Islam, Ebraismo, ecc.

Il Papa e la Comunità di Vita Integrata. Storia di un’amicizia

Ogni anno, a Castelgandolfo, il Papa attende una visita speciale. Sono i suoi amici di una comunità alla quale è vicino da quando è in Germania. Una comunità che parte da un presupposto: dopo la Guerra la Shoah ha cambiato anche il modo di essere cristiani. Si deve tornare indietro, al popolo della memoria. Riscoprire le proprie radici.

Integrierte Gemeinde, Comunità di Vita Integrata. Si chiama così la comunità fondata da Traudl Weiss, portata avanti da lei insieme al marito Herbert Walbrecher. Una comunità la cui storia è intrecciata con quella di Joseph Ratzinger. Una storia raccontata nel libro Ratzinger Professore, di Gianni Valente.

Un rabbino parla con il Papa

Cosa hanno in comune un Papa e un rabbino? Molto, se il Papa è Benedetto XVI e il rabbino è Jonathan Sacks, il capo della comunità ebraica del Commonwealth. E basta andarsi a rileggere quello che hanno detto e fatto negli ultimi anni per comprendere che quello che avverrà è qualcosa di più di un mero incontro privato. È l’incontro tra due capi religiosi che sentono forte la necessità di riportare la religione e la fede al centro della sfera pubblica. E che per farlo portano avanti le stesse argomentazioni.

Dialogo: i giainisti in Vaticano

E’ la seconda volta che una delegazione di giainisti visita il Vaticano. Il primo incontro è datato 1995. oggi, martedì 6 dicembre  si è svolto il secondo incontro fra una Delegazione del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (PCID), presieduta dal Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del PCID ed una Delegazione del Giainismo, antica religione indiana, presieduta dal Signor Nemu Chandaria, Vice-Presidente del Consiglio Direttivo dell’Istituto Giainista.

Pakistan: L’arcivescovo di Karachi e il dialogo interreligioso

«Siamo ormai troppo testardi e ingabbiati nelle nostre prospettive». L’arcivescovo di Karachi, monsignor Evarist Pinto, ha invitato i pachistani alla riconciliazione durante un incontro di preghiera per la pace, organizzato nei giorni scorsi nella capitale del Sindh. All’evento, promosso dall’associazione giornalistica Karachi Press Club, hanno partecipato cristiani, musulmani ed indù. «Non si può prescindere dal riconoscere che siamo tutti fratelli e sorelle al cospetto di Dio» ha esordito il presule di fronte alla platea interreligiosa, richiamando i fedeli di tutte le confessioni a vivere pacificamente insieme. Le parole dell’arcivescovo sono state riportate da alcuni membri di Aiuto alla Chiesa che Soffre che si trovano in questi giorni in Pakistan e hanno assistito all’Incontro. Alta la partecipazione di esponenti delle comunità indù e musulmana, tra cui perfino alcuni rappresentanti del Jamiat-e-Islami. È la prima volta che il partito fondamentalista prende parte ad un’iniziativa del genere. Durante il suo intervento, monsignor Pinto ha espresso la sua preoccupazione per il numero crescente di episodi di violenza, verificatisi recentemente in Pakistan e in particolar modo a Karachi.

Assisi 25 anni dopo: si dicono cose che allora non si sarebbero dette

“Wojtyla, non con le preghiere, ma con le armi si difende la pace”. Non è rimasta nessuna testimonianza documentale della scritta che comparve il 27 ottobre di 25 anni fa a caratteri cubitali di fronte alla Curia Vescovile di Assisi. Ma la ricorda bene monsignor Vincenzo Peri, all’epoca braccio destro del cardinal Roger Etchegaray al Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e oggi vicario della città di Assisi. Peri fece subito cancellare la scritta da un imbianchino, e non ebbe la prontezza di fotografarla.

Pellegrini di pace verso Assisi

Nei giorni scorsi, presso la Sala Stampa della Santa Sede, è stata presentata la Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la giustizia e la pace nel mondo ‘Pellegrini della verità, pellegrini della pace’, in programma ad Assisi giovedì 27 ottobre. Con questa convocazione della Giornata di Assisi, Benedetto XVI ha inteso solennizzare il 25° anniversario dello storico incontro tenutosi nella città natale di San Francesco per volontà del Beato Giovanni Paolo II nel 1986.

 

Verso Assisi 2011:non sincretismo ma dialogo

Un aspetto della società occidentale che mette al centro la questione della ricerca di senso nella vita. Saranno tutti i movimenti e le associazioni compresi 2000 giovani francescani dalle diocesi umbre a partecipare all’evento. Una tappa del cammino del dialogo interreligioso della Chiesa cattolica. Durante la conferenza di martedì mattina nella Sala Stampa della Santa Sede c’è stata l’occasione di mettere a punto anche la situazione del dialogo interreligioso, in particolare i rapporti con l’Islam. Il segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, l’arcivescovo Pierluigi Celata, ha precisato che dal 1986 ad oggi il numero dei partecipanti all’incontro di Assisi è molto cresciuto e questo anche grazia al lavoro del Pontificio Consiglio che promuove e organizza regolarmente degli incontri. Ad esempio riguardo ai rapporti con il mondo islamico negli ultimi tempi si sono presentate delle difficoltà a seguito degli sconvolgimenti politici in Libia e in Egitto. Ad Assisi mancherà il rappresentante dell’Università di Al- Azar.

