Twal, un Patriarca alla ricerca della pace
É il Patriarca latino di Gerusalemme dal 2008, Fouad Twal, nato a Madaba in Giordania è il punto di riferimento di molti cristiani, non solo cattolici e non solo di rito latino. In questi giorni è a Roma per la riunione dei vescovi e patriarchi del Medio Oriente. “ E’ il posto più sicuro e tranquillo dove possiamo riunirci- dice- lo scorso anno eravamo ad Amman, la Giordania è ancora una nazione che cerca la pace.”
C’è tutta la sofferenza dei cristiani di quella parte di mondo. Quelle migliaia di profughi che errano da un paese all’altro cercando di sfuggire a guerre e a volte persecuzioni.
In un’anno dalla Siria sono fuggiti un milione di persone, una parte è cristiana, cercano solo di poter continuare la loro vita. Ma non è facile. Perché la guerra porta ferite non solo fisiche ma anche morali. La vita nei campi profughi è insostenibile, e il Patriarcato fa quello che può per dare lavoro e accoglienza. In Siria i cristiani non “erano un rischio per il regime e per questo vivano tranquilli”.
Il panorama geopolitico è intricatissimo, con i Fratelli Musulmani, i più organizzati, spiega, che di fatto sembrano guidare il gioco anche rispetto alle opposizioni moderate. E le “primavere” hanno smesso di far sentire le loro brezze. Due anni di guerre, 100 mila morti, i milioni di profughi no interrogano le coscienze dell’Occidente si chiede il Patriarca?
Ma che si può fare per la pace? Il Patriarca ha lo sguardo che vede oltre l’oggi. “Ci vuole una educazione alla convivenza, che comincia dai bambini, dalla scuola, dalla vita comune”.
Una polveriera che ha il suo centro nel conflitto israelo-palestinese secondo il Patriarca. “ Non si deve mai separare la religione dalla politica in Medio Oriente”, dice Twal, anche se alla fine un padre di famiglia chiede solo di vivere in pace e lavorare serenamente. Nei giorni scorsi il re di Giordania Abd Allāh ha invitato tutti i capi religiosi per parlare delle sfide politiche. Un gesto che il Patriarca ha molto apprezzato.
Ritornano alla mente le parole di Benedetto XVI nella Esortazione post sinodale Ecclesia in Medio Oriente: “(…)La sana laicità significa liberare la religione dal peso della politica e arricchire la politica con gli apporti della religione, mantenendo la necessaria distanza, la chiara distinzione e l’indispensabile collaborazione tra le due. Nessuna società può svilupparsi in maniera sana senza affermare il reciproco rispetto tra politica e religione, evitando la tentazione costante della commistione o dell’opposizione(…)Una tale laicità sana garantisce alla politica di operare senza strumentalizzare la religione, e alla religione di vivere liberamente senza appesantirsi con la politica dettata dall’interesse, e qualche volta poco conforme, o addirittura contraria, alle credenze religiose. Per questo la sana laicità (unità-distinzione) è necessaria, anzi indispensabile ad entrambe. La sfida costituita dalla relazione tra politica e religione può essere affrontata con pazienza e coraggio mediante una formazione umana e religiosa adeguata. Occorre richiamare continuamente il posto di Dio nella vita personale, familiare e civile, e il giusto posto dell’uomo nel disegno di Dio. E soprattutto, a tale scopo, occorre pregare di più.”
Sul problema dei Territori Occupati poi è chiarissimo. “Soffro perché i questa nostra situazione nessuno parla più”, e spiega “ la situazione è peggiorata.” Insomma, perché l’Occidente non si occupa della “occupazione militare israeliana”.
Un problema è anche la debolezza, per il Patriarca, della classe dirigente palestinese. Limitati dall’occupazione. Due paesi in guerra di fatto. Con tutte le ingiustizie, i drammi che ne derivano. E non crede molto nel dialogo politico il Patriarca. “ E’ da 66 anni che siamo in dialogo!” Poi parla di Gaza “ un carcere a cielo aperto anche per il 1333 cristiani che ci vivono”. E poi dice: “ Noi siamo pochi, ma abbiamo una voce che grida!”
Rimane il fatto che i cristiani spesso subiscono atti di vandalismo dagli estremisti, “siamo Chiesa del Calvario, ma anche della Resurrezione. Non ci fermiamo mai, andiamo avanti”. La Chiesa cattolica del resto il dialogo lo fa con le scuole, gli ospedali le Caritas. Insomma quello che chiede il Patriarca è la pace per tutti, ma proprio tutti in Medio Oriente, lasciando ogni forma di violenza.
“Non ci sentiamo soli, c’è una solidarietà mondiale con la Chiesa locale, e con i pellegrini che vengono a trovarci piuttosto che una minoranza mi sento una maggioranza assoluta.”