad un pubblico più vasto. (…) Si deve attribuire importanza alle verità fondamentali della fede, ricollegate alla Parola di Dio, perché esse determinano la nostra vita cristiana, il nostro rapporto con il Signore, la nostra gioia cristiana”.
VESCOVO OSCAR MARIO BROWN JIMÈNEZ, DI SANTIAGO DE VERAGUAS (PANAMÀ)
“Nel numero 35 dell”Instrumentum Laboris’ si afferma che questo Sinodo, su ‘La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa’, è in rapporto di continuità con il precedente su ‘L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa’. Nell’Esortazione Apostolica ‘Sacramentum Caritatis’, frutto di quel Sinodo, ci viene vivamente raccomandato di mettere in risalto l’unità intrinseca del rito della Santa Messa. Non si devono giustapporre le due parti del rito, la liturgia della Parola e la liturgia dell’Eucaristia, come se fossero interdipendenti l’una dall’altra, poiché entrambe sono unite intimamente fra loro e formano un unico atto di culto. (…) Nella liturgia della Parola, come in quella eucaristica, nella Messa, il Signore della Pasqua è presente realmente, in un dialogo in cui Dio prende l’iniziativa di rivolgersi all’uomo con la sua Parola e questi gli risponde con fede, obbedienza e conversione. Questa presenza è latente nell’Antico Testamento ed è patente nel Nuovo”.
VESCOVO PETER LIU CHENG-CHUNG, VESCOVO DI KAOSHIUNG (CINA)
“La domanda è: come rendere il kerygma e la proclamazione della parola viva di Dio più accessibili ai fedeli? Come può questo kerygma – questo incontro con la Parola di Dio – essere un dialogo autentico tra Cristo stesso e i fedeli? La risposta sta nel riconoscere lo Spirito Santo in questa proclamazione della parola vivente di Dio. É lo Spirito Santo che conferisce a ogni cattolico battezzato doni e carismi, che a loro volta sono contributi alla Chiesa locale. I Vescovi e i Parroci sono chiamati a cercare di essere aperti a queste realtà nella comunità locale dei fedeli. Ed è in queste piccole comunità a livello parrocchiale che la Parola proclamata può diventare entità vivente. A poco a poco, i fedeli di queste comunità possono pregare insieme la Liturgia delle Ore e tenere celebrazioni comunitarie del Sacramento della Penitenza (con confessioni individuali)”.
VESCOVO VINCENT RI PYUNG-HO, DI JEONJU (COREA)
“Vorrei condividere la mia esperienza personale: dall’inizio del mio episcopato nel 1990, ho cercato di ricordare a memoria tutti i passi biblici della Messa quotidiana. E in gran parte della mia predicazione è sufficiente che lasci che le parole di Dio parlino da sole. Allora la mia gente capisce bene ed è contenta di sentire direttamente la Parola di Dio; e la stessa Parola di Dio salva le persone. (…) Pertanto, non sarebbe forse importante includere nel programma di formazione dei sacerdoti futuri e presenti una certa misura di memorizzazione della Bibbia? E, in secondo luogo, di stabilire per loro un direttorio concreto per una buona predicazione biblica?”.
CARDINALE STANISLAW DZIWISZ, ARCIVESCOVO DI CRACOVIA (POLONIA)
“Sembra che a volte i candidati al sacerdozio trattino il testo della Sacra Scrittura piuttosto come oggetto di studio, senza tenere conto della sua dimensione spirituale. La ‘Scrittura’ non diventa per loro ‘la’ Parola della loro vita. Non fa sprigionare dalla ‘Scrittura’ la forza della Parola capace di cambiare l’uomo, di convertirlo. Dovremmo ripensare il ruolo della Parola di Dio nella formazione seminaristica e, di conseguenza, nella formazione permanente dei sacerdoti. (…) Il Popolo di Dio ha bisogno dei sacerdoti appassionati della Parola e del servizio. Questa è una delle condizioni indispensabili della nuova evangelizzazione che tanto stava a cuore al Servo di Dio Giovanni Paolo II”.
