La crisi del dollaro mette in difficoltà anche la Santa Sede

Panoramica di piazza San Pietro
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Panoramica di piazza San PietroIl Vaticano ha reso noti alcuni dati del bilancio consuntivo consolidato del 2007. Dopo tre anni di attivo si ritorna al rosso. Meno 9 milioni di euro per la Santa Sede, ma c’è anche chi dona al papa 14 milioni di dollari per le opere di carità. Il bilancio c è stato approvato in una riunione in Vaticano, che si è svolta il 3 e il 4 luglio, del Consiglio dei Cardinali per i problemi economici, della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e dell’ Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolico.

Al posto della consueta conferenza stampa, è stata pubblicata una nota che rende pubblici alcuni dati dei settori che concorrono al bilancio: Curia e dicasteri come attività istituzionale, la attività finanziaria, il settore immobiliare e il settore “aziende mediatiche”. Poche informazioni essenziali, non la vera e propria pubblicazione del bilancio, non è stata ad esempio resa nota la situazione patrimoniale. Solo le entrate 236.737.207 euro, e le uscite 245.805.167 milioni. Dopo tre anni di attivo e 15.206.587 euro, come per altri stati il grosso della perdita viene dalla crisi del dollaro. Ben 12 milioni di euro “bruciati”. Buono invece il risultato degli investimenti immobiliari, soprattutto case affittate ai dipendenti e uffici. Negli ultimi tempi molti contratti sono stati rinnovati e in alcuni casi gli adeguamenti sono stati importanti. Venduto qualche immobile e fatti i conti delle spese di manutenzione il settore immobiliare della Santa Sede ha guadagnato 4 milioni di euro.

Note dolenti, come sempre del resto, per il settore dell’informazione. In testa alla lista la Radio Vaticana, che non avendo entrate ha un costo di circa 24 milioni di euro, per metà coperto dal bilancio del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Una decisione di Giovanni Paolo II per sostenere la diffusione della “voce del papa” in ogni parte del mondo. Guadagna un milione e 600 mila euro invece la Libreria editrice vaticana, che oltre alla vendita di libri gestisce i diritti di autore degli scritti del papa. In rosso anche l’ Osservatore Romano che, non avendo introiti pubblicitari di rilievo, come molti giornali, si basa sulle ” sovvenzioni statali”. Bilancio positivo per il Centro Televisivo Vaticano che invece ” vende” le immagini del papa anche se a prezzi calmierati.

Dicasteri, Segreteria di Stato, rappresentanze diplomatiche e altre istituzioni vaticane che “accompagnano” il lavoro del papa non producono ricavi, ma a loro pensano le Conferenze episcopali nazionali, le Diocesi e gli Istituti religiosi che, a norma di diritto canonico, ne sostengono i costi sostanzialmente immutati dal 2006. I 2.748 dipendenti della Curia, di cui 1.637 laici ( le donne sono solo 425), costano 102 milioni di euro.

Un conto a parte per il Governatorato, istituzione che amministra il piccolo stato vaticano. Non vengono pubblicati costi e ricavi ma solo l’ attivo di 6,7 milioni.In cassa arrivano i ricavi della vendita dei biglietti dei Musei Vaticani, che nel 2007 hanno avuto 4,3 milioni di presenze, ma ci sono costi per la sicurezza e la Gendarmeria, mentre la Guardia Svizzera è nel bilancio della Santa Sede. Anche in questo caso la crisi del dollaro ha colpito i molti investimenti in questa valuta fatti negli anni in cui a capo del Governatorato era il cardinale statunitense Casimir Szoka.

In dollari anche la contabilità dell’ Obolo di San Pietro, il fondo da cui il papa attinge per le opere di carità e che si alimenta con donazioni e offerte. 80 i milioni di dollari donati nel 2007 con una offerta record di 14 milioni da un solo donatore, che vuole restare anonimo. Nel complesso però il papa ha avuto 22 milioni di dollari in meno per la carità. Terminata l’onda emotiva del cambio di pontificato e con la crisi del dollaro tornano le difficoltà. Tra le nazioni più generose gli Stati Uniti, la Germania e l’ Italia e la Repubblica di Corea, del resto l’arcivescovo di Seul Nicholas Cheong Junsuk fa parte del Consiglio dei Cardinali. Da ricordare: i proventi dell’8 per mille non vanno alla Santa Sede, ma alla Conferenza Episcopale Italiana.

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