Unica via d’uscita: revocare Fiducia supplicans, dimettere Tucho e privarlo dal cardinalato. Una questione di fede e di verità

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 08.01.2024 – Vik van Brantegem] – Non si fermano le bocciature della Dichiarazione Fiducia supplicans, il documento della Santa Sede più discusso dal 1968 (il clamoroso dibattito sull’Enciclica Humanae vitae di Papa Paolo VI, che mi ricordo bene, anche per le accese discussioni in ambito famigliare). Però, mentre allora la rabbiosa protesta veniva da teologi e vescovi progressisti, con la pubblica disobbedienza alle indicazioni del Magistero, oggi si tratta di una vasta reazione di teologi, vescovi e interi episcopati a difesa dell’insegnamento di sempre della Chiesa Cattolica.


Di seguito riportiamo due contributi che con precisione chirurgica vanno al nocciolo della questione:

  • Una questione di fede di Costanza Miriano sul suo blog del 7 gennaio 2024: «Il tema è la fede. Il punto centrale. (…) La Chiesa non permette niente, ma perdona tutto, a differenza del mondo, che permette tutto, ma non perdona niente. (…) L’unica spiegazione è che qualche sacerdote, qualche teologo non creda in Dio, non creda abbastanza che il peccato frega l’uomo, per prima cosa»
  • Cui prodest “Fiducia supplicans”? Un’ipotesi di Paolo Gulisano su Duc in altum, 7 gennaio 2024: «La dichiarazione è stata pensata per il clero, i religiosi, le religiose di tendenza omosessuale, che troverebbero così la giustificazione, di fronte a se stessi e al popolo di Dio a loro affidato, i parrocchiani, del loro sentimento, un sentimento che avrebbe ricevuto il benestare di un confratello, in nome della misericordia e dell’accoglienza. (…) Se questo fosse davvero l’obiettivo del documento vaticano, sarebbe non tanto un attacco alla famiglia naturale, come hanno segnalato molti osservatori, ma uno dei più terribili attacchi mai lanciati contro il sacerdozio»


Poi, oggi si è diffusa la clamorosa notizia della scoperta di un altro libro nascosto – dopo Sáname con tu boca: El arte de besar (Guariscimi con la tua bocca. L’arte di baciare) – anche questo scritto dal Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, Cardinale Víctor Manuel “Tucho besame muchu” Fernández, dal titolo La pasión mística. Espiritualidad y sensualidad (La passione mistica. Spiritualità e sensualità). Insomma, pornoteologia.

Diane Montagna scrive su X: «Un libro perverso e pornografico, scritto dal Cardinale Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, Víctor Fernández, nel 1998, 3 anni dopo “L’arte di baciare”, è stato scoperto in Argentina. Intitolato “Passione mistica: spiritualità e sensualità”, i suoi capitoli 7, 8 e 9 sono troppo espliciti per essere pubblicati qui. Coloro che hanno trovato il libro, non volendo che fosse visto dal pubblico a causa del suo contenuto blasfemo ed esplicito, intendevano inviarlo ai cardinali, ma è trapelato. Mentre le notizie – e le probabili citazioni – vengono pubblicati oggi, Papa Francesco rimuoverà Fernández dalla testa della Dottrina della Fede? Giusto per confermare: ho il libro in spagnolo insieme a una traduzione in inglese dei suoi capitoli più espliciti (7, 8 e 9), ma i loro contenuti sono troppo osceni ed espliciti per essere pubblicati qui».

I capitoli 7, 8 e 9 [QUI].

Sulla questione riportiamo l’articolo Ecco il libro nascosto di Tucho Fernández. Pornoteologia con la scusa della mistica di Aldo Maria Valli su Duc in altum di oggi, 8 gennaio 2024, seguito dall’articolo Si scopre un nuovo libro nascosto del Cardinale Tucho Fernández pubblicato sul sito Caminante Wanderer.

