Il papa all’ambasciata italiana: distinzione ed autonomia per il bene comune
Non solo rispetto per la divisione tra Stato e Chiesa, ma addirittura soddisfazione perché segno di vero progresso. Lo ha ricordato Benedetto XVI che questa mattina ha visitato la sede dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede. Un visita che ogni papa, dopo il 1929, ha compiuto per sottolineare l’intesa tra due stati che oggi è particolarmente significativa.
“Nell’attuale situazione mondiale,ha detto il papa, nella quale il perdurare di conflitti e di tensioni tra popoli rende sempre più necessaria una collaborazione tra tutti coloro che condividono gli stessi ideali di giustizia, di solidarietà e di pace”. Benedetto XVI è il quarto pontefice che vista Palazzo Borromeo, che ospita l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e presso il Sovrano Militare Ordine di Malta ed è strettamente e fortemente collegato con alcuni Pontefici e con quella grande figura della Chiesa italiana, e in particolare della Chiesa milanese, che fu San Carlo Borromeo. Parte del complesso utilizzato dai Papi come villa di campagna sin dal XVI secolo, nel 1929 venne acquistato dallo Stato. Fu Pio XII nel 1951, il primo a visitarlo dopo i Patti. Poi Paolo VI, nel 1964, Giovanni Paolo II nel 1986 e oggi Benedetto XVI. “La presenza del Papa a Palazzo Borromeo, ricorda l’ ambasciatore Antonio Zanardi Landi, costituisce in certo modo l’avvio di un anno che costituirà non tanto l’occasione di celebrazioni e di solennità, quanto un momento di riflessione e rivalutazione del cammino percorso nelle relazioni tra lo Stato e la Chiesa negli ultimi decenni e che hanno trovato un momento particolarmente alto e significativo in occasione della Sua recente visita al Quirinale il 4 ottobre scorso.”
L’Osservatore Romano l’ha definita ”una visita simbolica ed esemplare”. Giovanni Maria Vian nel suo editoriale indica ”tre principali motivi” a sostegno di questo giudizio: ”la conferma dello stato eccellente dei rapporti tra Repubblica Italiana e Santa Sede, relazioni tradizionalmente buone scandite nel tempo da incontri importanti e sostenute da rapporti di lavoro frequenti ed efficaci”; ”l’intesa tra Italia e Santa Sede mostra poi, ed e’ il secondo motivo che rende esemplare la visita, quanto necessaria e fruttuosa sia la ”collaborazione tra tutti coloro che condividono gli stessi ideali di giustizia, di solidarieta’ e di pace”; ”infine, ed e’ il terzo motivo della visita, il richiamo che Benedetto XVI ha fatto alla distinzione tra Stato e Chiesa, radicata profondamente nella tradizione cristiana e che il Papa ha definito ‘un grande progresso dell’umanita””. Vian considera infine ”conferma dei buoni frutti di rapporti davvero esemplari” quanto il ministro degli Esteri Franco Frattini ha detto nel suo saluto al Papa a proposito dell’impegno italiano per la difesa dei cristiani in India e Medio oriente.
Una visita culturale oltre che diplomatica per la presentazione al Pontefice di uno splendido Crocifisso ligneo del tardo Quattrocento, attribuito a Michelangelo e acquistato di recente dallo Stato italiano, che il Papa ha potuto ammirare per diversi minuti grazie alle spiegazioni dell’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi, e del direttore dei Musei Vaticani, il prof. Antonio Paolucci. In uno scenario fatto di vincoli e ripetuti confronti, Benedetto XVI ha fatto cenno anche al prossimo febbraio, quando la Santa Sede e l’Italia saranno unite dalla commemorazione dell’80.mo dei Patti Lateranensi dal 25.mo della firma di modifica del Concordato. Un rapporto costante e antico, come hanno confermato a più riprese, a nome del governo italiano, sia il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, sia poco dopo il ministro degli Esteri, Franco Frattini. “Mi riferisco alla nostra profonda identità di vedute nella costante azione a tutela dei diritti dell’uomo. Deve essere la promozione di questi ultimi, un nuovo umanesimo fondato sui diritti della persona umana, a forgiare, oggi, l’identità europea e a porsi come la condizione per l’integrazione”. Il papa ha risposto ricordando quale è il compito principale della Chiesa:”risvegliare nella società le forze morali e spirituali, contribuendo ad aprire le volontà alle autentiche esigenze del bene. Perciò, richiamando il valore che hanno per la vita non solo privata ma anche e soprattutto pubblica alcuni fondamentali principi etici, di fatto la Chiesa contribuisce a garantire e promuovere la dignità della persona e il bene comune della società, ed in questo senso si realizza l’auspicata vera e propria cooperazione tra Stato e Chiesa”.
Nella cronaca della visita anche l’esecuzione di una sonata di Mozart “Dissonanze” e una sosta nella restaurata cappella dedicata a San Carlo Borromeo il quale, giovanissimo cardinale e già segretario di Stato, fu omaggiato da suo zio, Papa Pio IV, del dono della residenza costruita sulla Via Flaminia. Proprio la figura del Santo, che legò indissolubilmente la sua opera pastorale all’arcidiocesi di Milano, è stata evocata da Benedetto XVI nella cappella del palazzo. Dalla sua biografia, ha affermato il Papa, “emerge con chiarezza lo zelo con cui espletò il suo ministero episcopale”. Dedizione capace anche di grande carità che gli valse, specie durante gli anni della peste che flagellò Milano, l’appellativo “Angelo degli appestati”: Il papa ha lasciato palazzo Borromeo poco dopo mezzogiorno dopo aver brevemente sostato per un tè con i rappresentanti del governo italiano. Assente giustificato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che oggi era la matrimonio della figlia Marina. L’ augurio del papa si è esteso dall’ Italia a tutti” i Paesi della terra, che siano o meno ufficialmente rappresentati presso la Santa Sede. E’ un augurio di luce e di autentico progresso umano, di prosperità e di concordia, realtà tutte alle quali possiamo aspirare con fiduciosa speranza, perché sono doni che Gesù ha recato nel mondo nascendo a Betlemme”.