Il lascito del filosofo Maritain: la lotta per il riconoscimento dei diritti e della dignità di ogni uomo di un umanesimo integrale
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 22.11.2022 – Vik van Brantegem] – Per commemorare il 50° anniversario della morte di Jacques Maritain, l’Institut français Centre Saint-Louis in collaborazione con l’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede, organizza il 24 e 25 novembre 2023 un convegno internazionale Jacques Maritain – 50 anni dopo.

Programma
Venerdì 24 novembre 2023
Ambasciata di Francia presso la Santa Sede
via Piave, 23
Roma
Saluti istituzionali
S.E. Florence MANGIN, Ambasciatore di Francia presso la Santa Sede
Prof. Francesco MIANO, Presidente dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain
Prolusione
Cardinale Dominique MAMBERTI, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, Città del Vaticano
Modera
Prof. Giuseppe SCHLITZER, Vice Presidente Vicario dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain
Centre Saint-Louis de France
largo Toniolo, 21
Roma
Presiede
Prof. Stefano ZAMAGNI, Università Alma Mater Studiorum di Bologna
Prima sessione: Jacques Maritain: la riflessione filosofica
Interventi
Prof. Luigi ALICI, Università degli Studi di Macerata
Prof. Giovanni GRANDI, Università degli Studi di Trieste
Prof. Vittorio POSSENTI, Università Ca’ Foscari di Venezia
Seconda sessione: Jacques Maritain e le vicende storiche
Interventi
Prof. Francesco BONINI, Magnifico Rettore dell’Università Lumsa di Roma
Prof. Philippe CHENAUX, Pontificia Università Lateranense di Roma
Prof. Julio PLAZA, Università di Tucumán, Presidente Istituto Maritain di Argentina
Sabato 25 novembre 2023
Centre Saint-Louis de France
largo Toniolo, 21
Roma
Presiede
Prof. Paolo NEPI, Università degli Studi Roma Tre
Terza sessione: Jacques Maritain e l‘impegno politico
Interventi
Prof. Jean Dominique DURAND, Università di Lione III
Prof. UMBERTO LODOVICI, Università di Monaco di Baviera
Prof. Michele NICOLETTI, Università degli Studi di Trento
Quarta sessione: Jacques Maritain domani
Interventi
Prof. Marco IVALDO, Università degli Studi “Federico II” di Napoli
Prof. Francesco MIANO, Università degli Studi “Federico II” di Napoli, Presidente dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain
Informazioni
I lavori, in lingua italiana, si svolgeranno in modalità mista (in presenza e on-line) e la partecipazione è libera. Per la sola sessione inaugurale presso l’Ambasciata è obbligatoria la prenotazione alla Segreteria del convegno.
Segreteria
Istituto Internazionale Jacques Maritain
via Napoleone III, 10
00185 Roma
Telefono: +39 06 4874336
Telefax: +39 06 4825188
e-Mail
Comitato scientifico
Prof. Francesco MIANO, Presidente dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain
Prof. Gennaro Giuseppe CURCIO, Segretario Generale dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain
Prof. Luigi DI SANTO, Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale
Prof. Luca GRION, Università degli Studi di Udine
Prof. Maurizio MARTIRANO, Università degli Studi della Basilicata

A 50 anni dalla morte, il pensiero del filosofo francese interpella l’attualità, nel mettere al centro la persona superando le diversità e nel promuovere un ordine mondiale giusto. «La dimenticanza di Maritain è un brutto segno. Troviamo il modo di leggerlo o rileggerlo, perché ci aiuterà a comprendere i problemi del nostro tempo e le sue sfide», scrive Eugenio Nasarre, Membro dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain, in un articolo L’eredità di Jacques Maritain pubblicato il 28 aprile 2023 da El Debate, che riportiamo nella nostra traduzione italiana dallo spagnolo.
Inoltre, segue l’articolo di Luciano Costa Un viaggio e il ricordo di un cantore di umanesimo… pubblicato il 28 aprile 2023 da BresciADESSO.
