Torna la Messa nella chiesa delle polemiche a Vicofaro, ma i fedeli continuano a chiedere la rimozione del parroco pro migranti
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 18.12.2023 – Vik van Brantegem] – Prove di ritorno alla normalità per la parrocchia di Santa Maria Maggiore a Vicofaro. Questo quartiere di Pistoia è da anni al centro delle cronache per le polemiche sulla gestione dei migranti, che il Parroco Don Massimo Biancalani accoglie in gran numero nei locali parrocchiali, anche con problemi di convivenza con gli abitanti, fedeli compresi. Dopo una serie di lavori e adeguamenti, anche in termini di igiene e sicurezza, il Vescovo di Pistoia, Mons. Fausto Tardelli, ieri ha concelebrato la Santa Messa delle ore 11.00 con il parroco “amico dei migranti”.

La Curia pistoiese ha spiegato che ciò accade dopo che sono stati allestiti letti a castello per poter spostare i migranti dalla chiesa ai locali adiacenti, dopo la sanificazione degli stessi locali e l’intervento di una ditta specializzata per pulire a fondo tutti gli ambienti. Queste nuove condizioni, ha spiegato la Curia pistoiese, hanno consentito, oggi, di ripartire con la celebrazione delle funzioni dentro la chiesa di Santa Maria Maggiore.
Il Comitato per Vicofaro, assistito dall’Avv. Alberto Barni del foro di Pistoia, da tempo punta il dito contro le criticità emerse in più occasioni a margine della parrocchia, di fatto deputata all’accoglienza dei migranti, fra episodi di degrado e di spaccio di droga dei quali si sarebbero resi protagonisti in passato alcuni degli stranieri ospiti del parroco. E i cittadini si sono rivolti alle istituzioni – la Procura, il Prefetto, la Questura, il Comune e la Diocesi – per chiedere un intervento risolutivo, sia nel loro interesse che in quello dei migranti.
Dopo la trasmissione del 21 settembre scorso di Diritto e rovescio, condotta da Paolo Del Debbio su Rete 4, in novembre il Comitato per Vicofaro ha presentato un esposto alla Procura, trasmesso per conoscenza anche al Prefetto, al Questore, al Sindaco e al Vescovo. Il Comitato ha chiesto alla Procura di verificare se vi siano reati ravvisabili in alcuni fatti segnalati e, in particolare, ha chiesto agli inquirenti di accertare se ci sia verità in quanto dichiarato all’inviata di Mediaset che, quella sera, era entrata nella chiesa di Santa Maria Maggiore con microfoni e telecamera nascosti e, parlando con alcuni giovani migranti ospiti della parrocchia, aveva chiesto loro se in chiesa vi era attività di spaccio e uno dei giovani le aveva risposto di sì. A questo si aggiungono cinque denunce presentate nel corso delle settimane precedenti ai carabinieri di Pistoia da parte di altrettanti residenti del quartiere per minacce e violenza privata che sarebbero state messe in atto nei confronti di alcuni cittadini da parte di alcuni ospiti di Don Biancalani. Questo è quanto ci è stato confermato da alcuni componenti del Comitato per Vicofaro, insieme ad alcuni residenti, dimostrando la ormai difficile convivenza con la realtà della parrocchia.
Il Comitato per Vicofaro e i residenti hanno spiegato: «Non è vero che siamo soltanto quattro famiglie, come sostiene il parroco. Prima alla Messa c’erano 100-150 persone, ora ce ne sono una decina. Dove sono finite tutte le altre? Per i residenti la chiesa è aperta soltanto la domenica mattina, per la Messa, perché se vogliono entrare in altri orari viene loro detto, dagli ospiti, che quella non è casa loro. Il degrado è documentato dai verbali dell’Asl, dei Vigili del fuoco e dei Vigili urbani. Ci siamo presentati in commissione per affrontare tutti questi aspetti. I toni alti non erano rivolti al parroco, ma in un contesto istituzionale dove avevamo diritto di esprimerci, e abbiamo comunque anche il diritto di farlo con toni alti. Nell’ultimo mese cinque persone hanno presentato altrettante denunce all’Arma dei carabinieri per minacce e violenza privata da parte di alcuni ospiti. Di tutto chiederemo i danni, come abbiamo già anticipato».