Hanno dato la notizia anche, tra gli altri: ACI Prensa [QUI], InfoVaticana [QUI], InfoCattólica [QUI], La Nuova Bussola Quotidiana [QUI], MiL-MessainLatino [QUI], Stilum Curiae [QUI], Adelante la Fe [QUI], Rorate Caeli [QUI], OnePeterFive [QUI], LifeSiteNews [QUI], Catholic News Agency [QUI], Zenit [QUI], Crux [QUI], Renovatio 21 [QUI], Kath.net [QUI], Reinformation [QUI], ecc.

Una questione di fede
di Costanza Miriano
Costanzamiriano.com, 7 gennaio 2024


Per quel poco che capisco di teologia, la questione in gioco con Fiducia supplicans è – riducendola fino all’osso – una questione di fede. Non è una roba di benedizioni discendenti o ascendenti, pubbliche o private, davanti all’altare o in fondo a destra, 15-20 secondi o 35. Non è neanche una questione di permettere o no certe condotte, lo sappiamo che la Chiesa non permette niente, ma perdona tutto, a differenza del mondo, che permette tutto, ma non perdona niente.
Il tema è la fede. Il punto centrale, o meglio la base della fede è, infatti, accettare che ci sia un punto di vista su di noi, sulla nostra vita, una parola – una Parola – che sia più degna di essere ascoltata di quello che pensiamo noi autonomamente, cioè più degna di fede, di quello che crediamo noi, di quello che viene dalla nostra mente, dall’inconscio, dalle idee, dal nostro mondo interiore.
La fede è incontrare qualcuno che afferma di dirti la verità su di te, e decidere di fidarti, appunto, di ascoltare, e poi di conseguenza di cercare di obbedire – ob-audire, ascoltare e vivere di conseguenza a quella voce perché capisci che è vera e quindi alla fine ti fa felice.
Al cuore del peccato originale, come racconta la Genesi con la mela e il serpente, infatti, c’è esattamente questo: l’uomo che vuole fare di testa sua, perché in fondo pensa di essere intelligente ed è convinto che Dio lo voglia fregare. Dall’altra parte invece c’è un Padre buono, il più buono di tutti, che ci dice cosa è meglio per noi, cosa ci fa vivere. Non per sadismo, non per il gusto di comandare, non per metterci delle regolette cretine, ma perché sa qual è il nostro vero bene.
La Chiesa annuncia all’uomo questa verità, perché come sposa di Dio che è nostro Padre, e quindi come nostra madre vuole che l’uomo viva, e sia felice, lui e i suoi figli, e i figli dei suoi figli. Questo vale per tutto ciò che la Chiesa annuncia da sempre all’uomo, compresa la questione dell’affettività dentro al matrimonio, e dell’omosessualità (sebbene non sia prudente accomunare così tanto le due questioni: un conto è un’affettività tra uomo e donna fuori dal matrimonio, ben altro conto è la ferita di cui l’omosessualità è conseguenza, ma questo è un passo successivo).
Nessuno, neanche la Chiesa, può essere più buono di Dio, perché Dio è il sommo bene. Se nel disegnare l’uomo maschio e femmina, nel mettere nel cuore la reciproca attrazione, ha pensato il bene dell’uomo, e se afferma – tramite la millenaria e immutata tradizione della Chiesa – che ciò che è fuori da questo disegno è male, qual è il vero motivo del fatto che con Fiducia supplicans si decide che si può dire che è bene un’unione contraria alla verità?