Concludiamo con l’articolo di Eugenio Raimondi Lotta per ogni uomo: è il lascito di Maritain pubblicato il 27 aprile 2023 da Avvenire, che ha scritto: « Sono molte le iniziative che in tutto il mondo celebrano il cinquantenario della morte del filosofo Jacques Maritain, avvenuta a Tolosa il 28 aprile del 1973. In prima fila gli istituti che, a livello internazionale, proseguono la riflessione del pensatore e ne portano anche il nome. Le celebrazioni culmineranno in un convegno internazionale che si terrà a Roma il 24 e il 25 novembre. Sarà l’occasione per un approfondimento sull’importanza e attualità del lascito del filosofo, su quanto è sorto ispirandosi al suo pensiero nel mezzo secolo trascorso, su quanto ancora si può fare per la diffusione del suo insegnamento e sulla necessità di non tralasciare ogni sforzo per realizzare quell’ideale di “umanesimo integrale” da lui trasmesso».
L’eredità di Jacques Maritain
Il 28 aprile 1973, cinquant’anni fa, Jacques Maritain, forse il pensatore cattolico più influente della seconda metà del XX secolo, moriva nel convento della Comunità dei Piccoli Fratelli di Gesù a Tolosa. “Quella di Maritain”, ha detto il filosofo italiano Italo Mancini, “è la più grande sintesi moderna della comprensione cattolica”. Ricevuta la notizia della sua morte, Paolo VI inviò un accorato telegramma in cui affermava: “Profondamente commosso dalla notizia della chiamata di Dio a Jacques Maritain, amico particolarmente caro, la sua voce, la sua figura rimarranno nella tradizione del pensiero. “Filosofia e meditazione cattolica. Qualche anno prima, l’8 dicembre 1965, alla solenne sessione di chiusura del Concilio, Maritain era presente in rappresentanza del mondo della cultura, e nell’affollata piazza San Pietro il Papa gli presentò il “messaggio del Concilio agli uomini di pensiero e di scienza”. Consegnandogli il documento, Papa Montini gli disse semplicemente: “La Chiesa ti è molto grata per il lavoro della tua vita”.
Jacques Maritain era entrato nella Comunità dei Piccoli Fratelli di Gesù nel 1960, dopo la morte della moglie Raïssa, con la quale aveva condiviso cinquantasei anni di matrimonio. Nel 1970, all’età di ottantotto anni, emise la professione come fratello di detta congregazione religiosa contemplativa. È nel convento di Tolosa che scrive l’ultimo dei suoi libri (1966), che può essere considerato il suo testamento spirituale, Il contadino della Garonna, dal significativo sottotitolo Un vecchio laico si interroga sul tempo presente. Il Concilio si era appena concluso. Maritain ringrazia il suo straordinario lavoro, evidenziando alcuni dei suoi contributi: il riconoscimento del diritto alla libertà di coscienza e il dovere primordiale di ricercare la verità, dichiarando esplicitamente più che mai il valore, la bellezza e la dignità di questo mondo, nonché la “missione temporale del cristiano”. Ma, allo stesso tempo, metteva in guardia contro una nuova mentalità che si stava facendo strada negli ambienti cattolici, basata su interpretazioni errate del Concilio. Quello che poi Benedetto XVI chiamerà “il Concilio virtuale e non reale”. Le malattie di questa nuova mentalità che Maritain evidenzia sono: l’adorazione dell’effimero (che impedisce la scoperta della verità eterna), la logofobia, che rifiuta la filosofia in nome del linguaggio e che porta al relativismo, e, soprattutto, un atteggiamento di “inginocchiarsi davanti al mondo”, che porta a ridurre il Cristianesimo al temporale, dimenticando che “la storia del mondo procede simultaneamente lungo la linea del bene e del male”. I saggi ammonimenti del “vecchio laico” sono oggi più validi che mai. Leggere Il contadino della Garonna è fondamentale per comprendere appieno la grande opera del filosofo francese.