VESCOVO EMMANUEL LAFONT, DI CAYENNE (FRANCIA)
“La Federazione Biblica Cattolica è uno strumento privilegiato dei Vescovi per fare in modo che la Parola sia fonte e ispirazione di ogni preghiera, di ogni evangelizzazione, di ogni omelia, di ogni catechesi, di ogni documento episcopale, di ogni opera di carità. Rendo testimonianza della fecondità della Parola tra i piccoli e gli umili. Ho una laurea in Sacra Scrittura ottenuta presso l’Istituto Biblico di Roma, ma i poveri mi hanno aperto ancor di più alla forza della Parola. (…) I poveri hanno una profonda apertura alla Parola di Dio e la Chiesa ha il dovere di leggerla sempre vicino a loro. Propongo che questo Sinodo mostri una grande fiducia rispetto al modo in cui i piccoli e i laici in generale accolgono la Parola. Il mio più profondo timore non è che si sbaglino nel leggere la Bibbia, ma che non la leggano affatto e che noi possiamo impedire loro di innamorarsi della Parola, a causa delle troppe precauzioni”.
CARDINALE POLYCARP PENGO, DI DAR-ES-SALAAM (TANZANIA)
“Gran parte del continente africano sta assistendo a un fenomeno spaventoso, ovvero l’esodo dei credenti cattolici che abbandonano la Chiesa per entrare a far parte delle Sette Pentecostali. Uno dei motivi è la reale ‘distanza tra ricerca esegetica e formulazione teologica’ ovvero la mancanza di reciproca collaborazione fra le due scienze. Risultati di tale situazione sono il travisamento della verità dei Sacri Testi e la confusione spirituale. Tale realtà invita gli studiosi della Bibbia e della teologia a una collaborazione più stretta”.
Sinodo dei vescovi. La quarta congregazione generale
VESCOVO MAURICE PIAT, C.S.SP., VESCOVO DI PORT-LOUIS (MAURIZIO)
“La crisi della trasmissione della fede nelle società della ‘Cristianità’ si spiega in gran parte con il fatto che, in queste società, la Chiesa, godendo di una certa sicurezza, ha avuto la tendenza a considerare la fede come scontata, a privilegiare l’insegnamento della dottrina e a trascurare la Parola di Dio nel processo di trasmissione. Non poggiando sulla Roccia della Parola, l’edificio dottrinale e morale diventa una casa costruita sulla sabbia e resiste a fatica agli tsunami della cultura numerica moderna. Da qui l’urgenza di ritrovare il posto della Parola di Dio come fondamento della vita e della missione della Chiesa. La Parola è fondamento quando è accolta come l’evento di Dio che ci parla di sé stesso e si rivolge a noi come ad amici per invitarci a condividere la sua vita. Questa parola non cerca affatto di convincere spiriti curiosi, ma di suscitare la fede nel cuore degli umili. Così proporre la fede non è per prima cosa trasmettere un contenuto impressionante, ma un invito sempre unito alla promessa ‘venite e vedrete'”.
VESCOVO GEORGE PUNNAKOTTIL, VESCOVO DI KOTHAMANGALAM DEI SIRO-MALABARESI (INDIA)
“L’approccio delle Chiese orientali segue maggiormente la linea pastorale (ai Padri delle Chiese orientali viene dedicata poca attenzione nel Documento di lavoro, solo otto citazioni!). La Chiesa nella tradizione patristica sottolinea due aspetti: 1) ecclesiale, 2) spirituale. La Bibbia è la Parola di Dio nella Chiesa. Le persone da sole non possono scoprire l’ispirazione o decidere il canone. Questi sono garantiti dalla Chiesa. La Parola di Dio è custodita nella tradizione. Tuttavia, la Bibbia non ha bisogno del sostegno della tradizione per affermare la sua autorità e verità. La tradizione è radicata nelle Sacre Scritture ed è sostenuta dalle Sacre Scritture. Una tradizione contraria alla Bibbia non regge. La Bibbia è la fonte primaria della dottrina e della fede. In secondo luogo, la Bibbia ha un significato storico e spirituale. Il significato spirituale non è contrario al significato letterale. Si fonda su di esso. Il significato spirituale è riconosciuto dall”intelletto spirituale’. Viene visto dall”occhio interiore della fede’. Non basta il ragionamento. É necessaria la contemplazione spirituale della Parola”.