L’unica spiegazione è che qualche sacerdote, qualche teologo non creda in Dio, non creda abbastanza che il peccato frega l’uomo, per prima cosa. Il peccato fa stare male prima di tutto noi. Forse qualche sacerdote pensa che ciò che Dio dice all’uomo è sì, importante, ma non decisivo. Che Gesù sia uno che ci dà il buon esempio, non la Via, la Verità e la Vita. Che se lo si può imitare, bene, ma alla fine si può essere felici anche senza cercare di vivere in Lui.
Non credono che il Battesimo fa entrare in un’altra vita, la vita dei figli di Dio: quindi la via che la Chiesa indica non è per tutti gli uomini, ma per i battezzati. Tutti gli uomini possono essere battezzati, cioè diventare figli di Dio, ma non tutti lo sono e non tutti lo vogliono. Il punto del battesimo è svuotarti del tuo ego, disobbedire a te stesso, obbedire a Dio.
Noi – e forse oggi anche quelli della Dottrina della fede? – abbiamo fatto del cristianesimo una sorta di stoicismo, “tocca comportarsi bene”, ma il punto del cristianesimo è un altro. Non è la buona condotta, è che Cristo ha vinto la morte. Tu con Cristo apri una porta, e vedi la vita oltre la morte. Questo cambia tutto. La fede è un rapporto reale con la Persona di Dio, ma se manca il rapporto reale la fede è un macello, è un carnevale religioso, e paradossalmente questa apparente apertura della benedizione delle coppie omo va in questa direzione di un rapporto formale e vuoto con Dio. La fede è un’altra cosa, è vivere in Cristo, non è comportarsi bene, è innescare una vita su un altro livello, una vita che va oltre la morte.
Annunciare alle persone che va bene – letteralmente bene-dire – che rimangano nella loro morte non è misericordia, è non credere che la vita in Cristo sia più potente dei cavilli dei preti che non credono più.
Fiducia supplicans dunque dovrebbe chiamarsi sfiducia supplicans, più precisamente. È la sfiducia in Dio, alla fine, l’unica posizione che può indurre qualcuno a benedire la decisione di vivere stabilmente fuori dal progetto di Dio. Chi lo fa, evidentemente, non crede davvero che Dio fa nuove tutte le cose, ed è la Verità dell’uomo, o pensa che sia solo un’opzione possibile. Che è vera ma che è anche vero un po’ il contrario. Benedicendo una coppia dello stesso sesso – non due persone singole, che, lo ripeteremo fino alla nausea, sono sempre da benedire, sempre, in qualunque condizione si trovino – noi stiamo dicendo che quello che Dio dice sull’uomo e sulla donna magari è anche una bella cosa, ma può anche non essere ascoltato. Insomma pensiamo che Dio ci dia delle regole per fregarci, e non per farci felici.
È questo il peccato originale dell’uomo, pensare di saperla più lunga di Dio, non fidarci – sfiducia, appunto, non fiducia. Ma chi non si fida di Dio, alla fine non crede davvero che ci sia.

