Intorno ai femminicidi

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Nessuno è ovviamente perfetto ma, come ho cercato di puntualizzare nei precedenti articoli qui pubblicati, un fatto esistenziale “deviante” va analizzato da molti punti di vista, attenzione non da “destra, da sinistra o dal centro” come fa certa “politica”, ma sul piano giuridico-antropologico (cfr. “Il deviante e i suoi segni. Lombroso e la nascitadell’antropologia criminale in Italia”, Milano, Angeli, 1985), materia su cui redassi, come giàanticipato, la mia prima pubblicazione (attualmente ho raggiunto quota 45 Testi) dopo essere stato nominato Docente/ Cultore della materia (negli anni successivi in altre 3 Facoltà), la prima, nuova qualifica accademica recepita presso la Facoltà di Giurisprudenza a Palermo (cfr. Francesco Trombetta-anno accademico 1985-1986 : “Riflessioni giuridiche, antropologiche, morali e teologiche sugli illeciti penali, civili, amministrativi ed erariali: gli illeciti messi a confronto con questioni morali e teologiche-Peccato e Delinquenza- la capacità in ambito penale e civile rapportata alle responsabilità ed alla imputabilità, le procedure per l’accertamento del quoziente intellettivo ai fini della verifica della sanità mentale in riferimento alle diverse turbe psichiche. Pubblicazione- Libro di testo della cattedra di Antropologia criminale presso la Facoltà di Giurisprudenza di Palermo 1985” , cfr. F. Trombetta

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Tuttavia, oggi, uno dei più importanti ed esaustivi approfondimenti in merito si rinviene in questo testo scientifico che invito tutti a consultare per acquisire un’aggiornata panoramica sulla tematica di cui ritengo utile trascrivere alcune parti (https://www.skuola.net/universita/materiale/21127/download :Norme,devianza e criminalità).

Sin dall’antichità tutte le società cercano di rendere la collettività conforme alle norme e ai valori da esse stabiliti ma ciò nonostante vi si è sempre avuta l’esistenza di comportamenti, atti, credenze e tratti di personalità che violano tali norme e per questo sono considerati “devianti”. Il termine devianza viene utilizzato soprattutto nell’ambito delle scienze sociali per spiegare alcuni atti compiuti dagli individui e le reazioni che tali atti suscitano all’interno della società o solo in alcuni suoi strati. La rilevazione di questi tipi di dati, e la loro interpretazione, permettono allo scienziato sociale di elaborare degli schemi interpretativi che permettono di capire dove, quando e perché queste forme di comportamento deviante si manifestano.

C’è da precisare comunque che nell’ambito delle scienze sociali non vi è una definizione unitaria del termine “devianza” infatti c’è chi ne ha fornito una definizione più ristretta e chi invece ne ha fornito una più ampia. Secondo una concezione ristretta è definito deviante ogni comportamento considerato inaccettabile dalla maggioranza degli individui e che la cui messa in atto comporta una risposta collettiva di tipo negativo. Stando invece ad una concezione più ampia può essere definito deviante un atto, una credenza o un tratto di personalità che viola le norme della società e ciò comporta una reazione negativa da parte della maggior parte della collettività. In prima analisi le due definizioni non sembrano così differenti tra loro infatti per entrambe la devianza configura qualcosa che nega un valore, che viola una norma sociale e si pone quindi in contrasto con le aspettative sociali.

Tuttavia, tra le due definizioni, vi è anche una sostanziale differenza la quale sta nel fatto che per la prima concezione può essere deviante solo un comportamento, mentre per la seconda concezione può essere considerato deviante anche una credenza o un tratto di personalità. Il sociologo americano William Graham Sumner ha distinto tre tipi diversi di norme:

1) Norme d’uso

2) Norme morali

3) Norme giuridiche.

Quando parliamo di norme d’uso facciamo riferimento alle cosiddette “buone maniere” relative al modo di vestire, allo stare a tavola, di mangiare, di interagire con gli altri etc.. In questo caso la collettività si aspetta che l’individuo in queste sue azioni segua delle regole il cui mancato adempimento comporta una sanzione informale tuttavia molto blanda. Si hanno delle reazioni più dure nel momento in cui non vengono rispettate le norme morali (ad esempio bestemmiare, mentire etc..) le quali, a loro volta, possono trasformarsi in norme giuridiche.

Questa trasformazione viene decisa dall’autorità politica. A differenza delle prime due tipologie di norme, le norme giuridiche, se non rispettate, prevedono una sanzione formale e per far in modo che esse vengano rispettate vengono utilizzati dei corpi specializzati di persone (polizia e magistratura). Vi sono comunque, diversi tipi di norme giuridiche; nell’ordinamento italiano vi sono norme che regolano i rapporti tra privati, e costituiscono il diritto privato, e norme che invece riguardano i rapporti tra cittadini e stato, e vanno a costituire il cosiddetto diritto pubblico interno. Nell’ambito del diritto pubblico viene definito illecito amministrativo un comportamento che viola gli obblighi che vengono imposti dalla legge alla pubblica amministrazione e che prevedono una sanzione pecuniaria; viene invece definito reato un comportamento che viola una norma del codice penale e che comporta quindi una sanzione penale quale arresto, multa o reclusione.