Nel settembre 2018, dopo le ispezioni di Asl e Questura, essendoci nessuna possibilità di eseguire rapidamente i lavori di adeguamento e di messa in sicurezza dei locali parrocchiali oggettivamente insicuri e addirittura pericolosi, il Comune di Pistoia notifica a Don Biancalani un’ordinanza per la cessazione dell’attività di accoglienza dei migranti, che Don Biancalani sposta in chiesa.
Nel mese di ottobre 2019 si trovano materassi sparsi in tutta la chiesa e poi scarpe, zaini e vestiti, ecc. per l’accoglienza di 250 migranti, che Don Massimo Biancalani aveva deciso di ospitare negli spazi della chiesa parrocchiale. Spiegava allora il parroco: «Tanta gente ha capito che di loro non c’è da aver paura. Mai avuto problemi di sicurezza. Io ho solo risposto all’appello che il Papa lanciò nel 2016 quando invitò i sacerdoti ad aprire le chiese a questa gente. Purtroppo un appello caduto nel vuoto».
Don Biancalani ha dunque permesso ai migranti di occupare la chiesa, il salone parrocchiale, i corridoi e persino quello che era il suo appartamento privato, in cui viveva da solo. La comunità parrocchiale, però, che conta 7.000 fedeli si era dimezzata. In quell’anno 2019, raccontava Don Biancalani, «siamo passati da 120 a 20 bambini. Però abbiamo acquistato tanti laici che vengono qui a praticare il Vangelo: avevo fame e mi hai dato da mangiare, sete e mi hai dato da bere, ero straniero e mi hai accolto». E di stranieri, Don Biancalani ne aveva accolti parecchi, tanto che i loro giacigli erano ammassati tra le panche e sotto le statue dei santi della chiesa. La domenica si celebrava comunque la Santa Messa: «I ragazzi sanno che devono stare in silenzio. O escono fuori o dormono», diceva Don Biancalani.
Insomma, la parrocchia di Santa Maria Maggiore era stata trasformata in un centro di accoglienza per migranti, tra frigoriferi, cucine in funzione 24 ore su 24 e diversi bagni chimici. A volte si faceva fatica a pagare le bollette: «Succede che ci tagliano il gas perché non abbiamo pagato una bolletta da 4.000 euro. Lo farò con i miei risparmi di insegnante di religione», diceva Don Biancalani.

La Santa Messa domenicale, presieduta ieri dal Vescovo di Pistoia, avrebbe dovuto simbolicamente avviare una nuova stagione, facendo da presupposto ad un miglioramento dei rapporti fra gli abitanti e Don Biancalani. Tuttavia, lo spostamento in altri spazi parrocchiali dei giacigli dei suoi ospiti, non ha convinto il Comitato per Vicofaro, i cui esponenti hanno manifestato all’esterno della chiesa di Vicofaro, senza creare tensioni e senza disturbare la celebrazione della Santa Messa, esponendo degli striscioni: “Vicofaro chiede un vero parroco” e “Via Biancalani”. Hanno chiesto un intervento del Vescovo di Pistoia, affinché il “parroco dei migranti” venga trasferito altrove.

Mons. Tardelli ha spiegato: «Come diocesi abbiamo acquistato e donato alla parrocchia alcuni letti a castello che, posizionati nei locali adiacenti alla chiesa e in quelli della parrocchia, ci hanno consentito di spostare le decine di posti letto presenti nella chiesa principale. Siamo poi intervenuti con una ditta specializzata per la disinfestazione per la presenza di piccioni e la riparazione dei vetri rotti dagli stessi volatili».
Mons. Tardelli ha invitato i parrocchiani a tornare a frequentare la chiesa di Santa Maria Maggiore: «Chiedo a tutti di tornare a Messa. Di tornare a Vicofaro come luogo di culto. Per le altre attività parrocchiali avremo bisogno di più tempo, ma intanto la chiesa principale torna ad avere la propria funzione e torneranno ad esserci Messe e cerimonie, matrimoni compresi. Questo è il nostro obiettivo, quindi chiedo ai fedeli di rispondere al mio appello. Quello di oggi è un primo passo di un percorso più articolato».
Il primo segnale per avviare il riavvicinamento fra le parti, lanciato dalla Diocesi di Pistoia, a quanto pare non sembra essere stato giudicato sufficiente e ieri l’appello del vescovo non è stato colto dai residenti, che continuano a chiedere la rimozione di Don Massimo Biancalani dalla parrocchia di Santa Maria Maggiore. I rappresentanti del Comitato per Vicofaro hanno dichiarato: «In chiesa, durante la Messa celebrata dal vescovo, c’erano una trentina di persone, ma tutte provenienti da fuori e facenti parte del “corteo Biancalani”. Dei residenti nel quartiere non c’era nessuno».
Non può essere negato che la questione dei migranti è una pentola a pressione, non solo politica, ma anche ecclesiale. Certamente, seguendo il Vangelo, la Chiesa deve occuparsi di misericordia e carità verso chi è nel bisogno, ma non deve fare politica: rendere dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio (cfr. Mt 22,21, Mc 12,17 e Lc 20,25). Quindi, la Chiesa opporsi all’intromissione politica (anche da parte dei suoi ministri) nella Chiesa, mentre la politica deve opporsi all’intromissione dei ministri della Chiesa nella politica. La Chiesa deve occuparsi della vita uomo, ma non di solo pane vive l’uomo, che con la vita su questa terra è in cammino verso la vita eterna: salus animarum suprema lex.
Non di solo pane vive l’uomo è la traduzione delle parole della Vulgata in Mt 4,4 e Lc 4,4: «Non in pane solo vivet homo» (vivet significa propriamente vivrà). Sono la risposta di Gesù – citazione pressoché testuale da Deuteronomio 8,3 – all’invito del Maligno di trasformare in pane le pietre del deserto, per saziare la fame sopravvenutagli dopo 40 giorni e 40 notti di digiuno. Matteo prosegue: «ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» e Luca: «ma di ogni parola di Dio», per significare che l’uomo non vive di solo nutrimento materiale, ma soprattutto di quello spirituale.



