Cui prodest “Fiducia supplicans”? Un’ipotesi
di Paolo Gulisano
Duc in altum, 7 gennaio 2024


(…) Cui prodest la Fiducia supplicans? A chi giova? A chi è in realtà destinata? Deve avere necessariamente un destinatario, un target, proprio perché è definita “pastorale”, non liturgica. Dietro la definizione pastorale ci può essere di tutto e di più, come siamo abituati da anni a vedere, ma in ogni caso un intervento pastorale presuppone un determinato destinatario. Esiste la pastorale dei sanitari, dei giovani, dei migranti, e così via. Qual è il destinatario, e il beneficiario di Fiducia supplicans? Apparentemente, come dice lo stesso Fernández, i destinatari sono “le coppie in situazioni irregolari e le coppie dello stesso sesso”, che potranno ricevere una benedizione, non tanto su loro stessi, perché ogni battezzato può comunque ricevere una benedizione da un consacrato, ma sulla loro unione.
Tuttavia, c’è da chiedersi: l’attuale situazione del popolo di Dio giustificava tale dichiarazione?
Per quanto riguarda le coppie eterosessuali in situazione “irregolare”, cioè divorziate e risposte, si direbbe di no. Intanto perché ormai un numero elevatissimo di divorzi civili di credenti è accompagnato in breve tempo dall’annullamento religioso. Le curie vescovili non negano quasi più un annullamento, per cui gli “irregolari” eterosessuali interessati a una benedizione, anzi a un vero sacramento, sono già a posto. Per chi non si è risposato sacramentalmente, ma solo civilmente, c’è già stata la possibilità di un rituale ufficiale, col sindaco con fascia tricolore, ricevimento e pranzo di nozze. A loro può dunque interessare una benedizione fugace e semiclandestina di quindici secondi?
Questo naturalmente vale anche per le coppie omosessuali. Anche per loro ormai esistono possibilità di celebrare le unioni, anche qui con festeggiamenti, banchetti, circondati da amici. Si accontenterebbero di un rituale celebrato in fretta, per pochi intimi? Certo, si potrebbe ipotizzare che le coppie irregolari, omo e etero, di fede cattolica, potrebbero far seguire questa piccola benedizione (un segno della croce, un Gloria e via) alla fastosa cerimonia civile. Ma davvero esiste questa esigenza e questa richiesta? Non crediamo proprio.
Allora a chi è rivolta la Fiducia supplicans? A chi – abituato a rapporti clandestini, furtivi – potrebbe andare bene questo tipo di benedizione che “legittimerebbe” ai loro occhi e – si illudono – a quelli di Dio questo tipo di rapporto? Non è difficile capirlo, anche alla luce della terminologia smaccatamente clericale del cardinale Fernández: costoro sono i preti.
La dichiarazione è stata pensata per il clero, i religiosi, le religiose di tendenza omosessuale, che troverebbero così la giustificazione, di fronte a se stessi e al popolo di Dio a loro affidato, i parrocchiani, del loro sentimento, un sentimento che avrebbe ricevuto il benestare di un confratello, in nome della misericordia e dell’accoglienza. Andrebbero bene anche quei patetici dieci, quindici secondi, in cui venire sigillati col segno della Croce. A questo punto, il chierico o la suora omosessuale sarebbe a posto, si sentirebbe a posto psicologicamente, anche canonicamente, e si sentirebbe come qualunque altra persona unita in qualche modo al proprio partner. Se così fosse, sarebbe una gratificazione davvero misera, e anche effimera. Potrebbe servire da un punto di vista psicologico a sedare eventuali sensi di colpa, a dare illusioni di regolarità. Un surrogato, da un punto di vista religioso, della gioia che l’anima sacerdotale – e non solo quella – deve cercare.
Se questo fosse davvero l’obiettivo del documento vaticano, sarebbe non tanto un attacco alla famiglia naturale, come hanno segnalato molti osservatori, ma uno dei più terribili attacchi mai lanciati contro il sacerdozio.

Ecco il libro nascosto di Tucho Fernández
Pornoteologia con la scusa della mistica
di Aldo Maria Valli
Duc in altum, 8 gennaio 2024


Si intitola La pasión mística. Espiritualidad y sensualidad. È stato pubblicato nel 1998 dalle Ediciones Dabar (Colección Espiritualidad) e conta 94 pagine. Un piccolo libro che in seguito l’autore ha preferito nascondere. Ma in Argentina qualcuno l’ha trovato e l’opera farà molto discutere. Perché l’autore è l’attuale Cardinale Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, Víctor Manuel Fernández detto Tucho, il grande amico di Papa Francesco e suo scrittore ombra.
Di Tucho conoscevamo un altro libro assai discutibile, Sáname con tu boca: El arte de besar (Duc in altum ne ha parlato [QUI]), un lavoro del 1995 che l’autore, da allora soprannominato Tucho besame mucho, aveva fatto passare come un episodio isolato, nato da motivazioni “pastorali”. Ma ora ecco spuntare quest’altra opera, scritta nel 1998, quando Tucho era parroco in Argentina. Un libretto che, sotto pretese “spirituali”, non solo si dedica a un’analisi minuziosa dell’orgasmo maschile e femminile e non solo ha contenuti blasfemi, ma arriva a legittimare il rapporto omosessuale affermando che non è peccato. Come si vede, Fiducia supplicans ha radici lunghe.
Molto è stato scritto sul sesso e l’erotismo nella Bibbia, e anche sul rapporto tra misticismo e sensualità. Da questo punto di vista, Tucho non ha scoperto nulla di nuovo. Quella che colpisce è l’attenzione malata (e a che titolo poi, da parte di un sacerdote?) alla fisiologia del rapporto sessuale, secondo l’idea che l’eccitazione sessuale possa essere “un sublime atto di adorazione a Dio”.

