Partecipanti alla manifestazione contro la violenza assaltano sede di Pro Vita & Famiglia a Roma. Chi non condanna è complice
La sede nazionale dell’associazione Pro Vita & Famiglia Onlus è stata attaccata da parte di persone che hanno partecipato alla manifestazione per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne di oggi a Roma. Martina Pastorelli di Catholic Voices commenta in un post su Twitter: «Mentre si manifesta contro la violenza la si compie con un odio smisurato. Mentre si sensibilizza perché nessuna donna muoia per mano altrui si attacca la sede del movimento Pro Vita. Siamo alla schizofrenia».

Pro Vita & Famiglia ha dichiarato: «Non Una Di Meno nemica delle donne, politicizza strage per fini ideologici. Finché la sacrosanta causa della lotta alle violenze contro le donne sarà monopolizzata da collettivi violenti, ideologici e politicizzati come Non Una Di Meno, che durante il corteo di oggi ha attaccato la nostra sede a Roma con insulti, volgarità e calunnie, le donne in Italia continueranno a morire e questa piaga non avrà mai fine. Un femminismo che strumentalizza in chiave politica la strage in corso per attaccarci senza ragione è nemico delle donne molto più di qualsiasi fantomatico ‘patriarcato’, perché manipola le vere ragioni del fenomeno e in tal modo ne impedisce la risoluzione. Negli ultimi mesi, la nostra sede è stata più volte vandalizzata con vernice da collettivi femministi, che pur di attaccarci non hanno risparmiato di danneggiare il luogo di lavoro di diverse donne che lavorano per Pro Vita & Famiglia, umiliandole e mortificandole»,
Jacopo Coghe, il Portavoce di Pro Vita & Famiglia ha scritto in un post su Twitter: «🔴LIVE: STANNO DEVASTANDO LA NOSTRA SEDE. Quelli “contro ogni violenza” stanno perpetrando una violenza inaudita contro la nostra sede di Pro Vita & Famiglia. Stanno rompendo i vetri delle nostre vetrine, stanno dando fuoco alle serrande. Un odio cieco e una violenza furiosa. Chi non condanna è complice!!».
Noi condanniamo.
Seguiremo gli sviluppi.


++++ AGGIORNAMENTI ++++
«Siamo arrivati davanti alla sede per fare la conta dei danni dopo il violento attacco subito durante la manifestazione di ieri di Non una di meno. Il silenzio dei media è assordante, condividi perché sia sempre più pubblico questo assalto violento e cieco contro tutti voi che vi riconoscete nei valori della Vita, Famiglia, libertà educativa» (Jacopo Coghe, Portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus, 26 novembre 2023 [QUI]).
Violenza Donne. Pro Vita & Famiglia Onlus: Trovato marchingegno esplosivo dentro sede, terrorismo femminista
Roma, 26 novembre 2023
“Oggi, nel recarci presso la nostra sede dopo i violenti e criminali attacchi transfemministi di ieri durante la manifestazione contro la violenza sulle donne, abbiamo rinvenuto un piccolo ordigno esplosivo dentro i nostri uffici, fortunatamente non entrato in funzione.
Siamo sconvolti da questo vero e proprio atto terroristico, volto a intimidirci. Quanto accaduto tra ieri e oggi dimostra letteralmente l’ipocrisia dei movimenti femministi e transfemministi che hanno sfruttato i recenti fatti di cronaca per portare avanti un’azione intimidatoria contro la nostra onlus.
Una violenza ancor più ingiustificata vista l’attività della nostra associazione: la tutela della vita dal concepimento alla morte naturale, la promozione della famiglia e la tutela della libertà educativa dei genitori.
Ringraziamo le Forze dell’Ordine che sono prontamente accorse sul luogo mettendo in sicurezza la sede. Ancora più di ieri ci aspettiamo dal sindaco Roberto Gualtieri e dal segretario del Pd Elly Schlein, che hanno partecipato alla manifestazione contro la violenza sulle donne, di prendere le distanze e condannare questi atti violenti e criminali.
Li invitiamo a venire a trovarci e a vedere con i loro occhi la furia ideologica che, incurante della presenza della polizia, ha prodotto danni ingenti e solo per caso non ha trovato i nostri collaboratori presenti all’interno, che altrimenti sarebbe stati in serio pericolo.