Maritain era un convertito. Apparteneva a una famiglia della borghesia francese, insediata nel protestantesimo liberale, nella quale suo nonno materno Jules Favre, Ministro della Terza Repubblica, era stato un personaggio influente. Studiò presso il prestigioso liceo Enrico IV e filosofia alla Sorbona. Nel 1901 si verificò un evento decisivo nella sua vita. Incontra Raïssa Oumansoff, una giovane Ebrea Ucraina, nata a Mariupol, la cui famiglia era emigrata a Parigi e che, come Jacques, era studentessa alla Sorbona. Tre anni dopo si sposano. Maritain, che aveva terminato gli studi di filosofia, non si accontentava delle correnti filosofiche in voga negli ambienti intellettuali francesi. La giovane coppia inizia un cammino spirituale, sotto l’influenza degli scrittori Charles Peguy e Léon Bloy, che li porta al cattolicesimo. Nel 1906 ricevettero il battesimo e sotto l’influenza del domenicano Humbert Clérissac, i Maritain studiarono approfonditamente San Tommaso d’Aquino. Nella filosofia e nella teologia dell’Aquinate trova il suo ancoraggio filosofico. Si propone di intraprendere il rinnovamento del pensiero tomista come missione.
Questa sarebbe stata la sua carriera intellettuale, i cui contributi, d’altronde, sono notevolissimi, se non fosse intervenuto un evento, che segnerà la sua vita di uomo di pensiero e di azione. Si tratta della rottura tra Charles Maurras e L’Action Francaise con la Chiesa. Maritain ha collaborato con la Revue Universelle, pubblicazione che era nell’orbita di L’Action Francaise. Maurras aveva attirato nel suo partito un settore importante del Cattolicesimo francese. Ma la sua opzione per la politique d’abord (“la politica prima di tutto”), che implicava una strumentalizzazione della religione al servizio della politica, fu considerata inaccettabile da Roma. Dopo diversi avvertimenti non ascoltati da Maurras, avvenne la condanna del Papa (dicembre 1926), alla quale Maurras rispose con il suo famoso editoriale Non possumus , in cui dichiarava con forza la sua insubordinazione: «Non tradiremo il nostro Paese, Non possumus». Maritain si schierò perfettamente con Roma e nel 1927 pubblicò per giustificare la sua posizione Il Primato dello spirituale, che è il contrasto con “la politica prima di tutto”.
Dalla polemica con Maurras fu costretto ad affrontare questioni relative all'”ordine temporale” e alla “filosofia pratica”. Questo sarà il suo compito intellettuale più rilevante, che svilupperà nel corso degli anni Trenta e Quaranta con crescente influenza negli ambienti cattolici europei e americani. Nella ricostruzione delle democrazie dopo la Seconda Guerra Mondiale e nel disegno del nuovo ordine europeo, fondato sul progetto dell’Europa Unita, e nel mondo, fondato sulla difesa e promozione dei diritti e delle libertà umane, quali pilastri di un mondo della pace e della giustizia, Maritain fu un riferimento imprescindibile per i partiti e i movimenti che abbracciarono l’“umanesimo cristiano” come guida del loro impegno politico. Ha cercato di coniugare la filosofia della democrazia e la filosofia dei diritti umani, basati sulla dignità della persona, con grande rigore intellettuale. Il suo lavoro cercava una razionalizzazione morale della politica attorno ai valori della libertà e della virtù. Ha costruito una filosofia basata su un’idea trascendente dell’uomo, su una visione del mondo e su una filosofia della storia e della cultura. Lo scrittore Carlo Bo affermò, alla morte di Maritain: “È stato il maestro della nostra giovinezza”.
In questa società, caratterizzata dal pluralismo e dal secolarismo, che egli voleva essere “vitalmente cristiana”, Maritain proponeva con lucidità il ruolo specifico che i Cristiani dovrebbero assumere “come Cristiani”, indipendentemente dalle loro legittime opzioni politiche. E ha parlato di “minoranze profetiche” in quelle situazioni in cui la dignità umana è in pericolo. Con realismo ha messo in guardia dalle minacce dei totalitarismi di varia natura, che degradano la condizione umana. Nella sua filosofia della storia, il riconoscimento della realtà del male è un fatto fondamentale. Ma crede anche nella possibilità della redenzione dell’uomo, sulla quale deve fondarsi la nostra speranza. Poco prima di morire Maritain scriverà (febbraio 1973): «La meravigliosa pazienza di Dio non si è ancora esaurita, perciò il giudizio finale non avrà luogo domani».