Si è scoperto un nuovo libro nascosto del Cardinale Tucho Fernández
Caminante Wanderer, 8 gennaio 2024

(Traduzione italiana dallo spagnolo a cura di Aldo Maria Valli per Duc in altum)

Dobbiamo iniziare questo post particolarmente sgradevole scusandoci con i lettori per l’indecenza dell’argomento e del vocabolario che vi troveranno, ma non c’è altra possibilità. Le parole che necessariamente citeremo non sono nostre, ma sono state scritte dall’attuale Cardinale Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede.

Il Cardinale Víctor Manuel Fernández non è solo l’autore di un libro, Sáname con tu boca: El arte de besar (Guariscimi con la tua bocca, L’arte di baciare) di cui si è parlato in tutto il mondo. Ne ha scritto un altro, che è peggio del primo, e lo ha anche nascosto. Infatti, l’opera non compare nell’elenco inserito nel suo curriculum ufficiale, pubblicato dal sito del Vaticano in occasione della sua nomina.

Il libro in questione si intitola La pasión mística. Espiritualidad y sensualidad (La passione mistica. Spiritualità e sensualità), ed è stato pubblicato a Città del Messico dalla casa editrice cattolica Dabar nel 1998. La veridicità del testo è confermata non solo dalla copia fisica a cui abbiamo avuto accesso, ma anche dalla sua registrazione nel registro internazionale ISBN e dalla sua inclusione in Google Books.

Qualcuno potrebbe voler leggere l’intero libro, ma lo sconsigliamo. Si tratta di poco più di novanta pagine che non edificheranno nessuno e anzi saranno occasione di peccato.

Tuttavia, è importante commentare alcuni dei passaggi più notevoli che compaiono soprattutto negli ultimi tre capitoli, intitolati rispettivamente Orgasmo maschile e femminile; La via dell’orgasmo e Dio nell’orgasmo della coppia.

Poco prima, all’inizio del capitolo 6, intitolato Mia bella, vieni, il cardinale Fernández scrive: «Cercherò di descrivere, con le mie povere parole, un’esperienza d’amore, un incontro appassionato con Gesù raccontatomi da una ragazza di sedici anni».

Cioè, Tucho Fernández si è intrattenuto con delle minorenni che gli hanno raccontato quanto segue: «Accarezzo il tuo volto, Gesù, e arrivo alla tua bocca […]. Accarezzo le tue labbra e in un impulso di tenerezza inaudita mi permetti di baciarle dolcemente […]. Poi accarezzo le tue gambe delicate, che mi sembrano colonne perfettamente scolpite, piene di forza e di vitalità. Le accarezzo, le bacio…» (p. 59; 61-62).

Nel capitolo 7, il cardinale prefetto si dedica a descrivere con precisione anatomica la meccanica del piacere sessuale: «Normalmente la donna, più dell’uomo, trova il sesso senza amore molto insoddisfacente e ha bisogno di condizioni adeguate per sentirsi eccitata sessualmente. È meno attratta degli uomini dal guardare immagini con scene sessuali violente, immagini di orge, eccetera. Ma questo non significa che la pornografia forte la ecciti meno, bensì che pur piacendole le dà meno valore e, in alcuni casi, ne ha paura. Le piacciono di più le carezze e i baci, e ha bisogno che l’uomo giochi un po’ prima di penetrarla. Ma lui, in breve, è più interessato alla vagina che al clitoride. Al momento dell’orgasmo, lui emette spesso grugniti aggressivi; lei emette un balbettio infantile o sospira. Non dimentichiamo che la donna ha un ricco plesso venoso intorno alla vagina, che mantiene un buon flusso sanguigno dopo l’orgasmo. Per questo motivo è spesso insaziabile. Ha bisogno di scaricare l’ingorgo pelvico e, finché questo non avviene, dopo l’orgasmo può desiderare di averne ancora. La donna ha bisogno di più tempo, di più dedizione; ha bisogno che l’uomo le conceda più tempo dopo aver raggiunto la propria soddisfazione. Ma di solito lui si scarica bene durante l’eiaculazione ed è soddisfatto ed esausto» (p. 65-66).