Quanto successo è un attacco non solo a noi ma alla libertà di pensiero e alla democrazia stessa, per questo rimanere in silenzio e non condannare il gesto significherebbe essere complici e avallare i gesti di questi criminali”.
Così Jacopo Coghe, Portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus.

«Questo è l’ordigno esplosivo rinvenuto dalla Polizia nella nostra sede dopo l’assalto da parte di alcuni partecipanti al corteo di Non Una Di Meno di sabato scorso. L’oggetto, buttato dentro la sede tramite una vetrina sfondata dietro le grate della serranda, è stato analizzato dalla scientifica che ha certificato la presenza all’interno di polvere pirica, che, se innescata, lo avrebbe fatto sicuramente esplodere. Alcuni minimizzano l’accaduto perché l’ordigno non è esploso, o perché rudimentale. Evidentemente, per questi super-democratici c’è bisogno di superare una certa soglia di danni a cose e persone per poter esprimere solidarietà. Loro sono fatti così. Se qualcuno non si fa male, non sono contenti» (Pro Vita & Famiglia Onlus, 27 novembre 2023).

«Eccole, le militanti “democratiche” e “contro ogni violenza” che, dietro la maschera della lotta alla violenza sulle donne, nascondono l’odio per chi difende vita e famiglia. Un abbraccio agli amici di Pro Vita & Famiglia e una durissima condanna, che spero arrivi da parte di tutte le forze politiche, a chi in queste ore ha dato l’assalto alla loro sede» (Carlo Fidanza Capodelegazione di Fratelli d’Italia – ECR al Parlamento Europeo).

«Immaginatevi se questo invece che alla sede di Pro Vita & Famiglia lo avessero fatto alla sede di Non Una Di Meno o di qualche associazione LGBT» (Jacopo Coghe).
Assalto alla sede di Pro Vita & Famiglia durante la manifestazione a Roma indetta da Non Una Di Meno per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. La polizia in assetto anti-sommossa ha contrastato i manifestanti. Le immagini sono inequivocabili ma le attiviste fanno le vittime: «Le forze dell’ordine ci hanno preso a manganellate mentre facevamo un’azione con fumogeni e scritte sul muro davanti alla sede di Pro vita & Famiglia. Due ragazze sono rimaste ferite».
Un attacco assurdo ad una associazione durante un corteo che – sulla carta – è contro ogni violenza, e dalla sinistra silenzio: «Se assaltano la sede della CGIL c’è (giustamente) indignazione nazionale. Se estremisti rossi assaltano la sede di una Onlus che aiuta e difende le famiglie, silenzio? La solidarietà mia, di tutta la Lega e di tutto il popolo italiano», ha dichiarato il leader della Lega, Matteo Salvini, Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
«”Odio cieco e furioso”. Femministe assaltano la sede di Pro Vita & Famiglia. (…) Oggi le piazze si sono riempite “contro ogni violenza”, hanno detto gli organizzatori prima dei cortei. Le solite belle parole alle quali non sono seguiti i fatti, come dimostra il violento attacco contro la sede di Pro Vita & Famiglia a Roma. Scene che ricordano da vicino, troppo da vicino, una caccia alle streghe dei tempi moderni. (…) Il gruppo di manifestanti si è poi allontanato. Sul posto blindati e agenti in tenuta antisommossa. Ovviamente, come è ormai consuetudine in questo Paese, alcuni manifestanti pensano di essere in diritto di scatenare la loro violenza contro qualunque cosa non sia inquadrata all’interno della loro linea di pensiero. Così hanno fatto davanti alla sede di Pro Vita & Famiglia, associazione che in modo lecito e in pieno diritto ha come obiettivo la tutela della vita e della famiglia, portando avanti campagne contro l’aborto o contro le famiglie omogenitoriali. Si può concordare o meno con il pensiero dell’associazione, ma in una democrazia deve trovare spazio anche questo punto di vista. E dev’essere tutelato. Pertanto, davanti all’attacco dei manifestanti, la polizia ha reagito, scatenando la solita reazione isterica: “Le forze dell’ordine ci hanno preso a manganellate mentre facevano un’azione con fumogeni e scritte sul muro”. E ancora: “Due ragazze sono rimaste ferite, una al viso, che è stata portata in ospedale, l’altra alla testa”. Nei video, si sentono chiaramente gli insulti contro le forze dell’ordine: “Fascisti, pezzi di merda…”. Con tanto di lancio di bottiglie e oggetti contro gli agenti. Come al solito le veterofemministe, che attingono a piene mani dai centri sociali, cercano di imporre il pensiero unico con la violenza e si lamentano se si prova a impedirlo. L’assalto alla sede di Pro Vita & Famiglia è la dimostrazione che in questo Paese la sinistra è permeata di soggetti e organizzazioni che provano a imporre con la forza il proprio pensiero, cercando di intimorire o eliminare chi va in una direzione diversa. (…)» (Francesca Galici, Ilgiornale.it).
