Il Papa incontra i poveri ed i detenuti: la Chiesa è la vostra casa

Oggi pomeriggio nella Cattedrale di Cagliari papa Francesco, alla presenza del ministro Anna Maria Cancellieri, rappresentante del governo, ha incontrato una rappresentanza dei poveri assistiti dalla Caritas diocesana e un gruppo di detenuti del locale carcere di Buoncammino, accompagnati dal direttore dell’Istituto, dagli educatori e dal cappellano, padre Massimiliano Sira, con alcuni volontari.
Davanti alla piazza della Cattedrale il papa è stata accolta da una folla festante ed il papa ha baciato molti bambini, impartendo la benedizione. Lungo il percorso sono stati appesi striscioni con le scritte: ‘Speranza’ e ‘Tenerezza’. I detenuti che hanno incontrato il papa sono stati 18, i quali già usufruiscono di permessi premi o di benefici per inserirsi nella vita sociale, del penitenziario cagliaritano di Buoncammino e di quello minorile di Quartucciu, accompagnati dai cappellani, dalle autorità carcerarie e dalle rappresentanze della Polizia Penitenziaria. Inoltre erano presenti i poveri e i volontari della Caritas (mensa, ambulatorio e dormitorio), della Comunità terapeutica dell’Aquilone, del Volontariato Vincenziano e del dormitorio Hozanam, del progetto ‘Donne al traguardo’, delle Suore di Madre Teresa di Calcutta, una piccola famiglia Rom, i senza fissa dimora.
Nella cattedrale, mentre il coro eseguiva canti liturgici, il papa ha ancora baciato qualche bambino, che è riuscito a liberarsi dalla mamma ed ad eludere la sorveglianza. Nel saluto mons. Arrigo Miglio ha detto che l’incontro ‘ci ricorda’ chi deve avere i primi posti nella Chiesa: “Siamo qui per chiedere la speranza di camminare verso una vera novità di vita”. Il papa ha rivolto parole di speranza, perché il papa si sente a casa: “Nei vostri volti vedo fatica, ma vedo anche speranza. Sentitevi amati dal Signore, e anche da tante persone buone, che con le loro preghiere e con le loro opere aiutano ad alleviare le sofferenze del prossimo. Io mi sento a casa in mezzo a voi. E spero che anche voi vi sentiate a casa in questa Cattedrale: come si dice in America Latina, ‘questa casa è la vostra casa’”.
Ha ribadito la gioia di sentirsi fratelli di un unico Padre: “Qui sentiamo in modo forte e concreto che siamo tutti fratelli. Qui l’unico Padre è il Padre nostro celeste, e l’unico Maestro è Gesù Cristo. Allora la prima cosa che volevo condividere con voi è proprio questa gioia di avere Gesù come Maestro, come modello di vita. Questo ci dà tanta forza, tanta consolazione nelle nostre fragilità, nelle nostre miserie e nelle nostre difficoltà”. Gesù è la via del servizio e dell’umiltà: “Gesù non è stato indeciso, non è stato ‘qualunquista’: ha fatto una scelta e l’ha portata avanti fino in fondo. Ha scelto di farsi uomo, e come uomo di farsi servo, fino alla morte di croce.
Questa è la via della carità. Perciò vediamo che la carità non è assistenzialismo: è una scelta di vita, è un modo di essere, di vivere; è la via dell’umiltà e della solidarietà. L’umiltà di Cristo non è un moralismo, un sentimento. L’umiltà di Cristo è reale, è la scelta di essere piccolo, di stare con i piccoli, con gli esclusi, di stare fra noi, peccatori”. La carità non è ideologia, ha ammonito il Papa, perché dà fastidio: “E’ un modo di essere e di vivere che parte dall’amore, che parte dal cuore di Dio Padre. L’umiltà di Cristo non è ideologia, ma un modo di vivere.
Guardiamo Gesù: Lui è la nostra gioia, ma anche la nostra forza, la nostra certezza, perché è la via sicura: umiltà, solidarietà, servizio. Nella statua di Nostra Signora di Bonaria Cristo appare tra le braccia di Maria. Lei, come buona madre, ce Lo indica, ci dice di avere fiducia in Lui”. Dopo lo sguardo il Papa ha detto che bisogna seguirlo: “Ma non basta guardare, bisogna seguire! E questo è il secondo aspetto. Gesù non è venuto nel mondo a fare una sfilata, per farsi vedere.
Gesù è la via, e una via serve per camminare, per percorrerla. Allora io voglio anzitutto ringraziare il Signore per il vostro impegno nel seguirlo, anche nella fatica, nella sofferenza, tra le mura di un carcere. Continuiamo ad avere fiducia in Lui, donerà al vostro cuore speranza e gioia! Voglio ringraziarlo per tutti voi che vi dedicate generosamente, qui a Cagliari e in tutta la Sardegna, alle opere di misericordia. Desidero incoraggiarvi a continuare su questa strada, ad andare avanti insieme, cercando di conservare anzitutto la carità tra di voi. Questo è molto importante. Non possiamo seguire Gesù sulla via della carità se non ci vogliamo bene prima di tutto tra noi, se non ci sforziamo di collaborare, di comprenderci a vicenda e di perdonarci, riconoscendo ciascuno i propri limiti e i propri sbagli”.
Quindi si deve fare le opere di misericordia con misericordia e le opere di carità con tenerezza ed umiltà, senza strumentalizzazioni: “Alcuni si fanno belli, si riempiono la bocca con i poveri; alcuni strumentalizzano i poveri per interessi personali o del proprio gruppo. Lo so, questo è umano, ma non va bene! E dico di più: questo è peccato! E’ peccato grave! Sarebbe meglio che rimanessero a casa! Seguire Gesù sulla via della carità, andare con Lui alle periferie esistenziali.
Per il buon Pastore ciò che è lontano, periferico, ciò che è sperduto e disprezzato è oggetto di una cura maggiore, e la Chiesa non può che far sua questa predilezione e questa attenzione. Seguendo Cristo sulla via della carità, noi seminiamo speranza. Seminare speranza. Questa è la terza convinzione che mi piace condividere con voi. La società italiana oggi ha molto bisogno di speranza, e la Sardegna in modo particolare. Chi ha responsabilità politiche e civili ha il proprio compito, che come cittadini bisogna sostenere in modo attivo”.
Quindi ha richiamato i cattolici all’impegno politico: “Alcuni membri della comunità cristiana sono chiamati ad impegnarsi in questo campo della politica, che è una forma alta di carità, come diceva Paolo VI. Ma come Chiesa abbiamo una responsabilità forte che è quella di seminare la speranza con opere di solidarietà, sempre cercando di collaborare nel modo migliore con le pubbliche istituzioni, nel rispetto delle rispettive competenze. La Caritas è espressione della comunità, e la forza della comunità cristiana è far crescere la società dall’interno, come il lievito. Penso alle vostre iniziative con i detenuti nelle carceri, penso al volontariato di tante associazioni, alla solidarietà con le famiglie che soffrono di più a causa della mancanza di lavoro. In questo vi dico: coraggio!
Non lasciatevi rubare la speranza e andate avanti! Grazie, cari amici! Vi benedico tutti, insieme con le vostre famiglie”. Poi ha abbracciato alcuni detenuti, accettandone i doni. Dopo aver abbracciato un bambino disabile ha impartito la benedizione: “Per favore vi chiedo di pregare per me. Ne ho bisogno!”.