Tutta la minuziosa descrizione ha uno scopo “spirituale”: «Chiediamoci ora se queste particolarità dell’uomo e della donna nell’orgasmo si verificano in qualche modo anche nel rapporto mistico con Dio. Potremmo dire che la donna, essendo più ricettiva, è anche più disposta a lasciarsi prendere da Dio, è più aperta all’esperienza religiosa. Probabilmente è per questo che le donne predominano nelle chiese» (p. 67).

Nel momento culminante del rapporto carnale le differenze sessuali sembrano scomparire: «Per questo motivo gli scienziati dicono spesso che le differenze tra maschio e femmina si avvertono nella fase che precede l’orgasmo, ma non tanto nell’orgasmo stesso, dove le differenze tra femminile e maschile non sono più così chiare e sembrano scomparire» (p. 70).

Nel capitolo 8, l’autore porporato si sofferma sulla dimensione mistica del viaggio verso l’orgasmo e spiega che «alcuni santi hanno iniziato ad avere esperienze inebrianti di Dio subito dopo la conversione, o con la conversione stessa; altri, come santa Teresa d’Avila, hanno raggiunto tali esperienze dopo molti anni di aridità spirituale. Santa Teresa di Gesù, pur sentendosi teneramente amata da Dio, non ha mai avuto esperienze molto “sensuali” del suo amore e sembra aver raggiunto una gioia traboccante e appassionata solo al momento della morte, quando il suo volto si è trasfigurato e ha pronunciato le sue ultime parole: “Ti amo, o mio Dio, ti amo!”»

Certamente, le esperienze “inebrianti” o “sensuali” dell’amore di Dio che il Cardinal Fernández attribuisce in modo blasfemo a Santa Teresa di Gesù e a Santa Teresa di Gesù Bambino sono orgasmi.

Nello stesso capitolo, il Prefetto della Dottrina della Fede afferma quanto segue: «Ma ciò non significa necessariamente che questa esperienza gioiosa dell’amore divino, se la raggiungo, mi libererà da tutte le mie debolezze psicologiche. Non significa, ad esempio, che un omosessuale cesserà necessariamente di essere tale. Ricordiamo che la grazia di Dio può coesistere con le debolezze e anche con i peccati, quando c’è un condizionamento molto forte. In questi casi, la persona può fare cose oggettivamente peccaminose, ma non essere colpevole e non perdere la grazia di Dio» (p. 80).

In altre parole, gli omosessuali possono fare cose oggettivamente peccaminose – ad esempio avere rapporti sessuali – ma non sono colpevoli. Qui abbiamo già un lontano accenno alla recente Fiducia supplicans e a ciò che probabilmente si sta preparando nel dicastero sotto la guida di Fernández: i rapporti omosessuali, pur essendo oggettivamente peccaminosi, non sono colpevoli. Questo è il pensiero del difensore dell’ortodossia cattolica!

Infine, notiamo un motivo di consolazione che Tucho offre alle suore afflitte, quelle che consumano di più i suoi libri: «Ci può essere una suora che deve fare grandi sacrifici per essere fedele alla sua verginità, perché la sua psicologia ha dei forti condizionamenti in tal senso, eppure, allo stesso tempo, può fare una bella esperienza dell’amore di Dio che è molto autentica, e che la rende felice» (p. 80).

Il capitolo 9, invece, è dedicato alla presenza di Dio nell’orgasmo della “coppia”. Notiamo che l’autore non parla di “matrimonio” ma appunto di “coppia” che, come abbiamo visto sopra, può essere composta da individui di sesso diverso o uguale. E introduce l’argomento dicendo: «Finora abbiamo parlato della possibilità di raggiungere una sorta di orgasmo plenario nel nostro rapporto con Dio; il che non implica tanto alterazioni fisiche, ma semplicemente che Dio viene a toccare il centro spirituale-corporeo del piacere, così che si sperimenta una soddisfazione che abbraccia tutta la persona. Questo ci porta a un’altra importante conseguenza: ci invita a scoprire che, se Dio può essere presente a quel livello della nostra esistenza, lo può diventare anche quando due esseri umani si amano e raggiungono l’orgasmo; e che l’orgasmo, sperimentato alla presenza di Dio, può anche essere un sublime atto di adorazione di Dio» (p. 14).