ARCIVESCOVO ORLANDO B. QUEVEDO, O.M.I., DI COTABATO (FILIPPINE)
“Dio ha pronunciato la sua Parola specialmente per il bene dei poveri. Egli è stato loro rifugio e loro liberatore. (…) Incredibilmente ricchi di uno splendido mosaico di antiche culture e religioni, noi in Asia siamo però comunque un continente di poveri, di squilibri economici e politici, di divisione etnica e di conflitto. Il nostro profondo senso di trascendenza e di armonia viene eroso da una cultura secolare e materialista globalizzante. Tuttavia, la Parola di Dio in Asia chiama verso il Padre, nello Spirito Santo, migliaia di piccole comunità di poveri. E i poveri, a loro volta, ascoltano la Parola di Dio. Così facendo, stanno costruendo un ‘modo nuovo di essere Chiesa’ – che in realtà è un modo antico – cioè il modo della prima comunità di Gerusalemme (…) Per loro, la Parola di Dio rafforza la fede e li esorta a partecipare attivamente alla vita della Chiesa e ai cambiamenti sociali. Costituiscono comunità ecclesiali di base, trasformando le famiglie, le parrocchie e le diocesi in comunità vive, e testimoniando la Parola di Dio in un ambiente multireligioso molto spesso ostile. Sono comunità di solidarietà e fraternità che, nel loro piccolo, sfidano in modo efficace la cultura moderna del secolarismo e del materialismo”.
VESCOVO DESIDERIUS RWOMA, DI SINGIDA (TANZANIA)
“L’atteggiamento dei Padri della Chiesa verso la Parola e la predicazione rappresenta per noi una sfida. Quando parliamo di persone tiepide riguardo alle questioni della nostra fede e del fenomeno delle sette religiose, che si stanno diffondendo ad una velocità preoccupante in molte parti del mondo, forse le cause possono essere fatte risalire alla mancanza di una predicazione buona e adeguata da parte dei ministri. (…) Dobbiamo ritornare alla predicazione mistagogica dei Padri della Chiesa, che aiuta la Chiesa a generare figli e figlie e a nutrirli guidandoli nei misteri della nostra fede”.
ARCIVESCOVO ANICETUS BONGSU ANTONIUS SINAGA, COADIUTORE DI MEDAN (INDONESIA)
“Mentre vogliamo che ‘tutti conservino un contatto continuo con le Scritture mediante una lettura spirituale assidua e uno studio accurato’ (Dei Verbum, 25), è anche vero che, mentre la nostra era è privilegiata dalla disponibilità della Bibbia in lingue nazionali e vernacolari, allo stesso tempo, soprattutto la gente dei nostri tempi è carente nella lettura e nella conoscenza delle questioni riguardanti la Sacra Scrittura. É auspicabile dunque che il Sinodo dei Vescovi si impegni seriamente nella ricerca di vie e metodi per superare questa incapacità e questa preoccupazione del credente”.
VESCOVO SALVATORE FISICHELLA, PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA
“Il cristianesimo è religione della ‘parola’. É importante impegnarsi perché si costruisca una cultura che vede la sacra Scrittura come una parola viva, dinamicamente aperta alla verità della rivelazione in essa contenuta. Se non presentiamo nella sua globalità questo insegnamento nei diversi strumenti che possediamo per la formazione del nostro popolo, rischiamo di umiliare la Parola di Dio perché la riduciamo esclusivamente a un testo scritto senza più la forza provocatrice di portare senso alla vita. Come ricorda l’Apostolo: ‘La parola di Dio non è incatenata’ (2 Tm 2,9). (…) In un periodo come il nostro in cui permangono tentativi per emarginare i testi sacri come portatori di senso perché identificati come miti, privi di carattere storico e destinati solo agli ingenui, è importante che si ritrovino le forme necessarie per restituire valore storico e provocazione circa il senso dell’esistenza. Siamo dinanzi realmente a una emergenza educativa che riporti al centro della nostra vita di fede il tema della salvezza”.
La risposta al rabbino di Haifa. La Chiesa fa quadrato su Pio XII

La querelle sui presunti silenzi di papa Pio XII davanti alla Shoah entra con forza nel dibattito del sinodo dei vescovi. Il rabbino capo di Haifa, Shear-Yashuv Cohen, ospite dell’assise, aveva contestato sia la beatificazione che le celebrazioni per i 50 anni dalla morte di papa Pacelli. Immediata è seguita la replica di esponenti della Santa Sede, a cominciare da quella del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone.
Sinodo dei vescovi. No alle omelie soporifere e attenzione alla superficialità nei media

Iniziano i lavori e gli interventi dei padri sinodali e il tema diventa più dettagliato. Dopo le relazioni continentali di lunedì pomeriggio, stamani sono interveuti ben 23 tra vescovi e cardinali. Tra i temi più discussi, quello delle omelie, a volte soporifere, dice qualcuno, chiedendo, come l’arcivescovo di Camberra, un direttorio di omiletica che venga dalla Santa Sede.