In virtù di queste definizioni bisogna precisare che solo una piccola parte degli atti devianti viene considerata un reato (ossia viene perseguito dalla legge dello Stato) mentre la grande maggioranza dei reati sono anche atti devianti, ossia vengono perseguiti dalla legge dello Stato e suscitano reazioni negative da parte della società (ed io aggiungo che evidenziano che i soggetti sono lontani da Dio, e dalla Comunità ecclesiale, come adesso cercherò di dimostrare………..).

3- La rilevanza personologica della Teologia Per comprendere la “ratio” complessiva e cercare di fornire una soluzione ai fini della costruzione di una società che non sia schiava del “maligno” è necessario aprire la propria anima, per cui concordo con Laura Paladino-Cerco il Tuo volto https://www.cercoiltuovolto.it › laura-paladino-comme…- che ha commentato le Letture della celebrazione eucaristica di Domenica 5/11/2023, Mt 23,1-3 “Allora Gesù si rivolse alla folla ed ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno»; Genesi 3 “Il desiderio di supremazia viene dal maligno che minaccia la nostra dimensione creaturale, filiale e di fraternità, e ci induce ad agire come se Dio non ci fosse, solo Lui è «grande», in ebraico rab, da cui viene il termine rabbi, che definisce il maestro, cioè magister, dal latino magis, più; la chiamata di tutti gli uomini, nella Creazione, è «coltivare e custodire il giardino» a immagine di Dio, vicariando la sua potestà di amore e di sollecitudine, cfr. Genesi 1,27-28; 2,15; quanti hanno responsabilità sulle persone cioè politici, amministratori, guide spirituali, assumono il compito di custodirle e orientarle sul modello di Dio, «Re grande», «unico Padre» di tutti noi, cfr. Malachia 1,14.2,10; Matteo 23,9”.Pertanto, ritengo che sul piano personologico se si ha un’infermità mentale (malato), cioè non si è capace di intendere e di volere, quindi non si è penalmente imputabile, ovvero si ha una “genetica malvagità d’animo, una crudeltà innata, un naturale senso di aggressività verso il prossimo, maschio o femmina” (mentalmente sano, ma anomalo in riferimento ai vigenti valori sociali, religiosi, etici, ecc.), si può comprendere secondo me, confrontandosi con gli insegnamenti teologici, con il rapporto fra Dio e suo figlio incarnato Gesù Cristo (da molti fedeli e da una carissima persona che mi ha seguito dalla mia infanzia, mia zia Rina, considerato “l’amico più grande che non ti abbandona mai, che ti consente pure, se hai fede, di essere vicina spiritualmente al coniuge che ha già raggiunto la casa del Padre onnipotente ”), sulla base dell’ispirazione dello Spirito Santo.

Questo ho tentato di approfondire anche in una mia tesina al Corso di Teologia di base, ovvero la dinamica amorevole delle 3 Ipostasi spiegate dalla Teologia trinitaria (sintesi dei libri di testo “STB San Luca Evangelista- Palermo”, Direttore emerito Mons. Salvo Priola, attuale Rettore della Basilica Santuario mariano di Altavilla Milicia-Palermo, che ringrazio): “Il nome di Dio ci è stato rivelato da Gesù cioè Padre Figlio e Spirito Santo, nome unico perché con l’A.T. va professato che uno solo è il Signore da cui trae origine, senso e compimento il cosmo, l’uomo e la storia, nome non singolare, ma triadico, cioè non è possibile pronunciare “Padre” senza che sia inteso parimenti il Figlio e lo Spirito, non ci sono principi prima della Trinità. Dio è in sé amore trinitario come ci insegna Giovanni che in un intreccio mirabile contempla la vita intradivina narrando la storia trinitaria di Dio attraverso il volto crocifisso di Gesù dal quale si intravede la profondità misteriosa della vita intima di Dio (chiamato da S. Tommaso d’ Aquino “l’enunziato”).