Per liberare i suoi lettori da ogni peso di coscienza, l’autore dice loro: «Vediamo così che il piacere è anche qualcosa di religioso, perché “è un dono di Dio”. Pertanto, chi è in grado di godere della presenza di Dio può più facilmente prendere coscienza dell’amore di Dio e quindi aprirsi ad amare gli altri. Chi non è in grado di godere dei piaceri della vita, perché non ama e non accetta se stesso, difficilmente potrà amare gli altri con generosità. […] Quindi non dobbiamo fuggire o nasconderci da Dio quando godiamo, perché è lui che “ha creato tutte le cose per il nostro godimento” (1Tim 6,17)”» (p. 86-87).

E la conclusione di questo ragionamento è molto prevedibile: «Così, il piacere dell’orgasmo diventa un’anticipazione del meraviglioso banchetto d’amore che è il cielo» (p. 88).

I semi-pelagiani rigidi, invece, devono stare in guardia: «Dobbiamo dire, quindi, che non piace a Dio l’atteggiamento di certe persone falsamente spirituali che negano permanentemente il rapporto sessuale al coniuge, con la scusa che cercano un amore più “perfetto”» (p. 88).

Cosa penserà il cardinale prefetto di Sant’Alessio e di tanti santi che hanno scelto l’astinenza sessuale con i loro coniugi per un amore più elevato?

Poi, fraintendendo i grandi maestri, eccolo affermare il contrario di ciò che la Chiesa ha sempre sostenuto: «Il piacere sessuale non ostacola la spiritualità o la contemplazione, perché se l’unione sessuale è un atto d’amore non fa altro che aprire il cuore e quindi facilitare la contemplazione di Dio. Già san Bonaventura diceva che “nessuno raggiunge la contemplazione se non si esercita nell’amore dell’altro” (III S., 27, 2, 4; IV S, 37, 1, 3, ad 6), e secondo san Tommaso d’Aquino “l’affetto umano è dilatato dal piacere” (Summa Th., I-IIae, 31, 3)» (p. 88-89).

Il problema, secondo Tucho Fernández, deriva dalla «mentalità greca che ha influenzato negativamente il cristianesimo, trasmettendogli un certo disprezzo per il corpo» (p. 89). Ma san Tommaso ha rimesso tutto a posto e, a conferma della sua opinione, l’autore porta la testimonianza di Padre Danielou che in un suo scritto afferma che «dall’unione erotica all’unione mistica c’è un passo facile da fare» e, soprattutto, quella di «un venerabile teologo egiziano del XV secolo [dimentica di dire che era musulmano] il quale fece la seguente lode di Dio: “Lode ad Allah, che afferma peni duri e dritti come lance per fare la guerra nelle vagine (Al Sonuouti)”» (p. 91).

Non ci soffermeremo su queste parole. Quest’ultima citazione completa il disgusto che suscita la lettura del libro del Cardinal Fernández.

Si potrebbe obiettare che anche Papa Giovanni Paolo II scrisse sulla teologia del corpo. Tuttavia, il pontefice polacco fece teologia, non pornografia, come invece fa Tucho Fernández. Si possono avere opinioni diverse su questo particolare insegnamento di Giovanni Paolo II, ma non si può negare che sia una riflessione profonda di uno spirito fine, senza traccia della brutalità e grossolanità che si trovano nel libro di Fernández.

La domanda ovvia è se Papa Francesco avrà qualcosa da dire al riguardo. Noi qualcosa da dire l’abbiamo: il Cardinale Tucho Fernández deve dimettersi ed essere privato del cardinalato.

