Solo quelli che sono così folli… 59° viaggio di solidarietà e speranza in Messico. I veri pazzi

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.01.2024 – Vik van Brantegem] – Come abbiamo riferito [QUI], giovedì 11 gennaio 2024, Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami è partito per il 59° Viaggio di Solidarietà e Solidarietà della Fondazione Santina e dell’Associazione Amici di Santina Zucchinelli Onlus dall’11 al 22 gennaio 2024 in Messico, dal tema Solo quelli che così folli di pensare di cambiare il mondo, lo cambiano realmente [*]. Oggi riportiamo il suo Report 59/1 – I veri pazzi.

Report 59/1 – I veri pazzi

La situazione ad Acapulco oggi è infernale. Sono ormai 9 anni che vengo in Messico e penso che questo sia la volta in cui ho trovato la situazione peggiora. Con me, voi tutti che mi seguite in questi viaggi, avete conosciuto il Messico dei Cartelli della droga e della loro efferata violenza, come il gesto di impiccare 4 persone di fronte al nostro murales per la pace a La Laja. Tutta quella violenza è rimasta ed addirittura l’ho trovato enfatizzato dal terribile uragano Otis, che il 25 ottobre scorso ha flagellato Acapulco. Il 45° libretto #Voltidisperanza sarà dedicato proprio agli effetti di questo uragano che, letti dall’interno, sono ancora più devastanti.

«L’uragano di categoria 5 Otis si è abbattuto tra il 25 e il 26 ottobre 2023 sullo stato di Guerrero, in Messico. In particolare ad Acapulco, uno dei porti turistici più importanti della regione e di tutto Messico, l’impatto dell’uragano sta diventando evidente solo adesso. Ma è l’intero Stato a essere disastrato. Nella zona sono in corso saccheggi e gli aiuti non stanno arrivando, o perlomeno non alla velocità necessaria. A Guerrero sei strade sono state chiuse a causa della caduta di alberi, frane, cedimenti del terreno e inondazioni, che hanno praticamente isolato il porto di Acapulco e lasciato diversi comuni dello Stato senza comunicazione. L’elettricità ha subito “un crollo”, riporta il Segretario della Protezione Civile Rosa, Icela Rodríguez. Sono caduti anche cinquantotto tralicci elettrici. “Non è rimasto nulla. È sconvolgente”, ha dichiarato il Presidente messicano, Andrés Manuel López Obrador, dopo il passaggio dell’uragano. 504.340 persone sono rimaste senza elettricità. Non ci sono nemmeno l’acqua e internet. Linee, torri di trasmissione e fibra ottica sono gravemente danneggiate. Anche la fornitura di carburante è sospesa. La Governatrice di Guerrero, Evelyn Salgado, ha dichiarato che l’uragano ha colpito l’80 per cento degli hotel di Acapulco» (Wired, 27 ottobre 2023).


Arrivo ad Acapulco dopo la visita tanto speciale e bella al santuario della Madonna di Guadalupe a Città del Messico. Acapulco appare ferita profondamente. Cerco di riassumervi brevemente la situazione in questo momento. La città è completamente militarizzata. La Guardia Nazionale con i suoi uomini con il volto coperto per non svelare le loro identità, pattugliano le strade. Sono in camionette con 5 o 6 soldati completamente armati, uno in piedi con in mano pronto a sparare la mitragliatrice. Lo stato ha provveduto ad inviare l’esercito come forma di tutela e sicurezza, nella speranza di riportare ordine.

Le strade sono tutte devastate, sporche ed infangate. Negli occhi della gente c’è il ricordo e la paura, quella paura del mostro chiamato uragano che ha devastato tutto. I danni sono ingenti. Scarseggiano i viveri e proprio ieri in parrocchia a La Laja è giunto un camion con una tonnellata di alimenti. Era commovente vendere la gente che con una catena umana scaricava in una ora tutte le scatole di cibo e dei beni di prima necessità.