Dio è il Padre nel senso recepito dall’esperienza umana della paternità, per cui occorre avvalersi per la sua esatta comprensione di 2 procedimenti linguistici diversi, ma complementari: a)analogia, cioè occorre fare un riferimento al rapporto tra padre/madre terreno/a e figlio/a terreno/a per giungere al rapporto fra Padre eterno e Figlio eterno al fine di evitare equivoci altrimenti i termini avrebbero lo stesso significato, infatti si parla di “generazione” che è incorporale, immateriale, intellettuale ed eterna (“Verbo”); inoltre si evidenzia che non si intende fare riferimento alla dimensione carnale o sessuale di Dio (maschile/femminile), ma generante;

b)Il simbolismo ci permette di raccogliere ciò che una paternità nella sua concretezza riesce a tradurre, di fissarlo in qualche modo, di ipostatizzarlo (colui che è pronto a dare la sua vita per la sua creatura nella preoccupazione, negli studi o nel lavoro di ogni giorno); sotto quest’aspetto va affermato il senso della generatività umana nella sua interezza di padre-madre, cioè l’atto d’amore col quale, dalla eternità e dalla pienezza della sua vita genera il Figlio, realizza, esiste e comunica se stesso. Dio è il Figlio, sul piano analogico l’esperienza umana della paternità/maternità, il padre (e la madre) preesiste come uomo al figlio e comunica la sua somiglianza che si va sviluppando progressivamente; in Dio il Padre esiste come Dio appunto generando, unica ed identica è la sostanza divina, la vita che il Padre comunica eternamente; sul piano simbolico l’esperienza umana della filiazione è costitutiva dell’essere stesso, nell’avvenimento intradivino della filiazione possiamo affermare che Dio è il Figlio, il Verbo eterno del Padre, come il raggio vive della Luce. L’ intreccio fra opera salvifica e vita intima di Dio si snoda attraverso Gesù Cristo, infatti il mondo, l’uomo e la storia stanno a cuore a Dio come se stesso, l’economia salvifica coincide col destino stesso di Dio.

Se Dio è in se amore, è comunione di 3 Persone, se Dio è paternità, filiazione e spirazione d’amore, allora ha un senso nuovo l’esistenza umana, ha un senso nuovo la storia dell’umanità, di tutti i popoli, il cosmo stesso che può assurgere a teatro.

In verità la vita di Dio, la sua perichoresi d’amore si è intrecciata irreversibilmente con la vita dell’uomo: il più piccolo atto d’amore o di speranza non va perduto, attraversato com’è dal soffio vivificante dello Spirito.”Cogito ergo sum” (penso quindi esisto), può diventare “cogitor et amor ergo sum” (sono pensato e sono amato, quindi esisto), infatti l’uomo viene da lontano, nascosto com’è nella eternità di Dio e la meta resta la comunione intratrinitaria, diversamente appare guidato dal demonio (massima ricevuta oggi dal mio amico Teologo Fra Paolino Saia “dal libro della Sapienza: Lo spirito del Signore riempie l’universo e, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce. Per questo non gli sfuggirà chi proferisce cose ingiuste, la giustizia vendicatrice non lo risparmierà. Si indagherà infatti sui propositi dell’empio, il suono delle sue parole giungerà fino al Signore a condanna delle sue iniquità”).

Com’ è noto San Paolo (1Ts 5, 23) elenca tre elementi (su cui dovrebbe riflettere chi sta per commettere un atto deviante, un comportamento delittuoso…) costitutivi dell’essere umano: spirito, anima e corpo. Anche l’ordine in cui sono enunciati esprime che i tre elementi sono in relazione tra loro in modo gerarchico: al primo posto c’è lo spirito, poi l’anima e infine il corpo. I tre elementi e il loro ordine esprimono tutta la dimensione e la vocazione dell’essere umano, esaminiamoli singolarmente:

1. Spirito: la dimensione dell’uomo, in cui egli è capace di entrare in relazione con Dio. Solo in una natura umana, formata dall’unità inscindibile di corpo e anima, sussiste la possibilità di esistenza del luogo in cui Dio attua la comunione di vita con la sua creatura.

2. Anima: principio vitale immateriale, che Dio dona al momento in cui lo spermatozoo feconda l’ovulo e si ha la formazione dell’embrione. Ogni embrione è quindi, fin dal principio quell’unità inscindibile di corpo e anima, chiamata alla comunione con la vita divina.

3. Corpo: elemento biologico materiale, che si riceve dai genitori, attraverso l’atto del rapporto sessuale. Possiamo affermare che il corpo è per legge naturale chiamato a ricevere un’anima, e l’anima non sussiste nello spazio e nel tempo, se non attraverso un corpo. Questa preziosa unità di anima e corpo, costituisce il presupposto perché si abbia lo spirito, ossia la relazione tra l’uomo e Dio, ma se l’essere umano “devìa”, opera in maniera anomala con il suo prossimo, rinuncia volontariamente a Dio (Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 355-368 e n. 385 e ss.), a rispettare le leggi dello Stato come adesso sarà dimostrato, non comportandosi da cristiano (cfr. Emmanuelle Pastore – pubblicato il 09/07/20:“Nel mondo occidentale, la filosofia e la teologia cristiane hanno operato in favore di una vera evoluzione positiva della condizione femminile: è grazie al cristianesimo che grandi vittorie sono state riportare per permettere alla donna di ottenere i medesimi diritti dell’uomo”).

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