Preziosi documenti storici restituiti al Fondo Borbonico dell’Archivio di Stato di Napoli

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 12.01.2024 – Vik van Brantegem] – Nella mattinata di ieri giovedì 11 gennaio 2024 alle ore 10.30 presso l’Archivio di Stato di Napoli, importanti documenti storici di proprietà dello Stato sono stati restituiti dal Comandante del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) di Napoli, Capitano Massimiliano Croce, alla Direttrice dell’Archivio di Stato di Napoli, Dott.ssa Candida Carrino, alla presenza del Soprintendente Archivistico per la Campania, Dott. Gabriele Capone.

Si tratta di oltre trecento documenti storici riconducibili al periodo borbonico napoletano, custoditi presso l’Archivio di Stato di Napoli. “Saranno reinseriti lì dove sono stati sottratti”, ha commentato la Dott.ssa Carrino.

Tra i documenti recuperati spiccano per importanza:

Una lettera manoscritta di Maria Amalia di Borbone indirizzata a S.M. Ferdinando II, Re delle Due Sicilie. Un cartiglio intimo in cui si annotano scambi di doni, visite ad amici nobili, a reali, al Papa, un lungo viaggio con tappa a Parigi e poi i momenti conviviali come il racconto di una Pasqua, battesimi.

Il diario di viaggio delle L.M. il Re Francesco I e la Regina Maria Isabella da Napoli a Madrid nell’anno 1829 e conclusosi nel luglio del 1830.

Un manifesto di grandi dimensioni di Gioachino Napoleone, Re delle Due Sicilie, con annotazioni manoscritte del maggio 1811.


L’importante recupero è stato originato dalle attività d’indagine scaturite dal monitoraggio delle piattaforme di e-commerce per la vendita di documenti storici. L’attività investigativa, coordinata dalle Procure della Repubblica di Parma, Napoli Nord, Salerno e Santa Maria Capua Vetere, hanno permesso di individuare e sottoporre a sequestro i documenti di notevole importanza storico culturale di chiara natura demaniale, facendoli ritornare nella loro collocazione per la fruibilità pubblica.

La riconsegna di ieri avvalora l’importanza della collaborazione fra l’Arma dei Carabinieri e gli Enti pubblici e privati, che ha permesso l’individuazione delle importanti testimonianze storiche nonostante alcuni documenti non fossero mai stati inseriti nella “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, il più grande database di opere d’arte rubate al mondo gestito dal Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) dell’Arma dei Carabinieri.