Jacques Maritain si è allontanato troppo dagli uomini e dai Cattolici del nostro tempo. La dimenticanza di Maritain è un brutto segno. Troviamo il modo di leggerlo o rileggerlo, perché ci aiuterà a comprendere i problemi del nostro tempo e le sue sfide, nonché a scoprire possibili percorsi verso una “civiltà, che non darà certo agli uomini una felicità perfetta, ma un ordinamento”. più degni e li renderà un po’ più felici sulla terra.
Eugenio Nasarre
El Debate, 28 aprile 2023
Un viaggio e il ricordo di un cantore di umanesimo…
Scrive il poeta Attila József (1905-1937) nella sua dichiarazione d’amore in versi al fiume che attraversa Budapest e che oggi accoglierà Papa Francesco pellegrino di speranza e di pace: “Stavo seduto sotto lo scalo sulla prima pietra / guardavo come naviga via la scorza d’anguria. / Assorto nel mio destino avvertivo appena / come ciarla la superficie e tace il profondo. / Come se il Danubio fluisse dal mio cuore; / era torbido, saggio, grande. / Ogni onda e ogni moto era un sussulto / un tendere e afflosciarsi come i muscoli / quando l’uomo lavora lima batte / fa mattoni di tufo, vanga. / Mi cullava anche, con delle favole come mia madre, / lavava tutti i panni sporchi della città”. Così “il fiume e la pioggia si confondono… / e sulla corrente del tempo vacillava / come lapidi tombali in cimiteri cadenti”. A commento dell’arrivo di Francesco a Budapest, Silvia Guidi scrive scegliendo i versi del poeta come rappresentazione del tempo che aspetta giorni migliori. “Dal Danubio sale la voce di un artista mendicante di vita (“Mendicante di bellezza” era il titolo della sua prima raccolta di versi), capace di svelare l’incanto delle cose di tutti i giorni”. con la semplicità dei versi messi in fila per con fermare che la poesia “non è dire cose straordinarie ma dire in modo straordinario cose normali”. I tre giorni ungheresi del papa diranno cose straordinarie in modo normale, diranno che è tempo di pace e di concordia, che nessuno e per nessun motivo deve invadere, che popoli e nazioni vogliono libertà e giustizia, che il cielo è di tutti, che il mondo può fare a meno di confini muri e barriere, che accoglienza e solidarietà sono pane quotidiano di uomini e donne che insieme costruiscono futuro…
Cinquant’anni fa, 28 aprile 1973, moriva il filosofo francese Jacques Maritain, grande pensatore, fraterno amico di Giovanni Battista Montini ben prima che salisse al Soglio Pontificio assumendo il nome di Paolo VI, formatore di coscienze libere e coraggiose, cioè pronte nel mettere al centro la persona superando le diversità e nel promuovere un ordine mondiale giusto. La sua straordinaria attualità può essere racchiusa nelle domande che il filosofo propose in un intervento a Tolosa alla Comunità dei Piccoli Fratelli di Gesù dove si era ritirato, dopo la morte della moglie Raïssa, a partire dal 1960. Chiedeva: “Che cosa vogliono gli uomini prima di tutto? Di che cosa hanno bisogno prima di tutto?”. Rispondeva: “Hanno bisogno di essere amati, di essere riconosciuti; di venire trattati come essere umani; di sentire rispettati tutti i valori che ognuno porta in sé”. Maritain, anche adesso e nonostante gli anni che ci separano dalla sua morte, scrive in una appassionata memoria Eugenio Raimondi, “continua a riproporre la persona (ogni persona, la persona nella concretezza della sua vita) come il fulcro essenziale della società sia in senso civile che politico dentro una più ampia visione dell’umano riconsiderato in tutti i suoi aspetti. È l’idea dell’integralità dell’umano, la visione di un umanesimo integrale, nata al confluire tra ricerca di fede ed esercizio della ragione e capace di ispirare e sostenere ogni reale impegno politico per la trasformazione della realtà”.