Provo un senso di impotenza e di disorientamento. I detriti dell’uragano sono lamiere, pietre e pezzi di muro. Quelli più velenosi sono gli organici. In alcune località della città sono ancora presenti foglie, tronchi di albero, cadaveri di animali presenti e si sente un tanfo nauseabondo. Siamo sull’oceano pacifico e il clima è tropicale. Oggi sono 34 °C e la decomposizione crea altri disagi. La zanzara responsabile del dengue impera come regina e molta gente cada ammalata con gravi febbroni.

Davvero una situazione difficile da descrivere se non ci si vive e sono già due giorni che vivo qui. Le linee elettriche non sono state ancora tutte ripristinate, cavi privi di corrente penzolano per le strade, ieri un furgoncino fuori dalla parrocchia si è impigliato in uno di essi e lo ha trascinato per decine di metri staccando il resto della linea. Manca anche l’acqua e la gente – come in Africa – acquista grandi taniche da mettere sui tetti. L’acqua costa: per riempire 4 taniche di 1200 litri, Magda ha pagato ben 40 euro… e parliamo solo di acqua e acqua non potabile.

In mezzo al disastro che si riesce a vedere, vi è qualcosa di nascosto e formidabile. Il Male vero sembra nutrirsi con gusto di se stesso ed in questa situazione di angoscia, morte e depressione si nasconde un Male ben peggiore: la delinquenza non diminuisce, ma sfruttando il Male ed il bisogno cresce.

Sono stufo di persone che leggendo queste parole dicono che sono troppo crudo e forse violento. Che forse dovrei andare in sedute psichiatriche o psicoterapeutiche per curare una malsana patologia.
Queste parole forse giungono al tuo cuore e raccontano qualche cosa che non vuoi vedere e conoscere. Sono una provocazione che infastidisce, ma imperterrito continuo a scrivere…

La presenza della Guardia Nazionale per le strade della città da una parte porta sicurezza, ma la presenza dei militari in città in modo massiccio infastidisce molti. I militari sono alle pompe di benzina, sono agli ingressi di banche e supermercati, davanti all’ospedale, agli incroci delle strade. Ci si muovi quasi in uno scenario di guerra e miseria che i media locali, nazionali e soprattutto internazionali rimuovono. Non se ne parla, come oggi non si parla per nulla della violenza in Ecuador. Questo silenzio dei media diventa così il complice dei narcos, che riorganizzano la loro attività.

Punto fondamentale: sbarazzarsi dell’esercito troppo presente ed ingombrante. Ed allora per fare questo, cosa si organizza? Si impone a tutti i tassisti, spesso e volentieri succubi o complici dei narcos, un imponente sciopero di una settimana, il tempo esatto guarda caso della mia permanenza in questo paradiso di sfigati. Arrivo ad Acapulco e Magda fatica a venirmi a prendere con un piccolo ma delizioso comitato di accoglienza e piombo proprio in questo profondo disagio subito dai primi istanti della mia permanenza.

Così, anche le nostre attività sono bloccate e difficili per lo sciopero, la situazione di miseria e di paura, che insieme fanno un frullato di disgusto. Ieri un tassista disobbediente allo sciopero è stato freddato. Le nove famiglie dei bambini che abbiamo in adozione a distanza non possono muoversi perché non ci sono pullman e servizi pubblici e quindi alla nostra riunione ieri eravamo solo io Magda, Ashli, Emiliano ed Arminda con il suo bastone. Lo sapevo che era un viaggio molto complicato e con Magda esaminiamo con calma tutta la settimana e il programma lo manteniamo identico.


Pur in tutto questo casino, non è mancata una enorme torta di compleanno per i miei 63 anni e alla Messa eravamo più di cento persone. Cercherò di dedicare un report alla festa del compleanno, di un valore così profondo per la sua semplicità, che la tragedia non è riuscito a nascondere il cuore infuocato dei Messicani.

Questo è in breve il panorama in cui si situerà il piccolo libricino.