L’Archivio Borbone

L’Archivio Borbone, acquistato nel 1951 dallo Stato italiano e destinato all’Archivio di Stato di Napoli, completa e integra l’archivio di Casa Reale.
Nel 1937 cominciò a divulgarsi la notizia dell’esistenza di un archivio, non di carattere prevalentemente personale, che aveva seguito l’ultimo Re delle Due Sicilie, S.M. Francesco II, nell’esilio e di cui era depositario il Capo della Real Casa delle Due Sicilie, Don Ferdinando, Duca di Calabria, Conte di Caserta. Iniziarono così le trattative tra l’erede e il Soprintendente Filangieri per il recupero della documentazione. Lo scoppio del conflitto bellico tuttavia arrestò le trattative e solo nel 1950 Filangieri si poté recare in Germania a Lindau per conoscere la consistenza dell’archivio che era collocato nel castello di Hohenschwangau. Da un primo esame della documentazione Filangieri poté ricostruire la storia del fondo.
Si apprese così che S.M. Francesco II, trasferendosi da Napoli a Gaeta, aveva dato ordine di scegliere dagli archivi della Real Casa gruppi di carte che lui considerava più utili e importanti e di inviarle al palazzo Farnese di Roma. A queste si aggiunsero nel 1861, dopo la resa di Gaeta tutte le carte che si erano formate e prodotte in quel periodo e poi quelle dalla corte del Re a palazzo Farnese. Sopraggiunta la caduta di Roma, S.M. Francesco II che aveva acquistato una casa a Monaco di Baviera, vi fece trasportare l’archivio.
Morto S.M. Francesco II nel 1894, gli era successo, a Capo della Real Casa delle Due Sicilie, il fratellastro terzogenito S.A.R. Alfonso di Borbone delle Due Sicilie, Conte di Caserta, figlio di Re Ferdinando II e della sua seconda moglie Maria Teresa d’Asburgo Lorena. Sposatosi con la Principessa Antonietta di Borbone, ebbe come primogenito S.A.R. Ferdinando di Borbone delle Due Sicilie, Duca di Calabria. Questi allo scoppio della guerra ritenne opportuno trasferire l’archivio nel castello di Hohenschwangau, di proprietà del Principe Ruprecht di Baviera. Una quantità di materiale documentario pari a quasi due terzi dell’archivio era riuscita a raggiungere la nuova destinazione, ma l’ultimo autocarro fu inspiegabilmente bloccato dalle autorità tedesche che ne impedirono la partenza. Qualche giorno dopo la casa di Francesco II fu bombardata e distrutta e con essa tutta quella parte della documentazione ivi rimasta. Le carte distrutte riguardavano tutta la corrispondenza che i sovrani borbonici avevano tenuto con i loro ambasciatori e che dovevano formare un gruppo di 599 fasci di carteggi, di cui risultavano solo 130.
Filangieri nell’esaminare la documentazione apprese che nel 1864 furono consegnate carte a Manera, agente della Regia Casa, e che questi nel 1872 le aveva date al Conte di Laurito perché fossero inviate a Vienna. Le cassette dovevano contenere carte farnesiane. Poiché però egli rinvenne in archivio 11 cassette indirizzate all’Arciduca Alberto a Vienna, contenenti inventari e carteggi farnesiani, si ebbe la prova che le cassette erano poi ritornate in archivio, cioè non erano mai state spedite. Altre carte farnesiane, che il conte di Caserta aveva consegnato all’Avv. Emidio Germani, riguardanti un’antica lite tra la Casa Farnese e la Famiglia Pallavicino, con numerose pergamene si trovavano presso il Duca di Calabria e furono rimesse in archivio.
La relazione del Filangieri, redatta per definire l’acquisto dell’archivio, diede al Ministero dell’Interno e all’Ufficio Centrale degli Archivi di Stato gli elementi conclusivi per l’accettazione della proposta di recupero. Così il 4 luglio 1951 si comunicò alla Prefettura di Napoli l’acquisto dell’archivio della Real Casa delle Due Sicilie, destinandolo all’Archivio di Stato di Napoli. L’11 novembre 1951 venne rogato presso la Prefettura di Napoli l’atto ufficiale. Tuttavia prima dell’effettivo rientro in Italia dell’archivio, avvenuto il 30 maggio 1953, dovevano passare altri due anni.
Filangieri si pose al lavoro di riordino tenendo conto della ripartizione delle carte in base ai sovrani quale l’archivio presentava prima del disordine prodotto a Monaco. Intraprese così un lavoro di ricognizione sistematica del materiale per separare, da quello che era il vero e proprio archivio, gli altri documenti che vi erano stati inseriti. Circoscritta così la documentazione alla sua effettiva consistenza, il principio ispiratore del riordinamento fu quello del rispetto dei criteri archivistici coevi alla documentazione tenendo conto della ricostruzione delle vicende storiche. I criteri di ordinamento erano stabiliti in effetti dalla Segreteria particolare del Re stabiliti sulla base del progetto Caprioli del 1832 che prevedeva la ripartizione e l’organizzazione dell’archivio in ordine cronologico per anni di regno, e la successiva divisione delle serie in sezioni, volumi e fascicoli.
L’Archivio Borbone, mentre costituiva un fondo privato della famiglia, andava d’altra parte ad integrare le scritture già esistenti, compensando in parte le lacune dovute alle dispersioni. Nel suo complesso, l’Archivio ripercorre le vicende storiche del Regno di Napoli, poi delle Due Sicilie, dal 1734 fino alla caduta de Regno.
Ad eccezione di piccoli nuclei documentari, l’archivio si presenta oggi in buono stato di conservazione, con le originarie legature in volume, la divisione per sovrani e per materia, la successione cronologica e numerica dei fascicoli e delle pratiche.
Il riordinamento iniziò nel 1953. L’archivio fu ripartito in 7 sezioni rispondenti alle classificazioni dei precedenti archivi della Real Casa:
1. Registri di corrispondenza del Ministro Bernardo Tanucci (fu un uomo di fiducia di Carlo di Borbone, Re di Napoli e di Sicilie dal 1734 al 1759, e di suo figlio Ferdinando IV; occupò le cariche di Segretario di Stato della Giustizia e Ministro degli Affari Esteri e della Real Casa dal 1754 al 1776): fascicoli 1-31
2. Carte della Regina Maria Carolina: fascicoli 32-110
3. Carte di Ferdinando I (Re di Napoli e di Sicilie, 1759-1816; Re delle Due Sicilie, 1816-1860): fascicoli 111-354
4. Carte di Francesco I (Re delle Due Sicilie, 1816-1825), fascicoli 355-750
5. Carte di Ferdinando II (Re delle Due Sicilie, 1830-1859), fascicoli 751-1131
6. Carte di Francesco II (Re delle Due Sicilie, 1859-1894), fascicoli 1132-1200
7. Carte di Francesco II, da Gaeta all’esilio, fascicoli 1201-1863
A conclusione dei lavori di riordinamento, l’Archivio Borbone fu aperto al pubblico fino alle carte del Re Francesco I, nel maggio 1955; nel 1958 la consultazione fu estesa fino alle carte del Re Ferdinando II; e infine nel 1960 fu aperta al pubblico anche la serie delle scritture di Re Francesco II.
L’Archivio Borbone è composto non solo di documenti ma anche da un notevole numero di opere manoscritte, libri, opuscoli a stampa, giornali, manifesti per un ammontare complessivo di 777 unità, alcune delle quali miscellanee e costituite da oltre cento elementi ciascuna. L’inventario è il frutto di un accurato spoglio di ogni singolo fascio.

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