Oggi quella proposta continua a provocare a ispirare il pensiero di “umanesimo integrale” di cui egli ci parla attraverso l’immagine dei «compagni di viaggio che per un incontro fortuito si trovano riuniti quaggiù, camminando sulle strade della terra […] in buon accordo umano, con buon umore e con cordiale solidarietà”. Se leggete o rileggete “Per una politica più umana” (Morcelliana Editrice, 1979), mettete in conto che questo “umanesimo integrale” solleciterà ciascuno a impegnarsi “per rendere praticabile anche l’umanesimo intra-culturale, dove le diversità (culturali, sociali, religiose, economiche, civili) sono prezioso arricchimento più che motivo di paura del “non ancora conosciuto”. Così Maritain insegna a prendersi cura concretamente della persona, cioè delle persone con i loro bisogni e necessità. Una cura che necessita del fare concreto di ogni giorno per diventare buona pratica…”. Nello stesso tempo, Maritain spinge ad operare e lottare per il rispetto dei diritti della persona, dei diritti di ogni uomo così come la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 (alla cui stesura collaborò) ricorda e ammonisce. In “i diritti dell’uomo e la legge naturale”, pubblicato a New York nel 1942, riferendosi alla persona umana, il filosofo scriveva: “I diritti fondamentali, come il diritto all’esistenza e alla vita, il diritto alla libertà personale o il diritto di condurre la propria vita come padroni di se stessi e dei propri atti, responsabili di questi davanti a Dio e davanti alla legge della Città, che poggia sul diritto a perseguire la perfezione della vita umana morale e razionale, sul diritto a perseguire il bene eterno, sul diritto all’integrità corporale, sul diritto alla proprietà privata dei beni materiali come salvaguardia della libertà della persona, sul diritto di sposare secondo propria scelta e di fondare una famiglia essa pure garantita dalle libertà che le sono proprie, sul diritto di associazione, sul rispetto in ciascuno della dignità umana (ch’egli rappresenti o no un valore economico per la società), ebbene, tutti questi diritti sono radicati nella vocazione della persona, agente spirituale e libero, all’ordine dei valori assoluti e con un destino superiore al tempo”.
Tra i diritti della persona relativamente all’ordine internazionale “i più importanti sono il diritto di ogni Stato, grande o piccolo, alla libertà e al rispetto della sua autonomia, il diritto della fede giurata e della santità dei trattati, il diritto a uno sviluppo pacifico (diritto che, essendo valevole per tutti, richiede per attuarsi che si stabilisca una comunità internazionale avente potere giuridico e lo sviluppo di forme federative di organizzazione)”. Un ordine di diritti purtroppo ampiamente disattesi se solo pensiamo, per fare esempi immediati, alla guerra in Ucraina e in Sudan, oltre che agli altri innumerevoli conflitti sparsi nel mondo, o alla privazione dei diritti in Afghanistan e in Iran. Riscoprire il pensiero di Jacques Maritain e farne buon uso: ecco ciò che ciascuno può fare, adesso, prima che sia troppo tardi.
Luciano Costa
BresciADESSO, 28 aprile 2023
Lotta per ogni uomo: è il lascito di Maritain
La straordinaria attualità del pensiero di Jacques Maritain, a cinquant’anni dalla sua morte, può essere racchiusa in una domanda proposta dal filosofo in un intervento a Tolosa alla Comunità dei Piccoli Fratelli di Gesù dove si era ritirato, dopo la morte della moglie Raïssa, a partire dal 1960. Si chiede Maritain: «Che cosa vogliono gli uomini prima di tutto? Di che cosa hanno bisogno prima di tutto?», un interrogativo che oggi ancor più che allora scuote le nostre coscienze. «Hanno bisogno – così continua – di essere amati, di essere riconosciuti; di venire trattati come essere umani; di sentire rispettati tutti i valori che ognuno porta in sé» (La vocazione dei Piccoli fratelli di Gesù, La Locusta 1982). Anche nell’ultimo periodo della sua esistenza, Maritain continua dunque a riproporre la persona (ogni persona, la persona nella concretezza della sua vita) come il fulcro essenziale della società sia in senso civile che politico dentro una più ampia visione dell’umano riconsiderato in tutti i suoi aspetti. È l’idea dell’integralità dell’umano, la visione di un umanesimo integrale, nata al confluire tra ricerca di fede ed esercizio della ragione e capace di ispirare e sostenere ogni reale impegno politico per la trasformazione della realtà.