Comunicato Stampa Ufficiale di Pro Vita & Famiglia Onlus
«Nostra sede assaltata! La violenza il vero volto del transfemminismo. Siamo profondamente scioccati e turbati dalla violenza inaudita di quanti oggi durante la manifestazione contro ogni violenza, svoltasi a Roma, hanno accerchiato e poi assaltato la nostra sede. In assetto da guerra, manifestanti hanno lanciato bottiglie, pietre e fumogeni, serrande divelte, vetri spaccati con spranghe, abbattimento delle telecamere e vari tentativi di incendiare la sede, nonostante il presidio delle forze dell’ordine. Fortunatamente, i nostri collaboratori oggi non erano fisicamente presenti all’interno dell’ufficio.
La maschera è caduta mostrando il vero volto del transfemminismo: un movimento aggressivo, violento, pericoloso e ideologico che non tollera chi la pensa diversamente da loro e a cui non interessa nulla delle povere donne vittime di femminicidio. L’assalto alla sede di Pro Vita & Famiglia rappresenta un attacco alla libertà di tutte le donne che non si riconoscono nei vaneggiamenti è nella violenza di questi movimenti, gli stessi che pretenderebbero di entrare all’interno delle scuole per promuovere corsi di educazione al rispetto contro la violenza, il bullismo, educazione all’affettività è sessuale.
Ci aspettiamo dai politici che hanno partecipato alla manifestazione, Schlein e Gualtieri una presa di distanza netta è di condanna delle violenze perpetrate non solo nei confronti di Pro Vita & Famiglia ma anche nei confronti di tutte quelle centinaia di migliaia di famiglie che sostengono è credono nei nostri valori. Se pensano di poterci intimidire con la loro brutale violenza, si sbagliano. Continueremo a lavorare a testa alta per promuovere il valore della vita, della famiglia è della sacrosanta libertà di educazione» (Jacopo Coghe, Portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus).
«Resto basito di fronte all’assalto della sede di una associazione che difende la vita, da parte di chi manifesta contro la violenza sulle donne. Conosco bene l’impegno serio e pacifico dell’associazione Pro Vita & Famiglia e a loro rivolgo la mia solidarietà e amicizia. A chi ha assaltato la loro sede e a coloro che non ne condannano il gesto vigliacco, va tutta la mia disistima» (Nicola Procaccini, Co-Presidente del gruppo Fratelli d’Italia-ECR al Parlamento Europeo).

«Vergogna. La violenza verbale e culturale del pensiero unico diventa violenza fisica e minaccia, insulto e danneggiamento. Queste sarebbero le pacifiche e inclusive e tolleranti. Siete peggio del patriarcato che dite di voler combattere» (Simone Pillon, ex Senatore della Lega).
«Non una di meno assaltando la sede di Pro Vita & Famiglia, assalta la libertà di tutte le donne, tante, che non si riconoscono nei loro vaneggiamenti. Assaltano la sede di Pro Vita & Famiglia per cancellare noi donne, soprattutto se convintamente pro life e pro family, il 25 novembre. Una violenza cieca e inaudita che non ci fermerà: alle vostre urla scomposte, rispondiamo con la forza dell’Amore vero e pieno che ci permette di difendere la Vita, anche quando non conviene, dal più piccino bimbo nella pancia delle loro mamme, fino alla fine; che ci permette di custodire la famiglia generativa come luogo in cui si educa all’alterità; che, assieme e accanto ai nostri uomini non permetteremo di appaltare l’educazione dei nostri figli a chicchessia, soprattutto a voi. Continuate ad imbrattare la nostra sede ogni due per tre, distruggetela pure, ci rimboccheremo le maniche e ripartiremo sempre, più forti di prima, alleate con i nostri uomini guardando a quello che di più prezioso abbiamo: i nostri figli! Chi tace acconsente» (Maria Rachele Ruiu).
