Papa Francesco: le sofisticate tecnologie non bastano per portare Cristo nell’indifferenza del mondo
A 50 anni dalla Inter mirifica qual è lo stato della comunicazione nella e della Chiesa? A questa domanda risponde il Papa nel suo discorso ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali.
“In ogni situazione, al di là delle tecnologie- dice il Papa- credo che l’obiettivo sia quello di sapersi inserire nel dialogo con gli uomini e le donne di oggi, per comprenderne le attese, i dubbi, le speranze. Sono uomini e donne a volte un po’ delusi da un cristianesimo che a loro sembra sterile, in difficoltà proprio nel comunicare in modo incisivo il senso profondo che dona la fede. In effetti, noi assistiamo, proprio oggi, nell’era della globalizzazione, ad una crescita del disorientamento, della solitudine; vediamo diffondersi lo smarrimento circa il senso della vita, l’incapacità di fare riferimento ad una “casa”, la fatica di intessere legami profondi. E’ importante, allora, saper dialogare, entrando, con discernimento, anche negli ambiti creati dalle nuove tecnologie, nelle reti sociali, per far emergere una presenza, una presenza che ascolta, dialoga, incoraggia. Non abbiate timore di essere questa presenza, portando la vostra identità cristiana nel farvi cittadini di questo ambiente. Una Chiesa che accompagna il cammino, sa mettersi in cammino con tutti!”
E questo significa evangelizzare, portare Cristo al mondo, ma ne siamo capaci, si chiede il Papa? “Siamo capaci di comunicare il volto di una Chiesa che sia la “casa” per tutti? Far riscoprire, anche attraverso i mezzi di comunicazione sociale, oltre che nell’incontro personale, la bellezza di tutto ciò che è alla base del nostro cammino e della nostra vita, la bellezza della fede, dell’incontro con Cristo.”
Il Papa torna sul tema a lui caro della Chiesa che accende il cuore. “Abbiamo un tesoro prezioso da trasmettere, un tesoro che porta luce e speranza. Ce n’è tanto bisogno!”
Naturalmente la prima esigenza è quella di una adeguata formazione delle persone anche perchè “il grande continente digitale non è semplicemente tecnologia, ma è formato da uomini e donne reali che portano con sé ciò che hanno dentro, le proprie speranze, le proprie sofferenze, le proprie ansie, la ricerca del vero, del bello e del buono.”
Usa una immagine chiara in questo senso il Papa come aveva fatto in Brasile parlando ai vescovi : “c’è bisogno di saper entrare nella nebbia dell’indifferenza senza perdersi; c’è bisogno di scendere anche nella notte più buia senza essere invasi dal buio e smarrirsi; di ascoltare le illusioni di tanti, senza lasciarsi sedurre; di accogliere le delusioni, senza cadere nell’amarezza; di toccare la disintegrazione altrui, senza lasciarsi sciogliere e scomporsi nella propria identità.”
La priorità quindi non è tecnologica, ma di contenuti, per far conoscere “ il Dio in cui crediamo, un Dio appassionato per l’uomo, vuole manifestarsi attraverso i nostri mezzi, anche se sono poveri, perché è Lui che opera, è Lui che trasforma, è Lui che salva la vita dell’uomo.”