Oggi, a cinquant’anni dalla morte, quella proposta continua a provocare a ispirare dentro le forme nuove che il tempo storico richiede. Nella fedeltà al pensiero maritainiano, umanesimo integrale può oggi significare, in particolare, capacità di realizzare concretamente quella fellowship ( compagnonnage) di cui ci parla attraverso l’immagine dei «compagni di viaggio che per un incontro fortuito si trovano riuniti quaggiù, camminando sulle strade della terra […] in buon accordo umano, con buon umore e con cordiale solidarietà» ( Per una politica più umana, Morcelliana, 1979). Un umanesimo integrale che oggi sollecita ciascuno di noi nell’impegno a rendere praticabile anche l’umanesimo intraculturale, dove le diversità (culturali, sociali, religiose, economiche, civili) sono prezioso arricchimento più che motivo di paura del “non ancora conosciuto”. Maritain ci insegna a prenderci cura concretamente della persona, cioè delle persone con i loro bisogni e necessità. Una cura che necessita del fare concreto di ogni giorno per diventare buona pratica per il bonum honestum.
Ma, nello stesso tempo, Maritain ci spinge ad operare e lottare per il rispetto dei diritti della persona, dei diritti di ogni uomo così come la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 (alla cui stesura collaborò) ci ricorda e così come leggiamo in I diritti dell’uomo e la legge naturale pubblicato a New York già nel 1942. Riferendosi alla persona umana, il filosofo scriveva così: «I diritti fondamentali, come il diritto all’esistenza e alla vita, il diritto alla libertà personale o il diritto di condurre la propria vita come padroni di se stessi e dei propri atti, responsabili di questi davanti a Dio e davanti alla legge della civitas, ‒ il diritto a perseguire la perfezione della vita umana morale e razionale, il diritto a perseguire il bene eterno […], il diritto all’integrità corporale, il diritto alla proprietà privata dei beni materiali, che è una salvaguardia della libertà della persona, il diritto di sposare secondo propria scelta e di fondare una famiglia essa pure garantita dalle libertà che le sono proprie, il diritto di associazione, il rispetto in ciascuno della dignità umana (ch’egli rappresenti o no un valore economico per la società) tutti questi diritti sono radicati nella vocazione della persona, agente spirituale e libero, all’ordine dei valori assoluti e con un destino superiore al tempo».
Si tratta di richiami decisivi, da considerarsi in prospettiva universale e per questo ancora più importanti ben sapendo Maritain le innumerevoli violazioni dei diritti che si consumano nel mondo intero. Ecco perché appaiono decisivi anche altri richiami maritainiani. Tra i diritti della persona relativamente all’ordine internazionale «i più importanti sono il diritto di ogni Stato, grande o piccolo, alla libertà e al rispetto della sua autonomia, il diritto della fede giurata e della santità dei trattati, il diritto a uno sviluppo pacifico (diritto che, essendo valevole per tutti, richiede per attuarsi che si stabilisca una comunità internazionale avente potere giuridico e lo sviluppo di forme federative di organizzazione)» (I diritti dell’uomo e la legge naturale, Vita e Pensiero 1977). Un ordine di diritti purtroppo ampiamente disattesi se solo pensiamo, per fare esempi immediati, alla guerra in Ucraina e in Sudan, oltre che agli altri innumerevoli conflitti sparsi nel mondo, o alla privazione dei diritti in Afghanistan e in Iran.