++++ AGGIORNAMENTO ++++

Il Cardinal Fernández rompe il silenzio sul libro La passione mistica, spiritualità e sensualità: “Certamente non scriverei adesso”
di Javier Arias
InfoVaticana, 8 gennaio 2024

(Nostra traduzione italiana dallo spagnolo)

Il Cardinale Víctor Manuel Fernández ha espresso a InfoVaticana le sue prime dichiarazioni per fare il punto sulla polemica generatasi quando è venuto alla luce un libro da lui scritto nel 1998 intitolato La passione mistica, spiritualità e sensualità.
Il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede riconosce che si tratta di “un libro di gioventù che certamente non scriverei adesso”. Inoltre, sottolinea che “molto tempo dopo quel libro ne scrissi altri molto più seri come La forza curativa del misticismo e La forza trasformante del misticismo.
Il libro, quindi, è autentico anche se nel corso della giornata si è ampiamente commentato che questo libro non è incluso nel suo curriculum e fu pubblicato sul sito ufficiale del Vaticano quando fu nominato Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede in sostituzione del Cardinal Ladaria. Víctor Manuel Fernández risulta autore di numerosi libri sulla spiritualità ma questo libro in questione non figura tra le sue opere.
La spiegazione offerta dal cardinale è che “ho cancellato quel libro poco dopo la sua uscita e non ne ho mai permesso la ristampa”. Riguardo al motivo che lo spinse a scriverlo nel 1998, Víctor Manuel Fernández spiega che il suddetto libro “aveva senso in un momento di dialogo con giovani coppie che volevano comprendere meglio il significato spirituale delle loro relazioni, ma poco dopo ho pensato che potrei essere frainteso”. In questo modo indica che le descrizioni che fa di natura sessuale sono orientate ai matrimoni.
Per evitare quanto accaduto oggi, il cardinale argentino ha deciso di cancellare quel libro. Per questo sottolinea che “non credo sia un bene che venga diffuso adesso”. Infine, il Cardinale Víctor Manuel Fernández risponde a InfoVaticana dicendo che non ne ha autorizzato la diffusione “ed è contrario alla mia volontà” che questo libro venga diffuso adesso.

Il commento di MiL-MessainLatino [QUI]: «Il card. Fernández rompe il silenzio: “Il libro é mio ma ora non lo riscriverei”. Ammissioni del Card. Fernández suscitate non da resipiscente rimorso, ma da freddo calcolo riparatore in vista del prossimo conclave dal quale Francesco vuole esca il suo degno erede, e sta facendo di tutto per ottenerlo. Viste le forti reazioni contrarie a Fiducia supplicans, l’uscita della notizia del suo scandaloso libro (se pur “giovanile”: il cardinale nel 1998 aveva “solo” 36 anni, a quell’età San Tommaso aveva già scritto la maggior parte della Summa contra Gentiles) però sta mettendo a rischio le mire della coppia Francesco-Fernández e ha indotto il cardinale a correre ai ripari per cercare di limitare i danni di immagine».

Tucho e le sue sconcezze? L’orrore si mostra ormai senza veli
di Vincenzo Rizza
Duc in altum, 9 gennaio 2024

Ormai purtroppo non mi stupisco più di nulla. Da questi personaggi mi attendo di tutto.
Ritengo, tuttavia, che la carriera di Tucho possa essere, paradossalmente, un bene per la Chiesa perché è talmente vanesio e inadeguato da mostrare senza veli tutti i limiti, le sconcezze e gli orrori della nuova teologia che si vuole introdurre e che purtroppo credo sia insegnata da anni in molti seminari e università.
Meglio lui di un teologo più furbo e accorto (e ce ne sono tanti) che introduca gli stessi concetti con parvenze ortodosse.
Egli è talmente incapace (e finanche ingenuo) che anche semplici fedeli come me, che non hanno alcuna preparazione teologica (salvo quella che deriva dal catechismo e dalla partecipazione alle messe domenicali), riescono a capire i danni del modernismo. Non escludo che possa essere lui (naturalmente in modo inconsapevole), a contribuire in modo decisivo a modificare il corso degli eventi e a ricondurre la Chiesa su corretti binari: è perfino riuscito nell’arduo compito, fallito da teologi e cardinali di ben altra statura, di far ribellare mezzo episcopato contro lo stesso papa! Sono curioso di vedere come ne uscirà il pontefice, presumo assai infastidito dall’imbarazzo che il suo pupillo gli sta procurando.

Indice – Fiducia supplicans [QUI]

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