Spero di poter inviare i report, vista la precarietà della linea internet in città. Certamente sto descrivendo una follia, ma il viaggio ha un motto: “Solo quelli che sono cosi folli di pensare di cambiare il mondo, lo cambiano veramente” [*]. Noi non pensiamo tanto in grande ma ritengo che possiamo scrivere così di noi oggi qui ad Acapulco: “Solo quelli che sono così folli di pensare di cambiare Acapulco, la cambiano veramente!” Sarà una settimana dura e da pazzi, ma la vivremo con passione e fede fino in fondo. Alla fine saremo stanchi e allucinati. Ma per favore, non inviatemi messaggi di WhatsApp, dicendo che devo andare da uno psichiatra. Ci sono già stato: è una donna e si chiama Madonna di Guadalupe. Sapete che mi ha detto? Una frase soltanto: “Ma non ci sono qui io, che sono tua madre?” con questa frase nel cuore continuo deciso e voi tutti state al mio fianco! Un abbraccio da Acapulco.

[*] La frase – in diverse versioni – è attribuita sia ad Albert Einstein, sia a Steve Jobs, e talvolta anche al Mahatma Ghandi. Ma, come sempre con le attribuzioni errate, non si trova alcun riferimento della fonte.
Invece, la frase è riconducibile alla campagna pubblicitaria Think different (Pensa in modo diverso) di Apple e lo spot pubblicitario To the crazy ones (Ai folli) che l’ha lanciata nel 1997.

Su Forbes del 14 dicembre 2011 [QUI], Rob Siltanen, Presidente e Capo creativo dell’agenzia pubblicitaria Siltanen & Partners, ha raccontato la vera storia dietro la creazione di questa campagna. La straordinaria ascesa di Apple, unita alla morte di Steve Jobs, aveva spinto molte persone a riflettere sull’impatto storico di quella campagna Apple, e molto era stato scritto (in modo errato), sull’origine della campagna, dando il merito a Jobs.

Nello scrivere la vera storia per Forbes, Siltanen ha attinto dai suoi diari creativi scritti a mano e datati, che ha diligentemente tenuto durante la sua carriera pubblicitaria, nonché da file che ho salvato nel periodo con Apple del 1997 (essere un packrat [un roditore simile a un ratto, che accumula rametti e detriti nella tana del nido, originario dell’America settentrionale e centrale] spesso si rivela utile). In questi diari ci sono innumerevoli pagine di appunti e concetti che ha annotato durante il processo del tentativo di riportare Apple alla ribalta. Ha conservato anche una miriade di bozzetti e la sceneggiatura televisiva originale della campagna, che presentò a Steve Jobs. Ecco il testo nella nostra traduzione italiana dall’inglese: «Dedicato ai folli. Ai disadattati. Ai ribelli. Ai piantagrane. A coloro che vedono il mondo in modo diverso. Sono loro che inventano, immaginano e creano. Sono loro che spingono avanti la razza umana. Mentre alcuni potrebbero vederli come dei pazzi, noi li vediamo geniali. Perché le persone abbastanza folli da credere di poter cambiare il mondo sono quelle che lo fanno davvero. DISSOLVENZA SUL LOGO APPLE E LE PAROLE “Think different”».

Ken Segall, un autore/direttore creativo di grande talento dell’agenzia, un giorno disse a Rob Siltanen: «Jobs ha visto un sacco di sceneggiature, e ha chiuso il cerchio… stiamo andando avanti con la tua sceneggiatura di To the crazy ones. Ho apportato alcune modifiche. Spero non ti dispiaccia».
Siltanen ha annotato nel suo diario: «Ken aveva fatto alcune bellissime aggiunte alla sceneggiatura televisiva, e creò una versione lunga, che fu anche trasformata in una pubblicità su una rivista e un giornale. Le sue aggiunte sono state fantastiche e ha reso lo spot migliore più che mai, ma il cuore e l’anima dello spot della versione originale sono rimasti completamente intatti. (…) Richard Dreyfuss fu scelto come voce fuori campo».