«Che brutto segnale l’assalto alla sede romana di Pro Vita & Famiglia. Dopo questa manifestazione di odio e di violenza, nessuno è al sicuro. Siamo in pericolo. Un pericolo che diventerà sempre più imminente e forte, nella misura in cui tutti non alzeremo la voce per isolare questa gente facinorosa ed ideologizzata che non ha nulla a che fare con la difesa dei diritti e le discriminazioni» (Don Salvatore Lazzara).
«Non mi riconosco in moltissime delle posizioni di Pro Vita & Famiglia, ma ritengo inaccettabile e fascista l’atteggiamento di chi, manifestando contro la violenza nei confronti delle donne, utilizza la violenza per mettere a tacere chi la pensa diversamente. I nostri nonni hanno dato la vita per un Paese dove – nella legalità – ciascuno potesse dire quello che pensa. Qui stiamo tornando indietro anni luce: la pensate diversamente? Bene, incontratevi e confrontatevi, ma non esiste cercare di distruggere la sede di un’associazione» (Gigi De Palo).
«Alcuni dei partecipanti al corteo contro la violenza sulle donne, oggi a Roma, ha preso d’assalto la sede di Pro Vita & Famiglia, spaccando vetri e impegnando seriamente le Forze dell’Ordine. Al di là dell’assurdo di chi pensa di contestare una violenza con altri atti di violenza, ho avuto un déjà vu… Là era morto ancora una volta un nero per mano della polizia e la colpa era della “whiteness” (la cultura bianca dominante), qua è morta ancora una volta una donna per mano di un uomo e la colpa è del “patriarcato” (cioè, ora è più chiaro, gli uomini e in generale chi sostiene la famiglia tradizionale). Un copione che si ripete e che anche stavolta ha poco a che fare con la soluzione del problema (in questo caso del gravissimo problema della violenza sulle donne), ma molto con un piano di destabilizzazione che mira a quella “rivoluzione culturale” (tanto citata dai media) e programmata, che oggi ha sostituito lo slogan “Black Lives Matter!”, con “Bruciate tutto!”» (Axe @axe_xx_).
«Vetrine sfondate, minacce di morte, scritte sui muri, telecamere divelte, tentativo di incendio, lancio di sassi e bottiglie alla polizia. La democrazia dei democratici. La violenza di chi dice di lottare contro la violenza. Solidarietà a Pro Vita & Famiglia. Ora Non una di meno paghi» (Simone Pillon, ex Senatore della Lega).
«Belle le sfilate contro la violenza. Brave. Meno belle quando le partecipanti assaltano la sede di Pro Vita spaccando vetrine e insultando gli agenti. Queste civili neo femministe urlano no alla violenza ma usano violenza contro chi è colpevole di non pensarla come loro» (Azzurra Barbuto).
«STRAMALEDETTA POLITICA – In genere, prima di andare a dormire, mia moglie ed io ci comunichiamo le nostre agende del giorno dopo. Ieri sera Mikla mi ha detto che stamattina, sabato 25 novembre, avrebbe partecipato alla manifestazione contro la violenza sulle donne. Io, sempre refrattario a scendere in piazza, le ho detto che avrebbe fatto piacere anche a me esserci. Troppo importante il tema per restare a guardare. Anche se non mi convincono alcuni accenti del dibattito pubblico che si è acceso, dopo il femminicidio di Giulia. Trovo, per esempio, surreale la discussione sul patriarcato. Che la nostra società sia ab origine una società patriarcale è indiscutibile. Lo attestano millenni di storia, l’antropologia culturale, la sociologia, la psicologia sociale. Chi nega questo dato è ignorante o in malafede. Allo stesso modo è innegabile che la rivoluzione femminile ha scardinato principi di fondo della vecchia società patriarcale: è finanche superfluo elencare le conquiste sociali e culturali realizzate dalle donne nell’ultimo secolo (e grazie alle loro lotte, non per gentile concessione degli uomini). Naturalmente il cammino verso un totale, completo superamento della società patriarcale è tutt’altro che compiuto. Per dirla in maniera schematica, ad una parità di diritti molto diffusa (parlo delle democrazie occidentali) non corrisponde una effettiva parità di genere nelle posizioni di potere, nelle possibilità di accesso alle carriere. Così come non c’è parità nella vita quotidiana delle famiglie, dove il lavoro di cura resta sempre a carico