La centralità dell’attenzione ai diritti nel pensiero di Jacques Maritain, nel suo imprescindibile richiamo alla visione unitaria della persona, può consentire inoltre di rileggere da un peculiare punto di vista la molteplicità degli interessi del pensatore francese che spaziano dall’educazione all’estetica, dalla filosofia morale alla politica, dall’epistemologia alla filosofia della natura fondandosi su una visione metafisica che rilegge originalmente l’insegnamento tomista. E può consentire anche di richiamare la sua vita che ha saputo attraversare molti mondi, nell’amicizia con figure importanti del mondo della filosofia, della cultura, dell’arte, della politica, della Chiesa (pensiamo tra tutte all’amicizia con Paolo VI), dalla Francia agli Stati Uniti e all’Italia (con il suo impegno di ambasciatore della Francia presso la Santa Sede), in una ricerca filosofica libera e aperta ai grandi interrogativi della vita (come testimoniano gli incontri nella sua casa di Meudon) sempre consapevole dei limiti dell’umano ma anche sempre convinta della grandezza di ogni persona e dell’apertura dell’umano al divino.
Sono molte le iniziative che in tutto il mondo celebrano il cinquantenario della morte del filosofo Jacques Maritain, avvenuta a Tolosa il 28 aprile del 1973. In prima fila gli istituti che, a livello internazionale, proseguono la riflessione del pensatore e ne portano anche il nome.
Le celebrazioni culmineranno in un convegno internazionale che si terrà a Roma il 24 e il 25 novembre. Sarà l’occasione per un approfondimento sull’importanza e attualità del lascito del filosofo, su quanto è sorto ispirandosi al suo pensiero nel mezzo secolo trascorso, su quanto ancora si può fare per la diffusione del suo insegnamento e sulla necessità di non tralasciare ogni sforzo per realizzare quell’ideale di “umanesimo integrale” da lui trasmesso.
In prima fila c’è l’Istituto internazionale “Jacques Maritain” di Roma, presieduto da Francesco Miano, ordinario di Filosofia morale all’Università di Roma “Tor Vergata”. Insieme agli istituti sparsi nel mondo in questo anno particolare l’Istituto dedicherà diversi momenti per ricordare l’opera e la vita di Maritain.
Ad esempio, da oggi a sabato, a Dallas (Texas), l’American Maritain Association, in collaborazione con la Dallas University, nel suo 46° Convegno annuale approfondirà l’attualità del filosofo francese. Gli accademici James Hanink, presidente dell’American Maritain Association, e Michael Torre (University of San Francisco, California) rifletteranno sui temi dedicati alla Chiesa e al mondo contemporaneo. L’Istituto “Jacques Maritain” argentino celebrerà i cinquant’anni dalla sua fondazione (contestuale alla morte del filosofo) con il convegno in programma il 3 maggio presso l’Università Cattolica di Buenos Aires (Uca) sul tema Jacques Maritain, actualidad y su pensamiento a 50 años de su partida. All’incontro, promosso da Maria Laura Picón, interverranno Oscar Beltran (Uca), Juan Peris Roig (Università di Valencia) e Julio Plaza, presidente dell’Istituto Maritain argentino e vicepresidente dell’Istituto internazionale. L’Istituto internazionale “Jacques Maritain” nasce nel 1974 per iniziativa di un gruppo di intellettuali e rappresentanti del mondo culturale, artistico, accademico, ecclesiastico e politico provenienti da tutto il mondo, che si richiamano idealmente alla riflessione del filosofo francese, convinti dell’importanza dell’ispirazione personalista di fronte alle sfide del mondo contemporaneo.
Nella sede dell’Istituto a Roma si trova la “Biblioteca della persona”, specializzata sul pensiero di Jacques e Raïssa Maritain e sul personalismo. L’Istituto ha relazioni operative con l’Unesco e uno statuto di collegamento con la Fao. Inoltre collabora con ong, governi e con altre agenzie dell’Onu. Nel 1999 è stata istituita presso l’Istituto la Cattedra Unesco in materia di “Pace, sviluppo culturale e politiche culturali”. Nel 2017 l’Istituto si è fatto promotore dell’istituzione della prima cattedra in Italia dedicata a Jacques Maritain che è stata inaugurata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella presso l’Università degli Studi della Basilicata.
Eugenio Raimondi
Avvenire, 27 aprile 2023



