Il motivo è da ricercare nella difesa dei Cristiani Copti che erano stati assaliti a Natale da parte della Santa Sede e del Papa. A febbraio infatti era saltato l’incontro annuale, e forse c’è anche da considerare la difficile situazione dell’Iman Ahmed al-Tayyeb nominato dall’ ex presidente Mubarak. Ma al Pontificio consiglio sanno attendere e sono sempre pronti a riprendere il dialogo. Situazione un po’ diversa in Libia dove il rappresentante ad Assisi sarà quello normalmente a Roma perché quello locale è stato destituito insieme al resto del governo. Gli incontri più interessanti saranno nei prossimi mesi ad Amman, ma anche in India a Bombay e Delhi e in Africa.

Monsignor Celata ha ricordato che 5 anni fa ad Assisi si incontrarono i giovani di tutte le religioni, furono ricevuti dal Papa a Roma e fu allora che pensò di celebrare i 25 anni della prima giornata con un nuovo incontro ad Assisi. Tra i delegati un rappresentante del Dalai Lama, e una suora che rappresenta le religioni animiste del Nord America. Tra i delegati dell’ebraismo ci sarà il Rabbino Capo di Roma Riccardo di Segni. Nessun pericolo di sincretismo perché la preghiera sarà personale e silenziosa. Molto invece si parlerà sul treno che porta il Papa e i delegati insieme ai rappresentanti dei movimenti, dove non sono ammessi i giornalisti.

Si è scelto di non digiunare ma ci sarà un pranzo “frugale” che rispetti tutte le tradizioni religiose. La tappa di Assisi è solo uno dei momenti della Giornata che avrà un prima e un dopo a Roma. Mercoledì 26 con la liturgia della Parola in Piazza san Pietro e l’udienza dal Papa il venerdì mattina a tutti i rappresentanti che hanno partecipato.

Quando Google incoraggia il dialogo interreligioso

I due vecchi amici si guardano sorpresi e scoppiano a ridere. Non sono insieme come in passato ma distanti migliaia di chilometri. L’uno è a Città del Capo a festeggiare il suo compleanno in nome della pace. Alle sue spalle campeggia la scritta «La compassione come catalizzatore del cambiamento». L’altro è probabilmente in India nel salotto della sua abitazione. Non ha ottenuto il visto e non potrà essere insieme al compagno di tante di battaglie civili. L’uno è Desmond Tutu, arcivescovo anglicano nato in Sud Africa ottanta anni fa. L’altro è il Dalai Lama massima autorità spirituale del buddhismo tibetano. Entrambi sono premi nobel per la pace. Tutu per la lotta all’apartheid, il Dalai Lama per la sopravvivenza dell’identità, della cultura e della religione del popolo tibetano. Iniziano a chiacchierare. Il Dalai Lama è più loquace, Tutu ascolta ed insieme a lui milioni di persone sparse in ogni parte del pianeta. È successo la mattina domenica 9 ottobre grazie a Google +, il social network della famiglia Google che da meno di un mese è entrato nel grande e fruttuoso mercato delle reti sociali.

Le relazioni tra mondo cattolico ed ebraico interessano anche agli Usa

Le “coalizioni spesso danno come risultato piccoli partiti – inclusi i partiti religiosi – che influenzano il dibattito in maniera eccessiva rispetto al loro peso elettorale”. E allora, meglio dare attenzione al settore religioso in Israele, e magari sperare in buoni rapporti tra il mondo ebraico e il Vaticano. Un dialogo visto come importante già dal 2004, quando una commissione per le relazioni religiose aveva messo al top della sua agenda il dialogo con il Giudaismo e lo sforzo per combattere l’antisemitismo. In gergo diplomatico, si chiama track two diplomacy, diplomazia del secondo binario. Nell’ultimo ventennio si è affermata nel panorama diplomatico mondiale, perché è più efficace degli accordi bilaterali. In pratica, invece di parlare tra i vertici dei governi, si cominciano a creare le basi della pace nelle comunità, in particolare nelle comunità religiose. Hanno il privilegio di essere strutturate, di avere una identità certa e di essere diffuse in maniera capillare nella società. Le religioni e le comunità alla base del processo di pace: è questa una delle piccole rivoluzioni silenziose della diplomazia internazionale. E gli Stati Uniti se ne sono accorti.

Torino, osare la pace

“Ri/crearsi, abitare la terra, costruire la creazione” è il titolo dell’incontro che si terrà a Torino, sabato 28 e domenica 29 marzo 2009, in occasione della terza edizione di Osare la pace per fede, proposta rivolta ai giovani delle Chiese italiane per riscoprire il valore del dialogo ecumenico su temi sempre attuali e urgenti quali pace, giustizia e salvaguardia del creato. Due mezze giornate di dialogo intenso e di festa tra giovani delle diverse confessioni, dedicate principalmente ai temi della tutela ambientale: si alterneranno conferenze in assemblea, gruppi di discussione a tema, momenti di preghiera e spazi di festa e condivisione.

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