La sceneggiatura finale dello spot che andata in onda, è rimasta molto vicina al quella originale, che Siltanen aveva presentato a Jobs. Ecco il testo dello spot nella nostra traduzione italiana dall’inglese: «Dedicato ai folli. Ai disadattati. Ai ribelli. Ai piantagrane. Ai picchetti rotondi nei fori quadrati. A coloro che vedono le cose in modo diverso. Che non amano le regole. E che non hanno rispetto per lo status quo. Puoi citarli, non essere d’accordo con loro, glorificarli o denigrarli. L’unica cosa che non puoi fare è ignorarli. Perché cambiano le cose. Spingono avanti la razza umana. E mentre alcuni potrebbero vederli come dei folli, noi li vediamo geniali. Perché le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, sono quelle che lo fanno».


Il 29 settembre del 1997 Apple lanciò la nuova campagna pubblicitaria tramite video, stampa e cartelloni. Si intitolava Think different, concetto che fu inizialmente declinato in due spot televisivi da un minuto e 30 secondi sulla rete televisiva statunitense NBC. Lo spot narrato da Richard Dreyfuss presentava filmati in bianco e nero di personalità iconiche come Albert Einstein, Bob Dylan, Martin Luther King, Richard Branson, John Lennon, R. Buckminster Fuller, Thomas Edison, Muhammad Ali, Ted Turner, Maria Callas, Mahatma Gandhi, Amelia Earhart, Alfred Hitchcock, Martha Graham, Jim Henson, Frank Lloyd Wright, Picasso e Dr. Sun Yat-sen. Nel finale una giovane ragazza apre gli occhi, come se vedesse le possibilità davanti a lei. Lo spot fu tradotto e trasmesso anche in Italia, con la voce di Dario Fo. Esiste anche una versione narrata da Steve Jobs.

La campagna Think different fu uno dei primi provvedimenti intrapresi da Steve Jobs per risollevare l’immagine dell’azienda, che negli anni precedenti si era offuscata. In una lettera agli impiegati dell’azienda da lui co-fondata, Jobs spiegò la filosofia dietro la campagna tra cui il fatto che non era pensata per promuovere prodotti, ma il marchio Apple in generale.

Infine, il testo finale della campagna pubblicitaria di Apple del 1997, è stato ripreso identico per il dialogo di Ashton Kutcher nel ruolo di Steve Jobs nel film Jobs del 2013, diretto da Joshua Michael Stern.
Poi, è rimasto famoso il discorso di Steve Jobs ai neolaureati dell’Università di Stanford, il 12 giugno 2005: Siate affamati, siate folli!, in cui Jobs racconta tre episodi della sua vita. Sono tre storie. La prima storia parla di “unire i puntini”, di cui ho già riferito in passato [QUI]. La seconda storia parla di amore e di perdita. Infine, la terza storia parla della morte, da cui riporto la conclusione: «Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario. Quando ero giovane, c’era una pubblicazione splendida che si chiamava The whole Earth catalog, che è stata una delle bibbie della mia generazione. Fu creata da Steward Brand, non molto distante da qui, a Menlo Park, e costui apportò ad essa il suo senso poetico della vita. Era la fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer, ed era fatto tutto con le macchine da scrivere, le forbici e le fotocamere polaroid: era una specie di Google formato volume, trentacinque anni prima che Google venisse fuori. Era idealista, e pieno di concetti chiari e nozioni speciali. Steward e il suo team pubblicarono diversi numeri di The whole Earth catalog, e quando concluse il suo tempo, fecero uscire il numero finale. Era la metà degli anni Settanta e io avevo pressappoco la vostra età. Nella quarta di copertina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna nel primo mattino, del tipo che potete trovare facendo autostop se siete dei tipi così avventurosi. Sotto, le seguenti parole: “Siate affamati. Siate folli”. Era il loro addio, e ho sperato sempre questo per me. Ora, nel giorno della vostra laurea, pronti nel cominciare una nuova avventura, auguro questo a voi. Siate affamati. Siate folli» [V.v.B.].

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