delle donne. E, soprattutto, c’è molto lavoro da fare per realizzare una effettiva parità nei comportamenti, nella cultura diffusa. Viviamo in sostanza, dal punto di vista dell’equilibrio di genere (come in altri ambiti), una vera e propria – gigantesca – fase di transizione, che ci sta portando verso una società che non definiremo più “patriarcale”. E sarà molto bello quando potremo dirlo. Ma oggi non possiamo ancora. Perché c’è tanta strada da fare. Ecco, per questo semplicissimo motivo ieri sera avevo detto a mia moglie che, superando le mie ritrosie, avrei partecipato alla giornata di mobilitazione. Poi stamattina ho letto la piattaforma che ha indetto le manifestazioni, dove si dice che “lo stato italiano deve smetterla di essere complice di genocidi in tutto il mondo, perché schierandosi in aperto supporto dello stato coloniale di Israele, appoggia di fatto il genocidio in corso del popolo Palestinese”. Dimenticando il 7 ottobre, gli stupri di Hamas, i filmati agghiaccianti, le violenze bestiali contro le donne perpetrate dai terroristi. E allora ho pensato che non posso essere complice di questo stravolgimento della realtà: alla manifestazione non andrò. E ho stramaledetto la faziosità, la partigianeria, il pregiudizio, l’ideologia. Terribili malattie dell’animo che mi impediscono di essere partecipe di una mobilitazione cui avrei aderito con tutto il cuore. Se, anche su un tema che dovrebbe unire, non fosse prevalsa la logica orribile della divisione per bande politiche» (Claudio Velardi).
«Hanno preso alla lettera l’invito della sorella di Giulia Cecchettin di spaccare tutto. Soprattutto quello degli “avversari”. Le brave bimbe “anti-patriarcato” che olezzano di nuovo terrorismo» (Gianluca Stella).
«Impossibile marciare contro la violenza verso le donne e lottare perché l’aborto sia considerato un diritto. Per non parlare dell’utero in affitto. Se credi che uccidere il figlio che una madre ha in grembo sia un diritto prepari il terreno per violenze terribili contro le donne.
La lotta di classe per imporre la dittatura del proletariato finita nel sangue per milioni di innocenti è sostituita dalla lotta di genere per imporre la dittatura della donna mascolinizzata su uomini femminilizzati. Finirà nel sangue innocente anche questa, generata dall’odio» (Antonello Iapicca).
«Altro che patriarcato, il bersaglio è la famiglia. Le turbofemministe che oggi scendono in piazza per ricordare Giulia Cecchettin e dichiarare guerra ai maschi, si arrabbiano se glielo si dice, ma sono le più formidabili alleate di Filippo Turetta. Accusandolo di essere il “figlio sano del patriarcato”, di essere cresciuto in una società “pregna della cultura dello stupro”, di essere come tutti gli altri uomini, cioè possessivi e violenti, le donne che oggi dicono di voler “bruciare tutto” stanno fornendo all’assassino di Giulia una straordinaria attenuante. Non so se i magistrati che dovranno giudicarlo per il sequestro e l’omicidio di quella minuta ragazza ne terranno conto, ma se anche non dovesse influire sul processo, già il fatto che il delitto sia inquadrato in un contesto sociale, fornisce quantomeno a Turetta una scappatoia dalle proprie responsabilità» (Giorgia Salvagni).
«Voglio interrogare tutti su una questione banale: la violenza va condannata sempre o solamente quando si rivolge a qualcuno di cui condividiamo le idee? È questa la domanda sulla quale, da parte di certa sinistra, non abbiamo mai avuto una risposta chiara». Così sui social il 27 novembre il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, nel condannare gli «intollerabili atti di violenza e intimidazione» contro la sede del movimento Pro Vita & Famiglia Onlus a Roma, avvenuti il 25 novembre. «Spero – aggiunge – stavolta arrivi, da Elly Schlein, da Giuseppe Conte, da Maurizio Landini e dalla Cgil, ai quali tutti manifestammo la nostra solidarietà in occasione del vergognoso assalto alla sede del sindacato». «Una sede devastata è inaccettabile sempre. Particolarmente se la si devasta nel nome delle donne violentate, picchiate o uccise», ha aggiunto il Presidente del Consiglio dei Ministri.



























